I FONDI COMUNI D'INVESTIMENTO RESI SEMPLICI. La guida introduttiva ai fondi comuni e alle strategie d'investimento più efficaci nel campo del risparmio gestito.
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I FONDI COMUNI D'INVESTIMENTO RESI SEMPLICI. La guida introduttiva ai fondi comuni e alle strategie d'investimento più efficaci nel campo del risparmio gestito.

Stefano Calicchio

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I FONDI COMUNI D'INVESTIMENTO RESI SEMPLICI. La guida introduttiva ai fondi comuni e alle strategie d'investimento più efficaci nel campo del risparmio gestito.

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Che cosa sono i fondi comuni d'investimento e come funzionano? Imparare velocemente le basi dei risparmio gestito non è mai stato così semplice. Per la prima volta in Italia una guida completa e accessibile vi mostra le caratteristiche di funzionamento dei fondi comuni. All'interno di questo manuale pratico scoprirete tutte le informazioni che vi servono per capire realmente questi strumenti e per cominciare a creare il vostro portafoglio. Dal funzionamento dei fondi aperti a quelli chiusi, dagli investimenti tradizionali a quelli speculativi, fino ai fondi ETF e a quelli immobiliari. Il lettore imparerà passo a passo come confrontarsi senza tentennamenti con il mercato globale del risparmio gestito.
Dimenticate gli inefficaci manuali teorici da migliaia di pagine venduti a prezzi folli sul web e godetevi finalmente una lettura in grado di darvi il know how che cercate ad un prezzo imbattibile.

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Information

Year
2013
ISBN
9788868559588

Tassonomia comparativa degli investimenti

Un altro modo per definire i fondi comuni consiste nel confrontarli con altre forme d’investimento, in modo da poterne apprezzare le differenze non solo a livello teorico, ma anche e soprattutto sul piano operativo.
 
Per riuscire in questo intento, costruiremo insieme una specie di tassonomia delle diverse alternative nelle quali un soggetto può investire il proprio capitale.
 
È opportuno specificare che molti degli strumenti proposti di seguito sono accessibili anche attraverso i fondi comuni, sebbene con valutazioni di costo differenti e senza la possibilità di intervento diretto sulle scelte di gestione.
 
Il primo strumento con cui è possibile confrontare i fondi comuni è rappresentato dai conti di liquidità.
 
Si tratta di depositi bancari generalmente senza vincoli di investimento (talvolta con vincoli scadenzati nel breve o brevissimo termine), che offrono una remunerazione limitata della liquidità. Spesso, questa rendita si avvicina al tasso d’inflazione presente nel Paese in cui il conto è localizzato.
 
I conti di risparmio o deposito possono essere confrontati dall’investitore con fondi comuni aventi obiettivi di breve termine, come quelli monetari.
 
Quest’ultimi addebitano generalmente costi di gestione che i conti remunerati non prevedono, ma riescono spesso ad  offrire rendimenti superiori al tasso d’inflazione ufficiale.
 
Bond e obbligazioni rappresentano un’altra categoria d’investimento che può essere approcciata sia attraverso acquisti diretti che per mezzo di fondi comuni. L’investitore autonomo dovrà considerare con attenzione diversi particolari, tra i quali spiccano i termini di scadenza, il rating e le fluttuazioni di valore che si verificano naturalmente nell’arco di vita dell’obbligazione.
 
Molti fondi d’investimento (anche i più aggressivi) utilizzano i bond per stabilizzare il rischio complessivo del patrimonio.
 
Operare in via autonoma non è sempre facile. Per quanto le obbligazioni possano essere considerate come strumenti relativamente semplici, è necessario un sufficiente grado di conoscenze per non vanificare i risultati desiderati o per non rischiare di incorrere in perdite.
 
Questo punto si è reso particolarmente evidente negli ultimi anni, vista la crescente offerta di strumenti obbligazionari sul mercato e le difficoltà mostrate dalle agenzie di rating nel valutare correttamente il loro livello di rischio.
 
Il mercato immobiliare rappresenta un’ulteriore occasione di diversificazione dei propri investimenti. L’acquisto diretto di un’abitazione permette di controllare nel particolare ogni aspetto dell’operazione, ma espone l’investitore totalmente e senza possibilità di mediazione al rischio d’insolvenza dell’inquilino e alle difficoltà di monetizzazione dell’investimento in caso di necessità.
 
