Bambini o alunni? Finalità e campi di esperienza della scuola dell'infanzia
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Bambini o alunni? Finalità e campi di esperienza della scuola dell'infanzia

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Bambini o alunni? Finalità e campi di esperienza della scuola dell'infanzia

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Il presente volume, scritto con accuratezza e competenza dalle dott.sse Claudia Belpietro e Rosanna Ceccattoni, che ringrazio sinceramente per il loro lavoro, intende aiutare le studentesse e gli studenti di Scienze della formazione primaria a comprendere meglio le finalità e i 'contenuti pedagogici' della scuola dell'infanzia, delineati nelle Nuove indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione, emanate dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca nel settembre del 2012.

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Information

1. Introduzione – Scoprirsi in crescita

di Pier Paolo Triani
Il presente volume, scritto con accuratezza e competenza dalle dott.sse Claudia Belpietro e Rosanna Ceccattoni, che ringrazio sinceramente per il loro lavoro, intende aiutare le studentesse e gli studenti di Scienze della formazione primaria a comprendere meglio le finalità e i ‘contenuti pedagogici’ della scuola dell’infanzia, delineati nelle Nuove indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, emanate dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel settembre del 2012.
Come è noto la formazione iniziale delle maestre e dei maestri, normata dal decreto del MIUR del 10 settembre 2010, n. 249 prevede un unico percorso per l’insegnamento nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria. Questa unitarietà formativa ha certamente il vantaggio di preparare una figura capace di muoversi, con buona competenza, sia nell’arco 3-6, sia in quello 6-11 e di favorire, in questo modo, la realizzazione di una reale continuità educativa tra i due tipi di scuola. Non dobbiamo, tuttavia, nasconderci anche un rischio, rappresentato dalla possibilità che nel curricolo universitario reale si possa creare, a seconda dei temi, uno squilibrio a favore di una fascia di età piuttosto che dell’altra, con il conseguente risultato di una formazione dei docenti non ‘completa’. Parlando di curricolo, ad esempio, può accadere che l’attenzione si volga presto verso le discipline e quindi verso la scuola primaria, lasciando maggiormente nell’ombra la specificità della scuola dell’infanzia e dei suoi ‘campi di esperienza’. Proprio per evitare questa possibile marginalizzazione e dall’altro per rievidenziare la peculiarità della scuola dell’infanzia (e correlativamente di quella primaria) si è scelto di dedicare un approfondimento specifico ai suoi tratti, così come vengono delineati dalle Indicazioni nazionali.
Si ritiene che un tale lavoro di riflessione possa essere utile non solo a chi si sta preparando alla professione docente, ma anche a coloro che già svolgono, magari da tempo, un ruolo educativo e pedagogico all’interno delle diverse realtà di scuola dell’infanzia e che si trovano ad approfondire un contesto segnato da profondi cambiamenti. Alle trasformazioni demografiche, culturali, socio-economiche, si vanno aggiungendo, infatti, processi di ristrutturazione del sistema scolastico tesi a rendere più uniforme la proposta educativa dagli 0 ai 6 anni mettendo in maggior stretta correlazione i ‘nidi’ con le scuole dell’infanzia.
Maggiore è il tasso di cambiamenti in atto, più alta è la richiesta di una progettualità educativa consapevole e teoricamente ben fondata. Quali sono le finalità della scuola dell’infanzia tracciate dalle Indicazioni nazionali? Quali le attenzioni e contenuti che esse propongono? Come possono diventare progetti concreti? A queste domande risponde bene il presente volume.
Le Indicazioni nazionali, però, non nascono dal nulla, si collocano piuttosto all’interno di un’attenzione pedagogica verso la fascia 3-6 che si è consolidata nel tempo e che costituisce una sorta di orizzonte di riferimento, di cui è bene ricordare brevemente, senza alcuna pretesa di esaustività, alcuni tratti salienti.
È significativo, a questo proposito, riprendere una riflessione di Cesare Scurati, indubbiamente uno dei principali protagonisti della riflessione pedagogica sulla scuola dell’infanzia e sul sistema scolastico nel suo insieme. Nel suo volume del 1997 Pedagogia della scuola scriveva:
“Il carattere proprio della scuola materna o dell’infanzia si è andato costruendo e definendo in opposizione a due tipiche distorsioni, l’«assistenzialità» e la «preparatorietà». Si è conquistata con definitiva chiarezza, cioè, l’idea che non si tratta né di un luogo di pura e semplice (o comunque prevalente) custiodialità, né di un momento meramente funzionale alla predisposizione delle migliori condizioni di frequenza del grado successivo, ma di un segmento pienamente e compiutamente degno ed autodefinientesi della ‘carriera’ formativa della personalità attraverso l’esperienza della scuola, che attinge le propri caratterizzazioni ed i propri fini dall’esigenze e dai bisogni tipici dell’età (intesa come fase di evoluzione vitale) dei suoi alunni. In termini molto riassuntivi, ad una scuola materna dell’assistenza si è sostituita una scuola materna dello sviluppo, poi una dell’apprendimento ed infine una della «cognitività» e della «programmazione»”1.

