La strada giusta
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La strada giusta

L'equità come pratica

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La strada giusta

L'equità come pratica

About this book

L'equità è un concetto polisemico, allude all'idea dell'uguaglianza e dell'equilibrio che devono regnare nel mondo degli uomini. Questo lavoro prosegue un itinerario di conferenze e laboratori, giunto alla sua quarta edizione, che ha avuto come obiettivo la ricerca dell'ottimizzazione dell'esercizio pratico della giustizia, in particolare di quei criteri che, nei moderni ordinamenti sociali, possano renderla umanamente efficace e orizzonte perseguibile di bene comune.
L'obiettivo primario è quello di evitare, attraverso pratiche concrete di epikéia, e cioè di duttilità, che il summum ius si qualifichi come summa iniuria, così da promuovere un'idea di giustizia sempre più lontana dal mero legalismo, e più vicina alla tutela delle relazioni positive e costruttive, parte attiva di una società dove ognuno si senta valorizzato, incoraggiato e incluso. Lo riteniamo vero antidoto, valido in ogni tempo, per motivare i giovani a dedicarsi con passione, energia ed impegno a coltivare la straordinaria risorsa delle relazioni umane.

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Conferenza

Percorsi di equità nel business

di alessandro reitelli*
20 aprile 2017 LUISS Guido Carli
Buonasera e benvenuti. Lasciatemi innanzitutto ringraziare Monsignor Sangalli e la LUISS per avermi invitato a parlare oggi di un tema oltremodo complesso e delicato perché tocca ognuno di noi nel suo io più profondo. Desidero anche ringraziare l’associazione Athenaeum N.A.E. per l’impegno ormai ventennale sulle tematiche etiche e per aver contribuito all’organizzazione di questi incontri per il quarto anno ormai.
Vorrei introdurre il tema di oggi con questa citazione tratta dal 4° capitolo della Genesi:
Adamo si unì a Eva, sua moglie, la quale concepì e partorì Caino, dicendo: “Ho formato un uomo con il favore del Signore”. Partorì poi anche Abele suo fratello. Abele divenne pastore di greggi e Caino coltivatore del suolo.
Dopo un certo tempo, Caino offrì dei frutti del suolo in sacrificio al Signore; e anche Abele offrì dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. E il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e l’offerta di lui. Perciò Caino ne fu molto irritato e il suo volto fu abbattuto.
Il Signore disse a Caino: “Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Non è forse che se agisci bene puoi tenere alta la testa? Se invece non agisci bene, il peccato sta alla tua porta: esso si sforza di conquistare te, ma sei tu che lo devi dominare!”.
Ma Caino ebbe da dire con suo fratello Abele. E mentre si trovavano nei campi, Caino si scagliò contro suo fratello Abele e lo uccise.
In effetti, quale migliore introduzione al tema dell’equità di questo capitolo della Genesi che ci dimostra quanto esso sia visceralmente legato alla condizione umana?
Tra Adamo ed Eva la Bibbia non cita alcun conflitto. Forse perché il tema non si poneva proprio, dato che erano due esseri diversi e complementari. Ma non appena esistono due esseri simili, paragonabili, ecco che l’istinto umano si manifesta in uno di essi per rimarcare le differenze di status, alcune delle quali vengono interpretate come delle potenziali ingiustizie, come una distribuzione iniqua di privilegi e di riconoscimento. E da lì sorge il desiderio in parte legittimo di ristabilire un equilibrio e, di fronte agli ostacoli, scatta la sofferenza che piano piano si trasforma in collera e desiderio di vendetta.
