Mondi di fede e di invenzione
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Mondi di fede e di invenzione

Intersezioni tra religione e letteratura

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Mondi di fede e di invenzione

Intersezioni tra religione e letteratura

About this book

Se l'attività letteraria non produce soltanto artefatti ma semantiche di mondi possibili, è inevitabile che una quota di queste semantiche intesechi i molteplici universi teologici e religiosi nei quali si è riconosciuta gran parte dell'umanità. Le modalità tematiche e discorsive, i paradigmi epistemologici e le istanze etiche e valoriali che caratterizzano queste intersezioni hanno generato una distinta area disciplinare che è consolidata da diversi decenni in ambito accademico e ha conosciuto negli ultimi anni un incremento di interesse anche al di fuori di esso. in questo contesto dai confni mobili e sfumati si situano i contributi raccolti in Mondi di fede e di invenzione, che spaziano dalla letteratura americana e europea a quella egiziana, dal Medioevo all'età contemporanea.

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1. Milton e l’autorappresentazione

Non è di certo una considerazione originale affermare che John Milton avesse l’abitudine di includere se stesso nelle proprie opere. Che sia attraverso la sua voce diretta, negli scritti polemici, oppure nella forma mediata dei suoi personaggi o dell’io narrante, Milton ci regala sempre Milton, per usare l’espressione di Stephen Fallon [1] . Nel periodo successivo alla laurea a Cambridge (1631), l’autore spesso si rappresenta attraverso alcuni personaggi evangelici ripresi dalle parabole di Matteo, in particolare le figure del servo pigro, degli ultimi lavoratori nella vigna e infine delle vergini sagge [2] . Mentre in alcune opere giovanili, come per esempio nel sonetto «How soon hath time» o nell’epistola in versi «Ad Patrem», la relazione tra le parabole di Matteo e il personaggio Milton è evidente, in A Mask Presented at Ludlow Castle (1634), la presenza dell’autore è più sfuggente, poiché le figure evangeliche alludono alle sue intenzioni e preoccupazioni di poeta, piuttosto che ritrarre aspetti della sua vita [3] . Per questo motivo, la presenza delle immagini paraboliche di Milton in A Mask ha suscitato finora un interesse limitato negli studi critici.
Tra i personaggi con i quali Milton associa se stesso nel masque, l’identificazione con la Lady è senza dubbio da ritenersi valida per diverse ragioni [4] . Durante gli studi universitari a Cambridge, i compagni di corso di Milton lo chiamavano la «Lady» del Christ’s College [5] . Le cause di questo soprannome non sono completamente chiare. L’appellativo potrebbe derivare dall’aspetto fisico di Milton, con i suoi tratti delicati e la carnagione chiara, oppure dal fatto che il giovane studente preferisse il rigore dello studio alle occupazioni più goliardiche dei suoi compagni di università [6] . Oltre a ciò, la decisione del giovane Milton di astenersi da ogni attività sessuale fu molto probabilmente un motivo di derisione per gli altri studenti, dal momento che l’obbligo di castità era generalmente imposto alle donne, non certo agli uomini [7] . Nella sua biografia critica su Milton, Barbara K. Lewalski fornisce una possibile spiegazione alla scelta dell’autore di moderare i propri piaceri durante gli anni di Cambridge: «He recognizes that he is in no position to marry until he is settled in a career, and he considers himself bound on religious grounds to live a celibate life until he marries. So, typically, he makes a great virtue of his necessity» [8] . In altre parole, l’impossibilità di contrarre un matrimonio senza un’occupazione adeguata si coniuga perfettamente con i suoi principi religiosi e, di conseguenza, Milton costruisce intorno alla sua situazione l’immagine di poeta virtuoso. La convinzione dell’autore nell’ideale della castità viene ribadita, qualche anno dopo la Prolusion, in Apology for Smectymnuus (1642). Accusato di frequentare bordelli, Milton si difende descrivendo come abbia appresso la virtù dell’astinenza sessuale dagli autori classici, contemporanei e, naturalmente, dalla letteratura biblica. È proprio attraverso san Paolo che Milton sostiene la sublimazione del desiderio sessuale come strumento per ottemperare ai propri doveri morali: «if unchastity in a woman whom saint Paul termes the glory of man, be such a scandall and dishonour, then certainly in a man who is both the image and glory of God, it must, though commonly not so thought, be much more deflouring and dishonourable» [9] . La scelta della continenza da parte di Milton rende plausibile la giustapposizione del poeta con il personaggio della Lady; analogamente è possibile ritrovare il gruppo di compagni universitari, chiassosi e festaioli, nella massa disordinata di mostri e animali selvaggi che circonda Comus nel suo palazzo [10] .
A sua volta, la Lady-Milton è associata alle figure del servo ingrato, dei vignaioli in ritardo e, mediante il suo alter ego, a quella della vergine saggia. Attraverso il parallelo con le altre opere giovanili di Milton, il presente contributo ha lo scopo, non soltanto di approfondire il rapporto tra l’autore e questi personaggi biblici in A Mask, ma anche di inserire il dramma in un modello rappresentativo ricorrente con cui il giovane Milton intende il suo ruolo di poeta.













