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Il buon frutto dalla buona pianta. Dal ciclo ovarico al ciclo riproduttivo: interpretazione dei dati
Un approccio metodologico nuovo per comprendere lo starter di malattia. Studio del ciclo ovarico/gravidanza e terapia dei comuni disordini endocrini. Inedita risoluzione di casi clinici
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Il buon frutto dalla buona pianta. Dal ciclo ovarico al ciclo riproduttivo: interpretazione dei dati
Un approccio metodologico nuovo per comprendere lo starter di malattia. Studio del ciclo ovarico/gravidanza e terapia dei comuni disordini endocrini. Inedita risoluzione di casi clinici
About this book
Attribuendo nuovi significati alle molecole che danno vita alla Vita, la complessità dei fenomeni biochimici sembra dissolversi nel sicuro fluire di nuove informazioni, che portano l'attenzione a focalizzarsi proprio su un fluido organico, quello principe: il sangue.
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Information
Capitolo 1
Dalla fisiologia alla patologia: prima chiave di lettura
1. Una premessa fondamentale: il livello di idratazione del sangue
Il livello di idratazione, cioè di acqua trattenuta, legata, nei vari segmenti fluidi dell’organismo, cambia il funzionamento dell’organismo poiché cambiano i funzionamenti dei vari distretti, impegnati o no attivamente in una operazione (metabolica, funzione somatica, anche emozioni e comportamenti).
Tutto ruota intorno a questo parametro: acqua nel sangue. Sali, proteine e glucidi mantengono acqua nel sangue poiché in esso realizzano quelle condizioni biochimiche necessarie per assicurare un giusto tenore di molecole d’acqua e dunque un livello di fluidità ottimale.
Se il livello di fluidità è ottimale il sangue “scorre” dappertutto e, soprattutto, riesce a penetrare nei capillari dove l’ingresso è regolato dal livello di congestione in cui si trovano i globuli rossi e, ovviamente, dal loro stato fisico che è determinato da fatti osmotici ed elettrochimici. È noto come le variazioni elettrolitiche possano modificare il volume dei globuli rossi che si gonfiano o si restringono (questa è la causa di alcune anemie da sequestro cronico con epato-splenomegalia) e la fluidità del siero di sangue.
In pratica, in ogni situazione dove viene a mancare acqua nel sangue, il livello di aggregazione delle frazioni corpuscolate del sangue è alto e non è possibile l’ingresso dei globuli rossi nei capillari (che hanno il loro calibro corrispondente al diametro del globulo rosso). In tal modo i globuli si fermano all’ingresso del capillare, come un tappo, lasciando ischemici microtratti di tessuto che non saranno perfusi. Se il livello di ossigenazione non si realizza il tessuto, a livello di ogni singola cellula, adotta vie metaboliche alternative al ciclo di Krebs e pertanto si realizza spesso il metabolismo anaerobio, a bassa resa energetica, ma praticamente sempre disponibile.
La trattazione seguente cercherà di spiegare il perché dell’“ispissatio sanguinis”, spesso occultata da parametri ematochimici che sembrerebbero normali se non si considerasse, anche, indirettamente, quanta “acqua” può esserci nel sangue in quel momento. Può accadere che l’emocromo riveli realmente un aumento numerico delle frazioni corpuscolate del sangue, ma questo accade per lo più nei soggetti giovani. In questo caso il midollo osseo, ben rifornito ancora di sangue che comunque penetra al suo interno (ossa lunghe per lo più) risponde con una normale o aumentata produzione di globuli rossi e piastrine, poiché tutti gli elementi che sono nel sangue sono sovrarappresentati e stimolano la riproduzione di globuli rossi e piastrine nelle nicchie vascolari. Questi elementi, una volta in circolo, non sono immersi in un ambiente idratato e pertanto il loro numero sembra proporzionalmente aumentare. In realtà però manca l’acqua, come mancherebbe in una pentola di sugo lasciata troppo a lungo sul fuoco.
Lasciata a sé questa situazione è all’origine di ogni processo infiammatorio che comincia con la separazione delle acque corporee (infiammazione acuta) e termina con la fibrosi, la retrazione fibrosa di ogni tessuto considerato. Quando questo parametro riguardi le sedi di produzione del sangue, il quadro ematochimico involve. Il ripristino della fluidità del sangue è legato al recupero dell’acqua in esso rappresentata e questa, come vedremo, è legata al ripristino della natremia.
