Introduzione all'Enciclopedia
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Introduzione all'Enciclopedia

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Hegel è un pensatore audace, oltre che originale. La sua visione della realtà, tesa a ricostituire l'armonia perduta fra l'uomo, la natura e Dio, è radicalmente alternativa a quella impostasi in età moderna. E la nozione dinamica di concetto ( Begriff ) che la caratterizza ne è come il centro di proiezione. Nell 'Introduzione all 'Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio del 1830 – qui presentata in nuova traduzione e con il testo tedesco a fronte – questa prospettiva rivoluzionaria trova la sua estrema sintesi, licenziata da Hegel l'anno prima della morte. Quasi un testamento filosofico, il cui significato viene indagato nella Premessa del curatore.

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PREMESSA DEL CURATORE

L’accesso a Hegel è sbarrato per chi non ha alcuna familiarità con la sua intenzione complessiva. Essa si deve evincere anzitutto dalla sua critica alle filosofie del passato e a quelle del suo tempo. Occorre aver presente ogni volta, anche se solo provvisoriamente, dove Hegel sta andando a parare; illuminarlo per così dire a ritroso. Egli richiede oggettivamente, non semplicemente per abituare il lettore alla cosa, una lettura ripetuta. E però, se si punta su tutto questo, si rischia nuovamente di falsificarlo. Facilmente si produce, cioè, quello che finora ha maggiormente nuociuto all’interpretazione: una vuota coscienza del sistema, incompatibile con il suo intento di non essere un concetto generale astratto di contro ai suoi momenti, ma di conseguire la verità solo attraverso i momenti concreti.
Theodor W. Adorno, Drei Studien zu Hegel, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 1963 (trad. a cura di F. Serra, rivista da G. Zanotti, Tre studi su Hegel, il Mulino, Bologna 2014[1971], p. 117)
Nella Prefazione alla prima edizione (maggio 1817), Hegel tiene a rimarcare fin dall’inizio che con l’ Enciclopedia è proposta «una nuova elaborazione [ neue Bearbeitung] della filosofia, secondo un metodo che», egli spera, «sarà riconosciuto come l’unico veritiero, identico al contenuto». Il fine ultimo di tale, inedita concezione filosofica è esplicitato al termine della stessa Prefazione, laddove viene detto che con essa si intende soddisfare l’interesse per «la conoscenza della verità [ Erkennen der Wahrheit [1] . In aperta polemica con i contemporanei aneliti romantici, e con i loro «avventurosi» e «folli» progetti filosofici, ovvero con i pur coevi, rassegnati atteggiamenti neoscetticisti o criticisti, Hegel dichiara di voler affidare ai paragrafi del suo «manuale» nientemeno che il metodo e il contenuto della verità [2] . Dando così concreto seguito alle assicurazioni di qualche mese prima quando, nella lezione inaugurale all’università di Heidelberg (28 ottobre 1816), si era rivolto al pubblico esortandolo a riporre «la più completa fiducia nella grandezza e potenza dello spirito» e confermandolo circa il fatto che «con questa fiducia niente vi sarà di così refrattario e resistente da non svelare il suo intimo. L’essenza dell’universo, in un primo tempo celata e chiusa, non ha forza di resistere al coraggio che vuol conoscerla» [3] .
In queste poche frasi è riassunto il significato dell’impresa culturale cui Hegel si accinse con la stesura dell’ Enciclopedia, edita per ben tre volte (nel 1817, nel 1827 e poi ancora nel 1830): riconciliare i moderni con la scienza, liberando questa dalle angustie e dalle velleità cui era pervenuta fra Settecento e Ottocento e restituendo a quelli la piena dignità di «sapienti». Progetto riconducibile all’ideale frühromantisch di una «mitologia della ragione» schillerianamente volto a rinnovare l’umanità, condiviso in gioventù dall’ex allievo di Tubinga e dai suoi più intimi sodali Hölderlin e Schelling [4] ; ma che nella fase ormai matura del suo pensiero e della sua carriera di insegnante doveva assumere le forme didattiche dell’enciclopedia, ossia dell’articolazione completa delle scienze e del loro nucleo filosofico.
Fichte prima e in seguito Schelling, dalla cattedra di Jena, avevano avviato il programma di sistematizzazione della scienza, la cui germinale intuizione si ritrova già nel trascendentalismo kantiano e nell’idea di una «architettonica della ragione pura» [5] . Senza tuttavia che i due fossero pervenuti ad alcuna sintesi compiuta. E, soprattutto, a giudizio di Hegel, entrambi difettando di quella visione propriamente circolare ( egkyklios) che solo il suo pensiero riusciva a conseguire e a esprimere, perciò facendosi autenticamente «sistema enciclopedico» e così ponendosi su di un piano «speculativo». L’unico precedente accostabile a tale impresa, pur nelle forme succedanee [6] del sapere immediato ( unmittelbar Wissen) e del sentimento ( Gefühl), era stato quello di Jacobi, cui Hegel allude nelle ultime righe della Prefazione, riconoscendo il comune interesse per una «conoscenza più elevata» e per la «visione razionale [ vernünftige Einsicht], la quale sola dà all’uomo la sua dignità» [7] . Proprio il rinnovato, positivo giudizio espresso sull’irriducibile teista (e ormai anziano) autore delle Lettere sulla dottrina di Spinoza a Mosè Mendelssohn (1785) conferma l’afflato quasi religioso, la «missione» da cui Hegel si sente ispirato nell’annunziare pubblicamente il sistema.
