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Nei nomi degli oggetti, degli strumenti che noi usualmente utilizziamo, sono racchiusi verbi antichi.
Il linguaggio stesso è lo strumento più antico che hanno lasciato le grandi masse di Nessuno che ci hanno preceduto. Le loro vite duravano quanto le nostre e spesso meno a seguito di una condotta di vita dissoluta e violenta. Per violenza intendiamo anche quel genere di lavori estremi, come il minatore e la schiavitù.
Essa, mascherata, esiste anche oggi: le persone si intortano, si convincono con sagge prediche.
Di San Giovanni Climaco resta il detto: “ho visto commettere gli atti peggiori in segreto proprio da quelle persone che sono disposte ad inveire pubblicamente per errori di poco conto”.
La maggior parte dei lettori sarà convinta che questa nostra società sia l’unica e la migliore, la più evoluta, ma si sbaglia. Immediatamente prima l’epoca romana, i greci appresero il valore della “statualizzazione”, fissare nei miti concetti antichissimi tramandati dalle prime generazioni dell’umanità. Prima dei Greci c’era un altro mondo. Un mondo antico di centinaia di migliaia di anni, immobile e mimetico come la natura stessa, dove l’architettura e il gusto estetico convivono con le grotte: la fonte di meraviglia e l’illuminazione spirituale convivono nell’osservazione della natura, dell’albero, la fonte, le stelle.
Quando prendiamo in mano un libro religioso, specie gli antichi testi, “ma non è detto che l’ultima edizione sia la peggiore”, le prime righe del tomo sono espressione di una quantità di antichità. Nella Bibbia il testo più antico è il Pentateuco. Paragonando il tempo ad una colonna, quel che racconta il libro dei Cinque Astucci (ossia il Pentateuco) copre un lasso di tempo di molto maggiore di tutte le altre cronache, pari al fusto della colonna, mentre le cronache contenute nel resto dell’Antico e Nuovo Testamento sono pari al capitello.
Per centinaia di migliaia di anni la storia non è cambiata mai di molto: popoli come gli Aborigeni, i Pigmei, i Tuareg e gli Indiani d’America, per citarne solo alcuni, hanno avuto conflitti e capi-banda ma, a parte il clima, l’uomo, in questa epoca lontana nel passato, circa trentamila anni fa di cui sappiamo poco o nulla, aveva già reso il mondo un luogo controllato dallo spirito dell’essere umano. Solo nel Neolitico avviene una specie di rivoluzione, l’umanità cambia abitudini, pensiero, vorremmo tentare di sondare la mentalità di questi uomini attraverso l’arte e la letteratura, solo per “amor di ragionamento”.
Gli Anassazi, per esempio, conducevano una vita di quota, ad una certa altezza della montagna: utilizzando scale di corda essi si stabilivano nelle grotte e negli anfratti naturali pedemontani, luoghi per definizione ascosi, in questo modo evitavano sorprese da parte delle fiere notturne e delle intemperie. L’essere umano odierno, l’uomo medio, non sa niente riguardo alla sopravvivenza e non conosce la meteorologia, non sa procacciarsi il cibo in natura, dipende da immense infrastrutture, la paura è la sua costante che tenta di esorcizzare con sarcasmo. Per l’uomo del mondo antico l’angelo e la mala spina coincidono, egli guarda alla natura e ci lascia il messaggio: “le pietre sono le ossa della grande madre”. Oggi noi utilizziamo documenti di ogni tipo per svolgere operazioni importanti, ieri il supporto scrittorio era l’argilla e prima ancora la pietra. Come oggi la persona utilizza carta d’identità e timbro, oppure un lasciapassare, un tempo questi erano semplici icone disegnate su pietra (incise) la cui figura era convenzionale. La cascata, l’albero, la montagna erano luoghi sacri, la valle santa. I frutti paradisiaci.
Ad un dato punto di questa storia di antica varia umanità, una storia, come dicevamo, in cui non accadeva nulla, approssimativamente intorno al trentamila, sopraggiunge una coscienza mai raggiunta prima né eguagliata dopo: l’alfabeto fenicio non è il sistema crittografico più recente o il più antico ma solo uno dei più funzionali, tutto ciò che viene dopo si può paragonare ai geni della crescita, gene che funziona non si cambia. La nostra vita è breve rispetto a quella dei geni, per esempio quelli della crescita dei denti. In questa epoca avviene già una selezione delle piante utili e l’Egitto morfologicamente esiste già, ma la vita tranquilla, regolata dai periodi di caccia e raccolta sarà sconvolta dalle glaciazioni. A questo punto le solfatare sono i luoghi che possono consentire un minimo di vegetazione, specie quella situata in località Castel Trosino immediatamente sopra Ascoli Piceno; nel Mezzogiorno d’Italia la solfatara sovrasta il corso del torrente di una decina di metri, e le acque vi confluiscono evitando l’agghiacciamento, allora l’uomo fece qualcosa di incredibile, si ritirò entro enormi grotte e non utilizzò il fuoco per illuminare. Come fece, non lo sappiamo, ma i geroglifici sacri dei faraoni, che non dovevano essere visti da nessuno, raccontano come i libri sacri la storia, ed in essi si notano uomini che sorreggono una sorta di grande lampadina.
