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About this book

LovemeLoveme è una storia vivida, vera, una storia di disagio giovanile, dove il "branco" viene analizzato e studiato, una storia che non può lasciare indifferenti. Un alternarsi fra giorni che ci fanno vivere emozioni intense. Un giallo, un thriller "reale", una storia d'amore fra ragazzi che interseca la tragedia e la società moderna. Tutto questo è LovemeLoveme.

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OUVERTURE

Si lascia alle spalle il boulevard bolognese e svelando una guida da piedipiatti anni settanta alla Luc Merenda, guadagna agile le nobili colline dei benestanti.
La frequenza centotrepuntouno di radio città fugiko regala pezzo dopo pezzo un ottimo old sound, mentre, l’Internazionale di Milano, giocando facile, sta snocciolando un dueazero al malcapitato Anderlecht nei quarti di finale della Cempionsligg.
Dinamico duo semicarioca Adriano-Cruz. Come sempre.
Le giornate allungate ormai verso l’infinito, accompagnano un aprile vibrante e isterico come la voce degli Artic Monkey, un aprile travestito da luglio che permette alle prime lacoste color pastello, di dipingere le strade dove presto il po-popopopopoopo-po-popopopopoopo, inno delle vittorie azzurre in terra sassone, avrebbe inflazionato le melodie di Seven Nation Army dei White Stripes, scippando, di fatto, la scena altrimenti cadenzata dal nana-nanana di Life is Life degli Opus.
L’orizzonte gli suggerisce che sta arrivando un temporale primaverile, pronto a sostituire velocemente i rossi colori bolognesi, con tonalità di grigio Islanda simile a quello della vecchia pubblicità anni novanta della opel tigra.
Il profumo dell’asfalto caldo bagnato che solo in pochi sanno apprezzare è già lì, dietro l’angolo.
Sa che presto arriverà in via Casaglia, territorio di ricchi e borghesi. Sa che lei lo sta aspettando timida e ingenua. Sa che il suo fascino femminile lo investirà percuotendolo e spera, con tutte le sue forze, in un abbigliamento appena accennato, che prometta tanto e che gli consenta, da vero aficionado, di riempirsi gli occhi con la bellezza dei suoi seni.
Alza ancora un po’ il volume dello stereo.
Si sente forte dei suoi anni da poco maggiorenni, invincibile, pronto come sempre a simulare il ruolo del perfetto amante.
Se la immagina seduta sul divano con il ginocchio sinistro che, finto timido, spunta dal taglio della gonna e accavallato sul gemello destro, si pavoneggia. Pensa a come i suoi occhi velocemente scivolerebbero verso il basso percorrendole la gamba, e a come il suo sguardo morbido si soffermerebbe sulla caviglia, per l’occasione imprigionata dolcemente nella stringa delle scarpe nere eleganti.
Fantastica su una acconciatura raccolta da giovane donna che la renda più maliziosa, magari grazie a una semplice matita infilata tra i capelli.
Spera in una serata sempre meno timida e sempre più porca, con lei vogliosa di offrirsi, magari a gattoni, con la testa affossata nel cuscino come a nascondersi dal peccato.

Il resto del mondo sembra lontano e la realtà appare accelerata, ma allo stesso tempo, stranamente, percepibile e scandita in ogni suo attimo.

