Challenging Centralism: Decentramento e autonomie nel pensiero politico europeo
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About this book

Questo volume, frutto di una Ricerca di Interesse Nazionale (PRIN 2007), presenta una panoramica sulla elaborazione teorico-politica come sfida al centralismo, a partire dal tardo Medio Evo e l'Età moderna, fino al XX secolo.
Rispetto alla visione 'verticale' della politica europea che, da Machiavelli a Mosca, privilegerebbe la natura gerarchica dei rapporti di potere, i saggi qui raccolti si presentano come tanti brevi capitoli di una storia del 'paradigma orizzontale' nel pensiero politico europeo. Essi mostrano la ricchezza e le persistenze di una tradizione, e delle mille esperienze e teorizzazioni, che di fatto hanno proposto forme di decentramento e di associazione spesso coesistenti con il centralismo, come nel caso delle autonomie interne al sistema dei grandi stati nazionali. Lea Campos Boralevi, Ordinario di Storia delle Dottrine Politiche nell'Università di Firenze, ha studiato il pensiero di Bentham, l'utilitarismo e le teorie sociali della proprietà. Più recentemente ha presentato il tema dell'antico Israele come modello nel pensiero politico (Politeia biblica, con D. Quaglioni, 2003) e approfondito i rapporti fra spazio e politica (Viaggio e politica, con S. Lagi, 2009).

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Pater legiferus. Diritto e autonomia nel pensiero di Francesco d’Assisi – Christian Zendri
In una nicchia posta sulla facciata della grande basilica di Santa Maria degli Angeli alla Porziuncola, alle pendici del monte Subasio, su cui sorge Assisi, è posta una statua di san Francesco, ai cui piedi si legge un’epigrafe che recita: «Pater legiferus», Padre legislatore.
Il testo dell’epigrafe rimanda senza dubbio all’attività di Francesco d’Assisi in quanto autore della Regola dei Minori, e quindi legislatore della Fraternità minoritica, o altrimenti, potremmo dire con un linguaggio più consono al modo medievale di intendere il diritto, legislatore di ius proprium. In questo senso, senza dubbio san Francesco è legislatore e si colloca (suo malgrado, a dire il vero1) alle origini di una fiorente tradizione interpretativa che ha al suo centro la Regola minoritica e che conta, nel suo seno, alcuni fra i più importanti giuristi già a partire dalla prima metà del secolo XIII, ivi compresi taluni Pontefici2.
D’altro canto, il carattere del tutto speciale del carisma francescano, e la sua nuova insistenza sulla questione della povertà, ha sollecitato molto per tempo una serie di complesse riflessioni intorno al problema del dominium, della proprietà, da parte dei giuristi dell’età intermedia3, come anche di filosofi e storici del diritto4.
Nello stesso tempo, storici di diversa formazione hanno tentato di offrire un’interpretazione complessiva ed equilibrata della vita e del pensiero di Francesco, compresi i suoi rapporti con la dimensione giuridica5.
Tuttavia, da quest’ultimo punto di vista, tali tentativi non hanno portato a conclusioni del tutto soddisfacenti.
Da un lato, la storiografia giuridica si è occupata non tanto di Francesco, quanto del Francescanesimo, nello sforzo di comprendere il significato che la rivoluzione francescana6 ha avuto per l’evoluzione del diritto, con un riguardo quasi esclusivo alla questione della povertà7.
Dall’altro lato, la storiografia più generalmente medievistica, suo malgrado occorre dire, ha lasciato in sostanza da parte i problemi storico-giuridici, abbandonandoli alla storiografia giuridica, senza tentarne un approfondimento8. La storiografia modernistica, poi, anche recentemente, si è occupata di temi francescani dal punto di vista prevalente del Francescanesimo, senza andare oltre, in sostanza, un rinvio tralatizio ai contributi storico-giuridici poc’anzi ricordati9.