La nostra storia del linguaggio comincia da queste grotte, mettendo a disposizione del pubblico le informazioni raccolte, stiamo seminando...
Ma questo non è uno scritto qualsiasi, queste pagine non sono nè carta nè pixel, sono l’estratto di una mente, lo spirito di un’anima. Cosa sono io, la mente non fa altro che mentire. L’umano è animale, il corpo un involucro, un sacco che racchiude uno spirito della natura. Non la parola è figlia della conoscenza, ma il silenzio e il ragionamento copulano la mia filosofia, la Coscienza è la scienza. Chi potrebbe mai rovinare qualcosa di utile. L’incosciente.
Nel mondo l’antico, già attorno al ventimila, si costruiscono mobili di legno e possiamo immaginare che i nomi di alcuni strumenti fossero da tempo immemorabile codificati. Non i santi ma gli uomini venivano sentiti come santi, si codifica il riso e il pianto come forma di espressione in un mondo che sta cambiando, l’umanità non se ne è accorta ma inizia intorno a questa epoca la “fine dei giorni” escatologica, perché il “nuovo” ha cominciato a farsi sentire: l’architettura ha mostrato le sue prime torri e guglie attorno alle quali si sono svolte le prime battaglie, vicino ai luoghi più fertili e nei luoghi abituali di transito...
Nelle grotte vivevano gli antenati chiamati Cimmeri, il loro re aveva escogitato una tattica diversa da qualunque altro stratega: quando veniva attaccato faceva rintanare tutta la popolazione in una grande caverna, e gli aggressori trovavano la città deserta. Sulla strage dovuta al suicidio collettivo nella fortezza di Masada assediata dal generale romano Da Silva che fonderà “pecunia” sua Urbisaglia, indubbiamente Giuseppe Flavio racconterà delle palle pazzesche, che lui c’era e che si nasconde con altri in un pozzo, questo “pozzo” doveva essere il fondamento della scuola del tempo, forse liricizzato. Il Kainos, il mentitore è cresciuto nella patria della menzogna, Roma. Era la stessa caverna che incontriamo nei racconti magici degli egiziani, cioè a contenuto sacro.
Non a caso Platone parla del mito della caverna, un esperienza collettiva dei nostri progenitori, di più, sembra che il luogo sacro per la religione Ebraica o egiziana o Vichinga sia la stessa.
“Ascoli Piceno essendo racchiusa da un anello termina di essere tra le cose umane”. Essa era un luogo sacro del mondo antico. Nel Talmud sta scritto: “Ha ridotto la Thora ad una serie di anelli” perché tutto deve finire dove è cominciato, nell’anello. L’io e la coscienza sono superficiali, gli ultimi attributi acquisiti dalla nostra natura, possiamo mentire in eterno conflitto tra Apollo e Dionisio, ma la mia personalità tragica non mi consente di cadere nel nulla. Scrivere è un atto poco meno che violento, violenza sublimata. Leggere come dice Borges, è un atto più civile. Il mondo non è nè falso nè vero, è il Nostro mondo. Per Nietzesche l’umanità è un’animale sofferente della malattia delle parole e dei concetti. Difatti molti scritti sono citazioni o fotocopie oppure veicolano argomentazioni leggerissime, quasi sempre prodotti di una investigazione parziale e malcondotta, ricca di superstizione e pregiudizi. Bisogna in tal numero aggiungere gli scritti migliori, antichi di millenni o secoli. L’uomo soffre del troppo, le luci della città e i mille intrattenimenti lo attraggono, non sa nulla delle piante, delle orme, del buio e della luce, e vuole giocare. La sua vita passa nel dovere di un lavoro, che consiste nel produrre componenti. L’ignoranza fa di lui uno schiavo a tempo. Non si deve credere che il teatro sia nato con le città, esso è nato prima, ma come un cinese può andare -una tantum- al teatro delle ombre, non trascorre la sua vita lì dentro, un tale di oggigiorno può passare anni a vedere derby. Il guaio è che non vede le crepe nelle mura di Babilonia, non si accorge che è falsa.
