L'uscita didattica come educazione alla geografia, alla storia e al turismo
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L'uscita didattica come educazione alla geografia, alla storia e al turismo

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L'uscita didattica come educazione alla geografia, alla storia e al turismo

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Qual è oggi lo spazio riservato all'uscita didattica nelle scuole? Questa metodologia viene effettivamente valorizzata e integrata in un'ottica curricolare? Qual è il suo contributo effettivo all'educazione alla geografia, alla storia e al turismo?
Questi interrogativi, legati al tema dell'uscita didattica, dovrebbero essere importanti per tutti coloro che si occupano di ricerca e di insegnamento-apprendimento non solo della geografia, ma anche, per esempio, della storia e per quanti si occupano di turismo, di patrimonio, di intercultura, di educazione ambientale e della divulgazione della conoscenza dell'ambiente naturale. Un efficace impiego di questo rituale pedagogico aiuta lo studente a comprendere il mondo in modo piÚ attivo e coinvolgente, in un contesto meno formalizzato nel quale è possibile il confronto con varie discipline. Un modo questo per sviluppare le sue capacità non solo in campo scolastico ma, piÚ in generale, in quello della conoscenza di sÊ, degli altri e del mondo. L'uscita didattica consente pure di approfondire una metodologia molto importante anche in termini comparativistici: confrontando le differenti prospettive di lettura del territorio prodotte dagli studenti si giunge a una presa di coscienza cognitiva (awareness) della complessità dei fenomeni osservati e della loro polisemia. Tratto dal capitolo introduttivo dei Curatori.

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di Marinella Balducci
“L’apprendimento della geografia non deve essere fatto quindi solo sui banchi di scuola, ma anche all’aperto, attraverso gli stimoli e le conoscenze della vita quotidiana.” (Schmidt di Friedberg, 2005, p. 10). Partendo da questa considerazione è nata l’esperienza qui descritta, svolta in una scuola primaria della provincia pavese, mediante una serie di attività che hanno previsto l’utilizzo delle uscite didattiche quale strumento principale per l’insegnamento della geografia. Il progetto è durato circa tre anni coinvolgendo una classe dal secondo anno di scuola primaria fino alla classe quinta.
La motivazione che ha determinato la sua realizzazione è stata la convinzione che l’insegnamento della geografia abbia una forte valenza formativa nello sviluppo integrale della personalità degli alunni, purché questi siano direttamente coinvolti nel processo di apprendimento. La geografia, infatti, “coniuga l’umanità con la natura, con i suoi approcci multifattoriali e multidimensionali (le varie scale che le consentono il passaggio dal locale al globale), è la disciplina che fornisce un grande contributo non solo alla crescita culturale, ma allo sviluppo globale del ragazzo, valorizzandone esperienze e abilità e ancorandolo saldamente alle problematiche spaziali e storiche non solo del territorio d’appartenenza, ma anche di quello percepito, quindi di uno spazio sempre più vasto e articolato, con implicazioni profonde a livello emozionale e razionale” (Persi, 2003, p. 15).
La proposta ha avuto come titolo “Il mio paese è il mio mondo e il Mondo è il mio paese”. Si è proposta ai bambini una lettura del territorio, intesa come progressiva esplorazione di spazi noti e abituali attraverso “un viaggio” che, partendo dal vicino per andare verso il lontano, li conducesse alla scoperta dei fattori che hanno condizionato, nel corso del tempo, gli spazi stessi e i comportamenti delle persone che in essi operano; inoltre, si è voluto approfondire come tale processo sia reciproco. Il paesaggio e la sua lettura hanno costituito quindi il punto da cui è partito il “viaggio” compiuto dai bambini (Persi, 2003, p. 6; Squarcina, 2005, p. 68).
Si è trattato di un progetto molto articolato e suddiviso in sotto-progetti, che hanno permesso ai bambini di rinforzare e/o acquisire i concetti spazio/temporali, la rappresentazione dello spazio, oltre che l’osservazione diretta del territorio.
In tutte le attività gli alunni assumevano il ruolo di “giovani esploratori” chiamati a osservare un particolare ambiente, coinvolgendo tutti i canali sensoriali, ma anche la sfera affettiva ed emotiva, poiché veniva richiesto di esprimere il livello di “benessere” rilevato nelle diverse esperienze. Ogni singola proposta “esplorativa” ha rappresentato un punto di raccordo per la successiva perché ne costituiva il prerequisito essenziale.
La prima attività esplorativa, realizzata in classe seconda è stata relativa all’aula e alla scuola frequentata. Questa scelta ha permesso ai bambini di sviluppare la capacità di condurre osservazioni dirette in un ambiente noto, che comprendesse elementi sia naturali sia antropici e che potesse essere analizzato sviluppando le operazioni intellettuali necessarie perché si possa parlare di “oggetti geografici” (Squarcina, 2005, p. 70). L’esplorazione ambientale è stata introdotta dalla lettura di un brano che trattava dell’ambiente scuola; partendo da questo “sfondo integratore” la scuola è stata esaminata nella sua totalità a partire dall’analisi del paesaggio sonoro” (Minidio, 2005). La scelta è stata determinata dalla convinzione che proprio gli elementi sonori, che ci circondano e che spesso caratterizzano uno spazio, siano quelli meno considerati. Inoltre, richiedere ai bambini di concentrarsi su tale aspetto ha permesso loro di scoprire in modo nuovo un ambiente pur noto, cogliendo, anche attraverso l’utilizzo integrato dei diversi sensi, aspetti fino a quel momento non osservati.
Il contesto scolastico è stato analizzato come spazio fisico, analizzando gli elementi che lo compongono, la loro diversa collocazione in risposta all’utilizzo, e la possibilità o impossibilità, di modificarla, osservando anche i cambiamenti in rapporto alle stagioni; come spazio rappresentativo, individuando le regole che ne disciplinavano “l’uso” e intervistando i diversi operatori del mondo scolastico; come spazio progettato, con azioni concrete dei bambini (l’aula progettata secondo le diverse attività) o come ipotesi di intervento, come il progetto della palestra (con relativo regolamento ideato durante le ore di Convivenza civile); come spazio codificato, partendo dalle prime rappresentazioni soggettive, fino ad arrivare alla scoperta e alla lettura dei simboli convenzionali delle diverse rappresentazioni cartografiche.
Si è quindi giunti a questo punto a sviluppare un’altra importante...

Table of contents

  1. Indice
  2. Valori didattici, formativi e sociali dell’uscita didattica
  3. Sezione I Prospettive teoriche e ricerche disciplinari
  4. Sezione II L’uscita didatticanelle testimonianzedi insegnanti, educatorie dirigenti scolastici