1.1 Alcuni tratti salienti della scuola dell’Infanzia

Scurati nel definire la scuola dell’infanzia come un “segmento pienamente e compiutamente degno” mette in luce come si sia progressivamente ampliato il campo dei termini attraverso i quali si è cercato di esprimerne la portata pedagogica e didattica: sviluppo, apprendimento, cognitività, programmazione.
Questo ampliamento dei termini rappresenta un significativo processo di arricchimento che però può anche fermarsi e deformarsi nel momento in cui ciascuno dei concetti viene preso isolatamente e assunto a prospettiva univoca (e a volte purtroppo nella vita concreta delle scuole accade). Così facendo, infatti, non si rende ragione del carattere composito delle finalità della scuola dell’infanzia e della molteplicità di fattori che l’azione didattica nel suo esplicarsi è bene che sappia tenere insieme.
Quest’attenzione ad un approccio integrato, capace di mettere in luce i diversi aspetti da tenere presente nel ‘fare scuola’ si ritrova, chiaramente, nel seguente passaggio delle Indicazioni Nazionali:
“Negli anni dell’infanzia la scuola accoglie, promuove, arricchisce l’esperienza vissuta dai bambini in una prospettiva evolutiva, le attività educative offrono occasioni di crescita all’interno di un contesto educativo orientato al benessere, alle domande di senso e al graduale sviluppo di competenze riferibili alle diverse età, dai tra ai sei anni”.
Proprio prendendo spunto da alcuni verbi utilizzati in questa descrizione, si possono mettere in luce alcuni tratti salienti della scuola dell’infanzia.
Innanzitutto è una scuola il cui primo mandato, in termini operativi, è quello di accogliere. Questo tratto si declina in molti modi: l’attenzione alla costruzione di relazioni positive e significative con ogni bambino; la manifestazione di un prendersi a cuore e di un prendersi cura del suo ‘stare bene’ e ‘crescere bene’, che gli permetta di vivere un’esperienza serena, stimolante, promettente; l’esercizio, anche, di una funzione protettiva, nei confronti dei suoi diritti fondamentali (in primis quello all’educazi...

Table of contents

  1. Sommario
  2. 1. Introduzione – Scoprirsi in crescita
  3. 2. Struttura del documento
  4. 3. Le finalità
  5. 4. L’ambiente di apprendimento
  6. 5. Lo stile educativo dell’insegnante
  7. 6. Tracce di riferimento per la lettura dei campi di esperienza
  8. 7. I campi d’esperienza
  9. 8. Profilo unitario della scuola dell’infanzia
  10. Appendice PROGETTI INERENTI AI CAMPI DI ESPERIENZA
  11. Bibliografia