Introduzione all'analisi economica
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Introduzione all'analisi economica

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Questo volume si propone di presentare alcuni dei temi piÚ importanti affrontati dagli economisti classici. L'obiettivo principale è quello di presentare una prima e necessariamente incompleta visione del sistema di pensiero dei fisiocrati, di Smith, di Ricardo e di Marx. Le visioni proposte da questi autori hanno molti tratti in comune, ma ciascuna di esse ha caratteristiche distintive che la differenziano, anche profondamente, dalle altre. Lo studente dovrebbe cercare di resistere alla tentazione di fondere opinioni contrapposte e dovrebbe invece utilizzare queste diversità per cercare di capire meglio il contenuto e l'obiettivo di ciascuna costruzione.
In questo lavoro si è anche cercato di porre in rilievo la sistematicità e la ricerca di una coerenza interna del pensiero dei vari autori, mostrando gli eventuali limiti e gli interrogativi irrisolti che permangono. Si è invece trascurato di richiamare le caratteristiche dell'ambiente storico e sociale in cui si sono sviluppate le varie visioni, e si è anche largamente ignorata la biografia di ciascun autore. Si è insomma cercato di privilegiare l'aspetto logico-sistematico sugli altri, che possono essere meglio studiati in corsi sulla storia del pensiero o delle dottrine economiche.
Mentre si è cercato di presentare fedelmente gli elementi essenziali della visione di ciascun autore, si è anche cercato di formalizzare questi concetti, ovunque ciò fosse possibile, senza ricorrere a strumenti analitici di una qualche complessità. Talvolta questa tendenza può aver portato a illuminare aspetti che sono solitamente relegati in secondo piano e questo fatto può forse suscitare qualche perplessità. Spero, però, di non aver mai travisato gli aspetti principali delle varie costruzioni.
Il ricorso alla formalizzazione costringe lo studente a una maggior precisione e rigore nell'uso dei termini e nell'elaborazione di un ragionamento. Gli consente e lo costringe anche ad una grande attenzione nel formulare le ipotesi che gli sono necessarie, individuando sia gli elementi essenziali per lo sviluppo di ciascun ragionamento, sia l'insieme dei casi cui si applica una determinata analisi, sia l'insieme dei casi esclusi, permettendogli di valutare la generalitĂ  o la peculiaritĂ  di ciascuna teoria.
Una versione iniziale di questo lavoro è apparsa nel 1983. Rispetto alla precedente, questa contiene una riscrittura radicale del cap. 3 e del cap. 11, e un ampliamento del cap. 1 e del cap. 8. Le altre parti sono rimaste pressochÊ inalterate.
Desidero ringraziare gli studenti dell'Istituto Universitario di Bergamo, dell'Università Cattolica del S.C. e dell'Università di Parma. Ringrazio inoltre i colleghi con cui ho avuto modo di discutere sia l'impostazione generale, sia la trattazione di singoli argomenti. Sono grato e debitore per osservazioni, suggerimenti e indicazioni su versioni provvisorie di questo lavoro a S. Baldone, R. Bellofiore, M. Bianchini, A. Contini, L. Filippini, P.D. Giarda, G. Graziola, D. Parisi Acquaviva, R. Paoletti, P. Varri, G. Verga, G. Vestuti, P. Villa, A. Villani e S. Zamagni. La responsabilità per gli errori rimasti è comunque solo mia. Tratto dalla Prefazione

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La ricchezza di una nazione, talora indicata anche con il termine di dotazione del sistema economico, può essere identificata con l’insieme delle risorse, intese in senso lato, a sua disposizione in un dato momento. Gli elementi che fanno parte di questo insieme possono essere raggruppati in tre grandi categorie:
a) ciò di cui la natura ha fornito un paese, come ad esempio la disponibilità di materie prime (giacimenti di ferro, bauxite e altri minerali, risorse petrolifere, ecc.), di fonti di energia (giacimenti di carbone, petrolio, uranio, possibilità di sfruttare risorse idriche o geotermiche, ecc.) e altre caratteristiche naturali (natura e fertilità del suolo, caratteristiche climatiche, possibilità d’irrigazione, ecc.). La scoperta e lo sfruttamento di queste risorse richiede l’intervento dell’uomo, ed in particolare l’impiego di lavoro. Ma l’opera dell’uomo ha scarse possibilità di aumentare la quantità di queste risorse. L’attività dell’uomo è quindi rivolta essenzialmente all’individuazione della presenza di questi beni e alla ricerca di tecniche che ne consentano lo sfruttamento da un punto di vista economico, ma non può modificarne la quantità. Non vi sono tecniche che consentano di “produrre” tali risorse ove esse siano assenti. Tutt’al più si possono cercare dei loro sostituti nella produzione o nel consumo. I beni che fanno parte di questa categoria vengono detti beni non prodotti o non riproducibili;
b) il così detto capitale umano, ovvero l’insieme delle risorse personali a disposizione di un paese, caratterizzato, ad esempio, dall’entità e dalla struttura per età e per sesso della popolazione, dal livello e dal tipo di istruzione che essa possiede, dal grado di intelligenza, destrezza ed abilità, dal livello delle conoscenze tecnico-scientifiche, dall’abilità organizzativa ed innovativa dei suoi membri, ecc. L’attività dell’uomo può incidere in modo molto rilevante su quasi tutti questi elementi, dal livello della popolazione a quello dell’istruzione, educazione, ecc. Molti di questi elementi non sono però il risultato di scelte deliberate ma sono semplicemente la traccia di eventi storici passati o di accidenti casuali. Altri sono il risultato di attività intenzionali, ma di attività che non hanno affatto o hanno in misura molto limitata degli obiettivi economici. Solo alcuni, come ad esempio il tipo ed il livello d’istruzione tecnico-professionale, sono il risultato di decisioni prese nel perseguimento di obiettivi essenzialmente economici. In generale, quindi, la qualità e la quantità di queste risorse a disposizione del sistema in un certo istante non può essere vista come il risultato di processi di produzione avviati in periodi precedenti. In questo senso, anche le risorse appartenenti a questo gruppo devono essere considerate risorse non prodotte. Come si vedrà nei capitoli successivi, non sono però mancati economisti, soprattutto nel periodo ottocentesco, che hanno adottato una posizione opposta e hanno considerato anche queste risorse come prodotte dal sistema, ad esempio mediante il consumo di sussistenze, che venivano così ad assumere il ruolo di mezzi di produzione di questi beni peculiari;
c) infine, vi sono tutte le risorse ottenute mediante la produzione attuata dall’uomo nei periodi precedenti e non ancora consumate o distrutte. La produzione di questi beni richiede sia l’uso di risorse, sia l’intervento dell’uomo. Tuttavia, a differenza dei beni appartenenti alla categoria a, la quantità e la composizione delle risorse classificate in questa possono essere modificate in modo sostanziale anche in periodi di tempo relativamente brevi. Esistono tecniche che permettono di trasformare un insieme di risorse in un altro, aumentando o diminuendo la quantità di ciascuna componente a disposizione dell’economia. A differenza dei beni appartenenti alla categoria b, inoltre, gran parte di questi stock sono il risultato di processi produttivi avviati in periodi precedenti per perseguire obiettivi economici. Esempi di beni o di risorse appartenenti a questa classe sono gli stock di prodotti agricoli, oppure l’insieme di macchine, impianti industriali, fabbricati, reti e mezzi di trasporto e di comunicazione (elementi che fanno parte dello stock di beni strumentali o di beni capitale), ecc. Tutte le risorse appartenenti a questo gruppo sono prodotte e riproducibili, naturalmente purché si abbiano disposizione i mezzi materiali e il capitale umano necessari. Le stesse conoscenze tecnico-scientifiche, che indicano in quale modo un dato insieme di risorse possa essere trasformato in un insieme di prodotti, appartengono a questa categoria di beni, così come appartengono ad essa l’assetto istituzionale, sociale e politico, l’insieme delle regole di comportamento adottate, il tipo di cultura, elementi tutti che esistono indipendentemente dalla singola persona che li usa, che non scompaiono con la morte di un particolare individuo. Mentre le conoscenze tecniche sono essenzialmente il risultato di attività economiche, il legame tra eventuali obiettivi economici perseguiti dai singoli agenti e gli altri elementi è molto più sottile e meno definito.