[1] S.M. Fallon, Milton’s Peculiar Grace. Self-Representation and Authority, Cornell University Press, Ithaca and London 2007, p. ix.
[2] Rispettivamente in Matteo 25: 14-30, Matteo 20: 1-16 e Matteo 25: 1-13.
[3] Ibid., p. 62.
[4] Secondo William Kerrigan, tre sono le figure che nel dramma possono identificarsi con Milton: il pastore, il fratello maggiore e la Lady. Cfr. W. Kerrigan, The Sacred Complex: On the Psychogenesis of Paradise Lost, Harvard University Press, Cambridge (MA) 1983, pp. 37-45. La combinazione di Milton con il personaggio femminile della vergine non è un elemento problematico; per esempio, l’esegesi biblica seicentesca collega la figura delle vergini sagge della parabola di Matteo ai membri della Chiesa, cfr. D.V. Urban, The Lady of Christ’s College, Himself a ‘Lady wise and pure’: Parabolic Self-Reference in John Milton’s Sonnet IX, in «Milton Studies», XLVII, 2008, pp. 1-23.
[5] The Complete Prose Works of John Milton, ed. by D.M. Wolfe et al., 10 vols, Yale University Press, New Haven and London 1953-1982, vol. I, p. 283. Milton riferisce di questo suo nomignolo in un’esercitazione parodica scritta nell’estate del 1628, Prolusion VI, nella quale difende il proprio stile di vita virtuoso e moderato contro lo stereotipo maschile.
[6] J.T. Shawcross, John Milton. The Self and the World, The University Press of Kentucky, Lexington 1993, pp. 40-42.
[7] Pochi sono gli esempi di castità maschile conosciuti nella tarda antichità e nel Medioevo. Alcune rappresentazioni di uomini casti si incontrano nell’agiografia tardoantica – per esempio, nel De Virginitate (fine VII secolo), Aldelmo include un catalogo di uomini vergini; la Legenda Aurea di Voragine (completato intorno a 1267) contiene la storia della seduzione di Crisanto – e nei racconti romanzeschi, come Sir Gawain and the Green Knight (1400 circa) e Morte Darthur di Malory (1470 circa). Cfr. K.C. Kelly, Performing Virginity and Chastity in the Middle Ages, Routledge, London and New York 2000, pp. 91-118.
[8] B.K. Lewalski, The Life of John Milton. A Critical Biography, revised edition, Blackwell, London 2000, p. 61.
[9] Se l’immoralità in una donna che San Paolo definisce la gloria dell’uomo, è un tale scandalo e disonore, allora certamente in un uomo che è al tempo stesso immagine e gloria di Dio, deve, sebbene generalmente non lo si pensi, essere molto più deflagrante e disonorevole» [trad. mia]. Il riferimento paolino è a 1 Corinzi 11: 7.
[10] Per il parallelo tra la Lady nel masque e Milton cfr. W. Shullenberger, Milton’s Lady and Lady Milton: Chastity, Prophecy, and Gender in A Maske Presented at Ludlow Castle, in Fault Lines and Controversies in the Study of Seventeenth-Century English Literature, ed. by C.J. Summers and T.-L. Pebworth, University of Missouri Press, Columbia and London 2002, pp. 204-226.