Ascoltami, sono un ragazzo naturale, non fanno per me le bombe e le radiazioni.
La sopravvalutazione del pensiero e della coscienza, dunque un io ente falso, porta l’uomo a scordare la parentela con la natura, le sue ragioni, il corpo, la necessità. Siamo tutti vittime di una superstizione popolare di età immemorabile. La Terra Promessa e il Paradiso sono ancora lì, ma esigono un ritorno al mondo vero.
RITORNO AL MONDO VERO
I Cimmeri attaccavano solo con la nebbia, si dice uscissero da una caverna che porta dentro al cuore della terra, e che adorassero una “Grande madre”, Kubaba, ossia Cibele. Osserva quelle donne della Caria sostenere la volta, dritte, quasi senza fatica: metà della realtà è retta da loro, si riproducono, con fatica soffrono, sopportano, amano e sono riamate, il loro consumarsi è la vita. Il tempo di Caino, il nuovo, arriva sottoforma di macchina per vasaio, aratro, carro, metallo. La navigazione appartiene alle culture più antiche, al mondo antico, quasi immutabile, dei primi esploratori, pionieri. Per l’aborigeno il vestito è lo slip in pelle che si è confezionato, tutti nel mondo antico erano sarti, per questo una massima famosa è: “Un buon sarto taglia poco”, oggi il detto non ha più senso, i vestiti sono usa e getta, ripassati (o rivenduti) ad altri.
Durante la glaciazione il ghiaccio copre gran parte dell’emisfero, non consente vegetazione, il gigante di brina è alto anche 3000 m.
Ai limiti del ghiaccio si formano colline moreniche, ad Ascoli Piceno l’acqua sulfurea si mischia con le acque del fiume (in realtà due fiumi collegati), insieme non permettono al ghiaccio di formarsi, possiamo immaginare che in particolari periodi di recrudescenza del freddo il Piceno fosse addirittura coperto dal ghiaccio dando alla comunità pseudo-stanziale del 30000 a.C. una dimensione sotterranea, è stanziale perché costretta. Solo attorno all’Equatore può crescere la vegetazione, è forse questa l’epoca di un Arabia Felix, e il Sahara era molto frequentato. Nell’isola di Pasqua non ci sono alberi, l’uomo ha impiegato tutto l’utilizzabile ed è rimasto un deserto.
Il termine mercenario è antico, la guardia veniva chiamata anche “scolta”. L’epigrafe più antica che riguarda il termine “mercenario” è etrusca: “MAMERCE ASCLAIE”.
Asclaie sta per “ascolano”, si è presupposto che la scritta si riferisse a qualcuno appartenente alla comunità di Ascoli, ma l’epigrafe etrusca che recita: “Hells Escol” rimette tutto in gioco. Era la preghiera che si recitava passando davanti alle sepolture, in etrusco significa “Colui che è Noto” (vento), e faceva parte della preghiera che continuava dicendo “riposi in pace”, l’ultima parte era sottointesa. Il morto ha bisogno di cibo, e in Egitto come in Italia, si creavano dolciumi dipinti o in scultura, vivande da consumarsi dopo la morte che si “ricaricavano” di potere con la preghiera. In Italia si seguivano le leggende religiose egiziane, l’influenza del faraone arrivava fino alle Alpi. In Toscana gli Etruschi fabbricarono la maggior parte degli antichi scarabei egizi.
In Melanesia ritroviamo gli abitanti ascolani più antichi, erano qui, e ora sono là. Il semidio (leggi antenato) “Askl” ha insegnato l’uso dei “velurd” (dialetto offidano: un fascio di canne lungo che brucia lentamente) per fare la pesca “notturna”, uso mediterraneo denominato “pesca delle lampare”. I Pedasini si raffiguravano con un piede di asino, animale a loro sacro, le loro mogli erano “asine” e loro “asi”.
