Ecclesiologia Dal Vaticano II
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Ecclesiologia Dal Vaticano II

Studi in onore di Cettina Militello

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Ecclesiologia Dal Vaticano II

Studi in onore di Cettina Militello

About this book

L'opera fa il punto sull'ecclesiologiacontemporanea a partire dalle istanzeconciliari, scegliendo come prospettiva diosservazione privilegiata il lavoro diriflessione sviluppato da Cettina Militello.
Analizzando le diverse articolazioniecclesiologiche, presenti nella produzione dellaMilitello, l'opera si propone l'obiettivo di offrireragioni teologiche e metodologiche per lastrutturazione di un trattato di ecclesiologia dalVaticano II, proprio nel pieno 50° anniversariodalla firma delle maggiori CostituzioniConciliari.
Con il contributo di: Calogero Caltagirone; Gianluigi Pasquale; Filippo Santi Cucinotta; Giovanni Tangorra; Rosario La Delfa; Mariano Crociata; Gianfranco Calabrese; Vito Impellizzeri; Mary Melone; Gianluigi Pasquale; Marida Nicolaci; Silvano Maggiani; Bruno Secondin; Domenico Mogavero; Calogeri Peri; Salvatore Barbagallo, Piero Marini; Gianluca Montaldi, Clara Aiosa, Rino Fisichella; Lorenzo Chiarinelli, Maria Clara Lucchetti Bingemer, Ina Siviglia, Paolo Ricca, Dario Vitali, Cristina Simonelli; James F. Puglisi; Massimo Naro; Carmelo Dotolo; Giovanni Silvestri; Maria Cristina Carnicella; Luigino Bruni; Francesco Totaro; Raniero La Valle; Giorgio Campanini; Daria Pezzoli Olgiati; Antonio Sciortino; Valeria Ferrari Schiefer e Markus Schiefer Ferrari; Edoardo Lopez-Tello Garcia, Juan Javier Flores Arcas; Philip Goyret; Enrico dal Covolo; Carmelina Chiara Canta; Marcella Farina, Alessandro Andreini; Fabrizio Bosin; Andrea Milano; Crispino Valenziano; Cettina Militello; Cataldo Naro;

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Information

«Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, La gloria del Signore brilla sopra di te» (Is 50,1). Riflessioni non inattuali sul mistero della Chiesa

GIANLUCA MONTALDI


Esordio

«Dobbiamo cercare […] di collocarci il più possibile all’esterno dello stesso nostro modo di essere attuale, perché è solo in una visione dall’esterno che potremo renderci conto delle eventuali – anche grandi – mutazioni da dover introdurre; viceversa, dal piccolo spazio interno al sistema, possiamo modificare singoli punti di attrito e provvedere alla normale manutenzione dell’organismo esistente, ma forse non ci riuscirebbe mai di immaginare una dimensione nuova per l’organismo medesimo». [1]
Si esprimeva con queste parole Giacomo Lercaro nel messaggio, per alcuni versi profetico, inviato al simposio degli artisti tenuto a Colonia nel 1968: La Chiesa nella città di domani. Vi delineava l’invito a superare il pericolo che nelle città coeve, alienate e parcellizzate, la Chiesa paradossalmente non aiutasse la comunione, ma fosse un ulteriore ingranaggio del sistema che se gna «chi è ‘dei nostri’ e chi no» [2] e chiedeva di «credere, e crederlo forte mente, che ciò che deve nascere è una comunità umana in cui i termini società religiosa e civile non significheranno se non una realtà del passato: una comunità umana in cui il mistero del Signore si incarna negli uomini e nel loro essere insieme, in cui la Chiesa si perde, lievito nascosto, ma non per questo meno potente ed efficace». [3] Anche in tale prospettiva, quindi, vi è un mistero che nel segno ecclesiale avviene come salvezza e come grazia. [4] Il tentativo di queste pagine è di dare contenuto riflesso proprio a tale legame: si con stata che il ‘mistero’ ha fatto la propria comparsa nel linguaggio ecclesiologico dei più alti livelli magisteriali nel passaggio tra la prima e la seconda assise vaticana, si analizzano alcuni livelli di elaborazione e se ne offre qualche riflessione critica.


