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LA MIA RAI dalla Lottizzazione alla Occupazione 25 anni di storia in Calabria
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LA MIA RAI dalla Lottizzazione alla Occupazione 25 anni di storia in Calabria
About this book
La storia della RAI in Calabria e la storia della Calabria raccontata dalla RAI: quella parte infinitesimale di storia, cioè, che mi ha visto impegnato, sul campo, in prima persona.
Venticinque anni: i venticinque anni che vanno dalla Lottizzazione (figlia del compromesso storico che attraverserà, fino ai giorni nostri, le alterne vicende della politica) alla Occupazione; dalla Prima alla Seconda Repubblica. Li racconto, almeno mi sono sforzato di farlo, sotto la lente d'ingrandimento di giornalista lottizzato che ha, però, sempre cercato di mettere al centro del proprio impegno professionale il rigore, l'imparzialità, l'oculatezza, la pari dignità.
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Information
2010
Il tempo stringe e il “disegno” è ormai ai ritocchi finali. Devo fare qualcosa. E così, subito dopo l’Epifania, chiedo e ottengo un incontro a Roma con Alberto Maccari. L’appuntamento è fissato per le ore 11 di mercoledì 20 gennaio nella sede della TGR, al numero 23 di Borgo Sant’Angelo. Siamo a due passi da Piazza San Pietro dove, ai piedi dell’Obelisco, sono ancora in bella mostra un maestoso albero di Natale e una suggestiva Natività. L’albero, un abete alto 30 metri, è arrivato dalla Foresta delle Ardenne, nella Vallonia, in Belgio, ed è stato decorato con duemila palline di plastica di colore oro e argento. La Natività è stata allestita in una versione completamente inedita voluta personalmente da Papa Benedetto. È ambientata non a Betlemme, ma nella casa di Giuseppe, a Nazareth, così come recita il Vangelo secondo Matteo.
Lo confesso, avrei dovuto portare con me un registratore. L’ho capito subito, ma l’ho realizzato compiutamente qualche giorno dopo. Solo che le persone perbene queste cose non le fanno. Il Grande Alberto mi gratifica di elogi sperticati, persino immeritati. Poi mi rivela che anche lui, poverino, in passato, ai tempi del TG1, ha dovuto subire le angherie e i soprusi della politica. Infine, quasi urlandomi in faccia che «questa decisione» sta passando sulla sua testa, mi assicura che farà di tutto per garantirmi una «uscita che non mortifichi le aspettative di uno come te che in tutti questi anni ha dato prova di attaccamento all’Azienda, fedeltà, impegno e professionalità».
E per dare forza alla sua apertura di credito mi spara a bruciapelo: «Lasceresti la Calabria per andare a fare il caporedattore da qualche altra parte?». «A piedi, anche ad Aosta», replico senza pensarci due volte. Mi mancano dieci mesi, vuol dire che farò dieci mesi di sacrifici.
«Ok – replica Maccari, accompagnandomi verso l’uscita – fammi parlare con il capo del Personale. Ti farò sapere. Stai tranquillo. Torna sereno in Calabria. Quando verrò a Cosenza per insediare la Terremoto ti porterò la soluzione. Hai la mia parola».
Peccato non averlo registrato il colloquio. Lui potrebbe sempre replicare che le mie sono solo fantasie, che non si è mai sognato di dirle quelle cose. Insomma potrebbe sempre rivendicare e opporre «la sua parola contro la mia». Verificherò qualche settimana dopo quanto inconsistenti fossero la forza contrattuale e la credibilità di Maccari nei confronti dell’Azienda. O quanto infondate fossero le sue promesse nei miei confronti. Cambia poco.
Mentre sono a Roma le Agenzie di stampa battono due takes, uno del consigliere di amministrazione della RAI, Nino Rizzo Nervo (centrosinistra), l’altro del capogruppo del PdL in Commissione Vigilanza, Alessio Butti. Il primo sostiene l’inopportunità delle nomine alla vigilia elettorale, («A mia memoria un fatto senza precedenti»[1]). Il secondo ribatte che non c’è alcun blitz elettorale[2].
Il tempo stringe e otto giorni dopo, giovedì 28, alle 9,30 (è documentato dal cellulare), invio un sms a Maccari.
Caro Direttore, siamo stati informati che da lunedì prossimo, primo febbraio, Annamaria Terremoto subentrerà a Pino Nano nel ruolo di caporedattore di questa redazione. Facendo seguito al nostro incontro di mercoledì 20 gennaio scorso, ti chiedo di conoscere con urgenza le tue decisioni in merito alla mia posizione. Negli ultimi dieci anni è la seconda volta che mi vedo scavalcato e questo (come ho avuto modo di dirti a voce) è per me insopportabile. A novembre vado in pensione e vorrei farlo nella maniera meno traumatica e più dignitosa possibile. Nel corso del nostro colloquio hai detto esplicitamente di comprendere le mie ragioni e che avresti cercato una qualche soluzione per me gratificante. Mi hai anche detto che lo avresti fatto contestualmente alla ufficializzazione del passaggio di consegne fra Pino Nano e Annamaria Terremoto. È per questo motivo che ti chiedo di conoscere, prima di lunedì prossimo, le tue decisioni. Scusami se insisto e se continuo a sottrarti tempo prezioso. Ma per me è di fondamentale importanza e tu, del resto, lo hai ben compreso. Grazie e a presto.
