Semplificazione e funzioni condivise per la gestione delle cooperative della pesca
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Semplificazione e funzioni condivise per la gestione delle cooperative della pesca

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Semplificazione e funzioni condivise per la gestione delle cooperative della pesca

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Il volume, realizzato dalla UN.I.COOP. in collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali nell'ambito del Programma nazionale triennale della pesca 2012, affronta il tema dell'efficiente organizzazione aziendale quale strumento per avviare un processo di rafforzamento e ristrutturazione delle cooperative della pesca. Lo studio dedica ampio spazio alle recenti misure di semplificazione del settore ittico e alla difficoltà di conciliare l'alleggerimento del peso burocratico per le imprese con le esigenze di controllo e rispetto della legalità. L'ultima parte della ricerca è finalizzata a individuare un possibile percorso per le cooperative della pesca verso l'adozione di talune strutture e moduli di funzioni condivise che, senza privare le imprese della loro autonomia giuridica, siano utili a sviluppare al loro interno nuove competenze, favorendone un recupero di competitività in un quadro di sviluppo sostenibile.

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Information

Capitolo I
La semplificazione nella gestione dell’impresa cooperativa
Ottavio Caleo
1. Il quadro di riferimento
Il settore ittico è al centro di una fase emergenziale che si trascina da diversi anni.
I dati recenti parlano sempre più spesso di produttività e occupazione in drammatico calo, con i costi di produzione che continuano a lievitare, mentre i consumi diminuiscono e il ridotto potere d’acquisto delle famiglie sui mercati penalizza la qualità delle produzioni nazionali.
I dati sulla crisi filiera ittica risultano sempre più allarmanti, sia sotto il profilo delle condizioni socioeconomiche di lavoro che dell’impatto sull’occupazione(1).
La crisi riguarda sia la produttività (crollo verticale delle catture (-48,84%), del personale imbarcato (-38,26%), della flotta (-28,1%) e dei ricavi (-31%) che il progressivo aumento dei costi di produzione, in particolare quello del gasolio a fronte di una stabilità dei prezzi di vendita che perdura da oltre un decennio.
Le attuali dimensioni del settore parlano di 13.500 pescherecci, 100.000 addetti complessivi, 387.000 tonnellate di produzione, per un valore di 1,5 miliardi di euro, contro un disavanzo di 3,5 miliardi l’anno sulla bilancia commerciale.
E le prospettive sono di un sempre più ampio depauperamento delle risorse ambientali per la presenza di stock ittici in sofferenza, l’inquinamento delle acque, il forte impatto del traffico marittimo e delle attività estrattive in mare.
Senza considerare il problema fondamentale della pesca in Italia costituito dal caro gasolio, imputabile all’introduzione dell’Iva al 10% sul gasolio dei pescherecci e alla crescita del prezzo del gasolio per i pescatori dai 30 agli 80 centesimi al litro solo nell’ultimo anno.
Un ulteriore fattore di crisi della pesca italiana è poi il c.d. credit crunch, la stretta creditizia da parte delle banche, negli affidamenti alle imprese del settore o di contro, ove possibile, ha elevato le garanzie reali e personali richieste, limitando, così, gli investimenti nella pesca e nell’acquacoltura e togliendo la liquidità necessaria alle stesse operazioni di ordinaria gestione commerciale.
A dispetto di tale situazione, si registra la drastica riduzione degli stanziamenti nazionali destinati alla programmazione di settore che, secondo la logica dei c.d. tagli lineari, dal 2000 al 2010, hanno subito una decurtazione pari al 77%, passando da 27 milioni a circa 6 milioni di euro: si spiega anche così come il settore ittico, negli ultimi 10 anni, abbia perso 17.000 posti di lavoro diretti, con una riduzione del 30% della flotta e dei ricavi d’impresa.
A ciò si aggiunga lo scarso potere contrattuale nei confronti degli intermediari commerciali; la frammentazione dei punti di sbarco; la debolezza strutturale dei porti privi di servizi e di assistenza che hanno penalizzato l’occupazione, disincentivato gli esigui investimenti, e ulteriormente indebolito l’economia ittica, fino a richiederne una profonda e seria ristrutturazione e riconversione.
