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Esperienza ed educazione:
un rapporto incompiuto
1.1 Le origini
La proposta formativa dellâAE trova le proprie radici in alcuni fondamentali contributi di tipo psico-pedagogico che, nel corso del â900, hanno profondamente influenzato le pratiche educative. Si tratta di antecedenti storici, che hanno focalizzato con particolare attenzione il rapporto tra esperienza ed educazione. Ad essi sinteticamente intendiamo ora rifarci, allo scopo di chiarire i riferimenti teorici che hanno condotto allâelaboÂrazione dellâapproccio metodologico dellâAE[4].
Dewey
Il riferimento a Dewey è capitale nella ricostruzione delle radici pedagogiche della fondazione di un approccio alla formazione basato sullâespeÂrienza. Nella teoria di Dewey si rintracciano i principi fondanti dellâattiviÂsmo pedagogico, che fanno dellâesperienza il fulcro intorno al quale ordinare la logica dellâintervento educativo. Lâindagine filosofica, prima ancora che pedagogica, di Dewey si rivolge al tema dellâesperienza nel quadro di una ricerca di un nuovo rapporto tra saperi teorici e pratici.
Se, da un lato, è vero che, per Dewey, lâesperienza è la vita stessa, dallâaltro è importante riconoscere come la sua riflessione non sconfini, però, in un dissolvimento dellâesperienza nel quotidiano accadere degli eventi. Lâesperienza è vita nel senso che essa ha carattere cumulativo ed evolutivo e rappresenta il significato stesso della crescita.
Dewey assume in tutta la propria provocatorietĂ critica la domanda, che tanti educatori (insegnanti, formatori) quotidianamente si pongono, relativa al fatto che non tutte le esperienze sono educative. Ovviamente, ci sono anche esperienze âdiseducativeâ. Le esperienze possono generare, per Dewey, abitudini che limitano le capacitĂ delle persone, possono ridurre la possibilitĂ di avere ulteriori esperienze in futuro, cosĂŹ come possono recare benefici immediati ma non duraturi, oppure risultare sconnesse e non riconducibili dal soggetto ad un percorso di crescita (Dewey, 1949). Se non tutte le esperienze sono educative, a quali condizione lo possono diventare? I criteri che egli adotta per rispondere a questo interrogativo sono assai noti e sono stati, nel tempo, assunti nellâambito di varie teorizzazioni pedagogiche. Si tratta delle caratteristiche della âcontinuitĂ â e dellââinterazioneâ.
Sul primo versante, Dewey riconosce che anche lâeducazione tradizionale proponeva esperienze; queste non costituiscono una scoperta dellâeduÂcazione progressiva. Secondo il punto di vista di Dewey, non è in discussione ciò, quanto piuttosto la questione della qualitĂ delle esperienze. Questa è determinata essenzialmente, da un lato, dalla sua gradevolezza o sgradevolezza e, dallâaltro, dalla sua capacitĂ di influenzare le esperienze ulteriori, cioè dagli effetti che essa è in grado di produrre. Allâeducatore è dunque richiesto di elaborare una strategia per dar vita a un âcontinuum esperienzialeâ, cioè ad un percorso di natura educativa, che individui le esperienze da proporre o da accogliere quando si presentano spontaneamente.
Il secondo principio di validitĂ educativa dellâesperienza consiste nella sua capacitĂ di produrre âinterazioniâ, di essere essa stessa una âsituazione di interazioneâ.
Lâesperienza educativa produce effetti âallâinterno della personaâ, influenzando la formazione di attitudini, pensieri, desideri, sentimenti. Ma essa presenta anche una dimensione sociale: âLâesperienza autentica ha un aspetto attivo che cambia in qualche modo le condizioni obiettive sotto cui si compie lâesperienzaâ (Dewey, 1949, p. 28). Non si tratta qui unicamente della constatazione dellâimportanza dellâambiente ai fini della riuscita di ogni processo educativo, quanto piuttosto dellâapproccio educativo che è richiesto a chi propone percorsi educativi: â... Soprattutto egli dovrebbe conoscere in che modo utilizzare la situazione circostante, fisica e sociale, per estrarne tutti gli elementi che debbano contribuire a promuovere esperienze di valoreâ (Dewey, 1949, p. 29). Dewey è antesignano di tutte le concezioni dellâapprendimento che ne enfatizzano la dimensione sociale.
Lâesperienza educativa è tale, per Dewey, in quanto consente di vivere interazioni, cioè scambi tra dimensione interna e situazioni, condizioni concrete nelle quali gli individui vivono. Tale visione stabilisce un rapporto consapevole del rapporto tra soggetto e mondo, che verrĂ riformulata ed approfondita, con particolare originalitĂ , nellâopera del pedagogista brasiliano Paulo Freire.
Le implicazioni didattiche dellâapproccio deweyano allâesperienza sono significative. Si pensi allâimportanza della centralitĂ del soggetto, che implica lâimportanza dellâattivitĂ come motore dellâesperienza, cosĂŹ come il rifiuto delle modalitĂ routinarie dellâeducazione tradizionale, del suo procedere in maniera enciclopedica attraverso campi disciplinari rigorosamente distinti. Si tratta di principi che hanno aperto le prospettive dellâinnovazione metodologica alle pratiche di carattere cooperativo, allâimpiego del metodo della ricerca applicato alle tematiche educative, allâuso didattico dei laboratori. Secondo tali prospettive didattiche, la libera attivitĂ si oppone alla disciplina imposta dallâesterno, la comprensione di processi allâacquisizione di conoscenze generali e disarticolate, lâapprendere facendo e dallâesperienza allâimparare dai libri e dagli insegnanti.