Inoltre, i valori delle quotazioni immobiliari sono generalmente legati in modo molto stretto alle condizioni economiche del Paese di riferimento. Scegliere di investire in un immobile è come compiere un’assunzione di fede verso la crescita futura di una nazione.
 
Le azioni rappresentano la forma più comune d’investimento diretto in asset aziendali o corporativi. Sono in grado di garantire un ritorno sia in termini d’incremento del valore delle quote aziendali, sia per mezzo della distribuzione facoltativa di dividendi.
 
L’investimento azionario diretto presenta elevati rischi di gestione, poiché l’oscillazione dei valori societari può variare notevolmente sulla base di variabili tecniche, microeconomiche e macroeconomiche. In questo comparto, i fondi comuni si rivelano particolarmente utili per chi possiede capitali limitati, ha un’ottica d’investimento di lungo periodo e vuole assicurarsi un’adeguata diversificazione del rischio.
 
Infine, troviamo i derivati. Si tratta di strumenti che (prendendo come spunto il termine stesso) fanno derivare il proprio valore da un asset sottostante. Sono dedicati agli investitori più esperti. Vengono utilizzati sia come elementi di protezione del capitale, sia come strumenti puramente speculativi. Permettono inoltre di accedere a mercati molto complessi, come quelli delle materie prime e delle commodities.
 
L’utilizzo di questi strumenti da parte dei fondi d’investimento è concesso solo ad alcune particolari tipologie, come i fondi hedge o speculativi.
 
Si tratta comunque di metodi d’investimento del proprio capitale molto rischiosi, in grado di offrire grandi guadagni ma al contempo di esporre il capitale a grosse perdite, fino al suo azzeramento completo.
 
Ogni tipologia d’investimento appena descritta può essere approcciata tanto in autonomia quanto attraverso strumenti di risparmio e investimento collettivo.
 
Procedendo in modo indipendente ci si dovrà assumere tutti gli oneri (quantitativi e qualitativi) della gestione diretta. Nel secondo caso diviene possibile una certa comodità, oltre che una diversificazione migliore del rischio, a patto di affrontare costi d’investimento superiori.
 
La scelta ottimale deve essere fatta sulla base del capitale disponibile, dell’orizzonte temporale preposto e degli obiettivi che s’intende raggiungere. Non bisogna dimenticare che esistono diversi compromessi tra i vari estremi.
 
È possibile dividere il capitale in modo che una parte sia destinata al risparmio gestito, mentre un’altra di entità più ristretta sia investita direttamente sul mercato.
 
Nel corso di questa guida scopriremo anche l’esistenza di alcuni strumenti d’investimento collettivi (gli ETF) di recente costituzione, che hanno saputo conservare i vantaggi della raccolta e gestione comune garantendo al contempo un peso molto basso dal punto di vista degli oneri e dei costi di gestione.

Breve storia dei fondi comuni

Diversamente da come pensano in molti, i primi fondi comuni d’investimento sono nati in Europa nel 1700, quando nacquero le compagnie delle Indie olandesi. Le colonie orientali, con le preziose merci di cui disponevano, rappresentavano un eccezionale occasione d’investimento per chiunque disponesse di un capitale sufficiente a supportare delle lunghe spedizioni via nave.

Al contempo, i pericoli della navigazione in un percorso così difficile erano molto accentuati, tanto che spesso molti carichi andavano completamente perduti, assieme al vascello e all’equipaggio.

La soluzione fu semplice quanto straordinaria; i mercanti olandesi si federarono, dividendo i singoli vascelli in quote e diversificando così il rischio di fallimento della spedizione. In questo modo, diveniva possibile minimizzare gli eventi avversi, garantendosi al contempo i vantaggi derivanti dal commercio con le Indie.

Questo sistema si rivelò così efficace e funzionale da essere presto adottato anche nelle altre nazioni coloniali emergenti.

Già nel 1800 Londra contava diversi investment trust, ovvero società sorte con l’obiettivo di diversificare il denaro raccolto su differenti carichi commerciali, specializzati negli scambi di materie pregiate tra madrepatria e colonie.

Le informazioni esposte fin qui sono interessanti perché mettono in luce un aspetto particolare di questo comparto. Oggi siamo abituati a pensare che i fondi comuni siano destinati a soggetti con limitate capacità di risparmio, che non sono in grado o non hanno il tempo di seguire in modo professionale i propri investimenti e per i quali è fondamentale diversificare il rischio.

D’altra parte, l...

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