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About this book
Il volume raccoglie, in chiave interdisciplinare, una serie di contributi della comunità universitaria di Roma sulla riforma di Lutero, intesa come uno dei grandi eventi fondatori della modernità nella sua dimensione dunque non soltanto confessionale, ma anche storica, filosofica, culturale, politica, economica e artistica. In questa prospettiva, da un approfondimento critico della riforma e dei suoi effetti, può passare una riapertura dei destini della modernità, insieme a un rilancio del progetto europeo quale sintesi alta tra differenze accettate e riconciliate.
a cura di Stefano Biancu
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Information
1. Premessa
Devo ammettere che, quando
il signor Rettore dell’Università Roma Tre, professor Mario
Panizza, mi ha fatto l’onore di invitarmi a tenere questa lezione a
Roma, nella Sala della Protomoteca del Palazzo del Campidoglio, mi
sono commosso. Mi sono sentito tornare bambino, quando ascoltavo a
bocca aperta un divertente aneddoto sulla storica breccia di Porta
Pia. Assieme alle truppe italiane fecero il loro ingresso in Roma
anche due colportori di Bibbie nella bella versione secentesca del
Diodati, con un carretto carico di copie della Sacra Scrittura e
tirato da un cane gigantesco, cui i nostri due eroi avevano messo
nome nientemeno che Pio Nono. Un episodio minuscolo, ma che nel
clima del tempo poteva assumere il significato di un simbolo,
poiché lo stesso pontefice venti anni prima nell’enciclica
Nostis
et nobiscum
aveva esortato i vescovi
italiani ad impegnarsi «affinché le pecore fedeli si tengano
lontane dalla lettura di quei testi pestiferi»
[1]
. Per gli italiani, il 20
settembre 1870 rappresentava il compimento di un lungo e
travagliato cammino verso l’indipendenza e l’unità nazionali. Ma
per coloro che, oltre ad essere italiani, erano anche evangelici,
quell’evento aveva un significato ancor più grande e suggestivo.
Pochi, tra gli evangelici italiani di allora, dubitavano che non si
trattasse di un passo decisivo verso la riforma religiosa del loro
popolo, purché gli fosse data la possibilità di adire liberamente
alle Sacre Scritture.
Ho sentito l’invito del Rettore
Panizza come un onore fatto non a me, ma proprio ai quattro gatti
di protestanti da cui discendo, per i quali la Sacra Scrittura fu e
resta qualcosa di tremendamente serio, rappresenta il riferimento
imprescindibile per ogni discorso e per ogni autentica opera di
riforma della Chiesa. E dirò anche che questo invito a riflettere
sul significato della Riforma mi ha ancor più commosso perché non
sono del tutto sicuro che oggi, se Martin Lutero tornasse in vita,
si troverebbero gran che a suo agio in alcune delle celebrazioni,
con cui in molti paesi lievitati dalla Riforma si sta solennizzando
il 500 anniversario dell’affissione delle sue 95 tesi
[2]
. Sono commemorazioni spesso all’insegna di un tale
autocompiacimento che talvolta riesce perfino difficile capire come
sia possibile conservare i frutti religiosi, culturali, sociali,
politici, economici della Riforma, senza passare attraverso la
Anfechtung, la grande prova spirituale della Riforma
stessa, senza che ogni giorno non risuoni in qualche modo il
messaggio di contraddizione e di salvezza delle Tesi di Wittenberg
compendiato nella frase: «Il vero tesoro della Chiesa è il
sacrosanto Vangelo della gloria e della grazia di Dio».
Noi siamo qui riuniti per
riflettere sul significato di quella Riforma iniziata da Lutero e
proseguita da Filippo Melantone, Ulrico Zwingli e Giovanni Calvino.