Il resto lo conosciamo, la giustizia e l’ingiustizia, l’equità – o meglio, l’iniquità reale o percepita – è uno dei principali motori della “commedia umana” raccontata da tanti grandi scrittori e drammaturghi, da Antigone al Mercante di Venezia, al personaggio a voi certamente noto dell’avvocato Azzeccagarbugli del Manzoni che, dapprima, credendo che Renzo sia un bravo, fa sfoggio di tutta la sua esperienza in materia di legge e anche di come aggirarla, finché non capisce l’equivoco e caccia via Renzo senza sentir ragioni. È anche uno dei principali elementi scaturenti dei grandi eventi politici come le rivoluzioni, le dichiarazioni dei diritti dell’uomo, le prime costituzioni e la nascita della democrazia. Ed è anche uno dei temi favoriti degli economisti, da Aristotele a Thomas Piketty1.
Non solo, ma alle opinioni sul tema da parte dei grandi filosofi, storici, economisti e scrittori, ognuno di noi aggiunge la propria, dato che ognuno di noi ha la propria opinione e la propria sensibilità in materia di equità o iniquità delle situazioni che viviamo e osserviamo ogni giorno.
Prima di trattare dell’equità nel business (business inteso come un’organizzazione il cui scopo è fornire beni o servizi per realizzare un profitto), mi sembra propedeutico proporvi un personale excursus sull’equità nella teoria economica, per puntualizzare alcuni concetti che ci torneranno utili per posizionare la nostra riflessione in seguito.
In effetti, quando parliamo di equità, cosa intendiamo? Che differenza c’è fra la giustizia e l’equità? E fra l’equità e l’eguaglianza? Come possiamo definire l’equità in modo univoco dal momento che parliamo di un carattere etico prettamente soggettivo? Cosa dire del trade-off fra equità ed efficienza? Quanto costa l’equità?
1. l’equità nella teoria economica
È comunemente accettato che la teoria economica nasce nel IV secolo a.C. con Aristotele e i suoi tre libri sull’Economico, dove nomòs vuol dire regola/legge e oikò vuol dire casa/nucleo familiare. Ora, sembra improbabile che in una casa o in un focolare non si ponga il tema dell’equità o che un nucleo familiare possa esistere e mantenersi in un contesto privo di equità. L’equità, come virtù etica che si acquisisce attraverso la pratica (learning by doing diremmo oggi), sembra proprio corrispondere alla definizione di virtù che Aristotele illustra nella sua Etica Nicomachea. In generale, riprendendo il titolo di John Rawls, “Giustizia come equità”2, dovremmo normalmente ritenere che essa sia sempre stata oggetto di studio da parte degli economisti nel corso dei secoli. Eppur così non è perché, almeno negli ultimi due secoli, economia ed etica sembrano aver percorso delle rette parallele.
Economia ed etica: due universi paralleli?
Recentemente, ho visionato le tre conferenze del professor Jeffrey Sachs3 alla London School of Economics dal titolo “Economics and the Cultivation of Virtue”. Nella prima, Sachs ci spiega proprio che gli economisti da secoli non ricevono nessuna formazione in ambito etico, per principio, come retaggio del pensiero britannico, come si evince dalla definizione di Lionel Robbins, che lo rese famoso in ambito economico: “L’economia è la scienza che studia la condotta umana nel momento in cui, data una graduatoria di obiettivi, si devono operare delle scelte su mezzi scarsi applicabili ad usi alternativi.”4
Come vedete, la definizione pone l’accento sullo studio del comportamento umano nelle scelte di allocazione delle risorse ma non dice nulla riguardo agli obiettivi, quel che Aristotele chiamava telos. Il problema è proprio lì. Lionel Robbins afferma inoltre che l’economia si occupa dei fatti verificabili mentre l’etica si occupa di valutazioni e di obblighi5 e che le due cose si pongono su piani diversi e inconciliabili: l’economia non si può pronunciare sulla validità dei giudizi di valore. Questa affermazione può sembrare assurda, sarebbe come se un medico dicesse “studio e pratico la medicina ma non ho né un obiettivo