La scelta di presentare in forma enciclopedica il suo «manuale» e parte dei suoi corsi universitari, a Heidelberg come poi anche a Berlino, non è dunque imputabile a mere ragioni pedagogico-didattiche, pure operanti in Hegel e certamente documentate nella prassi accademica della Germania del tempo [8] , bensì all’ambiziosa ed esclusiva concezione della filosofia elaborata in vari anni di insegnamento (prima come libero docente presso l’ateneo di Jena e poi all’ Ägidien-Gymnasium di Norimberga) e, soprattutto, nel corso della stesura della Fenomenologia (1807) e della Scienza della logica (1812/1816). Con le quali egli aveva, rispettivamente, ricostruito il processo individuale e collettivo di presa di coscienza della nuova visione sistematica del sapere, e analizzato la sua più intima composizione. Giungendo infine al convincimento che l’unica forma espositiva idonea a dare conto dell’intera e organica articolazione del sistema non potesse che essere l’enciclopedia filosofica.
Tipico dell’epoca attuale, osserva ancora Hegel nella Prefazione alla seconda edizione dell’ Enciclopedia (maggio 1827), è l’insopprimibile bisogno ( Drang/ Bedürfnis) di filosofia che essa ha manifestato e continua a manifestare [9] . A tale richiesta egli intende rispondere con il concetto ( Begriff), ossia con la figura che restituisce il pensiero nella sua più autentica dimensione, già descritta nella terza, conclusiva sezione della Scienza della logica e costituente ora il perno attorno a cui ruota l’intera Enciclopedia. Nella maturità formale del concetto, così aderente per Hegel al carattere filosofico dei moderni, e nella sua fluida organicità si risolvono gli stessi contenuti (eternamente giovani [10] ) e trovano sia intrinseca che estrinseca giustificazione i singoli saperi, attratti dai circoli ( Kreisen) della filosofia della natura e della filosofia dello spirito ( Geist), a loro volta orbitanti attorno a quello della logica. Il circolo si trasforma così, da schema dell’autocinesi del pensiero svolgentesi dall’ in sé all’ in sé e per sé (attraverso la mediazione del per sé), in esposizione reale della scienza nei suoi contenuti: in en- ciclo-pedia, appunto [11] . Nella quale è compendiata la verità, ossia il logos (l’idea) che realizza se stesso sapendosi [12] .
Intento primo di queste pagine è ricostruire, seguendo l’ Introduzione all’ Enciclopedia, le fasi salienti e il significato complessivo di tale inverarsi dell’autocoscienza attraverso il sapere universale: l’ Introduzione, infatti, proposta qui nella sua ultima versione (1830), è fra i testi di Hegel il più sintetico ed efficace nell’esprimere la centralità del concetto e, con essa, il senso complessivo della rivoluzione filosofica tentata dal suo autore, risoluto a conferire forma e dignità enciclopediche alle tesi già svolte nella Fenomenologia e nella Scienza della logica.
Fra queste si segnala, all’esordio dell’opera, lo status esclusivo riconosciuto alla filosofia che, rispetto alle altre scienze, non può « presupporre i suoi oggetti, come immediatamente dati dalla rappresentazione», «come già ammesso il metodo del conoscere» [13] . La filosofia non ha né può avere alcun inizio ( Anfang): con essa si entra da subito nella sfera del sapere e del vero. E non vi è quasi scritto di Hegel in cui non sia ribadita la superfluità e, anzi, l’inadeguatezza di una simile Grundlage, che risulterebbe infondata, poiché esterna all’indagine filosofica e aliena alla comprensione del pensiero [14] .
Precetto che, oltre a rispondere all’esigenza (antifondazionalista) di autogiustificazione della scienza filosofica, esprime il bisogno di libertà e di autonomia del sapere, soggiacente al progetto cultural-pedagogico hegeliano e destinato a trovare soddisfazione (e attuazione) nell’attività di insegnamento universitario e, appunto, nell’ Enciclopedia. Hegel non era certo ignaro del processo di dipartimentalizzazione dei saperi che era in corso da tempo e che sempre più avrebbe caratterizzato l’evoluzione della cultura (il principio moderno della «divisione del sapere», complementare a quella «divisione del lavoro» pure da lui individuata come cruciale nello sviluppo della società); né respingeva il contributo recato dalla specializzazione scientifica figlia dell’ Aufklärung e dell’ Encyclopédie [15] ; ma auspicava altresì l’attuazione di un modello olistico di sapere e di insegnamento, di contro alla formazione specialistica in «arti e mestieri», esito della stessa cultura illuministica e privilegiata dai regimi assolutisti settecenteschi nel governare l’educazione dei ...

Table of contents

  1. Copertina
  2. Introduzione all'Enciclopedia
  3. Indice dei contenuti
  4. AVVERTENZE
  5. PREMESSA DEL CURATORE
  6. NOTA BIOGRAFICA
  7. EINLEITUNG
  8. INTRODUZIONE ALL’ENCICLOPEDIA (1830)
  9. NOTE
  10. BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
  11. INDICE DEI NOMI