C.d.A e politiche di sostenibilità
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Nelle dichiarazioni dei CEO delle principali imprese europee la CSR costituisce un tema di crescente importanza per la strategia aziendale. Ma domandiamoci: a queste dichiarazioni conseguono effettivi comportamenti? Gli obiettivi di sostenibilità costituiscono veramente una priorità, o almeno un focus di attenzione, per gli esponenti degli organi di governo delle imprese, a cominciare da quelle di maggiore dimensione? La presente ricerca ha inteso affrontare in particolare quest'ultimo interrogativo, nella consapevolezza che fino a quando la CSR non varca la soglia del C.d.A. le politiche di sostenibilità sono confinate a un ruolo marginale nella strategia aziendale.
La ricerca, che ha messo sotto i riflettori le principali imprese quotate italiane, non si limita a fornire una rappresentazione dell'effettivo impegno dei C.d.A. rispetto alla CSR. Essa intende promuovere una transizione dei comportamenti nelle aziende, mettendo a disposizione dei membri dei C.d.A. un set d'informazioni utili per verificare il posizionamento della propria impresa rispetto a un benchmark significativo.
Il lavoro è stato realizzato in collaborazione con il Doughty Centre for Corporate Responsibility della Cranfield University (UK), un polo di eccellenza in tema di CSR in Europa, che aveva realizzato un'analoga ricerca nel 2012. Ciò ha consentito di affiancare alla ricognizione sulle imprese italiane un'analisi comparata con la realtà delle prime 100 imprese quotate nel Regno Unito.
Promossa dal CSR Manager Network e realizzata da ALTIS in collaborazione con Assonime e Nedcommunity, l'indagine ha preso le mosse dall'esame dei documenti aziendali rilevanti in materia per poi procedere con la somministrazione di due questionari. Sono stati analizzati i principali documenti aziendali (Bilancio Sociale, Relazione sulla Corporate Governance, Bilancio di Sostenibilità, Sito Web, etc.) in base a una griglia di valutazione finalizzata a individuare il livello gerarchico che gestisce la CSR, e la forma attraverso cui ciò avviene. I risultati sono stati poi confrontati con l'analoga ricerca realizzata nel Regno Unito, per evidenziare eventuali diversi trend emergenti.
Un primo breve questionario è stato rivolto alle segreterie delle imprese quotate presso l'indice FTSE-MIB, oltre che a un campione di aziende quotate e non quotate associate ad Assonime. Esso aveva lo scopo di ottenere direttamente dalle aziende interessate le informazioni relative all'integrazione delle attività del C.d.A. in tema di CSR. Un secondo questionario è stato somministrato a un campione di amministratori non esecutivi d'imprese italiane, selezionati tra gli associati a Nedcommunity, con l'obiettivo di prendere in considerazione il punto di vista diretto di un rappresentante dell'azienda.
Hanno risposto al primo questionario 31 imprese su 40 quotate FTSE-MIB, e due campioni di controllo, composti da 7 quotate FTSE-ALL SHARE ITALIA, e da 10 grandi imprese non quotate. Dai risultati sono emersi differenti spunti sull'effettivo ruolo del C.d.A. in riferimento alla CSR nel contesto italiano. Tratto dal Primo Capitolo