Infine, nessun serio tentativo è stato fatto dagli storici, giuristi e non giuristi, per comprendere la consapevolezza che del diritto aveva Francesco d’Assisi in persona10, limitandosi in generale ad affermare una sua sostanziale estraneità, e anzi avversione al diritto e alle sue tecniche ermeneutiche11.
Questo studio vorrebbe essere un primo tentativo per colmare questa lacuna, restituendo, si spera, un’immagine del Poverello che includa anche una certa sensibilità per i problemi giuridici, che per certi versi pare sorprendente.
Una simile indagine, però, anche se solo agli inizi, non può esimersi dal fare i conti, una volta ancora, con la questione francescana, che è, anzitutto, questione di fonti12. Trattandosi di uno studio dedicato esclusivamente, lo si tenga presente, a san Francesco stesso, assume una particolare importanza il problema dell’autenticità delle fonti, nel senso evidentemente della loro riferibilità – quanto a tenore letterale e, se del caso, contenuti – a Francesco stesso.
Occorre quindi, preliminarmente, distinguere fra i testi attribuibili con certezza al Poverello d’Assisi – pochi, come si sa, ma fondamentali, come vedremo nel corso dell’indagine – e testi che di Francesco certamente non sono, ma conservano, o pretendono di conservare, le sue parole, il suo pensiero, il ricordo di vicende che lo hanno visto protagonista.
Dato il carattere necessariamente limitato del seguente contributo, si terrà conto, oltre che degli scritti francescani nel senso più proprio, soltanto di quelle fonti indirette che, per le loro caratteristiche, sembrano consentirci di attingere nel modo più immediato e verificabile alle parole e ai gesti di san Francesco. In particolare, fra le fonti francescane, si è scelto di privilegiare quei testi, o meglio a quelle pericopi, che il compianto Raoul Manselli ha segnalato e raggruppato sotto il comune segno distintivo e autenticatorio racchiuso nella testimonianza dei nos qui cum eo fuimus13.
Dell’opera di Manselli noi dovremo avvalerci costantemente, nelle pagine che seguono, tanto più perché i criteri da lui evocati della Formgeschichte e del Sitz im Leben si palesano irrinunciabili a questo studio, che certamente deve fare i conti con testi fondamentalmente differenti da quelli consueti della scienza giuridica medievale. In questo senso la forma letteraria assunta dalle fonti francescane, tanto quelle riconducibili a Francesco stesso, quanto quelle attribuibili ai nos qui cum eo fuimus costituisce un primo problema, che non potremo eludere, ma anche una preziosa occasione, che cercheremo di sfruttare.
Quanto ai testi attribuibili con certezza a Francesco, anche in questo caso occorre distinguere differenti profili problematici. Il padre Thaddée Matura, introducendo l’edizione degli scritti di Francesco per la serie delle “Sources Chrétiennes”14, che riprende, sostanzialmente, il testo dell’edizione del padre Esser15, ha proposto una ricca e particolareggiata distinzione, che però, in certo qual modo, ci sembra perdere un po’ di importanza in ragione della forza spirituale propria di Francesco. Anche quando il suo pensiero è fortemente intriso della cultura spirituale del suo tempo, nondimeno l’originalità emerge potente, attraverso le scelte (e le omissioni) che Francesco compie16. Come ha scritto il padre Matura, «déjà une simple lecture attentive entraîne la conviction d’entendre, à travers chaque écrit, une voix unique, et de pressentir une personalité humaine et chrétienne hors pair»17.
Raoul Manselli, d’altro canto, pur ammettendo l’intervento di altri nella redazione e nella concezione di quei testi (anzitutto le Regulae), ammette però il loro essenziale legame con san Francesco18:
Di sicuro [...] può dirsi che, comunque, è indubbio che esse [le Regulae], malgrado tutto, rispecchiano nei loro aspetti essenziali la volontà e le esigenze di colui che formalmente ne è considerato l’autore.
