Giovanni Marcora visto da Washington
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Giovanni Marcora visto da Washington

Il ministro dell'Agricoltura nelle carte americane (1974-1979)

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Giovanni Marcora visto da Washington

Il ministro dell'Agricoltura nelle carte americane (1974-1979)

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Giovanni Marcora ministro dell'agricoltura (1974-1980) Ăš ancora oggi figura poco conosciuta agli studiosi come al pubblico dei lettori. Questo libro, basato su un'ampia ricognizione di fonti americane inedite, conservate presso i national archives nel Maryland, consente di addentrarsi nelle relazioni diplomatiche internazionali e di lumeggiare aspetti interessanti della sua azione politica, in un Italia attraversata da una pofonda crisi economica e sociale. Dal "compromesso storico" ai contrasti interni alla con l'Europa e gli Usa ai delicati incontri con l'ambasciatore americano a Roma, emergono i tratti di un politico a tutto tondo, impegnato a salvaguardare le prospettive di sviluppo dell'agricoltura italiana in un difficile contesto nazionale e internazionale.

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1. Le tappe di una vita

Giovanni Andrea Umberto Marcora [1] nasce a Inveruno, comune agricolo non distante da Milano, il 28 dicembre 1922. Il padre Giuseppe ù macellaio e piccolo allevatore; la mamma, Erminia Garavaglia, nell’arco di pochi anni dà alla luce quattro figli: Giuseppina, Giovanni, Mariuccia e Andrea. Giovanni cresce in un ambiente sereno, in una famiglia semplice, di radicata fede cattolica. Frequenta con la stessa passione le scuole del paese, l’ambiente parrocchiale, le “adunanze” dell’Azione cattolica a Cuggiono tenute da don Giuseppe Albeni, e la bottega paterna.
In questi ambienti matura una avversione netta al fascismo. PiĂč che per ragioni etiche o ideologiche, rifiuta tre elementi del fascismo che si rivelano nel corso degli anni: dapprima le parole d’ordine, i miti, le parate, le camicie nere; poi la mancanza di libertĂ  di pensiero e di espressione; infine la disastrosa partecipazione alla guerra accanto a Hitler.
Dopo il diploma di scuola superiore nel campo edile, ù chiamato alle armi. L’8 settembre 1943, a soli 21 anni, Marcora compie, come diversi altri giovani della sua generazione (e orientato spiritualmente da don Piero Bonfanti di Inveruno), la scelta resistenziale: da partigiano delle formazioni di ispirazione cristiana opera fra la pianura e le montagne di Lombardia e Piemonte (la Repubblica dell’Ossola). Il nome di battaglia ù Albertino: gli resterà caro per tutta la vita e così lo chiameranno fino all’ultimo gli amici.
Nel dopoguerra costituisce un’impresa di costruzioni nel settore edile, mentre, anni dopo, investirà i suoi capitali in una tenuta agricola modello sull’Appennino. Nel 1956 si sposa con Giovanna De Re e si stabilisce a Milano: dal matrimonio nascono tre figli, Barbara, Luca e Simone. Visto il moltiplicarsi degli impegni politici, decide di stabilirsi a Milano, mentre costruisce una nuova casa a Inveruno dove ama recarsi nei momenti liberi e durante le festività.
Nel 1953 ù tra i promotori della corrente democristiana della Base, la cosiddetta “sinistra politica” della DC, che insiste su alcuni temi cardine della politica nazionale: l’ampliamento della base democratica dello Stato, la democrazia economica, la “laicità della politica” (assunzione personale e responsabile da parte del laico cristiano nell’agone politico), il dialogo tra la DC e le forze di sinistra. Questa esperienza lo legherà, fra gli altri, a Enrico Mattei, Luigi Granelli, Giovanni Galloni, Ciriaco De Mita.
Marcora, diviene ben presto il punto di riferimento e l’organizzatore elettorale della corrente; si circonda di giovani intellettuali che scova in ogni angolo d’Italia, e afferma: «Modestamente da noi ci sono soltanto cervelli fini».
Fra gli anni ’50 e ‘60 ricopre diversi incarichi nella Democrazia Cristiana, fra cui quello di segretario provinciale di Milano e di vicesegretario nazionale. Nel 1961 ù tra gli artefici della prima Giunta comunale milanese di centro-sinistra.
Nel 1968 viene eletto per la prima volta senatore nel collegio di Vimercate, dove sarà sempre riconfermato. Fra il 1970 e il ’75 e dal 1980 fino alla morte ù sindaco di Inveruno. Nel 1972 nasce, dopo un lungo e contrastato dibattito culturale e politico, la “legge Marcora”, ossia il primo provvedimento legislativo che riconosce in Italia l’obiezione di coscienza.
La consacrazione politica arriva perĂČ nel 1974, quando Aldo Moro lo chiama al Governo come ministro dell’Agricoltura; Marcora resta ininterrottamente alla guida dello stesso dicastero fino al 1980, passando poi a quello dell’Industria nel biennio 1981-82.