La situazione di emergenza e di crisi del settore ittico è imputabile, non solo alle ricadute generali della pesante manovra economica adottata dal governo, ma anche all’assenza di una strategia politica specifica per il comparto produttivo.
Di qui l’impegno delle associazioni di categoria per la richiesta di una nuova politica in grado di garantire la crescita dei redditi e dei livelli occupazionali delle imprese e di avviare, contestualmente, un processo di rafforzamento e ristrutturazione in un quadro di sviluppo sostenibile.
Tra i temi al centro del confronto la riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali, i dossier ancora aperti in sede comunitaria come la riforma della Pcp e il nuovo fondo europeo per il settore nonché una serie di altre “emergenze” che stanno fiaccando le marinerie.
Al Governo e al Parlamento, le Associazioni della Pesca dell’Alleanza delle Cooperative Italiane chiedono, innanzitutto, la convocazione di una conferenza nazionale della pesca, quale strumento per avviare un urgente confronto su obiettivi, strumenti e dotazioni del prossimo Programma triennale, in cui far decollare, con il sostegno di adeguata copertura, un organico Piano per lo sviluppo della filiera ittica nazionale.
La Conferenza nazionale della pesca viene vista come un’occasione per impostare azioni di respiro strategico, attraverso un confronto con la categoria e le rappresentanze utile a gettare le basi del prossimo Programma triennale 2013/2015 che dovrà mettere al centro dell’attenzione lo sviluppo dell’imprenditoria nella filiera ittica.
Si chiede, pertanto, di varare, nell’ambito del Programma triennale, un Programma straordinario e emergenziale, volto a favorire tutti quegli obiettivi intermedi che mirano all’accesso al credito agevolato e al capitale di rischio, nonché al recupero della redditività attraverso il sostegno all’innovazione, alla competitività e all’efficienza aziendale, alla integrazione della filiera, alla concentrazione dell’offerta, alle ristrutturazioni e fusioni aziendali, a interventi per la ricerca e lo sviluppo tecnologico.
A sostegno del credito e della multifunzionalità d’impresa si chiede l’immediato via libera alle convenzioni tra Pubblica Amministrazione e Associazioni, con l’attribuzione di chiare e precise deleghe e competenze all’Associazionismo mentre risultano parimenti urgenti non solo il completamento della delega al governo per ampliare gli strumenti di supporto al settore, (programmazione negoziata, patrimonializzazione diretta dei Confidi, rete nazionale della ricerca, contratti di filiera), ma anche il varo del Programma assicurativo nazionale per le calamità naturali, al palo dal 2004.
Nell’immediato, le Associazioni chiedono certezza di attuazione per il fermo pesca 2012 che, considerata la crisi, dovrà essere adeguatamente retribuito per armatori ed equipaggi.
Al centro dell’attenzione, insieme alla richiesta di ulteriori misure di semplificazione, anche l’esigenza di metter mano a una complessiva riforma degli assetti fiscali, con l’introduzione di una tassazione forfettaria, quale la tonnage tax, e previdenziali, attraverso una urgente riforma della l. n. 250/1958.
Si punta anche alla stabilizzazione degli ammortizzatori sociali, con l’istituzione della cassa integrazione ordinaria e all’estensione delle tutele sociali della professione riconoscendo la pesca quale attività usurante.
Le problematiche sopra descritte favoriscono spesso, nel mondo associativo, la richiesta alle istituzioni di creare nuove condizioni di governo e rilancio del settore, rinnovando gli strumenti a supporto delle imprese per il recupero della redditività e della competitività tramite salvataggi aziendali, prestiti partecipativi, tutoraggi di start up, misure di sostegno all’innovazione e all’efficienza aziendale.
Ai menzionati fattori di debolezza strutturale che contraddistinguono il comparto da diversi anni, quali bassi livelli di investimenti in nuove tecnologie e know-how, si aggiungono, tuttavia, in maniera decisiva, fattori di ordine organizzativo e gestionale, quali le rido...

Table of contents

  1. Introduzione
  2. Capitolo I La semplificazione nella gestione dell’impresa cooperativa
  3. Capitolo II La semplificazione dell’attività d’impresa nel settore della pesca
  4. Capitolo III Una spinta verso l’aggregazione: forme e modi
  5. Capitolo IV Le cooperative ittiche: superare la crisi attraverso la creazione di funzioni condivise per la semplificazione della gestione d’impresa, il Centro Multiservizi
  6. Bibliografia essenziale