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Cattolicesimo, Ginnastica e Sport
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Cattolicesimo, Ginnastica e Sport, un percorso storico nel rapporto fra religione e attività motorie.
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Information
III.
Il Novecento: “Mondo nuovo”
1. Giovinezza…
La svolta tra Otto e Novecento fu percepita da molti come l’inizio di una “giovinezza” destinata a diventare una delle categorie peculiari del secolo nuovo, informandolo con i suoi tratti caratteristici: l’irruenza e il dinamismo (il «passo di corsa», per adoperare le parole del Manifesto dei Futuristi). Al di là della metafora, artistica e utopistica, che peraltro si apprestava a declinarsi in concreta azione politica, la giovinezza come età particolare e importante della vita umana conobbe un’inedita individuazione e ottenne un’attenzione significativa, dopo essere stata sostanzialmente considerata fino ad allora una fase di veloce transito per accedere all’età adulta[346]. Fu invece riconosciuta non solo come cruciale nella formazione dell’“uomo nuovo”, di cui tanti cominciavano a propiziare l’avvento, ma cifra stessa della sua epifania, dunque tratto permanente dell’avvenire. Le avanguardia artistiche prima, e poi i movimenti politici, ne fecero bandiera delle proprie ansie di rinnovamento; anche nelle punte avanzate del solitamente moderato mondo cattolico si diffusero gli auspici per una generazione di «cattolici giovani» e moderni (lo scriveva padre Semeria), desiderosi di incarnare il Vangelo con modalità aggiornate e attraverso un’adesione convinta al mondo nuovo[347]. Democrazia, progresso, rinnovamento furono parole che non lasciarono più indifferenti od ostili i credenti, avvertiti della necessità di trovare nuove strade per ricondurre a Cristo la società moderna, e non lasciarla tralignare nell’apostasia abbandonandola al gioco delle forze potenti che andavano mutando, con il sistema della produzione e del consumo, la mentalità, i costumi, i bisogni degli uomini. Le quali cose generavano spinte contraddittorie verso una tensione sempre più accentuatamente progressiva, talora suscitando scomposte reazioni allo smarrimento, oppure attese palingenetiche che poi la tragedia della prima guerra mondiale eccitò in visioni “totali” e coerentemente totalitarie.
In questi frangenti il corpo divenne il recettore delle nuove istanze formative, che ebbero nelle pratiche ginnico-sportive lo strumento per imporgli un nuovo tipo di disciplinamento. Da questo punto di vista lo sport fu ben più che una «parodia della mobilitazione» per gli scopi dei regimi totalitari[348], o un oppiaceo mezzo di distrazione delle masse. La sua riconosciuta «vocazione educativa» fu adoperata, più che nei percorsi tradizionali della scuola, nella prassi pedagogica dei nuovi protagonisti della vita politica, diventando uno dei «campi d’investimento più significativi della costruzione del futuro sociale»[349]. Una propensione, del resto, di cui già aveva approfittato nel secolo precedente la nascente società industriale, delle cui dinamiche lo sport era divenuto metafora ed efficiente modello, condividendone l’evoluzione specializzante, la quantificazione delle prestazioni, la misurazione del prodotto[350]. Ma se nell’Ottocento lo sport e i suoi significati erano rimasti sostanzialmente appannaggio di élite piuttosto ristrette, nel Novecento la sua pratica e la sua ricaduta spettacolare conobbero una diffusione larga e trasversale, facendone una delle attività più qualificanti un tempo libero ormai disponibile a diventare «un luogo centrale dell’intero edificio sociale» e «uno dei fattori su cui si costruisce il consenso politico delle moderne società di massa»[351].
Anche i cattolici furono sollecitati ad elaborare proposte in grado di soddisfare questa nuova esigenza collettiva, sempre più importante per le implicazioni che aveva soprattutto per la gioventù, alla quale guardavano con attenzione e preoccupazioni maggiori che un tempo. La pedagogia salesiana aveva inscritto precocemente la pratica fisica fra le attività eticamente accettabili e consigliate, ma il fenomeno sportivo fu a lungo emarginato per i possibili impliciti rinvii ad una corporeità disgiunta dai fini metafisici. Altri però videro e accolsero lo sport con l’interesse che ritenevano dovuto alle manifestazioni tipiche della modernità, fra le quali appariva una delle più socialmente caratterizzanti e coinvolgenti, soprattutto negli anni della formazione degli individui[352]. Padre Semeria aveva già osservato sul finire dell’Ottocento che ormai «la gioventù conta oggi più che una volta», e che i giovani erano «coscienti di sé, del valore delle loro idee, della loro capacità d’iniziativa, dell’attività esuberante del loro carattere»[353]. Si trattava dunque di un soggetto non più trascurabile nelle sue esigenze, che poteva essere incontrato e educato nel tempo libero e attraverso le attività sportive, ambiti non più soltanto residuali della vicenda umana e perciò doverosamente presidiati non solo in funzione preventiva rispetto alla corruzione morale, o per diffondervi una precettistica superficiale, ma cogliendone consapevolmente la potenzialità formativa[354]. Altrimenti non ci si spiegherebbe la rapida diffusione delle attività fisico-sportive nelle organizzazioni cattoliche: le fondazioni di gruppi o sezioni ginniche in oratori e istituti religiosi erano già state numerose sul finire dell’Ottocento, ma la loro proliferazione nel Novecento si fece poderosa, in Italia come in Europa. Le aperture magisteriali di Leone XIII, volte al superamento del rigidismo manualistico con la ripresa degli studi tomisti, ridando il primato alla «dinamica spirituale delle virtù»[355] permisero di superare l’approccio moralistico avverso a tutto ciò che potesse rappresentare tentazione dei sensi. La pastorale – potremmo dire con categorie analitiche più recenti – si fece più attenta alle «realtà “esterne”», alle «componenti storico-civili del vissuto dell’uomo» (come appunto il tempo libero e lo sport), e pur senza considerarle una «articolazione rilevante dell’umano» (ciò che avrebbe postulato «un interessamento dovuto» da parte della Chiesa), cominciò a farne oggetto di una cura sempre più intensa e articolata, riconoscendole come attività che concorrono «a plasmare la struttura antropologica dell’uomo» e perciò oggetto di dovero...
Table of contents
- Indice
- I. Fra classici, classicisti e neoclassici
- II. L’Ottocento: modernità e progresso
- III. Il Novecento: “Mondo nuovo”