La bioetica in Italia
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La bioetica in Italia

Da una storia di battaglie etico-politiche a spiragli di dialogo tra pensiero cattolico e pensiero laico

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La bioetica in Italia

Da una storia di battaglie etico-politiche a spiragli di dialogo tra pensiero cattolico e pensiero laico

About this book

In Italia, le questioni legate all'ordinamento familiare, al nascere, al curarsi, al morire, sono state oggetto di un confronto che ha visto contrapporsi cultura cattolica e cultura laica. Il libro offre una ricostruzione storica di questo scontro, e delinea lo sfondo concettuale delle posizioni in campo. L'analisi storico-concettuale evidenzia il fatto che, in Italia, in ambito cattolico, il rinnovamento teologico-morale prodotto dal Concilio Vaticano II costituisce una via minore percorsa da alcuni teologi che, nella propria riflessione, hanno costantemente fatto riferimento alla nuova «scena morale» aperta dal rinnovamento conciliare. Su questa linea si colloca l'insegnamento di Papa Francesco. La scelta di dar corso ad un magistero morale che si pone nell'orizzonte aperto dal rinnovamento conciliare consente la pratica di un discorso bioetico che apre la possibilità di instaurare una tregua nella lunga battaglia culturale combattuta da laici e cattolici sul terreno della bioetica. Si apre, così, uno spazio in cui si schiudono spiragli di dialogo e di reciproco riconoscimento.

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1. Anni ’70: filtri di recezione della bioetica

In Italia, i primi anni ‘70 vengono da molti identificati come il periodo in cui si verificano avvenimenti sociali, politici, ecclesiali, nei quali viene alla luce un processo di secolarizzazione cui si legano rivendicazioni contrastanti con un costume fino a quel momento normato da mentalità e valori prevalentemente cattolici [1] . Le leggi sul divorzio e sull’aborto, i referendum ad esse connesse, l’insorgere del «dissenso cattolico», costituiscono, quindi, lo spazio culturale che funge da filtro di recezione della bioetica nel dibattito culturale italiano.


[1] Per una più approfondita ricostruzione storica, sociale, ecclesiale di questo periodo, tra la vasta bibliografia, si rimanda a: G. Martina, La Chiesa in Italia da Pio XII a Paolo VI. Tentativo di sintesi, in G. Martina – G. Ruffini, La Chiesa in Italia tra fede e storia, Studium, Roma 1975, pp. 15-57; G. Martina, La Chiesa in Italia negli ultimi trent’anni, Studium, Roma 1977, pp. 7-134; G. Alberigo, ed., Chiese italiane e Concilio. Esperienze pastorali sulla Chiesa italiana da Pio XII a Paolo VI, Marietti, Genova 1988; A. Melloni, Da Giovanni XXIII alle Chiese italiane del Vaticano II, in G. De Rosa – T. Gregory – A. Vauchez, edd., Storia dell’Italia religiosa. III : L’età contemporanea, Laterza, Roma-Bari 1995, pp. 361-403.