[1] Per una ricostruzione sintetica della figura di Marcora sia consentito rimandare a: G. Borsa, Giovanni Marcora. Un politico “concreto” dalla Resistenza all’Europa, Centro Ambrosiano, Milano 1999; Id., Giovanni Marcora. Un politico competente che aveva fatto la “gavetta”, in «Orientamenti», n. 3-4, 2003, pp. 63-70; G. Borsa – G. Mainini, Giovanni Marcora. Un’esperienza che continua, In Dialogo, Milano 2008. Specifiche ricerche sono state condotte per preparare alcune relazioni in occasione di altrettanti convegni. I titoli delle relazioni erano: Giovanni Marcora, un “milanese” alla guida dell’agricoltura italiana (Roma, Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, 13 giugno 2005); Giovanni Marcora, dalla Resistenza all’Europa (Menaggio, Como, Centro italo-tedesco di Villa Vigoni, 26 novembre 2005); Giovanni Marcora. Profile: minister, europeist, farmer (Berlino, Haus der Land und Ernahrungswirtschaft, 15 settembre 2006); Ricordo di Albertino Marcora (Inveruno, Biblioteca civica, 9 febbraio 2013), Giovanni Marcora tra l’Italia e l’Europa (Milano, Regione Lombardia, 5 febbraio 2018). Fondamentale, inoltre, il volume Giovanni Marcora. Milano, l’Italia e l’Europa, a cura di E. Bernardi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2010.

2. Alla guida dell’Agricoltura, fra Roma e Bruxelles

Il neo-ministro dell’Agricoltura interpreta la responsabilitĂ  del dicastero come nuova occasione per dimostrare la “concretezza” della politica. Cerca in primo luogo di approfondire i problemi principali del settore, per giungere a proposte percorribili. Spesso preferisce rendersi conto di persona delle situazioni di difficoltĂ  e visita fattorie, allevamenti, piantagioni, incontrando i rappresentanti delle associazioni di categoria e parlando direttamente con gli agricoltori. «I contadini mi apprezzano – confida ai collaboratori – per la mia capacitĂ  di distinguere un toro da una vacca».
Ben presto si rende conto che il settore ha bisogno di riforme profonde e urgenti: si tratta di intervenire sul versante della ricomposizione fondiaria e di sostenere la creazione di imprese agricole moderne; occorre accrescere la competitivitĂ  delle produzioni nazionali. Soprattutto Marcora si convince che i “Piani verdi”, finora attuati dal governo per sostenere l’agricoltura, non hanno dato gli effetti positivi sperati, perchĂ© impostati secondo principi di assistenzialismo e attuati mediante interventi “a pioggia”.
Forse il piĂč importante provvedimento legislativo riguardante il settore primario voluto da Marcora Ăš la cosiddetta “Legge Quadrifoglio”, del 27 dicembre 1977 (n. 984), che si prefigge di razionalizzare la spesa pubblica per l’agricoltura con un carattere di intervento pluriennale e programmato.
Al contempo il ministro intuisce la crescente importanza della Politica Agricola Comune. Bruxelles diventa, dopo Roma, il secondo “campo di battaglia” di Marcora per la difesa e il rilancio dell’agricoltura italiana.
«Quando sono arrivato per la prima volta a Bruxelles – era solito ricordare Marcora – il ministro italiano era trattato alla stregua di ragazzo-spazzola. Ho insegnato ai miei colleghi a portarci rispetto».
Tra i successi di Giovanni Marcora in sede comunitaria va annoverato il cosiddetto “pacchetto mediterraneo”, istituito nel 1978, che comprende una serie di riforme atte a contrastare la sperequazione fra le agricolture del Nord e quelle del Sud Europa, sostenendo le campagne anche come presidio sociale, occupazionale e di tutela ambientale.