preciso (in questo caso il miglioramento dello stato di salute dei miei pazienti) né mi interessa valutare quali effetti e quali risultati delle mie terapie siano migliori per i miei pazienti”. Eppure gli economisti, secondo Sachs, continuano a sviluppare e implementare le loro teorie dal 1800 in poi secondo questo paradigma. Le valutazioni morali, etiche, non sono prese in considerazione dalla teoria economica, sebbene in pratica il pensiero morale sia per così dire la “scienza del benessere umano” nel senso aristotelico del termine. Allora, stiamo dicendo che l’economia non si interessa del benessere umano? Ebbene, in gran parte è così, altrimenti, secondo Sachs:
- Perché ogni anno 6 milioni di bambini sotto i 5 anni muoiono di povertà quando basterebbe lo 0,1% del reddito dei soli paesi OCSE per salvarli?
- Perché i cambiamenti climatici minacciano la sopravvivenza e il benessere di centinaia di milioni di persone, oggi e in futuro, quando basterebbe un investimento di circa l’1% del PIL mondiale (che è di circa 125 trilioni di dollari) ogni anno fino al 2050 per scongiurare il peggio?
- Perché dal 1960 ad oggi il reddito pro-capite negli USA si è quasi triplicato mentre gli americani dichiarano un livello di contentezza inferiore rispetto al passato?
La risposta, sempre secondo Sachs, è semplice: l’economia e l’etica hanno divorziato. L’economia comportamentale sta cambiando un pochino le cose (ne abbiamo parlato l’anno scorso riguardo alle ricerche sull’onestà) ma molto lievemente.
Eppure, il pensiero morale risale alla notte dei tempi, ed è spesso sintetizzato nella regola aurea, che sottintende due principi: la reciprocità e la giustizia. La reciprocità implica l’onestà, la condivisione di un’incombenza, di uno sforzo, e l’equità. La giustizia, in questo ambito, mira alla diffusione del bene e del benessere nella società (giustizia sociale o giustizia distributiva, come dice Rawls). Se volessimo trasporre questo concetto nella teoria economica, potremmo citare il famoso “dilemma del prigioniero”, dove la strategia migliore è basata sull’onestà e sulla cooperazione, anche se purtroppo la strategia dominante è pur sempre quella inversa, dove uno dei due prigionieri tradisce l’altro6.
Vediamo che la regola aurea trasposta in economia dovrebbe condurci a cooperare al fine di massimizzare il benessere della società, come per esempio nel caso della previdenza sociale, che è uno degli strumenti principali di redistribuzione del reddito. Ma questo sistema non è il frutto della libera scelta dei cittadini, bensì di un sistema coercitivo che è stato imposto dallo Stato altrimenti nessuno avrebbe cooperato spontaneamente così ampiamente.
In effetti, gli studi comportamentali7 hanno dimostrato che, nel caso di dilemmi sociali, l’essere umano sviluppa comportamenti altruistici e svilup...

Table of contents

  1. La strada giusta
  2. Indice
  3. Prefazione
  4. Introduzione ai Seminari. L’idea della giustizia: definizione di un valore
  5. Conferenza. Criteri etici per una pratica della giustizia
  6. Conferenza. Equità e accoglienza: nuova sfida per l’Europa
  7. Laboratorio propedeutico. Equità nella giustizia penale
  8. Conferenza. Equità nella giustizia penale
  9. Laboratorio propedeutico. Risoluzione Alternativa delle controversie (negoziazione e mediazione)
  10. Conferenza. Equità nella giustizia civile
  11. Laboratorio propedeutico. Percorsi di equità nel business
  12. Conferenza. Percorsi di equità nel business
  13. Laboratorio propedeutico. Sostenibilità come giustizia applicata
  14. Conferenza. Sostenibilità come giustizia applicata
  15. Conferenza. La separazione tra Stato e Chiesa negli Stati Uniti: implicazioni sul pluralismo e le relazioni inter-religiose
  16. A conclusione di un cammino. Tracciando percorsi di equità