La parabola del mistero in ecclesiologia

Ángel Antón, in un lungo e ancora attuale articolo, presentato come relazione alla settimana teologica di Gazzada nel 1970, ha voluto delineare lo sviluppo della dottrina ecclesiologica tra gli ultimi due concili. [5] Volendo sintetizzare la sua presentazione, tale passaggio ha come punto di partenza una ecclesiologia estrinsecista e apologetica, quella che secondo lui ha prevalso al concilio Vaticano I, e come stella guida una ecclesiologia più pro priamente teologica e dogmatica, prevalente al Vaticano II e, in modo particolare, sviluppata nel primo capitolo della costituzione dogmatica sulla chiesa, titolato: Il mistero della Chiesa. Difatti, se nella prima si presenta la Chiesa come societas perfecta inequalis , nella seconda il modello ermeneutico è costituito dal mistero/sacramento della Chiesa. [6]
Si tratta di una scelta voluta, operata dai padri della prima assise per il particolare contesto culturale e sociale di fine Ottocento, in particolare in opposizione agli estremismi di movimenti affini al gallicanesimo ed espressamente coerente nel sottolineare la particolare funzione e il singolare carattere della Sede romana. [7] In tale linea, si può leggere il previo rifiuto del primo capi tolo nello schema de Ecclesia; infatti, era stato proposto ai padri un testo che recava come titolo: La Chiesa è il corpo mistico di Cristo; esso venne in quell’e poca considerato poco opportuno. [8] Eppure tale figura teologica applicata anche alla Chiesa avrebbe avuto non solo evidenti precedenti biblici e patristici, ma era stata recentemente rinvigorita dagli studi di Johann Adam Möhler, John Henry Newmann e Friedrich Pilgram, ripresi anche a livello della teologia romana da Carlo Passaglia, Clemens Schrader e Johannes Baptiste Franzelin. [9]
L’ecclesiologia successiva al concilio Vaticano I ha tentato di riconciliare le sue due anime, segnatamente quella apologetico-giuridica e quella dogmatico-sacramentale, ottenendo un suo particolare risultato nella pubblicazione dell’encliclica Mystici Corporis. Tuttavia, anche se ormai nel «secolo della Chiesa» (Friedrich Karl Otto Dibelius), che si stava «risvegliando nelle anime» (Romano Guardini), la sintesi riuscì a pochi. Operarono in tale direzione, comunque, la nuova sensibilità sociale e comunitaria, l’approfondimento della teologia del laicato, il rinnovamento liturgico e degli studi bi blici, il movimento ecumenico e quello liturgico: [10] in parallelo con i movimenti preparatori del concilio Vaticano II. [11]
Fu proprio la faticosa redazione dei testi all’ultimo concilio a permettere una più o meno condivisa svolta nel metodo e nel linguaggio, anche in riferimento alla Chiesa. [12] A testimonianza di ciò si può fare qui riferimento a due semplici fatti. Prima di tutto , il concilio ha operato una scelta in direzione opposta a quella fatta a fine del 1800: in qualche modo viene riabilitata la proposta a suo tempo introdotta da Schrader di mettere come punto di partenza il mistero stesso della Chiesa, come di fatto avviene nella costituzione dogmatica Lumen Gentium. In secondo luogo, però, tale attenzione viene inserita come anima della vita della Chiesa in tutte le sue specificazioni, tanto che essa serve da fermento per l’elaborazione di un concetto ‘aperto’ di Chiesa; mi pare che solo in tale prospettiva si riesca a comprendere l’ulteriore elaborazione conciliare, per esempio Gaudium et Spes, non come un debole corollario al trattato dogmatico, ma come visione adeguata della comunità credente che cammina nella storia. [13]
Senza entrare in una più profonda analisi, la scelta di mettere il primo capitolo sotto il segno del ‘mistero’ sulla spinta di numerose richieste da parte dell’aula conciliare viene così esplicitata dalla relazione ufficiale: «La voce ‘mistero’ non indica semplicemente qualcosa di inconoscibile o astruso, ma – come oggi riconoscono in molti – designa la realtà divina salvifica e trascendente, che si rivela e manifesta in un qualche modo visibile. Per questo il vocabolo, che è certamente biblico, è parecchio adatto a descrivere la Chiesa». [14]
Queste poche righe riflettono la decisione di optare per una terminologia particolare, indicandone nello stesso tempo almeno tre aspetti. [15] Prima di tutto, la significatività della Chiesa viene ricollegata alla realtà divina e non primariamente alla sua coerenza giuridica; in secondo luogo, tale terminologia viene ad essere compresa nella dialettica tra visibile e invisibile; [16] in tal modo, l’esperienza ecclesiale viene inserita nella più ampia economia della rivelazione, nella quale tale dialettica assume consistenza teologica e i primi due aspetti sono narrati nel linguaggio umano e che, quindi, ne di viene il luogo teologico di interpretazione: il rimando a Dei Verbum nell’interpretazione delle costituzioni ecclesiologiche non dovrebbe rimanere puramente verbale.