3. Alcuni “punti fermi”

Marcora matura cosĂŹ, sul campo, l’appellativo di “politico di razza”: competente, scaltro, determinato, uomo delle “cose concrete”, Giovanni Marcora non lascia un’ereditĂ  di parole, di discorsi solenni, di scritti, preferendo la testimonianza fattiva dell’imprenditore, del sindaco, dell’uomo di Governo. Eppure tanta “concretezza” trova origine e appare alimentarsi in quei valori che sono una costante, discreta ma incisiva, nella vita di “Albertino”. Il quale si dichiarava «cattolico praticamente, ma non bigotto»; parlava della Resistenza quale «culla della libertĂ  e della democrazia nel nostro Paese»; definiva, non da ultimo, l’impegno politico come il tramite «per servire la gente comune e per realizzare la giustizia sociale».
Si dunque potrebbero enumerare alcuni tratti distintivi che caratterizzano, piĂč di altri, l’esperienza politica marcoriana.
Il primo di essi Ăš legato ancora alla guerra di Liberazione, della quale Marcora ricordava spesso sia il significato storico, sia l’attualitĂ  del messaggio etico-politico: «La lotta partigiana fu violenta, aspra, senza esclusione di colpi – affermerĂ  trent’anni dopo la Liberazione –; ma nella sua logica era espressione di un desiderio di pace, di convivenza libera, di rifiuto della violenza come strumento di confronto. La vittoria della Resistenza doveva essere l’inizio di una storia di democrazia, di tolleranza, di libero confronto, di rispetto dei valori ideali e politici delle diverse componenti della societĂ  italiana».
In secondo luogo Marcora lasciava trasparire dalle proprie azioni, dagli orientamenti e dalle decisioni quotidiane, il primato della politica sugli altri ambiti del vivere civile. Aveva cioù assunto dalla tradizione cattolico-democratica l’idea che la politica avesse un ruolo di sintesi, di programmazione e di impulso verso la società e l’economia. Una certezza, questa, che Marcora vedeva avvalorata nel pensiero e nell’opera di alcune figure contemporanee, anche molto diverse fra loro, che pure stimava profondamente: Alcide De Gasperi, Ezio Vanoni, Enrico Mattei, Aldo Moro. La corrente di Base – nelle sue articolazioni e presenze organizzative, culturali, politiche, istituzionali – voleva essere espressione di questo convincimento.
Terzo elemento. L’uomo e la donna con responsabilità politiche, secondo Marcora non potevano improvvisarsi: data la rilevanza del compito di gestire la “cosa pubblica” a qualunque livello, occorreva un lungo tirocinio che comprendesse una competenza di settore, una militanza formativa in un partito o in una associazione, la propensione al confronto. La formazione alla politica era per Albertino un elemento che faceva la differenza anche nella scelta dei suoi collaboratori o dei giovani che avrebbe poi lanciato e sostenuto nella politica regionale o nazionale.
Quarto tema. L’“economia reale” era un’altra costante fra gli interessi del politico lombardo. E in questo caso a Giovanni Marcora devono essere riconosciute talune intuizioni e certe “insistenze” che hanno anticipato dibattiti tuttora in corso. Egli era convinto che non si potesse avviare un reale e moderno sviluppo del Paese senza una decisa azione di rinnovamento dell’apparato produttivo e commerciale interno, cosĂŹ da accrescere la competitivitĂ  del sistema rispetto alla concorrenza estera. Riteneva lo sviluppo economico uno strumento al servizio della giustizia sociale e della piĂč equa redistribuzione delle ricchezze (soprattutto attraverso il lavoro, il mercato, la fiscalitĂ ). Tra le sue frasi piĂč ricordate ce n’era una che suonava cosĂŹ: «Chi piĂč ha, piĂč deve dare!».
Marcora predicava, controcorrente, nell’Italia della recessione, il rigore dei conti pubblici e denunciava, attirandosi mille diffidenze, le piĂč svariate forme di speculazione, di spreco, di assenteismo.