Abbiamo quanto meno il dovere di non trasformare questa riflessione
in una pia leggenda, ponendoci sul terreno della critica storica,
anziché dell’oleografia sentimentale o confessionale. Allo stato
attuale degli studi, sarebbe riduttivo, o addirittura fuorviante,
addentrarsi in una riflessione del genere prescindendo da una
veduta d’insieme del significato del termine «riforma» nella storia
del cristianesimo
[3]
. Senza presumere di esaurire un tema tanto complesso, nelle
considerazioni che seguono mi limiterò a spigolare in alcune
interpretazioni patristiche e soprattutto medievali della locuzione
reformatio ecclesiae, darò conto dell’uso che ne fu fatto
nelle controversie confessionali del XVI secolo e nel cristianesimo
dell’ età moderna. Infine mi soffermerò sul significato odierno del
nostro termine in una prospettiva ecumenica
[4]
.
[1]
Enciclica Nostis
et nobiscum del Sommo Pontefice Pio IX dell’8 dicembre
1849, in
https://w2.vatican.va/content/pius-ix/it/documents/enciclica-nostis-et-nobiscum-8-dicembre-1849.html
; G. Spini,
Ancora sulle Società bibliche e l’Italia del Risorgimento,
in Id.,
Studi sull’evangelismo italiano tra Otto e Novecento,
Claudiana, Torino 1994, pp. 87-98; G. Zizola,
La Bibbia sconosciuta, in «la Repubblica», 17 dicembre
2010, accessibile al sito:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/12/17/la-bibbia-sconosciuta.html.
[2]
H.-M. Barth,
Reformationsgedenken 2017 – Versuch einer Bilanz, in
«Materialdienst des Konfessionskundlichen Instituts Bensheim»
LXVIII, 2017, pp. 90-95;
Kirchengeschichte 500 Jahre Reformation, Numero speciale
della rivista «Verkündigung und Forschung» LXII, 2017, spec. pp.
77-92.
[3]
A modo di sintesi si veda:
Reformationsforschung in Europa und Nordamerika: eine
historiographische Bilanz anlässlich des 100.
Bandes des Archivs für Reformationsgeschichte //
Reformation research in Europe and North America: A Historical
Assesment, in «Archiv für Reformationsgeschichte» C, 2009;
P.G. Wallace,
The long European Reformation : Religion, Political Conflict,
and the Search for Conformity, 1350-1750, 2 ed., Palgrave
Macmillan, Basingstoke 2012 (trad. ital. della 1 ed. del 2004:
La lunga età della Riforma, Il Mulino, Bologna 2006); E.
Cameron,
Nearly 500 years and still Counting: The Reformation in Recent
Scholarship and Debates, in «The Expository Times» CXXVI,
2014, pp. 1-14.
[4]
Pieni di indicazioni, che possono integrare
vari luoghi del testo, sono i seguenti saggi: S.G. Bárczay,
Ecclesia semper reformanda.
Eine Untersuchung zum Kirchenbegriff des 19. Jahrhuderts,
EVZ, Zürich 1961; G. Maron,
Zum Gespräch mit Rom. Beiträge aus evangelischer Sicht,
Göttingen: Vandenhoeck & Ruprecht, 1988 («Was heisst
Reformation», pp. 14-29; «Reform und Reformation», pp.. 45-71); T.
Mahlmann,
„Ecclesia semper reformanda“. Eine historische Aufklärung,
in
Theologie und Kirchenleitung. FS für Peter Steinacker, a
cura di H. Deuser et al., Elwert, Marburg 2003, 57-77; T. Mahlmann.
„Ecclesia semper reformanda“: eine historische Aufklärung. Neue
Bearbeitung, in
Hermeneutica sacra: Studien zur Auslegung der Heiligen Schrift
im 16. und 17. Jahrhundert. FS Bengt Hägglund zum 90.
Geburtstag, a cura di T. Johansson, R. Kolb, J. Anselm, De
Gruyter, Berlin 2010, pp. 381-442; S. Xeres,
Ecclesia semper reformanda. Un itinerario storico, in
«Teologia» XXIX, 2004, pp. 152-179; M. Busch,
Calvin and the Reformanda Sayings, in
Calvinus sacrarum literarum interpres. Papers of the
International Congress on Calvin Research, a cura di H.J.
Selderhuis, Göttingen: Vandenhoeck & Ruprecht, 2008, 285-299;
E. Campi,
“Ecclesia semper reformanda”. Metamorphosen einer alterwürdigen
Formel, in «Zwingliana» XXXVII, 2010, pp. 1-19.