I significati intesi

Fin qui, abbiamo constatato un fatto: lo spostamento terminologico, avvenuto nella prima metà e completato nella seconda metà del ’900, verso un particolare modo di descrivere la Chiesa. Il secondo fatto da prendere in considerazione riguarda ora la molteplicità delle narrazioni linguistiche che tale scelta ha comportato. In un suo contributo del 2005, redatto in occasione del 40° anniversario della costituzione Lumen Gentium, Giacomo Canobbio sottolineava che «se è indiscutibile la recezione di una comprensione sacramentale della Chiesa, non si può dire la stessa cosa per quanto riguarda il contenuto della sacramentalità della Chiesa». Con riferimento ai modelli proposti da Avery Dulles, poneva quindi l’utilizzo del modello sacramentale ad un livello pari a quello di altri, resi necessari a partire dal «fatto che la Chiesa è mistero». [17] Ovviamente, non mi pare che ciò possa essere in teso rimandando all’astrusità del fenomeno in sé; mi pare piuttosto un riconoscimento del pluralismo metodologico richiesto dall’eccedenza che la teologia riconosce alla comunione ecclesiale. Volendo quindi fare una presenta zione sintetica di quanto può essere inteso da questo tipo di linguaggio, possiamo dire che parlare di mistero della Chiesa o nella Chiesa significa fare riferimento ad almeno cinque livelli tra loro differenziati. [18]

Il mistero a livello ontologico-sacramentale. L’opzione più ovvia della formula rimanda ad un mistero che contraddistingue la Chiesa rispetto alla storia universale e consiste sostanzialmente nella descrizione della mediazione sacramentale operata dalla Chiesa. Non ci si riferisce tanto al fatto che, dal punto di vista della storia delle religioni, i sacramenti cristiani possano più o meno essere in continuità con i misteri delle religioni ellenistiche; questo tipo di studio ha, infatti, un carattere generalmente introduttivo. Piuttosto si indica la modulazione sacramentale con la quale Dio si rivela (cfr. DV 2) e il corpo di Cristo viene ad esprimere la propria consistenza storica. In altre parole, si fa qui prima di tutto riferimento al mistero di Dio in quanto viene reso esperibile nella mediazione divino-umana della Chiesa per l’azione personale dello Spirito. [19]

Il mistero a livello rappresentativo-sociologico . Un secondo livello riguarda la mediazione che avviene nel modo della rappresentazione sociologica della Chiesa. Probabilmente non è strano che i media spesso identifichino o portino ad identificare quello che la Chiesa pensa con quello che di fatto il papa, un cardinale, un vescovo o un consacrato dice. Tali figure, infatti, già all’interno della teologia vengono descritte come rappresentanti di una certa personalità corporativa in ragione di una particolare funzione da loro svolta; di questo dà conto la teologia dei ministeri e non occorre che ora ne riprendiamo le linee. Quello che si vuole sottolineare è invece che in questo caso il riferimento al mistero della Chiesa consiste più nel rimando alla globalità della socialità ecclesiale (cfr. DV 10) che non al mistero di Dio operante nella...