Le risorse appartenenti a questi gruppi possono essere impiegate nei processi di scambio, in quelli di consumo o in quelli di produzione.
Un processo produttivo viene definito come il complesso di operazioni di varia natura effettuate su un insieme di risorse immesse nel processo stesso, dette input o mezzi di produzione, per ottenere al termine del processo una certa quantità di uno o più prodotti, detti output. Ad esempio, nel processo di produzione del grano, gli input sono costituiti da terra, lavoro, semente, concimi, attrezzi vari, ecc., l’output è costituito dal grano, dalla paglia, ecc. Il complesso di operazioni compreso tra la preparazione del terreno per la coltivazione e la raccolta caratterizzano un ciclo produttivo.
Per semplicità, si supporrà che, in ogni produzione, tutti gli input vengano immessi nel processo all’inizio del ciclo e tutta la produzione venga ottenuta alla fine del ciclo stesso. Si converrà inoltre di scegliere come unità di misura del tempo la durata di un ciclo produttivo.
Dal punto di vista della produzione e del consumo, le risorse a disposizione del sistema possono essere classificate in durevoli (o a fecondità ripetuta) e non durevoli. Appartengono alla seconda categoria quei beni che vengono interamente distrutti in un ciclo produttivo. Esempi tipici sono il grano utilizzato come semente, il gasolio come combustibile, il pane come alimento, ecc. La produzione di grano distrugge la semente, cosÏ come la produzione di calore distrugge il gasolio, ecc. (Si noti come durevole e non durevole nel senso su esposto non siano sinonimi di conservabile e deteriorabile). Di conseguenza, ciascuno di questi beni può essere utilizzato una sola volta, o può partecipare ad un unico processo di produzione o di consumo. Sono beni durevoli o a fecondità ripetuta quelli che possono partecipare o essere utilizzati in piÚ processi successivi di produzione o di consumo: ogni utilizzazione può logorare almeno in parte questi beni ma non li distrugge totalmente, per cui essi possono essere impiegati nuovamente in periodi successivi. Esempi tipici sono le macchine e gli impianti usati nella produzione, oppure la terra impiegata in agricoltura; per quel che riguarda il consumo si fa solitamente riferimento alle abitazioni, alle auto, ecc.
Per indicare il fatto che questi beni partecipano al processo produttivo o di consumo, anche se non vengono distrutti da esso, si dice che essi generano dei flussi di servizi: il processo utilizza o distrugge i servizi generati dal bene, non il bene stesso. CosÏ la terra partecipa al processo di produzione in agricoltura, ma non viene consumata dal processo stesso: ciò che viene consumato sono i servizi della ...

Table of contents

  1. Indice
  2. Prefazione
  3. Capitolo 1 Definizioni di ricchezza e di reddito
  4. Capitolo 2 Un’introduzionealla problematica classica
  5. Capitolo 3 Cenni alle teorie scolastichee mercantiliste
  6. Capitolo 4 Quesnay e lo schema fisiocratico
  7. Capitolo 5 La funzione di produzionee alcune sue caratteristiche
  8. Capitolo 6 Un’introduzione a Smith
  9. Capitolo 7 Il problema della popolazionee la teoria dei rendimentidecrescenti
  10. Capitolo 8 Ancora sulla funzione di produzione: prodotto marginale e saggio marginaledi sostituzione
  11. Capitolo 9 Lo schema Ricardiano
  12. Capitolo 10 Tre temi di economia marxiana:teoria del valore, trasformazione dei valori in prezzi e cadutatendenziale del saggio di profitto
  13. Capitolo 11 Alcuni limiti delle teorie classichee cenni alla struttura delle teorie neoclassiche
  14. Bibliografia