2. Immagini del servo ingrato

La parabola dei talenti è uno dei topoi biblici preferiti da Milton per rappresentare se stesso e la sua carriera [1] . L’importanza della parabola di Matteo in Milton è stata giustificata, sin dalla critica tardo settecentesca, in quanto immagine utilizzata dall’autore per indicare la sua vocazione letteraria e il suo talento [2] . Nella narrazione evangelica, Dio è il padrone che lascia in dono i suoi talenti ai servitori, i quali, a loro volta, sono chiamati a investirli nel modo più proficuo: «un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni» [3] . Le straordinarie abilità intellettuali di Milton, donate da Dio, sono l’equivalente delle monete di conto, consegnate dal padrone nella parabola. Nello scritto antiprelatizio del 1642, The Reason of Church-government , nonché la prima opera pubblicata che contiene la firma di «Mr. John Milton», l’autore rammenta di volere usufruire di quel talento che, analogamente ai servitori, ha r...

Table of contents

  1. Copertina
  2. MONDI DI FEDE E DI INVENZIONE
  3. Indice dei contenuti
  4. Introduzione
  5. I. Leggere le scritture con i “classici”: Robert Holcot “amator fabulae” e il commento al libro della Sapienza
  6. II. Shakespeare e la Bibbia: giustizia e misericordia
  7. III. Talenti e virtù letteraria. Immagini paraboliche di Milton nel Comus
  8. 1. Milton e l’autorappresentazione
  9. 2. Immagini del servo ingrato
  10. 3. L’accusa di Comus: la Lady come figura del servo ingrato
  11. 4. La risposta della Lady: i lavoratori nella vigna e le vergini sagge
  12. IV. The Star in the East. L’etica della simpatia nella letteratura religiosa dell’India britannica (1780-1820)
  13. 1. L’India e i sentimenti morali
  14. 2. Perle e sterco: il nuovo orientalismo
  15. 3. La stella d’Oriente
  16. 4. Polifonie
  17. 5. Dalla simpatia alla «karuna»
  18. V. “Between justice and its victim”: giustizia, etica e religione in Hope Leslie di Catharine M. Sedgwick
  19. VI. Il predicatore e il detective. La “scena del crimine” tra teologia e secolarizzazione in alcuni racconti di Nathaniel Hawthorne
  20. VII. «Vi è un solo peccato, quello originale». Qualche appunto su Tomasi di Lampedusa e la religione
  21. VIII. La Croce e la Tanka: controcultura e sincretismo nell’opera di Pier Vittorio Tondelli
  22. 1. Un’educazione cattolica
  23. 2. Verso il sincretismo: la mediazione della Beat Generation
  24. 3. Da Biglietti agli amici (1986): scrittura come forma di meditazione
  25. IX. L’ombra biblica di Frye. Harold Bloom e i limiti dello gnosticisimo letterario
  26. X. La prosa promessa. Sacro e profano alle origini della letteratura ebraica moderna
  27. 1. Pii illuministi
  28. 2. Traduzioni e influenze
  29. 3. Nuovi inizi
  30. XI. Il sacrificio di Bat o la Torah incarnata di Rina Yerushalmi
  31. XII. La venerazione della famiglia del Profeta nella letteratura egiziana contemporanea: al-Sayyida Zaynab tra sacro e secolare
  32. Parte prima
  33. Parte seconda
  34. Note biografiche
  35. Indice dei nomi