La cronaca intanto rivendica attenzione.
«Un’auto imbottita di armi e bombe rudimentali sulla strada che conduce all’aeroporto. È la stessa strada che, da lì a qualche ora, dovrà attraversare il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a conclusione della sua visita a Reggio, incominciata mercoledì sera. Una visita istituzionale, un segnale forte di partecipazione e di presenza dopo la pesante intimidazione subìta il 3 gennaio scorso dai magistrati reggini (l’esplosione di una bomba davanti alla Procura Generale). È da poco passato mezzogiorno quando scatta l’allarme. L’auto risulta rubata; i controlli si esauriscono, non senza una qualche apprensione, in brevissimo tempo. Un messaggio dei clan allo Stato o una casualità legata, forse, alla preparazione di qualche attentato? Un segnale inquietante della ndrangheta, sentenzia (non senza incontrare pareri contrari) il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso. Le indagini portano subito ad un primo risultato. In carcere, con l’accusa di favoreggiamento, finisce un carrozziere di 46 anni, Francesco Nocera. È lui il titolare dell’auto, una Fiat Marea, scoperta alla periferia di Reggio. Nella stessa mattinata di giovedì, ne aveva denunciato il furto ai carabinieri. Un chiaro tentativo di depistaggio, dicono gli inquirenti. Nocera, che ha piccoli precedenti penali e amicizie sospette, sarebbe coinvolto in maniera più o meno diretta, sostiene la DDA, nell’episodio di cui venerdì si è anche occupata la settima Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura. Domani il carrozziere comparirà davanti al giudice dell’udienza preliminare che ne dovrà convalidare, o meno, l’arresto»[3].
Da Roma nessuna risposta. Silenzio assoluto. Ma io ho deciso. La data dell’insediamento della Terremoto è stata fatta slittare all’undici marzo. Pino Nano manca già da qualche giorno. Firmerò il mio ultimo sommario sabato 30 gennaio e poi uscirò definitivamente. Me lo posso permettere visto che ho accumulato, nel tempo, un consistente pacchetto di ferie arretrate e di riposi non goduti. Me ne andrò dieci mesi prima. Ma non farò un-solo-giorno-uno il vice della Terremoto. Lo sanno tutti compreso Maccari a cui l’ho anticipato nel corso del nostro incontro a Roma.

Chiuso il TG, faccio ritorno a casa. Nonostante io abbia ancora dieci mesi pieni di lavoro so che non varcherò più i cancelli di Viale Marconi. L’ho deciso senza alcuna possibilità di ripensamento. Poco prima delle 15 ricevo una telefonata sul cellulare di servizio. «Sono l’addetto stampa dell’on. Francesco Pionati (l’ex giornalista RAI passato armi e bagagli a ingrossare l’esercito dei berlusconiani folgorati sulla strada di Arcore n.d.a.), siamo colleghi, possiamo darci del tu? Ho telefonato in segreteria, mi hanno detto che sei tu, oggi, il responsabile di turno. Ti chiamo perché fra un’ora, alle 16, l’on. Pionati terrà una conferenza stampa per presentare la sua lista a sostegno della candidatura di Scopelliti. Tu, ovviamente, mi mandi una troupe; puoi fare a meno del giornalista, magari poi ci sentiamo e ti sintetizzo io un paio di cose».
Io, ovviamente, non ho alcuna intenzione di accogliere una richiesta formulata con tanta arroganza. Oltretutto non è il giorno giusto. Ma, arroganza e giorno a parte, il mio netto rifiuto è motivato dal fatto che non avrei il tempo materiale di allestire una troupe nello spazio ristretto di un’ora e che – impedimento prioritario – abbiamo deciso, come linea editoriale, di non seguire il rito della presentazione di tutte le liste in campo. Che sono la bellezza di 16. Sette a sostegno della candidatura di Scopelliti, sei a sostegno di quella di Loiero, tre a favore di Filippo Callipo.
Non l’avessi mai detto! Come ho osato opporre un rifiuto all’on. Pionati? «Tu non sai chi siamo noi. Faremo una interrogazione alla Commissione di Vigilanza. Chiederemo conto al tuo Direttore e, se sarà necessario, anche al Consiglio di Amministrazione».
Inaudito! Negli anni della cosiddetta Prima Repubblica mai nessuno aveva azzardato usare toni così minacciosi. Quanti no avrò detto nell’arco della mia carriera, soprattutto ad amici e agli amici degli amici? Eppure mai, sottolineo mai, ricordo d’essere stato oggetto di una aggressione verbale così violenta, così gratuitamente volgare. Faccio fatica a metabolizzare che i tempi sono cambiati!
Il 2 febbraio a pagina 3, Calabria Ora annuncia il cambio della guardia al vertice della redazione calabrese della RAI[4].
Nonostante l’ufficialità proietti a marzo prossimo il suo insediamento alla guid...
Table of contents
- Introduzione
- L’attesa
- Un salto indietro
- Il mio giorno
- 1985
- 1986
- 1987
- 1988
- 1989
- 1990
- 1991
- 1992
- 1993
- 1994
- 1995
- 1996
- 1998
- 1999
- 2000
- 2001
- 2002
- 2003
- 2004
- 2005
- 2006
- 2007
- 2008
- 2009
- 2010
- 2011
- Appendice fotografica