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Everness
About this book
«La mia religione è l'amore e tu ne sei l'unico dogma», scriveva all'amica Fanny il poeta John Keats. Ma Fanny non era tagliata per quella parte. Nessuna Fanny è mai tagliata per quella parte.
Dopo aver inquadrato storicamente la questione femminile, l'autore ne approfondisce l'aspetto psicologico, emotivo, personale. Essa allora ci appare piuttosto una questione maschile, ben lungi dall'essere risolta.
Fulvio Zanoni, pianista concertista, è nato a Rovereto e vi risiede. È coautore di (H)ortus musicus (1998, musiche di Fulvio Zanoni e poesie di Nora Gianmorena) e dell'iporomanzo Stupidi tutti (2011).
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Information
Oggi
Amare è pescare con l’amo.
Dall’alba dei tempi gli uomini si forzano d’imbrigliare l’elemento istintivo e sensuale dell’amore: lo propongono e poi lo mascherano con facce variopinte e accattivanti.
Per meglio controllarlo.
Differendone il soddisfacimento, se ne prolunga l’efficacia; inoltre, soprattutto, ne viene smussata la valenza antisociale. Tutte le culture si sono applicate per ingabbiare, socializzare, nobilitare l’attrazione sessuale naturale.
E poi infiorarla di eleganza: la poesia, la pittura, la musica, l’arte religiosa non hanno quasi altro motivo d’ispirazione.
Stendhal (Dell’amore), attento lettore del trittico di Ovidio (Ars amatoria, Amores, Remedia amoris), individua quattro tipologie di amore:
- l’amore fisico, rustico, del popolo modesto, quello narrato dal Boccaccio;
- l’amore passionale, travolgente, di Eloisa e Abelardo, Tristano e Isotta, Ginevra e Lancillotto, Paolo e Francesca, Romeo e Giulietta, Eleonora di Aquitania, Werther;
- l’amore narcisista, egoista, tipico del bel mondo maschile;
- l’amore capriccioso, vanitoso, tipico del bel mondo femminile.
A queste quattro tipologie di Stendhal ne va aggiunta, credo, almeno un’altra: l’amore sublimato dei meditativi religiosi.
Senz’altro sì. Stendhal, inoltre, scopre le cristallizzazioni, ossia quei fenomeni inconsci di fissaggio dell’esperienza (anche amorosa) che i nostri zoologi definiscono imprinting.
Quanto alle origini dell’amore primario, l’attrazione sessuale, Platone che dice?
Platone narra un mito che vale a metafora della reciproca attrazione dei sessi. Nel Simposio, Platone incarica Aristofane (autore comico) di raccontare che all’inizio dei tempi gli esseri umani erano androgini, uomini e donne attaccati, a formare come palle; ma Zeus geloso li divise a metà con un taglio netto (benché non perfettamente rettilineo).
Da allora i due monconi, o sessi, si cercano incessantemente.
Questo cercarsi ansioso, appunto, lo chiamiamo amore. Accanto a questa concezione (scherzosa?) dell’amore come desiderio di ricongiungimento di due parti separate, Platone, sempre nel Simposio, propone un’altra sua teoria, molto più sottile: l’amore è figlio di poros e penia, ricchezza e povertà.
Che intende?
Intende che l’amore è al tempo stesso centripeto e centrifugo, immanente e trascendente: vede dentro e guarda fuori.
È bisogno e desiderio.
L’amore è desiderio di arricchimento e dunque bisogno di apertura. Un filosofo (specialmente platonico) direbbe che l’amore cerca il Bene oltre l’essere.
Non c’è dubbio, l’amore tende a porsi come dono.
Secondo una concezione propriamente cristiana, l’amore si esplica nella carità. In quanto tale, l’amore è molto più della giustizia: viene prima e va al di là.
Forse l’esigenza di giustizia nacque proprio dall’insufficienza dell’amore.
O magari dall’eccesso. L’amore (come la giustizia) è irrimediabilmente ambiguo. Siccome la società umana non potrà mai intendersi come esclusivo rapporto a due, dobbiamo teorizzare un punto di vista terzo cui spetti soppesare e assegnare a ciascuno il suo.
Possiamo convenire che l’amore-empatia, per realizzarsi compiutamente, abbia bisogno della giustizia.
E viceversa. Il rapporto tra amore e giustizia (non altro è l’etica) ci appare irrimediabilmente problematico anche in un altro senso: l’amore è necessariamente pacifista, ma la giustizia è necessariamente coercitiva.
Di sicuro la giustizia non potrà mai sostituire l’amore e renderlo desueto.
Summum jus summa iniuria, ammonivano gli antichi (Agostino più di tutti). Avevano ragione: meno arroganza e più buonsenso!
Cos’è il buonsenso?
Il buonsenso è la forza degli umili e lo spauracchio dei potenti. È il portar rispetto per tutte le persone, anche quando pensiamo (ma noi che ne sappiamo?) che non lo meritino.
Gli imbecilli, siano analfabeti oppure laureati, sono sempre pronti ad accampar questioni di principio...
Il buonsenso pratico (e informato) non ha nulla a che vedere col senso comune: è giustizia umanizzata dalla carità.
Tutti gli esseri viventi sentono un reciproco bisogno di completamento. Tutti, a loro modo, fanno l’esperienza dell’amore.
L’amore è lo strumento?
L’amore è lo strumento – amore significa pescare con l’amo, chiarisce Andrea Capellanus[25] – ma l’amore è anche il fine. A tutti chiede di mettersi in gioco. Remo Bodei[26] pone l’accento sull’aspetto paradossale di questo mettersi in gioco, di questo aprirsi agli altri.
Quali paradossi?
Primo paradosso, l’amore vuole l’uguale e vuole il diverso: al tempo stesso promuove la tutela del sé e l’abbandono all’altro.
In politica la diremmo autoconvergenza parallela.
Secondo paradosso, l’amore più dà e più ottiene. Ciò che tu dai non l’hai più; ciò che tu doni in amore, invece, ti ritorna raddoppiato.
Non sempre, francamente.
L’amore è un paradosso (n. 3) nel senso che alterna di continuo gioia e ansia; è una felicità negata (o incostante), bisognosa di continue rassicurazioni.
Possiamo tenere a bada l’incertezza solo nella misura in cui l’amore sa rassicurarci.
Come osserva Stendhal (Il rosso e il nero) – e siamo al quarto paradosso – l’amore vuole la giusta distanza: attira chi gli sta discosto e respinge chi gli pesta i piedi.
L’amore è un equilibrio instabile, procede sul filo del rasoio...
Per questo fa un poco sanguinare; tien vivo l’intuito e la sensibilità.
Forse è stato specificamente il ruolo sociale dell’amore ad aver evoluto il genere scimmiesco al genere umano.
Quinto paradosso, l’amore è gioco. In quanto eros, l’amore è tipicamente gioco: è caccia al tesoro, nascondino, guardia e ladro...
E chi fugge spera di esser preso.
Spera di esser preso e tuttavia fugge... Perché se l’amore fosse immediatamente soddisfatto, verrebbe subito a noia.
Lo chiamiamo il gioco della seduzione.
L’amore-seduzione finge di fuggire e di negarsi, ma sappiamo tutti che non è così. L’abbigliamento femminile assolve magnificamente questo scopo: mostra e ricopre, nega e concede.
Tutti gli innamorati si cercano negandosi. Il gioco però è r...
Table of contents
- cover
- gerenza
- sommario
- Everness
- Everness-1
- Everness-2
