Tre cose da tenere in mente quando invecchi:
Approfitta sempre di un bagno;
approfitta sempre di un’erezione;
non fidarti mai di una scorreggia.
Jack Nicholson: le tre cose, nel film “Non è mai troppo tardi”.
L’obiettivo sfidante
Il tempo è tiranno? Assolutamente no. Il tempo non esiste, siamo noi esseri umani che dal nostro concepimento siamo ineluttabilmente destinati a morire… Il tempo non è uno spazio, non fugge, siamo noi che, attimo dopo attimo invecchiamo.
Affronteremo insieme un percorso logico verso l’autodeterminazione dell’essere umano, tenteremo di aprire la mente verso i nuovi orizzonti dell’autorealizzazione cercando di capire come il concetto di tempo sia solo una convenzione tra esseri umani e come la comunicazione efficace sia in grado di cambiare la realtà oggettiva. Annullando l’esistenza del tempo riusciremo a capire come instaurare solide relazioni basate sull’etica e sulla mutua soddisfazione e come sfuggire dal caos della società dei media.
In queste pagine cercheremo di fissare alcuni punti di riferimento che, attraverso le conoscenze e le esperienze, possono aiutare a uscire da un approccio ingenuo alla realtà oggettiva per affrontare cognitivamente le sfide dei cambiamenti in essere nella società globale, scopriremo un metodo multi paradigmatico trasversale, alla fisica, alla sociologia, da Maslow a Popper, della comunicazione, dal modello di Shannon e Weaver alla Psicolinguistica, attraverso Watzlawick, ed alla semiologia, da de Saussure a Prieto, per comprendere i meccanismi della percezione fisica, emotiva e razionale e come essi influenzino la nostra realtà e ci permettano di modificarla secondo i nostri desideri, sogni e volontà.
Non ho tempo.
Se non avete tempo per continuare a leggere, state mentendo a voi stessi.
Provate a metterla così: piuttosto che continuare a leggere preferisco far altro… (decidete voi cosa, è ininfluente, quello che conta è che, consapevolmente o inconsapevolmente, state abbandonando questo libro per dedicare la vostra vita ad altre cose, state decidendo altre priorità).
Ipse dixit, ma chi l’ha detto?
Nella nostra vita quante volte abbiamo un referente che influenza le nostre scelte? Chi dice il vero? Chi dice il falso? Perché se il referente dice il vero allora i nostri comportamenti possono portare a risultati aspettati, ma se il referente mente? Cosa possiamo aspettarci? E se il referente è un media? “La realtà è socialmente costruita e infinitamente manipolabile? La verità è una nozione inutile?”
Partirei da questa frase, particolarmente attuale, almeno per la data di pubblicazione del testo sul quale l’ho letta.
Essenzialmente in questa frase c’è un referente, l’autorevole autore (Ipse dixit), e c’è una “verità” messa in discussione con l’auspicio e l’aspettativa di ritrovare una verità “vera” leggendo le pagine del suo testo, poi ci sono due parole [significanti], [realtà] e [verità] che si prestano a una polisemica interpretazione: cos’è la realtà? Cos’è la verità?
Dai sofisti di Atene, da Protagora “ogni uomo è portatore di una sua verità” a Socrate “ogni argomento ha una sua verità”, passando per Platone per il quale “senza una [verità] nulla è insegnabile” arrivando ad Aristotele per il quale: “Se le cose stessero come dice Protagora [cioè ognuno ha la sua verità], allora tutti avrebbero sempre ragione, nessuno penserebbe il falso, perché ognuno è certo in un dato momento di quello che gli sembra, di quello che gli appare” che azzera e trasforma in falsità quanto espresso dai suoi coevi in merito al concetto di [verità], fino ai nostri tempi i termini [verità] e [realtà] sono sempre stati caratterizzati da una devastante polisemia.
In queste pagine cercherò di sintetizzare quanto, nella esperienza di tecnico pubblicitario e formatore ho avuto l’opportunità di verificare sul campo, un modello interpretativo che permette la disambiguazione di questi termini e, soprattutto, come questa disambiguazione possa svelare il “grande imbroglio del tempo”.
Le due facce della stessa moneta
Estraete dal vostro portamonete una moneta da 1 euro, soppesatela tra le vostre dita, percepitene le increspature del conio, sentitene la sostanza e osservatela attentamente: da un lato troverete impresso il numero 1 provate a concentrarvi su quell’1 e domandatevi cosa esso rappresenta per voi?
Tra le tante risposte che potete darvi, molto probabilmente avete pensato che quell’1 impresso sulla moneta che avete tra le dita rappresenti il “valore” della moneta… Se avete pensato, anche solo un attimo che l’1 rappresenti il valore della moneta siete già caduti nel primo grande imbroglio.
Se non ci credete (la credenza ha sempre a che fare con l’esperienza e quindi con una sorte di [verità] soggettiva) provate a fare questo sforzo di memoria che ha a che fare con le nostre comuni esperienze:
Immaginate di esser in auto, in un’ora di punta del traffico, mentre vi state approssimando a un semaforo rosso, e vi si accosta una persona che vi offre di pulire il parabrezza della vostra auto: che fate? Utilizzate tutte le vostre competenze di comunicazione non verbale per evitare di entrare in relazione verbale con questa persona? Rallentate… cercate di non entrare nel primo piano del suo campo visivo, lentamente raggiungete una posizione a esso più distante lasciando che l’auto che vi segue prenda il vostro posto di prossimità con questa persona? Oppure approfittate del servizio che essa vi renderà e con grande generosità gli porgerete dal finestrino una monet...