Studium- I Giusti: storie e riflessioni
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Vincenzo Cappelletti Università concreta ricchezza, Giuseppe Dalla Torre Sovranismo, S ante Maletta Introduzione, Ulianova Radice La Giornata europea dei Giusti, Pietro Kuciukian I Giusti Ottomani nel genocidio armeno, Maria Peri I Giusti italiani della Shoah, Vincenzo Rizzo Il Giusto in Dostoevskij, Saverio A. Matrangolo Il giusto come dissenso. Il caso Pato?ka, Marta Busani Da Gioventù Studentesca a Comunione e Liberazione. Cinquant'anni di dibattiti, Maria Teresa Antonia Morelli L'associazionismo del secondo dopoguerra: il ruolo del Centro Italiano Femminile, Mario Castellana Simone Weil e la scienza come preparazione alla libertà, Giuseppe Guglielmi Motivi teologici della metafisica di W. Pannenberg, Matthew Fforde The Brexit Referendum: a Popular Revolt of Social Conservatism?, Claudia Villa Un memoriale per Cangrande: l'epistola XIII (2), Alberto Barzanò Novità nella bibliografia scientifica di storia antica.

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Information

1. L’appello per la Giornata europea dei Giusti e la ratifica del Parlamento europeo

Il 10 maggio 2012 il Parlamento europeo, riunito in seduta plenaria nella sede di Bruxelles, ha ratificato la Dichiarazione n. 0003/2012 che istituisce il 6 marzo [1] come Giornata europea dei Giusti [2]. Le firme dei parlamentari in calce alla dichiarazione sono state 388, il quorum della maggioranza assoluta era di 378. Sul filo di lana Gariwo, la foresta dei Giusti – la onlus nata nel 2001 per ricordare i Giusti di tutti i genocidi – è riuscita a strappare questo importantissimo risultato coinvolgendo l’intero drappello dei deputati italiani e polacchi (con a capo i primi firmatari Gabriele Albertini, Lena Kolarska-Bobińska, Niccolò Rinaldi, David-Maria Sassoli), grazie soprattutto all’impegno del suo presidente, Gabriele Nissim, che si è speso in prima persona strenuamente, andando a bussare a tutte le porte, per raggiungere un obiettivo difficilissimo ma indispensabile per lo stesso futuro dell’Europa. «È un grande risultato – ha ricordato il presidente di Gariwo – perché è la prima volta che viene approvata una mozione che denuncia la pratica del genocidio in modo universale, senza alcun tipo di discriminazione ideologica. Abbiamo dovuto superare le resistenze di chi, coltivando una visione indulgente del comunismo sovietico, rifiuta di accostare il gulag alla soluzione finale hitleriana; quelle di chi ritiene che porre la Shoah accanto ad altri orrori novecenteschi finisca per banalizzarla; quelle di chi preferisce tenere un profilo basso sul genocidio degli armeni per non compromettere i rapporti con la Turchia. Ma alla fine ce l’abbiamo fatta, anche grazie all’appoggio di molte personalità autorevoli: cito fra tutte la vedova dell’ex dissidente e presidente ceco Vaclav Havel, recentemente scomparso. Per la prima volta nella storia europea viene ricordato il bene e l’opera di uomini e donne che hanno salvato la dignità umana durante gli stermini e i totalitarismi. Con il loro ricordo si richiama un elemento centrale dell’identità europea: il valore della responsabilità individuale. In una fase di generale disorientamento è un punto fermo imprescindibile» [3].
