Remo Cantoni tra filosofia e antropologia
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Remo Cantoni tra filosofia e antropologia

About this book

Nell'ancora oggi irrisolta interrogazione aperta in Italia dal complesso e multiforme lavoro di Remo Cantoni e nell'ambito di un rinnovato interesse per i nuclei filosofici e culturali proposti dall'opera del filosofo milanese, si inserisce, questo agile ma puntuale compendio. Un lavoro dedicato ad una ampia e panoramica revisione del fondamentale rapporto esistente nella teoresi cantoniana tra la messa a fuoco delle nuove antropologie dell'uomo che sorgono dalla nascita delle scienze etnografiche nel novecento e la crisi del pensiero filosofico classico, coinvolto nei fuochi divampanti e negli orrori ideologici e nelle prassi antiumane del secondo conflitto mondiale. I punti affrontati dall'autrice, mettono in rilievo una ricostruzione del percorso effettuato da Remo Cantoni nelle sue trasformazioni teoretiche, nelle sue principali figurazioni ermeneutiche, esistenzialistiche, antropologiche e spirituali.

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Capitolo IV

La crisi della ragione romantica

1. Per Cantoni, la nuova coscienza morale, affinché possa essere rifondata, deve porsi al di là del cristianesimo criticando i costumi ideologici tradizionali. Per fare questo, Cantoni ricorre a scrittori e filosofi come Dostoevskij, Kierkegaard, Nietzsche, Kafka, Camus, Musil.
Sono autori che hanno un’importanza determinante, bisognerebbe ascoltarli con attenzione. In particolare, Dostoevskij, Kierkegaard e Nietzsche, attraverso la complessità del loro pensiero, si completano e formano un unico quadro. Il primo, Dostoevskij, insegna la complessità e la contraddittorietà dell’anima e della storia, mettendo in dubbio la modernità; Nietzsche con il suo nichilismo, aiuta Cantoni nel suo bisogno di criticità, di decostruzione della società che lo farà arrivare ad un pensiero post-nichilista e costruttivo. Kierkegaard, invece, lo condurrà verso un’analisi del nuovo attraverso un approfondimento metodico e fruttuoso di ogni valore e di ogni speranza.
Saranno questi punti di vista differenti che condurranno il nostro filosofo alla ricostruzione di una mentalità in cui ciascuno porta il proprio contributo di riflessione e ricerca.
Cosa dire del metodo cantoniano? Cantoni crede nell’intero, diffida delle estrapolazioni, crede negli approcci storici complessi e nelle bibliografie, predilige la lettura personale e la personalità delle interpretazioni.
L’intero per Cantoni è privo di mistero, svela e suggerisce un ascolto acuto che non si fa sfuggire pause e particolari. L’autore è convinto dell’esistenza di una lettura autentica attraverso la distinzione metodologica tra piano ontologico e logico, in cui, nel primo non esiste un’autentica interpretazione; nel secondo, il piano logico, esiste l’interpretazione autentica come criterio metodologico, ovvero lo sforzo di capire ciò che l’autore ha voluto dire ricostruendo il pensiero e reinterpretandolo alla luce dei nuovi tempi.
Il filosofo deve cercare la verità e non solo la bellezza nelle pagine sia del letterato che del poeta imparando a ragionare in modo critico e complesso.
Cerchiamo di tracciare i punti fondamentali e caratterizzanti dei personaggi presi in considerazione da Cantoni iniziando da Dostoevskij terminando con Kafka.
- Dostoevskij sarà colui che nel suo romanzo, L’idiota, descriverà e ricostruirà le opposizioni problematiche, ripenserà le antinomie, concretizzandole nel tempo e nello spazio. Tutto si discuterà in dialoghi non astratti in cui materia e forma saranno congiunti, perché il lettore deve avere il modo di vivere nella storia, di toccarla con mano altrimenti non crederà a nulla di quello che lo scrittore racconta. Lo scrittore dovrà affrontare la realtà attraverso ciò che “si può vedere, sentire, odorare e gustare”[1].
L’opera di Dostoevskij è piena di elementi che riguardano l’inconscio e la crisi ma nonostante l’astrattezza delle questioni, non perderà mai di vista la concretezza dell’esistere.
Viene messo in scena e vissuto, il contrasto tra critica e tradizione.
- Kierkegaard farà scoprire il senso della finitezza come dimensione ineliminabile dell’esistere proprio perché rimanda a ciò che essa non è. Il limite di Kierkegaard è nella domanda morale che gli propone Cantoni. Dall’analisi di Kierkegaard, l’uomo viene posto solo dinanzi ad un aut aut singolare che indica una doppia prigionia. Emerge che la verità è solo la comprensione della singolarità. Attraverso la critica al Cristianesimo e la comprensione dell’umano, Kierkegaard è utile a Cantoni per disegnare le categorie del singolo e dell’angoscia.
- Nietzsche, con il suo senso critico della modernità, sarà preso in considerazione da Cantoni perché ha uno sguardo attento alla storia e alla critica dei valori tradizionali. L’eroe del discorso nietzscheano, è lo spirito libero che è un singolo nella collettività, l’eccezione alla regola.