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1. Executive summary

Nelle dichiarazioni dei CEO delle principali imprese europee la CSR costituisce un tema di crescente importanza per la strategia aziendale. Ma domandiamoci: a queste dichiarazioni conseguono effettivi comportamenti? Gli obiettivi di sostenibilità costituiscono veramente una priorità, o almeno un focus di attenzione, per gli esponenti degli organi di governo delle imprese, a cominciare da quelle di maggiore dimensione? La presente ricerca ha inteso affrontare in particolare quest’ultimo interrogativo, nella consapevolezza che fino a quando la CSR non varca la soglia del C.d.A. le politiche di sostenibilità sono confinate a un ruolo marginale nella strategia aziendale.
La ricerca, che ha messo sotto i riflettori le principali imprese quotate italiane, non si limita a fornire una rappresentazione dell’effettivo impegno dei C.d.A. rispetto alla CSR. Essa intende promuovere una transizione dei comportamenti nelle aziende, mettendo a disposizione dei membri dei C.d.A. un set d’informazioni utili per verificare il posizionamento della propria impresa rispetto a un benchmark significativo.
Il lavoro è stato realizzato in collaborazione con il Doughty Centre for Corporate Responsibility della Cranfield University (UK), un polo di eccellenza in tema di CSR in Europa, che aveva realizzato un’analoga ricerca nel 2012. Ciò ha consentito di affiancare alla ricognizione sulle imprese italiane un’analisi comparata con la realtà delle prime 100 imprese quotate nel Regno Unito.
Promossa dal CSR Manager Network e realizzata da ALTIS in collaborazione con Assonime e Nedcommunity, l’indagine ha preso le mosse dall’esame dei documenti aziendali rilevanti in materia per poi procedere con la somministrazione di due questionari. Sono stati analizzati i principali documenti aziendali (Bilancio Sociale, Relazione sulla Corporate Governance, Bilancio di Sostenibilità, Sito Web, etc.) in base a una griglia di valutazione finalizzata a individuare il livello gerarchico che gestisce la CSR, e la forma attraverso cui ciò avviene. I risultati sono stati poi confrontati con l’analoga ricerca realizzata nel Regno Unito, per evidenziare eventuali diversi trend emergenti.
Un primo breve questionario è stato rivolto alle segreterie delle imprese quotate presso l’indice FTSE-MIB, oltre che a un campione di aziende quotate e non quotate associate ad Assonime. Esso aveva lo scopo di ottenere direttamente dalle aziende interessate le informazioni relative all’integrazione delle attività del C.d.A. in tema di CSR. Un secondo questionario è stato somministrato a un campione di amministratori non esecutivi d’imprese italiane, selezionati tra gli associati a Nedcommunity, con l’obiettivo di prendere in considerazione il punto di vista diretto di un rappresentante dell’azienda.
Hanno risposto al primo questionario 31 imprese su 40 quotate FTSE-MIB, e due campioni di controllo, composti da 7 quotate FTSE-ALL SHARE ITALIA, e da 10 grandi imprese non quotate. Dai risultati sono emersi differenti spunti sull’effettivo ruolo del C.d.A. in riferimento alla CSR nel contesto italiano.
Un primo significativo risultato della ricerca è il seguente: i temi connessi alla CSR sono ormai entrati nell’agenda dei C.d.A. delle principali imprese quotate italiane. L’assoluta novità dell’indagine effettuata non consente di effettuare confronti con il passato, ma numerosi sono i dati puntuali che contribuiscono a delineare un quadro per molti versi incoraggiante:
- il 70% dei C.d.A. delle imprese del FTSE MIB ha chiarito il significato specifico assunto dal termine CSR nella propria azienda, definendo poi e comunicando a tutti gli stakeholder gli impegni assunti rispetto alle tematiche socio-ambientali;
- più della metà dei C.d.A. è impegnato nell’esaminare e approvare politiche aziendali di CSR;
- il 38,7% dei C.d.A. riceve periodicamente attività di formazione su specifici temi di CSR;
- il 41,9% dei C.d.A. effettua verifiche periodiche dei progressi delle attività di CSR;
- circa due C.d.A. su tre sono periodicamente aggiornati rispetto ai rischi socio-ambientali legati alle attività d’impresa, e rispetto alle valutazioni degli stakeholder su questi temi;
- il 38,7% dei C.d.A. considera importante la presenza di competenze socio-ambientali in consiglio;
- una impresa su quattro ha adottato pratiche per agganciare parte del compenso dei consiglieri esecutivi alle performance socio-ambientali dell’impresa (25,8%).
Esiste tuttavia una notevole discrepanza tra il numero di C.d.A. che dichiarano la volontà di integrare la CSR nella strategia aziendale e il numero di quelli che hanno effettivamente tradotto questa volontà in un impegno dettagliato:
- le imprese che hanno integrato i temi di CSR nel Codice Etico (90,32%) sono più numerose di quelle che hanno integrato tali temi nel piano industriale (42%);
- i C.d.A. che si approvano politiche generali di CSR (51,61%) sono più numerosi di quelli che si occupano di approvare in dettaglio il piano delle attività di CSR (25,81%);
- una impresa su tre presenta le attività di CSR sono durante l’Assemblea dei soci (35,41%).
Il bilancio di sostenibilità si conferma uno dei primari strumenti di CSR implementati dalle aziende, tanto che l’80,65% delle aziende quotate pubblica tale strumento annualmente. L’elemento rilevante evidenziato dalla ricerca è l’aver constatato come il 96% delle aziende che pubblicano un bilancio di sostenibilità prevedono l’analisi e approvazione dello stesso da parte del C.d.A. Il bilancio di sostenibilità si dimostra quindi come lo strumento più capace di coinvolgere l’agenda del C.d.A. delle aziende quotate Italiane.
L’approvazione dello stesso da parte del più alto organo di governo non è infatti obbligatoria, ma segnala come lo strumento sia seriamente interpretato dalle aziende. In particolare essendo le informazioni in esso contenute soggette ad approvazione del C.d.A., tale strumento è ad oggi la prima fonte di informazioni sociali e ambientali per i membri del consiglio di amministrazione.
Nelle grandi imprese quotate italiane è ormai prassi consolidata affidare la gestione delle attività di CSR a unità organizzative dedicate. Purtroppo l’intensità della loro interazione con il C.d.A. è per lo più limitata. In altre parole, la prese...

Table of contents

  1. 1. Executive summary
  2. 2. Nota metodologica
  3. 3. La ricerca sulle aziende quotate
  4. 4. Il ruolo del C.d.A.
  5. 5. Gli approcci emergenti
  6. 6. Il punto di vista degli Amministratori Non Esecutivi
  7. 7. L’analisi dei documenti aziendali