1.1. La legge e il referendum sul divorzio

L’avvento del divorzio costituisce una cesura nella storia dell’Italia repubblicana. È infatti con la legge sul divorzio del 1970 e il conseguente referendum del 1974 che, dopo la contestazione studentesca e la protesta operaia, l’allargarsi della rottura col costume passato irrompe sulla scena sociale e politica italiana [1] .
Gli anni tra il 1965 e il 1970 si caratterizzano da una parte come cammino verso la legge sul divorzio, e, dall’altra, per le divisioni prodottesi tra cattolici e tra cattolici e laici. Il 1° Ottobre 1965 l’on. Loris Fortuna presenta alla Camera un progetto di legge volto a disciplinare i casi di scioglimento del matrimonio [2] . Questo atto può considerarsi rivoluzionario, per il fatto che rompe il monopolio della Chiesa sul matrimonio. Ad esso segue la reazione della CEI, che, con una nota dell’aprile 1966, Il matrimonio cristiano, richiama i cattolici alla difesa della famiglia, oscurata «dalla poligamia, dalla piaga del divorzio e dal cosiddetto libero amore» [3] . Viene inoltre ribadita l’indissolubilità del matrimonio e ricusata, di conseguenza, qualsiasi prospettiva di legislazione divorzista [4] .
Fino all’approvazione della legge, avvenuta il 1° dicembre 1970, protagonisti del dibattito sono i partiti politici, in particolare la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista, il Partito Comunista, i Radicali. La Chiesa, da parte sua, sollecita i cattolici alla difesa dei tradizionali valori familiari cristiani in un momento in cui si palesa l’inesorabile declino della cultura cattolica come espressione della mentalità condivisa dalla maggioranza del paese. Un’immagine molto chiara di questa lacerazione si presenta a fine settembre 1969, quando, a Roma, a piazza Cavour, davanti alla sede della Corte di Cassazione, una folla proveniente da tutta Italia si trova riunita per gridare il proprio “sì” al divorzio. Poco distante, il papa, si affaccia alla finestra dei Palazzi Vaticani per impartire l’apostolica benedizione e difendere la famiglia dagli assalti dei divorzisti.
Verso la fine del 1969 vengono meglio definite le posizioni della Chiesa. Il 15 Novembre, la CEI, con il documento pastorale Matrimonio e famiglia oggi in Italia [5] , espone le ragioni della difesa del valore e dell’indissolubilità del matrimonio, e con la dichiarazione Il divorzio in Italia [6] si oppone all’introduzione del divorzio. L’atteggiamento di chiusura e la visione del matrimonio espressi dalla CEI vengono criticati da un gruppo di «cattolici del dissenso», i quali, constatando l’impossibilità di portare avanti un discorso di rinnovamento, accusano le gerarchie ecclesiastiche di voler «far tornare all’indietro la situazione storico-politica italiana» [7] .
Il 1° dicembre 1970 ha termine, almeno dal punto di vista parlamentare, la vicenda del divorzio, iniziata cinque anni prima. Il Presidente della Camera, Sandro Pertini, annuncia intorno alle 6 del mattino che la proposta Fortuna-Baslini è stata approvata con 319 voti favorevoli e 286 contrari. In questo modo il governo italiano introduce il divorzio con la legge n. 898, «Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio». Lo stesso giorno un gruppo di venticinque cattolici annuncia di voler raccogliere le firme necessarie (almeno 500 mila) per far ricorso a un referendum abrogativo della legge [8] . L’appello è la prima azione pubblica del Comitato nazionale per il referendum sul divorzio, presieduto dal giurista cattolico Gabrio Lombardi, dal prof. Sergio Cotta, dal prof. Tommaso Mauro, dall’ing. Francesco Guerrieri, da Lina Merlin, dal prof. Felice Battaglia, da Alberto Trabucchi [9] .