Il grammo dormiente nella piega diagonale del pezzo di carta che lo custodisce si rivela in tutto il suo splendore e Danni cinquemani lo ammira ingolosito dall’aspetto sintetico di quella polvere bianca che, gentile, gli sorride.
È alle prese con i racconti della sua ultima esperienza sessuale. Poca roba, s’intende.
Calcisticamente parlando traducibile in uno zero a zero, ma ogni scopata affinché sia realmente accaduta, deve essere riportata con dovizia di particolari agli amici. Il suo report nei confronti della malcapitata non tralascia nulla: colore e modello della lingerie, descrizione dell’aspetto fisico con tanto di pregi e difetti, posizioni assunte, voto finale piazzato nell’insipida forbice del tra il cinque e il sei.
Mentre un’altra ora è già sgattaiolata via, Danni, quella sera come sempre samaritano della dopamina, scalda sul piattino un’affettuosa riga per Tomas bisognoso di curarsi le ferite.
Tomas alias De Mill Klein
Tomas alias De Mill Klein ha diciannove anni, anche se il suo aspetto fisico lo proietta in avanti facendogli sfiorare in apparenza i venticinque. Per il fascino.
Di regola, gli bastano un paio di dense occhiate blu, impiegate come passepartout per entrare nei cuori delle adolescenti.
Sempre vestito alla moda e sempre oculato nel ricercare una combinazione di indumenti culminante in una miscela di colori che solo a un’analisi superficiale risulta poco sobria e casuale, riesce a cogliere in contropiede con un paio di finte chi si ferma alla prima impressione.
È un ragazzo intelligente, capace e le sue qualità non si rispecchiano nel rendimento scolastico altalenante del liceo scientifico, dove, considerato erroneamente ancora un tipo alla no-woman-no-cry, con fare sciolto, a ogni suo passaggio nei corridoi, suscita il classico cuccio tra gomiti e il classico mormorio adolescenziale del tipo – eccolo sta per passare, che figo – caratteristico delle giovani donne.
Fa parte di una famiglia che negli ultimi anni si è divisa per poi ristrutturarsi in nuova forma. Il padre, ingegnere meccanico, patito delle armi, vive fuori Bologna nella provincia che da verso il ferrarese e frequenta irregolarmente il figlio a causa di impegni lavorativi. La madre, dopo aver portato in casa un altro uomo, si trova in difficoltà nella gestione familiare e nella crescita del figlio alle prese con i turbamenti dell’adolescenza.
De Mill Klein ha la stoffa del leader, ha buone capacità intellettive, ha un ottimo senso pratico, ha stile e soprattutto emana fascino a ogni minimo gesto.
Tutte queste qualità, però, non gli hanno permesso ancora di elaborare l’abbandono di un paio di anni fa, quando, per motivi a lui ancora sconosciuti, Miss Beauty decise di lasciarlo, facendolo scivolare vorticosamente verso un rancore cronico nei confronti del sesso femminile.
L’essere stato licenziato dalla sua prima storia d’amore, l’aveva obbligato a fare per più di due anni il trapezista tra mille acrobazie per sopravvivere all’instabilità emotiva.
Ogni volta che si ritrovava a pensare alla sua Miss Beauty, avrebbe voluto mettere in pausa e avanti veloce per andare direttamente a quando tutto il dolore sarebbe stato un ricordo lontano.
De Mill Klein aveva vissuto tra fiches, luci colorate, coriandoli, passioni in festa, belle promesse. La sua storia d’amore per due anni era stata Las Vegas. E adesso doveva pagare il conto. Bello salato.
Era stata per lui come una marea piena di emozioni, ma poi, terminata l’inondazione, quando le acque si erano ritirate, aveva dovuto fare la stima dei danni provocati, e con quei danni ci stava ancora facendo i conti. Già.
Da allora si era ritrovato in un deserto a digiuno di buoni sentimenti e viveva di espedienti sentimentali, conquistando e assaporando più donne possibili grazie a un buon charme e facili promesse e, soprattutto, sfruttando l’indubbia abilità nel saper mantenere le storie in una dimensione indefinita tra il fidanzamento e lo storieggiare.
Aveva messo appunto un vero e proprio schema comportamentale che non rientrava in nessun paradigma socialmente conosciuto. Perfettamente in bilico tra illusione, amicizia, amore e tempestività nello svignarsela non appena le pressioni della lei di turno si facevano troppo insistenti.
La birra ha già fatto il proprio compito, ora è tempo di passare a un paio di incazzati scotchandscotch. La svelta si fa sentire, è buona, brucia lievemente la narice e scende rapida in gola mescolata al catarro. Un’altra riga per tenerla su e il naso comincia a colare, ma non importa, in quel momento tutto sembra acquistare un senso e la leggera sensazione anestetizzante che pervade le gengive e le labbra - buondio - risulta piacevole.
Il sistema nervoso centrale è al massimo, massimo vigore cognitivo, tutti parlano contemporaneamente di argomenti diversi e tutti riescono a seguire i discorsi degli altri. È buona quella coca, non sempre se ne trova di così.
Prende il piattino rimasto con una sola riga, arrotola la banconota e inspira.
Diego si gode il suo momento.
Diego alias GhettiRighezzi
Diego alias GhettiRighezzi ha poco più di diciannove anni, alto, capelli scuri rasati ai lati e un po’ più lunghi dietro, occhi neri e sul viso diradati peli di barba che non permettono di comprendere se si tratta di una rasatura trasandata o se, più semplicemente, di un progetto per il futuro ancora dietro l’angolo.
Frequenta la terza in un istituto professionale, il suo rendimento scolastico nonostante due bocciature, è sempre rimasto ancorato alla sterilità, allineandosi perfettamente al rapporto con il padre, assicuratore di medio livello, abile nel gestire le esigenze dei vari clienti, ma puntualmente defilato sul fronte familiare.
Anche la madre ha avuto su GhettiRighezzi una presa socializzante debole, fornendogli, di fatto, una scarsa percezione della pressione del ruolo genitoriale.
GhettiRighezzi non ha mai avuto una storia d’amore seria. Il suo passato erotico sentimentale vanta solo qualche torbida avventura finita ancora prima di iniziare e un’unica esperienza sessuale con una ragazza conosciuta un’estate in Sardegna che, di tanto in tanto, ancora gli fornisce sotto forma di sbiaditi ricordi, materiale utile per fugaci attimi di autoerotismo.
GhettiRighezzi ama il calcio anche se non lo pratica. Non lo ha mai praticato, per via della sua scarsa propensione all’attività fisica e della responsabilità che comporta far parte di una squadra.
GhettiRighezzi è disinvolto, talvolta accattivante, anche se nutre un sentimento di inferiorità che tende a compensare cercando di far colpo sugli altri, sul Branco, amici presenti nella sua vita fin dai tempi della prima media. È lì che si conobbero, che condivisero gli ultimi banchi dell’aula e le prime indichiarate cotte per le sbarbine.
Si erano trovati fin da subito e come fratelli aveva...

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