Nella letteratura per rintracciare lo stesso nome, dobbiamo consultare l’Edda Scandinava di Snorri: gli Asi combatterono contro i Vani (Vanen), “divano” era detto anche il governo turco. Odino è uno degli Asi, Thor ha un martello, è l’uomo più vicino al padre, come Gesù, inoltre l’ascia di creta, il pico (malepeggio) piceno e il martello dell’antenata di Marte-Thor, Rosmarta, è sicuro che siano la medesima faccenda. Nel mondo antico, sacro era il padre, questa sacralità nell’epoca moderna si è trasferita a Dio, e questo la dice lunga perché svaluta l’uomo perfetto tipo Thor e Gesù, vicini al padre, ed anche il resto dei “buoni” che compie gesta sante (tipo curare gratis i bambini) e prosegue sulla retta via non ottiene più nessun rispetto, i frutti della terra, gli oggetti più preziosi non vengono più riconosciuti, la noncuranza e le omissioni regnano incontrastate. Il faraone Tuthomosis III viene attaccato dai popoli del mare, e risale l’Italia fino a Turanus, l’attuale Torino. L’anello di Ascoli Piceno è il tempio dei templi, vi regnava kronos. Il Tempio di Milioni di Anni, voluto dedicare ai 61 antenati da Tutmosis III, contiene nel suo cuore un orologio ad acqua, il Tempio del tempo ad Atene è gemello del Sant’Emidio Rosso a Porta Solestà in Ascoli Piceno, sono queste architetture che procedono dalla piccionaia, in altre parole lo “speco”. Anche il Tempio degli Antenati di Tuthmosis simboleggia la piccionaia, e Crono è l’orologio ad acqua, così ad Atene come ad Ascoli, nei Templi del Tempo. Come si può notare, il linguaggio, le parole, non sono statiche, ma metamorfiche, nascondono più di quanto appare superficialmente. Il tempo, Kronos, ha un rivale nel simbolo chiamato Ouroborus, un serpente che mangia tutti i figli e infine mangia se stesso. Apofi ha per simbolo il cobra, è il glifo “cucullo”, un dagherrotipo la cui ombra assomiglia al berretto frigio, i frigi furono i primi a indossare “brache” simili a calzamaglie, inoltre il pizzo portava il loro nome, synfragianus, erano molto eleganti e progrediti, il berretto frigio è lo stesso delle bandiere francesi. Il tempo, la sua misurazione, era uno dei cardini della religiosità, il calcolo delle festività religiose stagionali oppure astronomiche. La Festa della Bella Valle era voluta dal faraone, in questa festività si faceva adorazione di due barche sacre (probabilmente quelle con cui erano giunti nel Retenu) e che si riferivano ad un’Arca (probabile punto di partenza). Sopra Ascoli si può ammirare il monte Ascensione, che sfoggia una Sfinge. Siamo dentro al culto della Grande Madre, il cui nome è Maa-T (T: pico, ascia, martello) e il cui simbolo è una piuma, quella che verrà contrapposta al tuo cuore (omissivo e noncurante) quando morirai, come la dea Ishtar è buona e cattiva al contempo, lei è la scuotitrice della terra, lava il suo licore, tutte o quasi le divinità maschili sono state femminili, precedentemente, l’amazzonomachia del frontone del Partenone ha probabilmente il ruolo di commemorare una qualche vittoria sulle donne, un tempo guerriere e indipendenti, probabili portatrici del culto della Grande Madre Terra. Le pietre sono le sue ossa. Il culto dei Mani, cioè gli antenati, come abbiamo visto, diviene col tempo il culto di divinità universali, così come accadde in India. Oggi noi diviniamo i santi, in Grecia gli eroi, sono esseri umani, l’universalità non è della mentalità moderna, è il pensiero del mondo antico, preistorico, non ci sono divinità, ma energie, non ci sono demoni, ma spiriti che divengono folli (come l’Orlando Furioso o Aiace nella contesa delle armi di Achille, al quale viene preferito Ulisse), l’angelo è la malaspina che ti può salvare o colui che ti può colpire, nella danza dei coltelli uguali.
La Bibbia è stata usata per sostenere qualsiasi condotta e politica, la gratitudine verso il creato ed il Creatore scemata, l’umanità svalutando si svaluta. Eppure, disse Brecht, è semplice. A Pedaso una sacerdotessa di Militta ordinava che nessuno avesse proprietà, il romano, giustamente obietterà qualcuno, come il greco ha proprietà privata. Eppure anche Roma adorava inizialmente il Picchio (piceno) e il nume Picus, Esculano era la divinità del conio della Moneta e Giunone Moneta ammoniva che Tutto è Uno (Universo, università), assunto che solo Eraclito ha ritenuto doveroso trasmettere: “Non me ma il verbo ascoltando è savio convenire che tutte le cose sono una”, il picus è anche e soprattutto la spina (specie quella che ferisce interiormente), l’ancora e l’arpione, strumenti di un popolo marinaro che diviene sedentario e contadino, così come lascia trasparire la storia sarda. L’arpione viene usato dagli etruschi e l’esercito romano troverà nel metallo ferroso (al posto del bronzo) e nell’arpione l’importante arma che potrà permettergli la quasi invincibilità: l’asta era di legno e l’arpione di ferro, fatto appositamente per non uscire dal corpo o dallo scudo, l’esercito avanzava in tre file, l’ul...