Nei primi giorni del giugno 1971, il Comitato Nazionale per il Referendum deposita presso la Corte di Cassazione un milione e trecentomila firme. A causa dell’interruzione anticipata della legislatura, decretata dal Presidente della Repubblica il 28 febbraio 1972, il referendum slitta dapprima alla primavera del 1973, poi alla primavera del 1974 [10] . Nel frattempo, monsignor Enrico Bartoletti, segretario della CEI, propone una bozza di documento sulla famiglia che si articola in quattro punti. Si afferma, in primo luogo, che il referendum è un fatto sociale e non religioso. Si lascia poi a ciascun fedele il giudizio di coscienza sulla legge circa il divorzio, rispettandone la libertà di scelta. Si manifesta inoltre rispetto verso il pluralismo politico, culturale, religioso, della società. Si dichiara infine di voler tener conto del problema sociale dei matrimoni segnati dal fallimento [11] . Lo spirito di fondo del documento è pastorale, dettato dalla volontà dei vescovi di «illuminare le coscienze». Tuttavia si arriva alla decisione di preparare una dichiarazione specificatamente concentrata sul referendum nei cui confronti si registrano nel mondo cattolico diverse reazioni contrarie. Tra queste si segnala la discesa in campo dei cosiddetti «cattolici per il no», per rivendicare il diritto al voto secondo coscienza. Nell’imminenza del referendum sottoscrivono una dichiarazione che fa appello a tutti i «democratici di fede cristiana» affinché rifiutino con il loro voto la proposta abrogazionista, affermando così i valori di libertà essenziali in una società pluralistica e democratica [12] .
Il 21 Febbraio 1974 viene pubblicata la nota del Consiglio Permanente della CEI, Di fronte al referendum [13] , contenente un richiamo ai principi di indissolubilità del matrimonio, all’unità e stabilità della famiglia, al diritto-dovere del cristiano di proporre il proprio modello di famiglia. Viene inoltre duramente criticata la legge Fortuna-Baslini e si invita i cattolici a mobilitarsi per il referendum. L’aspetto più significativo della nota, che induce alcuni quotidiani italiani a parlare di «clericalismo preconciliare», di «miccia per una guerra di religione», è però la condanna delle forme di dissenso manifestatesi all’interno del mondo cattolico. Infatti, mentre la bozza Bartoletti teneva in considerazione le novità conciliari sul rapporto Chiesa-società e sull’autonomia dei laici, dopo la presa di posizione dei «cattolici per il no» crescono all’interno dell’episcopato le pressioni dell’ala conservatrice per un pronunciamento più rigido e severo [14] .
Con l’avvicinarsi della consultazione referendaria, nonostante le critiche provenienti da una parte del mondo cattolico, la posizione dell’episcopato si fa ancora più netta e decisa. Il 9 maggio, in un comunicato, i vescovi sostengono che la legge Fortuna è un attacco alla libertà della Chiesa, e criticano duramente quei cattolici che, rivendicando la libertà di opinione, «in realtà mettono in pericolo la comunione dottrinale e pastorale della Chiesa, turbando la coscienza dei fedeli» [15] .
Il 12 e il 13 maggio 1974 gli italiani sono chiamati a decidere se abrogare la legge Fortuna-Baslini. Vota l’88,1% degli aventi diritto. I “sì” raggiungono quota 13 milioni e 188 mila (40,9%), mentre i “no” superano i 19 milioni e 93 mila voti (59,1%). L’esito del referendum rappresenta una rottura nella storia politica e civile italiana. Cade l’idea che l’Italia sia permeata da una cultura cattolica radicata nella popolazione [16] .
Il referendum costituisce il test rivelatore del processo di secolarizzazione in atto nella società italiana. La Chiesa risulta la vera sconfitta. Con la rigidità della sua posizione «aveva finito per dividere – scrive Scirè – il mondo dei credenti e la società italiana» [17] . Inizia, così, un dibattito per il rinnovamento della Chiesa che culmina nel Primo Convegno Nazionale Evangelizzazione e promozione umana [18] del 1976, un evento che ha come idea originaria la necessità di una riflessione a livello intraecclesiale per tradurre nella realtà italiana lo spirito del Concilio Vaticano II. Si fa strada dunque l’idea di dar corso a una nuova mediazione culturale che renda intellegibile il Vangelo in una società priv...