Guardando con spirito tragico il corso della storia, il filosofo tedesco crea una spaccatura tra una contemplazione profonda (spirito dionisiaco) e la razionalità (spirito apollineo). Il merito di Nietzsche è stato quello di guardare con occhio critico uno stato di cose che lui non può mutare ma che può criticare, creando una nuova coscienza critica. Cantoni esalta Nietzsche poiché elimina i parametri sacri alla ragione pura sconsacrando il mito di una razionalità ottenuta per illuminazione.
- Di Kafka, Cantoni apprezzerà la metafora che vive il mito e lo incarna in un insieme di diverse sfaccettature. La metafora aiuta a costruire immagini ma di ogni immagine non possiamo dire che sia una metafora. È, la metafora, un modo immaginario di esprimere il mondo.
Kafka pensa e scrive metaforicamente, esemplifica il linguaggio espressionista entrando in un linguaggio che diventa luogo di rivelazione. La metafora aiuta a comprendere quello che appare incomprensibile; è, come il mito, la forma della sapienza poetica, è la necessità di percorrere la strada dell’irrazionale e della materia catturando il molteplice.
2. La teoria esistenzialista di Cantoni che aveva cercato nell’analisi profonda della coscienza dell’uomo moderno si introduce nello studio e nell’approfondimento dell’uomo attraverso la psicanalisi. Cantoni cerca di dare una spiegazione all’uomo isolato e preoccupato della propria intimità spirituale che considera il solo bene da salvare. Si rende conto che non tutto può essere spiegato dalla coscienza razionale che spesso non è affidabile nei processi decisionali. Si rende conto che l’esistenzialismo ha delle basi razionali molto precarie che non possono giustificare ogni credenza e ogni sapienza; il piacere, il gusto crepuscolare dell’oscurità, l’inconscio sono argomenti non sempre spiegabili. Cantoni, quindi, compie uno sforzo di analisi e di approfondimento per giungere ad una nuova comprensione dell’individuo. Sposa il pensiero critico di Albert Camus ma non ne condivide l’insoddisfazione verso l’esistenzialismo, nonostante l’ammirazione verso la critica nichilistica espressa da Camus. L’irrazionalità che proclama, caratteristica dell’essere, in realtà all’uomo non sembra razionale. Dio non risponde ai voleri dell’uomo, né è benevolo con le sue gioie. Tutte queste considerazioni dell’esistenzialismo nichilista di Albert Camus generano nebbie nell’animo umano e l’uomo cerca rifugio nella carnalità del senso e nella complessità delle cose. Cantoni usa il linguaggio non per comunicare certezze ma sensazioni, misteri che cerca di descrivere a suo modo. Si disinteressa ad ogni strutturazione del linguaggio e viene preso da visioni mistiche del mondo e della natura. È un filosofo che vive profondamente la sua vita interiore cercando una spiegazione più profonda che non può darci la razionalità. La scienza può in alcune circostanze superare i simboli ed i miti e giungere ad una giustificazione della conoscenza. L’uomo pensa ed agisce liberamente senza voleri divini o condizionamenti che delimitino la prassi quotidiana.
In questa prospettiva Cantoni sceglie, tra le scienze umane la psicanalisi che studia e approfondisce la parte più profonda ed irrazionale dell’uomo. La psicanalisi di Freud e Jung ha animato tutto lo studio sull’uomo e sugli aspetti più profondi dell’esistenzialismo. Cantoni capisce l’originalità della psicanalisi seguendone i suggerimenti non però con il metodo scientifico ma con un ragionamento personale. La psicanalisi impernia il proprio studio sul sottosuolo dell’esistenza, il terreno dell’inconscio e del piacere. La psicanalisi, in questo modo, può dare un contributo conoscitivo all’antropologia nel giustificare le dinamiche della vita psichica che, non sempre, sono coscienti e razionali. L’io, secondo la psicanalisi, non è più onnipotente e padrone del mondo ma al contrario, può essere vittima di pregiudizi e incoerenze. La psicanalisi, quindi, cerca una spiegazione ed un riconoscimento all’irrazionale umano mediante un metodo diverso dall’antropologia filosofica. In questa concezione Freud cerca di mantenere una visione moderna della soggettività che si appoggia ad un impostazione scientifica del sapere. Perciò la psicanalisi mantiene e presenta uno studio corretto dell’irrazionale, si interessa al negativo e si sforza anche di vincerlo. Conoscere, in psicanalisi, significa dare un nome alla negatività, all’impulso, configurare una malattia e cercare una soluzione con un intento terapeutico ma anche conoscitivo. Gli individui vengono studiati per l’umanità che li forgia e li specifica. L’inconscio collettivo è una possibilità che noi ereditiamo da epoche remote in forme specifiche di immagini.
Secondo Cantoni, l’uomo fa parte di una gr...

Table of contents

  1. Prefazione
  2. Capitolo I
  3. Capitolo II
  4. Capitolo III
  5. Capitolo IV
  6. Capitolo V
  7. Capitolo IV
  8. Appendice