2. La concezione medievale della reformatio ecclesiae
C’è appena bisogno di sottolineare che il verbo reformare nel latino classico ha due accezioni fondamentali: «tornare a una forma primitiva», oppure «rendere migliore» [1] . Entrambi i sensi confluiscono nella letteratura cristiana antica, sebbene prevalga il secondo. Pertanto anche il sostantivo reformatio è usato per lo più nel senso di emendazione, rinnovamento. Negli scritti di Tertulliano, Ambrogio e Agostino ricorre l’espressione refomatio in melius per Deum con una connotazione etica che si riferisce tendenzialmente al rinnovamento della condotta di vita dei fedeli, ma che si arricchisce via via di sfumature ecclesiali. L’antico adagio « ecclesia semper reformanda », che da qualche anno in qua viene riesumato con insolita frequenza negli ambienti ecclesiastici, benché venga più volte attribuito ad Agostino, non è attestato nei suoi scritti, mentre vi compare la locuzione « reformatio ecclesiae », riferita per lo più alla riacquisizione della forma originaria in vista dell’avvenire [2] .
L’idea di reformatio divenne rilevante, anzi fu introdotta nella storia europea da una forza di prim’ordine, uno dei fattori decisivi del cristianesimo occidentale: il movimento monastico. Nel contesto delle riforme monastiche dell’Alto Medioevo il verbo reformare assunse ben presto un significato proprio e specifico, affine a quello dell’italiano emendare, rinnovare; il sostantivo reformatio seguiva il significato del verbo ed esprimeva l’idea dell’ emendazione, del rinnovamento [3] . In fondo Benedetto da Norcia (480-547), oppure Benedetto di Aniane (750-821), a cui Ludovico il Pio affidò il compito di estendere la regola benedettina a tutti i monasteri del regno franco, furono dei «riformatori», in quanto non fondarono il monachesimo, ma si impegnarono in riforme per arrestare e contrastare il rilassamento della disciplina e riportare al primitivo rigore la vita dei religiosi regolari. Dalla svolta del millennio nuove ondate di riforme monastiche percorsero l’Europa. Si pensi alla riforma cluniacense, così chiamata perché ebbe la sua origine nell’abbazia benedettina di Cluny, in Borgogna, ma che nel X e XI secolo con la sua fitta rete di monasteri rinnovò profondamente la vita monastica europea per ricondurla alla sua ispirazione originaria. Oppure si pensi alla riforma cistercense del XII, che fu vivacissima di fervore spirituale ed ebbe non poco influsso nella storia del pensiero medievale attraverso un animatore di eccezionale vigore intellettuale quale Bernardo di Chiaravalle. Si pensi ancora ai domenicani, l’ordine dei predicatori fondato da Domenico di Guzmán nel 1206, oppure ai francescani, l’ordine dei frati minori che ebbe origine dal gruppo di seguaci di Francesco d’Assisi, costituito a partire dal 1208, cui si aggiunsero nel 1212 le monache clarisse. Sia le riforme monastiche, sia la fondazione di nuovi ordini ebbero effetti positivi non solo nella purificazione e nel risveglio della vita monastica, ma anche nella vita della chiesa. Infatti, l’aspirazione alla perfezione evangelica rappresentò uno stimolo a combattere due gravi mali che affliggevano la chiesa medievale: la simonia e l’immoralità del clero secolare.
Proprio per questi motivi, dal secolo XII l’Occidente cristiano divenne un magma ribollente: albigesi, catari, valdesi, i seguaci di Arnaldo da Brescia, gli Umiliati aprirono la contestazione all’interno del corpus christianum [4] . Il messaggio profetico di Gioacchino da Fiore (1145-1202) passò come soffio d’una nuova età dello Spirito, ed ovunque la difformità della chiesa dal modello apostolico fu additata dai predicatori del popolo che invocavano la renovatio, la reformatio come fatt...
