Le due Anfore
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Le due Anfore

poesie sinfoniche dipinte su tela

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Le due Anfore

poesie sinfoniche dipinte su tela

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Le due Anfore - poesie sinfoniche dipinte su tela sembra essere un invito all'abbandono dei sensi, a quell'esperienza sensuale, seppur contraddittoria, che ci concede l'illusione di vivere immagini di rara bellezza e di un fascino mistico senza mai possederle realmente. Il poeta diventa per Baudelaire il principe dei nembi, per Mallarmè il principe amaro dello scoglio, in entrambi i casi è un esule.
Di Fronzo è il nocchiero dell'abisso, coinvolge il lettore e lo conduce nel suo burrascoso viaggio ai limiti del baratro del suo animo che, paradossalmente, è anche anelito verso un cielo troppo alto. Il suo obiettivo è la condivisione intima ed appassionata del suo lirismo, nel tentativo di governare i sogni e gl'incubi del suo travolgente io. Nella tanto anelata aspirazione di eterno il bisogno di liberarsi dalle caduche spire della Storia porta il poeta all'ossessione e al delirio d'infinito, si acuisce la dualità della sua essenza in cui si specchiano inferno e cielo, stelle e fondali e comincia a soffiare il vento di un'immaginazione che alberga tra le mura dell'impossibile.
Nicolò del Vescovo
Pasquale Di Fronzo è nato a Bari nel 1979. Attualmente vive a Capurso (BA) e dopo la Maturità Scientifica ha conseguito la Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Bari.
Nel 2009 ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie dal titolo Parlerò all'aria e comprenderò il suo silenzio, Ed. Akkuaria.
Con Aletti Editore ha pubblicato la sua seconda silloge, Le due Anfore - poesie sinfoniche dipinte su tela.