4. Marcora e l’Europa

Quinto elemento caratterizzante: Marcora, una volta assunti incarichi ministeriali, aveva intuito che il difficile percorso dell’integrazione europea era ormai uno scenario irrinunciabile entro il quale orientare le grandi scelte della politica nazionale. Secondo il ministro dell’Agricoltura, prima, e dell’Industria, poi, la CEE doveva rappresentare un’occasione, uno stimolo aggiuntivo, per ammodernare l’Italia e per rafforzarne la collocazione internazionale nel quadro delle potenze occidentali.
Nel suo volume La questione agraria e l’Europa del 1979, Marcora osserva: «Quando l’Italia scelse di entrare nella ComunitĂ  del carbone e dell’acciaio, non fu un calcolo economico che motivĂČ l’adesione. Fu, al contrario, la convinzione che solo creando una Europa unita si potesse garantire la pace nel mondo, la sopravvivenza della cultura occidentale, e consolidare il regime democratico che l’Italia aveva da poco conquistato» [1] .
Sulla stessa linea un’altra affermazione, di tre anni precedente: «L’adesione italiana alla CECA prima ed alla CEE dopo Ăš stata, innanzi tutto, una scelta di civiltà» [2] .
Ma in realtà la visione marcoriana dell’Europa era di stampo “funzionalista”: ovvero la costruzione di una Comunità mediante piccoli passi avanti su temi concreti, per realizzare prima una unione economica tenendo all’orizzonte l’unità politica.





[1] G. Marcora, La questione agraria e l’Europa, Edagricole, Bologna 1979, p....

Table of contents

  1. Copertina
  2. GIOVANNI MARCORA VISTO DA WASHINGTON
  3. Indice dei contenuti
  4. Presentazione
  5. Giovanni Marcora, una nota bibliografica
  6. 1. Le tappe di una vita
  7. 2. Alla guida dell’Agricoltura, fra Roma e Bruxelles
  8. 3. Alcuni “punti fermi”
  9. 4. Marcora e l’Europa
  10. 5. Conclusione
  11. Premessa
  12. I. AL GOVERNO, TRA DC E POLITICA AGRICOLA COMUNE (1974-75)
  13. II. LE ELEZIONI POLITICHE (NON VOLUTE) DEL 1976 E L’IPOTESI DI UN POSTO NELLA COMMISSIONE EUROPEA
  14. III. LA “BASE”, LA DC MILANESE E... IL “COMPROMESSO STORICO” (1976-77)
  15. IV. GATT (TOKYO ROUND) E PAC. LA QUESTIONE DELLA LISTA DEI PRODOTTI STRAUSS( 1976)
  16. V. MARCORA INCONTRA IL NUOVO AMBASCIATORE AMERICANO A ROMA, RICHARD GARDNER (27 MAGGIO 1977). UN GOVERNO CON IL PCI?
  17. VI. IL «PACCHETTO MEDITERRANEO» TRA EUROPA E STATI UNITI
  18. VII. UNA GUERRA COMMERCIALE?
  19. Appendice
  20. 1. SINTESI DELL’INCONTRO TRA MARCORA E L’AMBASCIATORE VOLPE, INVIATA AL DIPARTIMENTO DI STATO IL 15 GENNAIO 1975
  21. 2. SINTESI DELL’INCONTRO TRA MARCORA E L’AMBASCIATORE GARDNER, INVIATA AL DIPARTIMENTO DI STATO IL 1° GIUGNO 1977
  22. 3. SINTESI DEGLI INCONTRI TRA L’AMBASCIATORE STRAUSS ED ESPONENTI DEI MINISTERI E DEL GOVERNO ITALIANO, TRA I QUALI MARCORA, 26 SETTEMBRE 1977
  23. Indice dei nomi*