Table of contents
- Copertina
- Riforma e modernità
- Indice dei contenuti
- INTRODUZIONE
- FATTI E SPAZI
- I. CONSIDERAZIONI SUL CONCETTO DI REFORMATIO ECCLESIAE
- 1. Premessa
- 2. La concezione medievale della reformatio ecclesiae
- 3. La reformatio ecclesiae nelle controversie teologiche del secolo XVI
- 4. L’aforisma ecclesia semper reformanda nell’età moderna
- 5. Reformatio e cattolicità della Chiesa
- II. LE 95 TESI DI LUTERO: STORIA O LEGGENDA?
- 1. Il primo giubileo della Riforma
- 2. Che cosa accadde il 31 ottobre 1517?
- 3. Una riflessione di fede da una coscienza sincera
- 4. Non ci fu alcuna affissione
- 5. Una mancata risposta
- 6. Le Tesi riscritte in una catechesi per il popolo
- III. TRA CULTURA RELIGIOSA E PRATICHE SOCIALI: IL SISTEMA DELLE INDULGENZE AL PRINCIPIO DELL’ETÀ MODERNA*
- 1. Il sistema delle indulgenze e la Fabbrica di S. Pietro
- 2. La Bolla della Crociata, i Tribunali della Fabbrica di S. Pietro e la compartecipazione dei laici ai proventi delle indulgenze
- IV. RIFORMA PROTESTANTE E RIFORMA DELL’ARCHITETTURA RELIGIOSA
- La questione dottrinale
- I primi adattamenti al culto protestante
- L’elaborazione di nuovi tipi
- Parola, musica, architettura
- V. L’ARCHITETTURA A ROMA E LA RIFORMA LUTERANA
- VI. RIFORMA CONFESSIONALE E “FORMA” DELLA CITTÀ. STOCCOLMA, MODELLI CATTOLICI E CAPITALE LUTERANA
- 1. Avvento del luteranesimo e identità nazionale svedese
- 2. Westfalia, Cristina e la sprovincializzazione dell’architettura religiosa
- 3. Città ideali e capitali riformate
- 4. Nicodemus Tessin il giovane, i rapporti con Roma e il piano del 1713
- 5. Dai modelli cattolici al mito romantico
- TEOLOGIA, ANTROPOLOGIA, POLITICA
- VII. LA RIFORMA PROTESTANTE E LA COSIDDETTA MODERNITÀ
- 1. La difesa della libertà di coscienza
- 2. Il valore della persona
- 3. Le condizioni di possibilità della nascita della tolleranza
- VIII. «SOLA SCRIPTURA»: ESEGESI E TEOLOGIA TRA PROTESTANTI E CATTOLICI
- L’esegesi biblica italiana all’interno dell’esegesi biblica del ’900
- IX. LA DOTTRINA DELL’ANALOGIA TRA CATTOLICESIMO E PROTESTANTESIMO: TEORIA E PRASSI
- 1. Introduzione
- 2. Cattolicesimo e protestantesimo: antropologie a confronto
- 3. Il dibattito ontologico
- 4. Dall’essere all’agire
- BIBLIOGRAFIA
- X. LA RIVOLUZIONE ANTROPOLOGICA DI LUTERO E LE SUE CONSEGUENZE
- 1. I prodromi del pensiero luterano
- 2. La svolta di Lutero
- 3. L’onda lunga della rivoluzione luterana
- 4. Conclusioni
- XI. AUTORITÀ E LIBERTÀ. RIPENSARE UN’ALTERNATIVA (A PARTIRE DALLA RIFORMA DI LUTERO)
- 1. Mediazione e immediatezza
- 2. Autorità e libertà
- 3. Ripensare l’alternativa
- XII. MISTICA E SOGGETTIVITÀ: L’INVENZIONE DELLO SPAZIO INTERIORE
- XIII. IL MERITO DELLA GRAZIA. ECHI DELLA RIFORMA E MERITOCRAZIA*
- 1. Il paradigma moderno del merito
- 2. La tensione moderna
- 3. Una lunga storia
- 4. Un caso esemplare
- 5. La sostituzione della Grazia con il Merito
- 6. Le contraddizioni del merito nella società contemporanea
- 7. La Grazia della Natura e l’assiomatica economicistica del merito
- GLI AUTORI
- INDICE DEI NOMI