L’operazione che riporta la natriemia a valori compatibili con la buona salute non è immediata né semplice. Come non è automatico, all’allontanamento degli zuccheri, modificare e correggere la glicemia, così non è automatico avere un buon livello di sodio del sangue soltanto usando più sale a tavola. L’iponatriemia si corregge modificando la qualità e la quantità dei carboidrati della dieta, è una funzione direttamente connessa con queste molecole, come vedremo in seguito.
L’ipoafflusso vascolare che si genera quando il circolo “si asciuga e si addensa” può provocare una insufficienza di circolo in ogni distretto, ma nelle parti periferiche del corpo come mani, piedi, è ancora più facile che si verifichi e si manifestino sintomi obiettivabili ad ogni età. Lo stesso discorso però può valere in periferie “nascoste”, come i circoli capillari dell’unità funzionale del nefrone e nei circuiti capillari come quello ipofisario e nei capillari retinici. Bisogna tener conto di queste nozioni poiché eliminando l’elemento disidratazione del sangue si può recuperare completamente la salute, specie se si è giovani, quando ancora il sistema dei vasi di distribuzione non è ancora sclerotico.
A tal proposito, e per fare un esempio ci torna comodo e vantaggioso spiegare il motivo del “prurito acquagenico”, un sintomo curioso, della Policitemia Vera e delle policitemie in genere che si manifesta (in assenza di lesioni cutanee obiettivabili dopo il contatto della cute con l’acqua) ad esempio dopo il bagno o la doccia.
Tale prurito, la cui genesi è sconosciuta, (come affermano autorevolissimi testi di ematologia, tra cui “EMATOLOGIA DI MANDELLI” di AVVISATI, Piccin 2014, p. 349), è semplicemente dovuto al fatto che il contatto con l’acqua peggiora la disidratazione del tessuto intendendo con ciò la sottrazione di acqua ai capillari che servono la cute.
Vediamo di interpretare il sintomo. Per fatti osmotici il sangue ipoosmolare tende ad abbandonare l’acqua fuori da sé, nell’interstizio.
Il contatto con l’acqua calda determina vasodilatazione di vasi che, se contengono sangue iposmolare, subiranno un’ulteriore cessione di liquido dal questo all’interstizio, come una vera spremitura di liquido dal vaso a fuori dal vaso. A questo punto, il modificato ambiente vascolare stressa l’equilibrio di membrana dell’endotelio e subentra l’inversione della pompa sodio-potassio delle cellule endoteliali. Queste liberano acqua endocellulare e potassio con ingresso di sodio nella cellula. L’insulto a tali cellule di fatto provoca, come sappiamo, liberazione di istamina ed eparina. La liberazione dell’amina provoca prurito irrefrenabile su tutta la cute, e la eparina provoca arrossamento e lieve edema. Il sintomo, come recita il testo, è diffuso e intrattabile, cioè non responsivo ai comuni trattamenti del prurito.
In questo caso, per non scatenare la sintomatologia sarebbe sufficiente aggiungere sale all’acqua del bagno ottenendo una soluzione isotonica o lievemente ipertonica rispetto al plasma. L’acqua penetrerebbe nella cute restituendole reidratazione.
(Probabilmente molti casi di policitemia vera si potrebbero risolvere semplicemente modificando in tempo, il livello di fluidità del sangue. La policitemia vera, oltre al considerevole incremento della massa dei globuli rossi circolanti, si associa all’aumento di globuli bianchi e piastrine. Questa patologia, che evolve spesso in mielofibrosi, ha un’alta incidenza di rischio trombotico.Questo è dovuto all’aggregazione dei globuli rossi e degli altri elementi del sangue che non ne permette l’ingresso nei capillari. A livello dei segmenti che restano esclusi dalla circolazione del sangue per microtrombosi, non si avrà ossigenazione con tutto quello che ne consegue).
Nelle donne in menopausa il prurito vulvare regredisce con lavaggi di soluzione fisiologica, che è salina, seguita da applicazioni di acqua semplice.
L’abitudine di bere acqua senza sete e mangiare senza sale è una delle comuni pratiche in questi anni che sta modificando il livello di salute delle persone con pregiudizio, come vedremo, dei più importanti passaggi chiave per conservarla.