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Information

Year
2012
Print ISBN
9788859103295
eBook ISBN
9788859104322
Subtopic
PoesĂ­a

PREFAZIONE

Definire i contorni della poesia, tracciarne i confini, è un’operazione vasta e dispersiva, il pensiero estetico ha tentato più volte l’impresa ottenendo solo risultati fallimentari.
Spesso discutere di poesia è come affrontare una questione sovrannaturale, studiare un’entità ancestrale: che si rivela e materializza in superficie per poi ritrarsi vorticosamente negli abissi.
La difficoltà nasce soprattutto dalla scelta dello strumento di analisi; la sensazione che ne deriva è quella di cercare di stimare una grandezza con un’unità di misura inadatta e incapace.
Le funzioni del linguaggio, secondo Roman Jakobson, sono sei e si riferiscono a quella emotiva, conativa, referenziale, metalinguistica e fàtica, ma vi è un’altra funzione, appunto, quella poetica, che per certi versi mette in crisi l’intero sistema. Quella poetica è fondamentalmente una lingua diversa da quella comune, essa sembra trovare la sua verità sottraendosi al funzionamento comunicativo, la sua è una fuga dal significato, che resta sospeso, intimo.
L’obiettivo di tale poesia è “luciferino”, attraverso la ricerca della purezza, in cui la parola si disincarna e si riveste di una spessa coltre di simboli, si prefigge di afferrare l’infinito, porsi dinanzi a Dio, in un’accezione esistenzialista di matrice kierkegaardiana. Notiamo come la sfida sia persa in partenza, poiché la poesia, per quanto sublime, resta pur sempre un prodotto della mente umana.
Per Mallarmè il poema è l’explication orphique de la Terre (la spiegazione orfica, misteriosa, della Terra), uno strumento per raggiungere l’assoluto, e che invece porterà il poeta sull’orlo di una consapevole, compiaciuta e fallimentare desolazione, egli parlerà allora di angoscia e... Naufragio!
Ecco di cosa si compone l’animo del poeta moderno, di quella dualità tipica del mistico, che tende spasmodicamente al cielo cosciente di essere maledettamente ancorato alla polvere. Una coscienza oscura, quindi, che lentamente lo isola costringendolo fuori dalla sicurezza dei dettami causali e che permea i suoi versi di concatenazioni semantiche spesso intraducibili.
Varcare le Alpi è un viaggio indispensabile per capire le origini di una lirica che si esprime attraverso simboli, madre dell’ermetismo; i collegamenti logici e discorsivi nella poesia francese tra Otto e Novecento sono sostituiti da rapporti segreti ed analogie arcane, non era un caso l’interesse, in quell’epoca, per i trattati su Ermete Trismegisto: figura leggendaria, autore del Corpus Hermeticum in cui l’ermetismo è definito come una religio mentis composta da due anime, quella filosofica (colta) e quella popolare (occulta). La poesia diviene una foresta di simboli, esplorandola si rischia di franare nella sua estrema e labirintica polisemicità, data, appunto, da sfere sensoriali ben distinte che tramano nella stessa dimensione, e che concorrono a confondere e strabiliare il lettore, Arthur Rimbaud in una epistola parla di dérèglement de tous les sens, sregolare i legami dei sensi.
Paul Valery provocatoriamente afferma: “I miei versi hanno il significato che gli si dà”; senza cedere a questa proposta “anarchico-interpretativa” direi che non sarebbe un errore abbandonarsi alle percezioni che la poesia suole, comunque, suggerirci.
Le due Anfore. Poesie sinfoniche dipinte su tela, seconda opera del poeta capursese Pasquale Di Fronzo, sembra essere un invito all’abbandono dei sensi, a quell’esperienza sensuale, seppure contraddittoria, che ci concede l’illusione di vivere immagini di rara bellezza e di un fascino mistico senza mai possederle realmente.
Il poeta diventa per Baudelaire il principe dei nembi, per Mallarmè il principe amaro dello scoglio, in entrambi i casi è un esule. Di Fronzo è Il nocchiero dell’abisso, coinvolge il lettore e lo conduce nel suo burrascoso viaggio ai limiti del baratro del suo animo che, paradossalmente, è anche «anelito verso un cielo troppo alto» e, «fra gli squarci montuosi di lontani altopiani», uno slancio «oltre lo sguardo». Il suo obiettivo è la condivisione intima ed appassionata del suo lirismo, nel tentativo di governare i sogni e gl’incubi del suo travolgente io: «Navigai solitario l’oceano immenso e profondo dell’Anima, e lì affondai, sprofondai, annegai. (…) Come tempesta non sedata: correnti di Follia e notti senza lumi tra i miei nembi alla sommossa!».
Nello stesso titolo dell’opera le due Anfore rappresentano una linea ben precisa che scandisce il legame Poesia-poeta-Lettore.
La prima anfora è quella madre, fonte d’ispirazione che sgorga dalle «svettate prue del cielo» ...

Table of contents

  1. cover
  2. gerenza
  3. INDICE
  4. PREFAZIONE
  5. AL LETTORE
  6. PROLOGO
  7. VERSI
  8. IL SOLE ROMANTICO
  9. LA VIA DEL POETA
  10. COME ORFICO MUSICISTA
  11. CONTROTEMPO
  12. RESA
  13. LANGUORE
  14. IL NOCCHIERO DELL’ABISSO
  15. ARS POETICA
  16. INTERLUDIO
  17. ANTIFONA
  18. LE DUE ANFORE
  19. ANNI
  20. ELEGIA
  21. OLTRE LO SGUARDO
  22. IL FARO SOMMESSO
  23. LAMENTO PER VIOLONCELLO
  24. LO SCAFO DESOLATO
  25. SINFONIA DELLA SERA
  26. SILENZIO
  27. PASSAGGIO
  28. E RIPONGO LO SGUARDO
  29. IL VECCHIO MENDICANTE
  30. LACRIME DI TRAMONTO
  31. L’ALATO PENSIERO
  32. LONTANO
  33. ORIZZONTE
  34. CIPRESSO
  35. DELIRIO COSCIENTE
  36. GOCCIA
  37. ANELITO
  38. MERIGGIO D’AGOSTO
  39. FUGA
  40. MAL D’ANIMA
  41. RIPRESA
  42. IL MALE DEI PENSIERI
  43. VERSI DI PENTECOSTE
  44. CREPUSCOLO
  45. DELIRIO D’AUTUNNO
  46. FOTOGRAMMI
  47. EPILOGO