Table of contents

  1. Copertina
  2. La bioetica in Italia
  3. Indice dei contenuti
  4. Sigle e abbreviazioni
  5. Ringraziamenti
  6. Prefazione
  7. Introduzione
  8. I. LA NASCITA DELLA BIOETICA IN ITALIA: IL TRAMONTO DELL’EGEMONIA CATTOLICA E L’INSORGENZA DI DIFFERENZIAZIONI CULTURALI
  9. 1. Anni ’70: filtri di recezione della bioetica
  10. 1.1. La legge e il referendum sul divorzio
  11. 1.2. La legge e il referendum sull’aborto
  12. 1.3. La divaricazione nella teologia morale: il dissenso cattolico
  13. 2. 1981-1985: ingresso della bioetica in ambito cattolico
  14. 2.1. Origine e natura della bioetica
  15. 2.2. La recezione cattolica della bioetica
  16. 3. 1985-1996: la diffusione della bioetica in Italia
  17. 3.1. I Centri di bioetica e gli sviluppi della nuova disciplina
  18. 3.2. L’allargamento delle competenze del magistero
  19. 3.3. Il Manifesto di Bioetica Laica
  20. 4. 1997-2005: la legge 40 e la contrapposizione tra bioetica laica e bioetica cattolica
  21. 4.1. Avvio del dibattito sulla legge 40
  22. 4.2. Dopo la legge 40: il referendum del 2005
  23. 5. 2006 - 2013: nuovi fronti di divaricazione tra bioetica cattolica e bioetica laica
  24. 5.1. Le coppie di fatto
  25. 5.2. Il caso Welby
  26. 5.3. Il caso Englaro
  27. 6. Dopo il 2013: papa Francesco tra laici e cattolici
  28. II. IL DIBATTITO ITALIANO SU BIOETICA CATTOLICA E BIOETICA LAICA
  29. 1. La teoria dei due paradigmi
  30. 2. Bioetica cattolica: il paradigma della sacralità della vita
  31. 2.1. La «bioetica cattolica ufficiale» e i suoi presupposti filosofici
  32. 2.2. La struttura teorica del paradigma della «bioetica cattolica ufficiale»
  33. 2.3. Le categorie filosofiche del discorso bioetico cattolico
  34. 3. Il paradigma della bioetica laica
  35. 3.1. La questione della laicità in bioetica
  36. 3.2. Articolazioni del paradigma della bioetica laica
  37. 4. Questioni di vita e di morte: aborto, eutanasia, suicidio
  38. 4.1. Suicidio ed eutanasia
  39. 4.2. Aborto
  40. 4.3. Due differenti sfondi di riferimento
  41. 5. Considerazioni in margine al dibattito italiano su bioetica cattolica e bioetica laica
  42. III. ESPONENTI DELLA BIOETICA LAICA IN ITALIA
  43. 1. Uberto Scarpelli: il «padre fondatore»
  44. 1.1. La natura della bioetica
  45. 1.2. Bioetica e laicità
  46. 1.3. Etica senza verità
  47. 2. Eugenio Lecaldano: l’etica nella bioetica
  48. 2.1. Bioetica
  49. 2.2. Un’etica senza Dio
  50. 3. Maurizio Mori: bioetica tra etica e rivoluzione biomedica
  51. 3.1. Origine e specificità della bioetica
  52. 3.2. Lo scontro tra paradigmi
  53. 3.3. La Rivoluzione biomedica
  54. 4. Piergiorgio Donatelli: la bioetica, la democrazia, e le diverse «maniere di essere umano»
  55. 4.1. Riferimenti teorici: etica analitica e liberalismo «rivisitato»
  56. 4.2. L’etica «dal basso» e la teoria degli sfondi
  57. 4.3. La nascita, la sessualità, la morte
  58. 5. Caterina Botti: bioetica e etica delle donne
  59. 5.1. Etica delle donne e «bioetica standard»: dissensi e convergenze
  60. 5.2. Il pensiero femminista e la «riconcettualizzazione della morale»
  61. 5.3. La bioetica delle donne
  62. 6. Considerazioni sull’impatto della bioetica laica sulla «bioetica cattolica ufficiale»
  63. IV. GLI ASSI DEL DISCORSO MORALE DEL CONCILIO VATICANO II
  64. 1. L’incipit del rinnovamento
  65. 1.1. Uno schema per la teologia morale: il De ordine morali
  66. 1.2. Oltre il De ordine morali
  67. 1.3. L’iter della redazione della Gaudium et spes
  68. 2. Il dispositivo euristico della Gaudium et spes
  69. 2.1. Stile pastorale e dialogico
  70. 2.2. Strumenti euristici della Gaudium et spes
  71. 2.3. Una morale umana
  72. 3. L’asse personalista dell’etica conciliare
  73. 3.1. Il personalismo alle soglie del Vaticano II
  74. 3.2. La «vocazione integrale della persona»
  75. 3.3. Campi di applicazione del personalismo conciliare
  76. 4. Dopo il Vaticano II
  77. 4.1. Vaticano II e bioetica
  78. 4.2. La bioetica tra rinnovamento teologico e Humanae vitae
  79. 4.3. Teologi per l’Humanae vitae
  80. 5. Considerazioni sul discorso morale del Vaticano II
  81. V. BIOETICA E TEOLOGIA MORALE: IL CONTRIBUTO DI ALCUNI TEOLOGI ITALIANI
  82. 1. Enrico Chiavacci: dalla morale della vita fisica e bioetica
  83. 1.1. La «novità bioetica»
  84. 1.2. Il «nucleo essenziale» della bioetica
  85. 1.3. La questione della legge naturale
  86. 1.4. Il primum ethicum nella riflessione bioetica
  87. 2. Giannino Piana: la prospettiva personalista in bioetica
  88. 2.1. La bioetica tra ermeneutica e etica personalista
  89. 2.2. La natura dell’uomo in prospettiva personalista
  90. 2.3. L’esercizio della responsabilità morale in bioetica
  91. 3. Luigi Lorenzetti: dialogo e ricerca comune in bioetica
  92. 3.1. Un’etica in dialogo
  93. 3.2. La prospettiva teologica in bioetica
  94. 4. Francesco Compagnoni: il contributo cristiano in bioetica
  95. 4.1. Le novità della bioetica e la prospettiva cristiana
  96. 4.2. Identificazione della persona e vita personale
  97. 5. Salvatore Privitera: etica e bioetica
  98. 5.1. La natura della bioetica
  99. 5.2. La bioetica come «questione»
  100. 5.3. Antropologia e bioetica
  101. 5.4. Bionarratività e Bioetica Mediterranea
  102. 6. Considerazioni conclusive: rinnovamento teologico-morale conciliare e bioetica laica
  103. CAPITOLO CONCLUSIVO: UN RINNOVATO SFONDO TEOLOGICO PER LA BIOETICA
  104. 1. Tratti del magistero di papa Francesco
  105. 2. La dimensione dialogica della riflessione morale
  106. 3. Sentieri per la teologia morale
  107. 3.1. La metodologia «vedere-giudicare-agire»
  108. 3.2. Teologia morale ed esperienza umana
  109. 3.3. Discernimento
  110. 3.4. Coscienza e virtù
  111. 3.5. Gerarchia delle verità
  112. 3.6. La categoria di relazione e la connessione tra vita morale e vita sociale
  113. 4. Ragione ermeneutica e teologia morale
  114. 5. Il «principio del bene comune»
  115. 5.1. La dimensione inclusiva del bene comune
  116. 5.2. La dimensione relazionale del bene comune
  117. 5.3. La dimensione universale del bene comune
  118. 5.4. Bene comune e bioetica
  119. Bibliografia
  120. Indice dei nomi