La dichiarazione era stata presentata e protocollata il 16.1.2012, sull’onda di una campagna di sostegno lanciata da Gariwo nei mesi precedenti, con un appello [4] che aveva raccolto l’appoggio di molte importanti personalità europee e l’adesione di migliaia di cittadini attraverso la pagina Facebook. Il 6 marzo 2013 la Prima Giornata europea dei Giusti è stata celebrata in molti luoghi. La cerimonia al Monte Stella di Milano, dove sorge il Giardino dei Giusti di tutto il mondo, ha raccolto una grande partecipazione di pubblico, a cui è seguito in serata un concerto pianistico a Palazzo Reale. In molte realtà sia in Italia che in Europa, questa ricorrenza è diventata un momento importante di incontro, di riflessione, di esercizio educativo che coinvolge scuole, istituzioni, associazioni. Milano, con il suo Giardino dedicato a chi si è opposto a ogni genere di crimini contro l’Umanità, è diventata un vero punto di riferimento nello sviluppo di un movimento culturale, che parte dalla consapevolezza dell’importanza della memoria del bene come guida per affrontare un presente sempre più complesso e difficile.
Nel 2014 è sorto il Giardino dei Giusti a Varsavia, mentre in Italia si sono moltiplicate le iniziative per ricordare queste figure esemplari, sia con l’istituzione di Giardini nei vari Comuni e all’interno delle scuole [5], sia con convegni, seminari, visite guidate, percorsi didattici. Il 15 luglio 2016 è sorto il primo Giardino dei Giusti in un Paese arabo, a Tunisi, presso l’Ambasciata Italiana, con il sostegno del Ministero degli Esteri. Gli alberi piantati in quell’occasione sono stati dedicati ai protagonisti della primavera araba, alla guida che ha salvato i turisti italiani durante l’attacco terroristico al Museo del Bardo a Tunisi, all’archeologo siriano trucidato dall’ISIS Khaled al Asaad, al giovane studente che ha sacrificato la vita nel ristorante di Dacca attaccato dai fondamentalisti per difendere dalla retata le due coetanee con cui stava cenando, e infine all’imprenditore che durante l’occupazione nazista ha nascosto nella sua fattoria, nelle campagne tunisine, alcuni ebrei destinati alla Shoah. Un ponte tra passato e presente che bene descrive il senso che Gariwo attribuisce alla memoria e in particolare alla sua rappresentazione nei Giardini dei Giusti. Nel frattempo si sta concretizzando il progetto di fondare un Giardino a Kigali, grazie all’impegno di Gariwo con l’associazione Bene-Rwanda, e sono in corso contatti per un Giardino a Praga, oltre alla grande attività che svolge a Sarajevo Svetlana Broz, fondatrice di Gariwosa (Gariwo-Sarajevo), che ha istituito il Premio Dusko Kondor per onorare i Giusti di Bosnia.
Un’altra straordinaria pietra miliare seguita all’istituzione della Giornata europea dei Giusti è stata l’inaugurazione, il 10 marzo 2015, del Giardino dei Giusti nella comunità-villaggio di Neve Shalom-Wahat Salam, un’oasi di pace tra israeliani e palestinesi nei pressi di Gerusalemme, fondata negli anni Settanta da un padre domenicano sul modello pionieristico del kibbutz.