Piaget
Notevole è lâimportanza di Piaget per quanti si sono dedicati allâesploÂrazione dei principi di un âapprendimento esperienzialeâ. Il suo sguardo sullâesperienza è strettamente connesso allâindagine sullâintelligenÂza, della quale rifiuta una concezione innata, pervenendo piuttosto allâelaborazione di una teoria che individua lâintelligenza come interazione tra individuo ed ambiente.
Il ruolo dellâesperienza nel processo di apprendimento viene riferito in Piaget essenzialmente al rapporto tra soggetto ed ambiente. I due noti processi attraverso i quali il soggetto entra in rapporto con lâambiente sono quelli di âassimilazioneâ ed âaccomodamentoâ. Il processo di assimilazione â cioè di incorporazione della realtĂ esterna in forme della struttura cognitiva del soggetto â implica unâattivitĂ del soggetto sullâambiente. Quando incorporiamo in una struttura dâaccoglienza una nuova informazione fornita dal contesto, in realtĂ trattiamo questa informazione, la rielaboriamo, la organizziamo e strutturiamo per attribuirle un significato. Emerge esplicitamente, in tal senso, il fatto che le operazioni di produzione di senso esercitate sullâambiente, fisico o sociale, non sono altro â in Piaget â che attivitĂ di assimilazione (Bourgeois-Nizet, 1997).
Il polo antitetico dellâassimilazione è costituito dal processo di accomodamento, nel quale lâesperienza e lâacquisizione di nuova conoscenza inducono una modificazione della struttura dâaccoglienza. Lâassimilazione si riferisce alle modificazioni che lâambiente produce nel soggetto. Assimilazione ed accomodamento si alternano nellâapprendimento e necessitano lâuna dellâaltro. Il concetto di âequilibrazioneâ si riferisce a tale dialettica tra assimilazione e accomodamento.
Anche per Piaget lâesperienza in sĂŠ non è fonte di apprendimento, dipendendo dalle condizioni di sviluppo personali. Quando prevale, ad esempio nel bambino, il carattere egocentrico del pensiero, lâesperienza non è in grado di generare apprendimenti. Secondo Piaget, in questi casi â peraltro riscontrabili in molti adulti dalla vita professionale e sociale assai ârealizzataâ â lâesperienza non fa cambiare parere alle menti egocentriche: le cose hanno torto, loro mai.
Ma quando, allora, lâesperienza produce effetti formativi, di apprendimento nei soggetti? A questa domanda Piaget fornisce una risposta elaborando i concetti di âconflitto cognitivoâ e di disequilibrio. I casi nei quali possiamo sperimentare disequilibrio sono individuabili in due situazioni. Innanzitutto, si danno situazioni nelle quali incontriamo unâopposizione, una resistenza di elementi nuovi in rapporto alla struttura di assimilazione. Unâidea, una teoria viene contraddetta, ad esempio, dallâosservazione e dalla sperimentazione diretta della realtĂ . Il conflitto tra teoria ed esperienza rompe il nostro equilibrio, generando un conflitto che â se ricomposto â potrĂ condurci ad un livello di âriequilibrio maggioranteâ. Ă importante riconoscere come spesso molte esperienze formative â offrendo nuove prospettive, idee e visioni ai soggetti in apprendimento â possano generare, soprattutto inizialmente, un senso di disagio e di conflitto nelle persone. Esse reagiscono cosĂŹ elevando barriere difensive, tentando di non perdere le certezze precedenti, benchĂŠ connesse a situazioni di sofferenza e disagio. Solo se il conflitto viene accettato può dare come esito una nuova conoscenza, lâintegrazione di un nuovo punto di vista, una consapevolezza diversa rispetto alla realtĂ .
Il secondo caso di disequilibrio consiste, invece, nei casi nei quali riscontriamo lacune e insufficienze nella nostra struttura di conoscenza. La nuova esperienza non riesce ad essere rapportata alla struttura cognitiva, che si dimostra carente, inadeguata, non in grado di consentire lâelaborazione della nuova conoscenza. Piaget precisa, a tal proposito, che non ogni lacuna è fonte di apprendimento e chiunque abbia esperienza socio-educativa con adulti non può che confermare ciò: quante volte proposte, idee sono state disattese, non comprese e rifiutate perchĂŠ le strutture della conoscenza nelle persone, nei gruppi non erano disposte ad accoglierle. La lacuna può diventa fonte di perturbazione, di apprendimento, invece, quando a mancare è un elemento essenziale per il soggetto per compiere unâazione, risolvere un problema. Secondo Piaget, la lacuna è sempre relativa ad uno schema di assimilazione giĂ attivato (Piaget, 1975). In campo sociale, tale tesi risulta determinante nel momento in cui pone la centralitĂ del bisogno, della necessitĂ di affrontare e risolvere problemi, migliorare situazioni non soddisfacenti. La centralitĂ del problema â giĂ presente, sia pure con altri accenti, in Dewey e Lewin â ritorna qui come occasione di perturbazione, rottura di uno stato di equilibrio che, ancora una volta, può essere ricomposto in uno stadi o di conoscenza superiore. Dal punto di vista educativo, unâulteriore implicazione consiste anche nella necessitĂ di verificare la disponibilitĂ di strutture e risorse di conoscenza nei soggetti. In tal modo si comprende lâimportanza â negli interventi formativi â di indagare e far esplicitare le conoscenze e le opinioni possedute dai soggetti in merito alla questione (al problema) da affr...