1. “Umanesimo integrale”: inizio di una vita in ricerca
La ricerca di Piero Viotto sulla vita e sull’opera di Jacques Maritain – come racconta egli stesso – parte da lontano ed è durata una vita, intrecciandosi con multiformi esperienze.
Nel 1942 facevo il maestro elementare – racconta Viotto – e mi sono iscritto alla facoltà di Magistero a Torino nel corso di laurea in pedagogia. Ero un dirigente della Gioventù di Azione Cattolica della mia diocesi e frequentavo la Fuci di don Giovanni Barra. In quegli anni facevo meditazione su La Vita intellettuale di A.-D. Sertillanges, un volume fatto circolare tra noi universitari da monsignor Giovan Battista Montini. Su queste basi metodologiche ero alla ricerca di un argomento per la tesi di laurea. Padre G. Gemmellaro, che insegnava sociologia alla Pontificia Università Salesiana, allora a Torino, mi consigliò di leggere Umanesimo integrale di J. Maritain. Fu una scoperta sconvolgente, avevo trovato un filosofo cattolico che raccordava verità e libertà, fede e ragione, umanesimo e cristianesimo [1] .
Viotto, ricevendo il massimo dei voti, ha discusso nel 1947, consigliato anche da Giorgio La Pira, la prima tesi in Italia sulla filosofia di Jacques Maritain – «che ora è il filosofo cattolico più conosciuto nel mondo, perché le sue opere sono tradotte non solo in tutte le lingue europee, compreso il croato e il portoghese, ma anche in giapponese ed in cinese e recentemente in arabo» [2] – dall’evocativo titolo L’educazione secondo l’umanesimo integrale: «la mia tesi – afferma Viotto –, qualche anno dopo, diventò una monografia nelle edizioni La Scuola di Brescia, che in poco tempo ebbe cinque edizioni, e che furono il lontano germe del volume Introduzione a Maritain nella collana “I filosofi” delle edizioni Laterza» [3] . Gli sarà così, in un secondo momento, affidata la Presentazione all’edizione italiana di Umanesimo integrale [4] .
Lo studio delle opere di Maritain porteranno Viotto a conoscere il trattato L’Église du Verbe incarné di Charles Journet [5] , da cui apprende la teologia come sapere scientifico; approfondisce, inoltre, i grandi teologi e pensatori tomisti di cultura francese. Ultimo fra tutti viene il suo grande interesse per le opere del padre domenicano Marie-Dominique Philippe, insigne filosofo, teologo e scrittore mistico (1912-2006).
Studio l’opera di Jacques Maritain – scrive Viotto – dai tempi della mia laurea, nel 1947 all’Università di Torino, fissando la mia attenzione soprattutto su Les degrés du savoir. Durante una vacanza, in Francia presso il Santuario mariano di Notre Dame du Laus, era circa il 1996, ho acquistato in libreria il volume Les trois sagesses [ [6] ] di padre Marie-Dominique Philippe. Pensavo di trovare un commento all’opera di Maritain, invece ho scoperto un altro approccio, sempre nella fedeltà a san Tommaso, che giunge alle medesime distinzioni e correlazioni tra la saggezza filosofica, la saggezza teologica e la saggezza mistica, attraverso un percorso personale diverso [7] .
Dopo aver insegnato filosofia e storia nei licei [8] , nel 1976 fu chiamato da Aldo Agazzi all’Università Cattolica in vista di una cattedra in pedagogia. Nel 1985 pubblica, così, Per una filosofia dell’educazione secondo Maritain [9] , opera fondamentale perché, partendo da una lettura di tutti gli scritti di Jacques e Raïssa Maritain, queste vengono schedate e catalogate. La conoscenza di Viotto dell’opera dei Maritain diviene, in tal modo, capillare ed è restituita in diversi articoli e pubblicazioni con fedeltà e mediante un’ermeneutica precisa e chiara. A partire da ciò, come abbiamo avuto modo di osservare, prenderà vita il Dizionario delle opere di Jacques e di Raïssa e nel volume Grandi amicizie sono restituite le principali corrispondenze dei Maritain, tenendo conto che Piero Viotto si è speso sino alla fine [10] nello studio dei carteggi.
Il risultato – definito da Viotto come il più importante della sua ricerca [11] – è una ricostruzione, in due volumi, della Storia della filosofia secondo Maritain [12] , che rappresenta una novità storiografica, perché non risolve l’apporto dei singoli filosofi nel divenire della storia, come nello storicismo degli idealisti (De Ruggero) o dei marxisti (Geymonat), né risolve i sistemi filosofici nella biografia di ciascun filosofo (Abbagnano), ma cerca di rintracciare l’oggettività del sapere nel divenire della storia [13] . Questo è stato possibile per Maritain solo rimanendo fedele a san Tommaso, infatti – commenta Viotto – «non si tratta di una contaminazione del tomismo con la filosofia moderna, tantomeno di una evoluzione del tomismo verso nuove posizioni, quanto piuttosto di un approfondimento intrinseco della filosofia tomistica, che è in grado di assimilare nel suo sistema quelle verità che, in esso implicite, sono state rese esplicite da altre filosofie, non per impossibilità della filosofia cristiana di esplicitarle, ma per l’insufficienza e per la carenza dei pensatori cristiani dei secoli scorsi, che si sono ritirati in una posizione di difesa dei risultati ottenuti, anziché passare all’applicazione culturale e politica di quei risultati» [14] .
Non da ultimo, il volume su papa Paolo VI e Jacques Maritain, che può apparire una biografia incrociata, ma che in realtà risulta essere «una sorta di mosaico, dove ciascuna tessera analizza un aspetto, o un periodo, della loro relazione e nel contempo si connette con tutte le altre tessere per costruire un quadro storico, che documenta le affinità intellettuali e la spiritualità apostolica di G. B. Montini e di J. Maritain» [15] . Si è così di fronte a un’analisi delle relazioni intellettuali intercorse tra Maritain e Paolo VI, ossia due fra i più significativi protagonisti di una svolta nella storia della Chiesa, «che ha visto il passaggio dalla cristianità sacrale alla civiltà dell’amore, codificata nel Concilio Vaticano II, per la realizzazione del messaggio evangelico nel mondo contemporaneo» [16] .
In questo si ritrova, forse, la passione della ricerca di Viotto, che – come già messo in luce – ha un punto iniziale “storico” a partire dall’opera di Maritain Umanesimo integrale. Da qui, dunque, circoscrivendo così la nostra analisi che non potrà dirsi esauriente, si intende rileggere gli apporti interpretativi all’opera del filosofo francese così come riconsegnati da Piero Viotto.