[1] Anniversario della morte di Moshe Bejski, presidente per trent’anni della Commissione dei Giusti a Yad Vashem.
[2] Si vedano i “Testi Approvati” dal Parlamento Europeo giovedì 10 maggio 2012: Bruxelles. Sostegno all’istituzione di una Giornata europea in memoria dei Giusti, consultabili a questo link: http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=TA&reference=P7_TA(2012)0205&language=IT.
[3] A. Carioti, L’Europa approva il Giorno per i Giusti di tutto il mondo, in Corriere della Sera del 10 maggio 2012.
[4] http://it.gariwo.net/dl/Appello_ita_web.pdf
[5] Gli spazi dedicati alla memoria dei Giusti in Italia (giardini, aiuole, singoli alberi, monumenti, cippi, targhe, ecc.) al settembre 2016 sono oltre 100.

2. Il ruolo di Gariwo, la foresta dei Giusti

Gariwo è nata nel 2001 [1] da un’idea di Gabriele Nissim – figlio di sopravvissuti alla Shoah – dopo l’incontro con Pietro Kuciukian – figlio di uno scampato al genocidio degli armeni – che da alcuni anni aveva seguito l’esempio del Giardino di Gerusalemme (sorto negli anni Sessanta presso il Mausoleo di Yad Vashem, in memoria dei “Giusti tra le Nazioni” che avevano salvato ebrei durante la Shoah), per onorare i “Giusti per gli armeni”, tumulando nel Muro della Memoria a Yerevan, accanto al Mausoleo del Genocidio sulla “Collina delle rondini”, le ceneri di chi aveva tentato di sottrarre vittime innocenti alla deportazione e alla morte nel 1915-16, o che aveva denunciato i massacri e preservato da testimone la memoria di quei tragici avvenimenti contro ogni tentativo negazionista.
Il parallelo tra armeni ed ebrei scardinava un presupposto della memoria della Shoah fino a quel momento intangibile: la sua esclusività. Non certo la sua unicità, di cui non si discute, né per estensione né per caratteristiche peculiari quali la scientifica preparazione, l’organizzazione industriale dello sterminio, le modalità comunicative, l’ideologia eliminazionista con il suo inserimento, quale elemento essenziale e imprescindibile, nel piano di purificazione del mondo sotto il dominio ariano-germanico. Né si trattava di mettere in discussione l’impossibilità di paragonare la tragedia ebraica con qualsiasi altro avvenimento della storia umana, in particolare con riguardo alla tradizione persecutoria millenaria che ha sempre individuato gli ebrei come nemici da distruggere, il capro espiatorio più comodo da sfruttare a fini economico-politici, di conquista e di potere.
Si trattava – e spesso ancora si tratta – di un tabù delicatissimo, che coinvolge la sensibilità delle vittime, degli scampati e degli eredi di chi non ce l’ha fatta e non è tornato dall’inferno. Ma proprio perché delicatissimo, non poteva essere abbandonato all’usura del tempo, con il rischio di trasformarsi in uno stereotipo e prestare il fianco alla peggiore propaganda antisemita. Occorreva affrontare il nodo e scioglierlo: un miracolo che poteva nascere solo dall’interno, dal dolore di un vissuto angosciante a cui fornire uno sbocco positivo, liberatorio. Nissim ha scardinato un paradigma chiuso, di arroccamento ancestrale contro il pericolo sempre in agguato della “caccia all’ebreo”, esploso in termini assoluti dopo lo shock della Shoah e sfociato nella costituzione dello Stato d’Israele, rifugio e garanzia per tutti gli ebrei del mondo.
E poteva farlo solo con un compagno di viaggio all’altezza di una tale sfida, che fornisse sul versante esterno le stesse credenziali. Chi meglio di un erede del popolo che ha subito il primo genocidio della modernità, che ancora oggi patisce il dramma del negazionismo e sconta l’onta allucinante dell’insulto continuo alla memoria delle vittime da parte dello Stato turco? Quelle deportazioni e quei massacri che sono serviti da esempio a Hitler per prefigurare la “soluzione finale” come modalità attuabile di sterminio di un intero popolo: «possiamo farlo. Guardate gli armeni. Chi si ricorda più di loro?».




[1] Il Comitato foresta dei Giusti-Gariwo onlus è stato costituito il 12 aprile 2001 da Gabriele Nissim, Pietro Kuciukian, Ulianova Radice e Anna Maria Samuelli.