Secondo Manselli, lo studio comparativo della Regola del 1221 e di quella del 1223, ha evidenziato la natura composita della prima, «risultato di una serie di decisioni prese successivamente nel tempo o di istruzioni date dalla Curia romana in seguito ad opportunità organizzative dell’Ordine», e la prevalente impostazione giuridico-normativa della seconda, «anche se proprio in questa affiora, affermandosi energicamente [...] san Francesco con espressioni quali “moneo et exhortor”, oppure “praecipio firmiter” ed altre analoghe, che si presentano come dirette manifestazioni di una volontà imperiosa ed inequivocabile nell’affermare precisi e specifici ideali di vita spirituale»19.
I testi attribuibili (pur con tutti i problemi cui si è fatto cenno) a san Francesco possono essere raggruppati in alcuni nuclei: Regole e Ammonizioni; Lettere; Preghiere20. Di particolare importanza, ai fini che qui ci siamo prefissi, è naturalmente il primo gruppo. Al suo interno, assolutamente fondamentali sono certamente le due Regole, la Regula non bullata (1221) e la Regula bullata (122...

Table of contents

  1. Comitato Scientifico
  2. Frontespizio
  3. Pagina del copyright
  4. Sommario
  5. Presentazione – Lea Campos Boralevi
  6. The relationship between centralization and autonomy in the history of European legal and political thought – Howell A. Lloyd
  7. L’interpretatio tardomedioevale tra centralizzazione e autonomia – Cecilia Natalini
  8. Dictatus Papae II: Quod solus Romanus pontifex iure dicatur universalis – Francesca Viola
  9. Pater legiferus. Diritto e autonomia nel pensiero di Francesco d’Assisi – Christian Zendri
  10. «Aequitas» e giustizia retributiva nel Paradiso di Dante – Claudia Di Fonzo
  11. Legge, statuto, diritto comune nei consilia del Quattrocento – Giuliano Marchetto
  12. ‘Potentia dei absoluta’: an Archaeology of Power between the Middle Ages and Early Modern Times – Massimiliano Traversino
  13. Ascesa e declino di un modello federale: la Respublica Hebraeorum nell’Europa moderna – Lea Campos Boralevi
  14. Le libere città imperiali nella giuspubblicistica tedesca del primo Seicento – Lucia Bianchin
  15. Platonismo e antidispotismo in Paolo Mattia Doria – Vittor Ivo Comparato
  16. Francesco d’Aguirre: costruzione dello Stato e resistenze nell’Italia del primo Settecento – Regina Lupi
  17. «Pubblica Felicità» e limiti del potere in Lodovico Antonio Muratori – Manuela Bragagnolo
  18. Le Municipalità nel Triennio giacobino italiano tra democratizzazione e anarchie – Marina Scola
  19. Centralismo, associazione e democrazia in Europa. W.J. Linton e «The English Republic» (1851-1855) – Marco Barducci
  20. Contro l’unità d’Italia ovvero la democrazia secondo P. J. Proudhon – Gilda Manganaro Favaretto
  21. Autonomia comunale, suffragio universale e classi lavoratrici nella retorica antisocialista durante la II Repubblica francese: il caso di Ferdinand Béchard –Fausto Proietti
  22. Brunialti e lo Stato moderno: articolazioni, autonomie, federalismo – Carlo Carini
  23. Centralismo e federalismo nel Kaiserreich guglielmino: il Gesetzentwurf di Jellinek sulla responsabilità del cancelliere imperiale (1909) – Sergio Amato
  24. Contro il centralismo nell’Impero austro-ungarico: il progetto politico di Adolf Fischhof (1867-1869) – Sara Lagi
  25. La recezione di Kelsen in Italia: Santi Romano e Giuseppe Capograssi – Antonio Merlino
  26. Le autonomie locali nel pensiero politico di Mario Albertini – Flavio Terranova
  27. Autori
  28. Collana Biblioteca di Storia – Titoli pubblicati