Parte seconda
IL QUADRO COMUNE
EUROPEO DI RIFERIMENTO PER LE LINGUE
II.1 IL QUADRO COMUNE EUROPEO DI RIFERIMENTO
PER LE LINGUE (QCER): UNA DEFINIZIONE
Questo capitolo si propone di definire le caratteristiche essenziali del Quadro comune europeo di riferimento per le lingue (noto agli insegnanti anche con il termine inglese Framework), rispondendo ad alcune domande chiave, grazie alle quali si metteranno in evidenza i contenuti imprescindibili per la formazione dell’insegnante, soprattutto dell’insegnante di una lingua altra, nella realtà europea attuale.
Ogni domanda corrisponde a un paragrafo di questo capitolo, il cui obiettivo finale, coerentemente con l’obiettivo ultimo di questo lavoro, consiste nello sviluppare “l’aptitude naturelle de l’esprit humain à situer toutes ses informations dans un contexte et un ensemble” e nell’insegnare “les méthodes qui permettent de saisir les relations mutuelles et influences réciproques entre parties et tout dans un monde complexe”[118].
Il primo paragrafo (II.1.1) risponde alla domanda “Quando?” e fornisce una contestualizzazione temporale del Quadro comune, anche in una prospettiva storico-evolutiva. Il secondo (II.1.2), rispondendo alla domanda “Cosa?”, mette in evidenza la natura del documento europeo e la sua strutturazione, mentre il terzo, “Chi?” (II.1.3), ne presenta il mittente e i destinatari. Le risposte alle domande “Perché?” e “Dove?” esplicitano invece, rispettivamente, le finalità del documento (par. II.1.4) e i contesti di applicazione (par. II.1.5), cui si aggiungono anche le modalità e gli strumenti necessari affinché il Quadro possa diventare modello operativo (par. II.1.6).
II.1.1 Quando? Per una contestualizzazione temporale
Il Quadro comune europeo di riferimento per l’apprendimento e l’insegnamento delle lingue e la relativa valutazione […] rappresenta l’ultima fase di un processo intrapreso attivamente a partire dal 1971, che deve molto alla collaborazione di persone operanti nel campo dell’insegnamento, in Europa e altrove[119].
Con queste parole si apre la prefazione al Quadro comune, che si pone, prima di ogni osservazione metodologica o contenutistica, come punto di arrivo di un percorso evolutivo iniziato negli anni settanta. Questi anni costituiscono, come è noto e come è emerso dalla prima parte di questo lavoro, un momento chiave per la glottodidattica in quanto disciplina scientifica, che proprio allora, grazie agli sviluppi e alle innovazioni nell’ambito delle teorie linguistiche e psicolinguistiche, ma anche grazie ai primi progetti comunitari, ristruttura i rapporti e i pesi attribuiti ai diversi fattori costitutivi dell’atto didattico (soggetto, oggetto, agente, contesto)[120]. Se consideriamo, infatti, i risultati dei progetti europei dagli anni ’40/’50 ad oggi, è possibile cogliere una diversa polarizzazione nei confronti dei fattori dell’atto didattico: l’impostazione teorica del Basic English e, anche se con presupposti diversi, del Français fondamental, per esempio, si concentra sul fattore lingua, ovvero sulla “O” dell’acronimo S.O.M.A.[121], sulla lingua in quanto “oggetto” e in quanto “forma”, soprattutto lessicale e grammaticale; con il Livello soglia[122], invece (e i vari Niveau-Seuil, Threshold-Level, ecc.), che “in un certo senso […] corrispond[ono] a un vocabolario fondamentale […] avente per oggetto gli atti comunicativi anziché i singoli lemmi”[123], l’attenzione si sposta dalla lingua in quanto struttura, alla lingua in quanto comunicazione, sottolineando l’innovazione della didattica linguistica di questi anni, in cui emerge e domina, in un nuovo contesto teorico-metodologico, il polo “S”, ovvero il soggetto apprendente con i suoi bisogni e le sue motivazioni.
Nonostante le comuni intenzioni progettuali, che hanno favorito l’elaborazione di prodotti simili per l’insegnamento/apprendimento di lingue diverse, ogni versione, sia dei vocabolari fondamentali sia dei Livelli soglia, ha seguito impianti concettuali diversi, dando luogo a realizzazioni anche molto distanti. Se da un lato tale parcellizzazione era inevitabile, data l’eterogeneità delle lingue e delle culture europee, dall’altro, però, essa è stata fuorviante e dunque non ha permesso a questi progetti, soprattutto al progetto lingue moderne, o lingue vive, di uniformare la glottodidattica europea[124].
Proprio questa ambizione uniformatrice anima il progetto seguito dagli estensori del Quadro, che costituisce dunque una sorta di “rivoluzione glottodidattica” per la sua portata sovrannazionale e normativa, oltre che, da un punto di vista storico-evolutivo, l’ultima tappa del “percorso verso l’europeizzazione (anche nel senso di valorizzazione delle differenze) dell’insegnamento/apprendimento delle lingue seconde e/o straniere, inaugurato palesemente con i Livelli soglia, ma già in nuce con i vocabolari fondamentali”[125].
Nella prospettiva dei fattori prioritari dell’atto didattico, dunque, l’impostazione teorica e metodologica del documento europeo si fonda, oltre che sulla “S”, rivendicata dagli approcci e dai metodi a partire dagli anni ’70, anche sulla “M” dell’acronimo S.O.M.A., sul milieu, ovvero sul contesto di utilizzo della lingua altra, contesto che, nel Quadro, assume sfumature di particolare rilevanza[126].
La principale novità del Quadro rispetto ai progetti precedenti è allora costituita dalla sua unicità: diversamente dai Livelli soglia e dai vocabolari fondamentali, non vi sono diverse versioni, ma solo un unico documento – con più traduzioni – valido per tutte le lingue/culture dei Paesi europei[127].
Alla luce di queste osservazioni possiamo considerare il Quadro il risultato di continue evoluzioni teoriche e metodologiche, che lo rendono, oggi, un testo ad alto potenziale sociologico, poiché frutto di oltre trent’anni di ricerca, non scevra da problemi (si pensi per esempio alle nuove migrazioni dai Paesi extraeuropei)[128] e volta alla definizione di riferimenti comuni per l’insegnamento delle lingue, tali da assicurare la libera circolazione anche degli apprendimenti e delle competenze.
II.1.2 Cosa? Natura e strutturazione del documento europeo
Che cos’è il Quadro comune europeo di riferimento? A questa domanda gli estensori del Quadro rispondono come segue, rimandando alla funzione piuttosto che a una definizione vera e propria:
Il Quadro comune europeo di riferimento fornisce una base comune in tutta l’Europa per l’elaborazione di programmi, linee guida curricolari, esami, libri di testo per le lingue moderne, ecc. Descrive in modo esaustivo ciò che chi studia una lingua deve imparare per agire in modo efficace. La descrizione riguarda anche il contesto culturale nel quale la lingua si situa. Inoltre il Quadro di riferimento definisce i livelli di competenza che permettono di misurare il progr...