1. Creatore d’impresa: corredo personale
1. L’assetto mentale
Aprire un’attività in proprio è un desiderio anche troppo diffuso. Lavorare “senza padroni” e senza i cosiddetti “vincoli di subordinazione” è un’allettante alternativa all’impiego nella pubblica amministrazione o al lavoro dipendente nel settore privato.
Ma come si fa ad avviare un’attività d’impresa? Quali doti occorrono per crearsi una reale opportunità di lavoro? In realtà, non occorrono chissà quali doti soggettive e professionali.
Magari qualcuno può avere un maggiore fiuto per gli affari rispetto ad altri, qualcun altro può aver assimilato nel corso degli anni un po’ di pratica, altri ancora possono aver curato e migliorato altre qualità importanti.
Sta di fatto che le caratteristiche personali e le competenze specifiche che consentono di gestire con la necessaria padronanza un’attività imprenditoriale sono tutte acquisibili ed affinabili.
Coprire le necessità e i bisogni della gente nella maniera migliore possibile: è questo l’obiettivo!
Presentare efficacemente il prodotto (o servizio), comunicare positivamente, posizionarsi e distribuire presto e bene, instaurare tra noi e gli altri soggetti interessati (dipendenti, banche, fornitori, comunità i cosiddetti stakeholder) un clima di totale simpatia e collaborazione: ecco le dinamiche che dobbiamo prevedere di curare, se vogliamo “metterci in proprio” con buone probabilità di successo.
Ma, innanzitutto, bisogna smetterla di bearsi pensando al “sogno” e alle possibilità teoriche di realizzare qualcosa che ci soddisfi davvero. Agire senza pensare è da sventati, ma pensare senza agire è un inutile spreco di energia. A volte, imperdonabile!
Occorre, però, innanzitutto sostituire convinzioni incompatibili con idee ambiziose e il desiderio di successo. Prima di decidere cosa fare, ci si dovrebbe, allora, concentrare su chi si vuole essere. Tutto intorno a noi si plasma secondo il nostro atteggiamento, anche mentale. Ecco alcuni spunti di riflessione.
Le persone di successo pensano in grande. Agire in piccolo significa farsi dominare dall’ego e dalla paura. Illuminanti le parole di Marianne Williamson: “… non c’è niente di illuminato nel rimpicciolirsi perché la gente intorno a te non si senta insicura. Siamo tutti fatti per emanare luce. Quando lasciamo brillare la nostra luce, inconsapevolmente permettiamo agli altri di fare lo stesso. Quando ci liberiamo delle nostre paure la nostra presenza libera automaticamente le altre…”.
Un pensiero limitato e delle azioni ridotte conducono al fallimento e alla mancata realizzazione di se stessi. E il concetto si lega al senso più profondo dell’essere imprenditore: più persone aiutiamo e più persone solleviamo dai loro bisogni, più saremo “ricchi”, perfino a livello mentale, emozionale e spirituale.
Un’altra questione da dirimere subito è l’ordinario approccio alla problematica.
Sentiamo spesso dire e diciamo: “Ho un grosso problema”. Beh, la persona di successo e l’imprenditore di successo non si esprime mai così. Cominciamo a farlo anche noi. Se il problema è grosso, bisogna crescere più del problema. È così che lo rimpiccioliamo e lo annulliamo.
Non è ironia. Anche le persone di successo hanno grossissimi problemi, numerosi e in rapida successione, ma li trattano per quello che veramente sono: questioni da risolvere. E, appena avvertito il problema, non fanno altro che concentrarsi subito sulle possibili soluzioni.
Ecco la maniera giusta di affrontare le problematiche man mano che emergono: crescere più del problema. Oltretutto, l’imprenditore attento vede nei problemi anche le eventuali opportunità, mentre indugiare sul problema lo fa crescere insieme alla nostra ansia, che genererà una difficoltà di risoluzione strettamente correlata all’indugio sulla gravità della situazione.
Un’altra brutta abitudine da scacciare sta nel farsi coinvolgere dalla critica fine a se stessa.
L’energia è contagiosa. Influiamo e veniamo influenzati dal “clima” che ci circonda e che, senza accorgercene, ci avvolge. Ma attenzione: è vero nei due sensi. Circondiamoci allora di gente che ci incoraggia e ci apprezza! Oltretutto, c’è una statistica su cui dovremmo riflettere: la maggior parte della gente guadagna circa il 20% in più o in meno del reddito medio degli amici più prossimi.
Forse, sarebbe bene tenerne conto: che ne dite? Un altro input sta nella domanda che dovreste fare a voi stessi: siete disposti a lavorare 16 ore al giorno, sette giorni alla settimana, rinunciando ai weekend per un periodo sufficiente di tempo?
Non sarà sempre così. Magari non sarà necessario. Ma essere pronti a farlo, aiuta a costruirsi la giusta mentalità.
D’altronde, servirà ad organizzare la vostra attività e metterla a regime.
Lo start up non è, comunque, delegabile e (Steve Jobs insegna!) il dettaglio può avere un valore assolutamente inestimabile. Solo l’attività a regime e l’individuazione progressiva delle risorse umane più adatte per ogni singolo aspetto dell’attività attenuerà la fattiva tensione dell’imprenditore che vuole avere successo.
Altra convinzione da estirpare è quella che lega l’affermazione e il successo economico al pregiudizio più becero: il denaro è sempre frutto di ruberie! In altri termini, si pensa vi sia qualcosa di sbagliato nell’essere ricchi.
Capita di sentire anche: come potrei più sapere se chi mi sta intorno lo fa solo per quello che sono? È un bagaglio di pensieri che consigliamo di accantonare e dimenticare subito. Perché? Semplicemente perché errati e frutto di una retorica assolutamente inventata. Si...