Tabella 1.1
R.RHOADES-R.PFLANZER “Fisiologia generale umana” Il Plasma, 17: 558-563, 2004.
2. Secondo passaggio fondamentale: il metabolismo energetico possibile e il livello di ossigeno disponibile

Figura 1.1
Le cellule in debito di ossigeno scindono gli zuccheri in ingresso ma la via metabolica si ferma al livello di acido lattico poiché questo non rientra, dopo un processo di deidrogenazione attivato da una deidrogenasi che consuma ATP, come acido piruvico, nel ciclo di Krebs o ciclo dell’acido citrico.

Figura 2.1
Questa operazione necessita di ossigeno come accettore finale di elettroni con formazione di acqua.
Vogliamo sin d’ora sottolineare che l’ossigeno arriva in un distretto se arrivano i globuli rossi, ossigenati, che lo portano. L’ossigeno arriva alla sede arteriolare del capillare, dunque l’ossigenazione è tipica del circuito vascolare in andata, quindi pensiamo al circuito dalla parte del distretto arterioso.
La stasi, invece, è caratterizzata dall’aumento della frazioni di CO2, poiché l’O2 viene consumato. Molti metabolismi sono legati a questo aumento e sono fisiologici. Quando invece il circuito, per stasi nel distretto capillare non rifornisce il distretto di sangue fresco con una buona quota di O2, o per anemia vera allora tutti i metabolismi aerobi verranno a soffrirne e non possono accadere.
La mancanza di ossigeno per blocco del flusso del sangue determina blocco del circuito energetico aerobio.
Situazioni in cui si ha un blocco della glicolisi aerobia sono: fumo di sigaretta, età avanzata, anemie da malnutrizione, disidratazione del sangue. Questa ultima evenienza è di gran lunga la più insidiosa e pericolosa poiché non è riconosciuta e/o riconoscibile senza l’ausilio di opportune conoscenze “logiche”.
Nella glicolisi aerobia, l’acido lattico perde due elettroni che vengono assunti dal NAD+ che così si riduce e diventa NADH. In tal modo l’acido lattico si trasforma in acido piruvico, e come tale può entrare nel ciclo di Krebs.
I due elettroni assunti dal NAD+ che si riduce, servono, probabilmente per l’energia di accoppiamento di ADP coniugato con un gruppo fosfato, per diventare ATP. Infine, gli elettroni assunti dal coenzima della catena di trasporto degli elettroni passano all’ossigeno con formazione di acqua. La fosforilazione ossidativa con formazione di ATP da ADP è un metabolismo ad alta resa energetica che produce molecole ad alta energia (ATP) in un ambiente ricco di ossigeno e di substrati riducenti glucosio (36 molecole di ATP).

Figura 3.1
In caso contrario la resa energetica del metabolismo del glucosio è affidata al metabolismo anaerobio.
Dopo i pasti, gli amminoacidi e gli zuccheri vengono degradati attraverso la via glicolitica e la decarbossilazione ossidativa del piruvato, a produrre acetil-CoA. Tale molecola è il principale substrato in ingresso del ciclo di Krebs, con il fine ultimo di produrre molte più molecole di ATP.
Le cellule del nostro organismo ricavano l’energia dalle proteine, dai grassi e dai carboidrati della dieta. Queste molecole vengono degradate nell’apparato digerente, ad opera di enzimi specifici. Le proteine della carne, ad esempio, sono degradate sino agli aminoacidi costituenti; i carboidrati assunti con i cereali, la frutta e la verdura, sono degradati a zuccheri semplici, come il glucosio.

Figura 4.1
I grassi della dieta, come la margarina e l’olio, sono degradati ad acidi grassi e glicerolo.
L’energia di cui la cellula ha bisogno per la propria sopravvivenza e per assicurare il suo elettivo lavoro è immagazzinata nei legami chimici delle molecole ingerite con la dieta. Le cellule ricevono le molecole dal circolo sanguigno e le degradano. Ogni molecola viene demolita con un processo specifico. Il processo di degradazione delle proteine, deaminazione, prevede l’allontanamen...
Table of contents
- PRESENTAZIONE
- PREFAZIONE
- INTRODUZIONE
- Capitolo 1
- Capitolo 2
- Capitolo 3
- Capitolo 4
- Capitolo 5
- Capitolo 6
- Capitolo 7
- Capitolo 8
- Capitolo 9
- Capitolo 10
- CASI CLINICI
- RINGRAZIAMENTI