Dall'oriente all'occidente
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Itinerari linguistici di Giancarlo Bolognesi

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Itinerari linguistici di Giancarlo Bolognesi

About this book

«Giancarlo Bolognesi appartiene al novero dei maestri che hanno contribuito a rendere grande l'Università Cattolica del Sacro Cuore, alla quale hanno offerto la loro inesauribile energia, la loro fervida curiosità e il loro sincero entusiasmo. Sono questi maestri che ci consegnano un'eredità fondamentale, a cui attingere per rispondere adeguatamente, ogni giorno, alle mutevoli sfide della contemporaneità e, innanzitutto, alle esigenti attese dei giovani che da noi vengono a formarsi». Queste le parole del Magnifico Rettore dell'Università Cattolica, Lorenzo Ornaghi, dedicate al professore emerito di Glottologia, scomparso recentemente dopo una lunga e brillante carriera accademica. L'Istituto di Glottologia gli ha dedicato una giornata celebrativa di studi dal titolo Dall'Oriente all'Occidente. Itinerari linguistici di Giancarlo Bolognesi, i cui contributi sono oggi raccolti nel volume a cura di Rosa Bianca Finazzi e Paola Tornaghi. Il titolo dell'incontro fa riferimento agli studi che Bolognesi, raffinato e vivace linguista, dedicò alle lingue classiche e germaniche come all'area armena e iranica, raggiungendo risultati apprezzati per l'originalità e la ricchezza di prospettive dischiuse. «Quelle aree geografico-etniche caucasiche e del vicino Oriente, che oggi patiscono per vari motivi il pericolo di isolamento, erano dal glottologo Bolognesi inserite nel circuito comune dell'appartenenza indoeuropea e offrivano il destro all'individuazione di scambi, linguistici perché culturali [...] Sottolineare quei rapporti È un modo per valorizzare quelle culture e quei Paesi nei loro rapporti poi drammaticamente interrotti» scrive Luigi Pizzolato, Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, mettendo in evidenza l'attualità delle ricerche di Bolognesi oggi che la necessità di dialogo e il confronto tra Oriente e Occidente, tra culture e civiltà, È più che mai attuale. Nel volume sono raccolti le relazioni di Celestina Milani, Maurizio Vitale, Romano Lazzeroni, Marco Mancini, Renato Gendre, Gabriella Uluhogian e Osvaldo Campari. Come rileva una delle curatrici, È difficile in queste pagine scindere nelle parole dei relatori l'aspetto scientifico da quello umano, separare l'amico dal docente e studioso, ma proprio questo aspetto rende il volume un importante ricordo di un Maestro di vita e di studi.