Table of contents

  1. Copertina
  2. ECCLESIOLOGIA DAL VATICANO II
  3. Indice dei contenuti
  4. Introduzione
  5. PARTE PRIMA
  6. Livelli e articolazioni semantiche del «dire» la Chiesa
  7. «Dire» la Chiesa con metafore
  8. Il «dire» la Chiesa con modelli
  9. I luoghi ecclesiogenetici del «dirsi» e del «farsi» della Chiesa
  10. La patria e il grembo trinitario dell’essere Chiesa
  11. Nello spazio e nel tempo. La concrezione ecclesiale in Cristo, universale concreto
  12. Lo Spirito co-istituente la Chiesa
  13. La Chiesa nel «frattempo»: escatologia e Chiesa
  14. Il Vangelo e la Chiesa. Alcune implicazioni ecclesiologiche della ricerca storico-esegetica contemporanea sulle prime comunità cristiane
  15. Ecclesiologia e liturgia
  16. Ecclesiologia e spiritualità. Tracce, percorsi, prospettive
  17. Ecclesiologia e diritto
  18. PARTE SECONDA
  19. Il soggetto dalla solitudine alla comunione. La soggettualità liturgica fondamento dell’uomo come «io» e come «noi»
  20. Celebrare con i soggetti la soggettualità della Chiesa
  21. Modelli e concrezioni del celebrare nella Chiesa
  22. «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, La gloria del Signore brilla sopra di te» (Is 50,1). Riflessioni non inattuali sul mistero della Chiesa
  23. La Chiesa sposa soggetto di relazione tra le relazioni di soggetti in relazione
  24. La Chiesa comunione dei santi e delle sante. Una prospettiva inclusiva
  25. La Chiesa soggetto di evangelizzazione
  26. PARTE TERZA
  27. Nel segno dello Spirito. Ragioni e forme di soggettualità ecclesiale
  28. Soggettività maschili e femminili. Riflettere sulla differenza nella Chiesa post-conciliare
  29. Soggettualità carismatiche e ministeriali
  30. La Chiesa, le Chiese, il papato
  31. Il sensus fidei voce della tradizione
  32. Esercizio sinodale delle soggettualità ecclesiali. La lezione del III secolo, tra consuetudine e crisi
  33. PARTE QUARTA
  34. Chiesa e dialogo ecumenico
  35. Portarsi dentro l’altro. Annotazioni epistemologiche per una teologia del dialogo interreligioso
  36. Chiesa e mondo. Per una ecclesiologia della relazione
  37. Chiesa e culture. Un nuovo modello relazionale
  38. Chiesa e comunicazione
  39. Chiesa, economia e gli spiriti del capitalismo. Breve guida al loro discernimento
  40. Chiesa e lavoro. Il lavoro nell’insegnamento sociale della Chiesa e i compiti attuali
  41. Quale Chiesa per quale politica dopo il concilio Vaticano II
  42. PARTE QUINTA
  43. Ecclesia semper reformanda? I fedeli laici nella Chiesa
  44. Chiesa e cultura nel mondo contemporaneo. Riflessioni sulla religione nello spazio pubblico
  45. La pubblica opinione nella Chiesa Alla luce della categoria conciliare di “popolo di Dio”
  46. La Chiesa – il corpo infranto. Un dialogo tra teologia, dis/ability studies e infermieristica partendo da 1Cor 11,27-34*
  47. PARTE SESTA
  48. Soggetti oranti e kérigma nella liturgia delle ore
  49. La Chiesa soggetto dell’azione liturgica
  50. Chiesa e santità nella Lumen gentium
  51. Laico, laicato e laicità alle origini della Chiesa (secc. I-III)
  52. Chiesa e società. Il caso della laicità in Italia
  53. «I poveri li avete sempre con voi, non sempre avete me» (Gv 12,8). La logica evangelica nella grammatica della storia
  54. La soglia della parola. Lorenzo Milani
  55. «Mater Ecclesiae»: un titolo mariano? Le diverse letture alla luce dei diari privati di alcuni Padri e periti conciliari e in alcune cronache sul Vaticano II
  56. Quattro papi a Pompei. Saggio di comprensione storica
  57. CONCLUSIONE
  58. Variazioni narrative su La Chiesa “il Corpo Crismato”. Trattato di ecclesiologia
  59. La «ratio studiorum» della Facoltà Teologica di Sicilia L’ecclesiologia come chiave ermeneutica
  60. Facoltà Teologica di Sicilia
  61. Concetta Maria (Cettina) Militello
  62. A mo’ di commiato…mi racconto