3. Rendere utile la memoria

Nissim e Kuciukian hanno posto sul tappeto la questione di fondo: a cosa serve la memoria? Che senso ha ricordare le vittime? Facciamo loro un buon servizio se le mettiamo in concorrenza, se stabiliamo graduatorie? O non si tratta piuttosto di indagare quali siano gli strumenti più idonei per trasformare tragedie in speranze, al di là della sterile retorica della generica petizione di principio “perché non accada mai più”? Per questo è nato Gariwo, per superare l’impasse delle memorie contrapposte e creare un movimento positivo di pensiero. Siamo partiti nel 1999 concependo un convegno ecumenico. Nel 2000 l’abbiamo realizzato a Padova, in collaborazione con il Comune e l’Università: «Si può sempre dire un sì o un no. I Giusti contro i genocidi degli armeni e degli ebrei».
Parlare dei Giusti ci ha permesso di superare gli schemi fissi della narrazione cristallizzata del male, storicamente definito nelle sue varie declinazioni e separazioni. Ragionare sulla possibilità umana della scelta, in ogni condizione, anche di fronte all’aberrazione estrema, aiuta a trovare gli elementi unificanti di spazi positivi di azione, a rintracciare le strade percorribili di un’altra storia, che ingloba ogni evento e percorso umano. L’intervento a favore dei perseguitati è il filo rosso che unisce ogni crimine contro l’Umanità. Parlando del bene si possono costruire ponti, ripristinare comunicazioni interrotte, superare contrapposizioni, creare sinergie. Indagare sui principi etici che hanno spinto tante persone a mettersi in gioco, cercare le storie edificanti che hanno illuminato i momenti più oscuri ci aiuta a superare le diffidenze, a trovare terreni comuni di ricerca, a sgombrare il campo da pregiudizi e pretese irrealistiche di primati al contrario.
Dopo aver abbattuto i muri dell’arroccamento a difesa di malintese esclusività martirologiche, ci siamo rivolti ad altri risvolti tragici della storia europea – come il totalitarismo comunista [1] , o la pulizia etnica nella ex Iugoslavia del più recente passato – e ad altre parti del mondo, dal Rwanda all’America Latina. Attraverso tante storie esemplari di coraggio civile, di apertura all’altro, di accoglienza della diversità, percepita...

Table of contents

  1. Copertina
  2. STUDIUM
  3. Indice dei contenuti
  4. EDITORIALE
  5. IL PUNTO
  6. SANTE MALETTA- I Giusti. Storie e riflessioni
  7. ULIANOVA RADICE- La Giornata europea dei Giusti
  8. 1. L’appello per la Giornata europea dei Giusti e la ratifica del Parlamento europeo
  9. 2. Il ruolo di Gariwo, la foresta dei Giusti
  10. 3. Rendere utile la memoria
  11. 4. Creare sinergie per la prevenzione dei crimini contro l’Umanità
  12. 5. Perché una Giornata dedicata ai Giusti?
  13. 6. Andare oltre
  14. PIETRO KUCIUKIAN-I Giusti Ottomani nel genocidio armeno
  15. MARIA PERI- I Giusti italiani della Shoah
  16. VINCENZO RIZZO-Il Giusto in Dostoevskij
  17. 1. Processo giusto?
  18. 2. Pretesa di Giustizia
  19. 3. Essere giusti con Dostoevskij
  20. 4. Giusto davanti a Dio: Dmitrij Karamazov
  21. SAVERIO A. MATRANGOLO-Il giusto come dissenso. Il caso Patočka
  22. 1. La democrazia tradita. Tra sistemi post-totalitari e dissidenza
  23. 2. Vivere nella verità. L’esempio di Patočka
  24. STORIA
  25. 1. Le accuse di integrismo religioso e la crisi di Gioventù Studentesca
  26. 2. Vent’anni di polemiche
  27. 3. Gli anni Novanta e le interpretazioni della sociologia religiosa
  28. ​4. La storia di Gioventù Studentesca e il pensiero di don Giussani
  29. 5. Gioventù Studentesca e la recezione del Concilio Vaticano II
  30. 6. «Vogliamo essere i primi ad aprire al nostro tempo vie nuove» . Don Giussani e Giovanni Battista Montini nella diocesi ambrosiana
  31. MARIA TERESA ANTONIA MORELLI- L’associazionismo del secondo dopoguerra: il ruolo del Centro Italiano Femminile
  32. FILOSOFIA
  33. TEOLOGIA
  34. 1. L’apporto della metafisica nella ricerca storico-critica: la conoscenza del fatto
  35. 2. Escatologia e storia universale
  36. 3. Rilievi conclusivi
  37. Conclusione
  38. OSSERVATORIO POLITICO
  39. MATTHEW FFORDE-The Brexit Referendum: a Popular Revolt of Social Conservatism?
  40. LECTURAE DANTIS. VERSO IL 7° CENTENARIO DELLA MORTE
  41. 1. Il principato cesareo
  42. RASSEGNA BIBLIOGRAFICA-STORIA ANTICA