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Prima di presentare il lavoro che Giancarlo Bolognesi ha condotto nell’area delle lingue germaniche – vuoi in conseguenza del suo impegno didattico, come incaricato di filologia germanica nella Facoltà di Lettere e Filosofia, sia dell’Università degli Studii di Genova, sia qui, nell’amata Università Cattolica del Sacro Cuore, vuoi come personale esigenza scientifica – ci sia permesso, in nome dell’amicizia di cui sempre ci ha onorato, di dire due parole sul ‘Bolognesi che abbiamo conosciuto noi’.
Non molto tempo fa, per cercare risposta ad un problema di linguistica tocaria, abbiamo preso in mano dalla nostra biblioteca il volume della raccolta degli scritti di Enzo Evangelisti, promossa da Amici e Colleghi dell’Università degli Studii di Milano (o che in questa Università si erano formati) per ricordare il decimo anniversario della sua immatura scomparsa. In questa occasione abbiamo riletto la commemorazione che dell’Amico e Collega aveva fatto a suo tempo Giancarlo Bolognesi[78].
Ebbene, un passo di quel testo ci è tornato in mente nella stesura di queste pagine:
nonostante quegli spettacoli[79] e i ricordi drammatici del recente passato che affioravano spesso nella nostra[80] conversazione, non eravamo scoraggiati, abbattuti e sfiduciati; avevamo anzi una gran voglia di vivere, di buttarci a capofitto nei nostri studi, non tanto per dimenticare un passato tragico, quanto piuttosto per costruire, non solo per noi, un avvenire migliore[81].
E crediamo che queste parole ci siano tornate in mente, perché nella considerazione finale “costruire, non solo per noi, un avvenire migliore” è sintetizzato bene il suo profilo di uomo e di docente. Di chi con il comportamento e la sua visione del mondo è stato un esempio, nella vita accademica e in quella privata, di nobiltà di sentimenti, di attenzione e di dedizione nell’esercizio di un magistero improntato sempre a questi pochi ma solidi principii: al rigore nell’adempimento del dovere, all’affetto per gli studenti e al rispetto delle loro esigenze; e infine, ma non per ultimo, all’amore per la sua cara Università Cattolica del Sacro Cuore, nella quale ha trascorso tutta la vita e alla quale ha dedicato le sue energie migliori.
Un cenno, un cenno soltanto, alla sua religiosità sana.
L’interpretazione cristiana della vita data da Giancarlo Bolognesi ha sempre suscitato in noi – come lui cattolici, seppure ahimè ben più peccatori – sentimenti d’invidia. La sua religiosità infatti non si riduceva semplicemente, come troppo spesso e purtroppo accade, a un momento di rapida riflessione giornaliera, sovente settimanale, più spesso annuale, ma si sostanziava di un “contatto lieto e amoroso con Dio”[82] sempre cercato e coltivato, nella serenità, fatta di consapevolezza e di accettazione dei proprii limiti. Lontano da ogni cupo misticismo, la sua religiosità si fondava su di una fede salda e su di una serena speranza, tanto che ben si possono adattare a lui quelle parole di C. Grünanger: “la fede e la pace regnano solo nei più profondi recessi dell’anima che ama e spera”[83].
Ma ormai è tempo di parlare del tema che ci è stato assegnato, cioè degli studii di Giancarlo Bolognesi nel campo della germanistica.
Di puro taglio glottologico è il primo lavoro – che è poi anche il titolo di apertura della sua bibliografia[84] – in cui, se il germanico non è ancora, per così dire, il protagonista, è però già il deuteragonista, come indica bene il titolo: Indoeuropeo *sāu Öel con speciale riguardo al latino e al germanico[85].
Qui, Giancarlo Bolognesi volge la sua attenzione alla parola usata nelle varie lingue indoeuropee per indicare il sole. Non tanto però, allo scopo di arricchire con acquisizioni nuove lo spettro comparativo, quanto piuttosto, partendo dalla constatazione che “il est malaisé de déterminer le rapport exact de sōl avec les autres noms indoeuropéens du soleil [86], per cercare “di mettere in luce i precisi rapporti intercorrenti tra alcune parole già esattamente confrontate con [il] lat. *sōl [87]. Infatti, le spiegazioni fino ad allora offerte per dare ragione della fonetica del termine latino, come nota anche Giancarlo Bolognesi, “cozzano”[88] contro due difficoltà: una contra­zione dell’ie. *u Öel o *u Öōl in sōl che già sarebbe “une chose unique[89] e sopra tutto quella di dovere fare i conti con una base bisillabica che ha i vocalismi di entrambe le sillabe al grado pieno. Ecco allora che egli, attraverso un’ampia e precisa valutazione specie del materiale germanico, conclude, secondo noi con ragione, con queste parole: “dopo avere visto in got. sauil la continuazione di un originario *u Öel, grado ridotto di u Öel, mi pare che anche per il lat[ino] si possa partire da una simile base *u Öel > *u Öŏl o, col vocalismo forte della seconda sillaba, *u Öōl che […] può essersi sviluppato in duplice modo: o attraverso *su Öōl in *sōl (etimologia del Meillet) oppure attraverso *u Öōl, *ŏl in *sŏl con contrazione, quest...

Table of contents

  1. Indice
  2. Introduzione - Rosa Bianca Finazzi Università Cattolica [*]
  3. Saluto inaugurale - Lorenzo Ornaghi Magnifico Rettore dell’Università Cattolica di Milano
  4. Giancarlo Bolognesi germanista - Renato Gendre Università di Torino
  5. Intervento conclusivo e consegna del Premio Rotary Giancarlo Bolognesi - Osvaldo Campari Governatore del Rotary International