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Ombre
About this book
Una raccolta di racconti intensa, ricca di idee e colpi di scena. Un modo di scrivere diretto e accattivante, un filo conduttore sonoro che regala emozioni e riflessioni a chi legge. Un modo unico di interpretare la vita.
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Information
Requiem for a dream.
Titolo storia: Requiem for a dream – funerale di un sogno (ispirato al film e al libro omonimi)
Note dell’Autore: E’ di dovere fare delle premesse.
- Il titolo, come sopra, è ispirato a un libro e a un film, appunto “Requiem for a dream”, dove si celebra la morte dei sogni. Un titolo apocalittico, quindi, ma è proprio così che andrà…
La storia è strutturata in tre capitoli: Summer, Autumn, Winter, proprio come nel film. Nell’estate si darà vita ai sogni, alle illusioni e alle speranze che poi, nel corso dell’autunno e dell’inverno, andranno distruggendosi.
Questo è, fondamentalmente, un diario. Francesca racconta le vicende dal suo punto di vista, ricordando tutti i suoi sentimenti e le emozioni. Il motivo si scoprirà alla fine (vedere note finali).
Daniele e Gabriele hanno un piccolo rito, uno scambio di battute, fin da piccoli. Ciò è ispirato al film “Fuga da Seattle”.
Una canzone dei Linkin Park è inserita soltanto nell’ultimo capitolo, con le citazioni di alcuni parti che si integrano con i pensieri di Francesca.
E’ la prima volta che scrivo qualcosa di vagamente erotico, ma comunque gli accenni non sono dettagliati o pesanti.
Buona lettura!
L’amore colpisce in modo subdolo,
spesso improvviso.
E’ un sentimento irrazionale che penetra
dolcemente e invade tutto l’organismo,
come un’endovena che si diffonde capillarmente
e che modifica il nostro modo di pensare e agire.
Provocando, a volte, una narcosi totale.
- class="right">Piero Angela
Summer.
Mi dispiace molto.
So di aver fatto molto male alle persone che più ho amato in tutta la mia vita, ma non l’ho fatto di proposito, non è la mia indole. Ho ferito altre persone, ma mi sono accorta che la lama era a doppio taglio troppo tardi: ho colpito anche me stessa, rovinandomi la vita. E pensare che tutto era cominciato con una semplice cotta adolescenziale… Una storia comunissima, quasi banale, direi: lei, innamorata di lui, irraggiungibile, quasi. Vedete, era il mio ultimo anno di liceo. Per anni sono rimasta a “distanza di sicurezza” da un ragazzo che fin dal primo sguardo – occhi cielo, mozzafiato, mi guardava e mi sentivo in Paradiso – mi aveva rubato cuore e anima. Era meraviglioso quanto unico. Un tipo di bellezza nordica, con il suo corpo slanciato e muscoloso, la pelle abbronzata, gli occhi azzurri e i capelli color grano, più difficile da trovare al sud, dove tutti avevano capelli color pece e occhi dello stesso colore, come il suo miglior amico Gabriele, l’altro protagonista di questa storia, e, dopotutto, simili a me, nonostante il mio sguardo chiaro. Un ragazzo assolutamente poco banale, unico, era il protagonista dei miei pensieri e dei miei desideri fin da quando ero poco più che una bambina; eppure, la mia indole, la stessa che non mi permette di ferire qualcuno per volontà, mi aveva sempre impedito di dimostrargli affetto o di dichiararmi perché, fin da quando ne ho memoria, sono sempre stata una persona timida e riservata, decisamente debole, trasparente, invisibile. O almeno così dice mio padre.
Comunque, quell’anno, appunto perché era l’ultimo, avevo deciso di cambiare, con fine ultimo dichiararmi e ottenere il suo amore. Entrare nella sua cerchia era la cosa più semplice da fare, perché c’ero già: le mie amiche erano le stesse che, intraprendenti com’erano, aveva legato con lui - Federica e Azzurra, le splendide cheerleaders della nostra scuola. Che poi, Daniele – questo era il suo nome – fosse apertamente un corteggiatore della mia amica Azzurra, era un altro paio di maniche. Mi feriva molto vedere come pendesse dalle sue labbra, ma quell’anno ero decisa: niente mi avrebbe fatta desistere, avrei lottato per essere felice e vivere finalmente il mio ultimo anno in tranquillità. Mi battei per il suo amore fin dal primo giorno e mi resi conto che tutti nella nostra cerchia se ne erano accorti dal primo momento, ovviamente tutti tranne lui. Vedete, tutti dicevano che fosse stupido e infantile, ma io l’ho conosciuto, e quella non è altro che una maschera. Il vero Daniele è profondo, premuroso, dolce e spensierato, non certo un idiota! In ogni caso, quel giorno eravamo tutti seduti in sala mensa, all’ora di pranzo, a consumare il nostro pasto: io, Daniele, Federica, Azzurra, Gabriele e Antonio, Giuseppe e Maddalena, altri nostri amici.
≪ Ah, ragazzi, non ci credo che siamo al quinto anno! ≫ affermò Daniele, con la sua voce squillante.
≪ Io non riesco a credere che tu non sia stato bocciato al quarto, idiota. ≫ rispose a tono Federica, strafottente come al solito.
≪ Hmf, acida. ≫ il biondo arricciò il naso in un’espressione molto tenera ≪ Non possono bocciare me, il grande Daniele! Sei solo invidiosa! ≫
Federica stava per controbattere, ma Azzurra intervenne prima, alzando la voce ≪ Vedi di studiare fin dall’inizio piuttosto, idiota, perché io quest’anno non ho tempo da perdere per farti ripetizioni inutili! ≫
≪ Ma, Azzurra… ≫ piagnucolò, per poi tornare entusiasta, rivolgendosi all’amico seduto accanto a lui ≪ Beh, mi aiuterai tu quest’anno, vero, Gab? ≫
≪ Tsk. ≫ rispose Gabriele, atono, completamente disinteressato ≪ Scordatelo, scemo. ≫
≪ Cosa!? ≫ Daniele sembrava scioccato ≪ Non puoi non aiutarmi! Mi bocceranno sicuramente! Mi avrai sulla coscienza! Chi mi aiuterà… ? ≫
≪ Potrei farlo io. ≫ affermai, con l’intenzione di interromperlo, senza però riuscirci davvero, con la voce flebile che mi ritrovavo.
Nonostante tutto, i presenti si voltarono verso di me, abituati al mio tono quasi inudibile. A sentirmi così tanti occhi addosso, arrossii, come sempre, e presi a torturarmi le dita, in ansia.
≪ Cosa hai detto, Francesca? ≫ chiese Azzurra, stupita quanto me per il mio coraggio.
≪ Ho detto… ≫ ripresi, tentando di respirare per ritrovare un po’ di calma, per poi voltarmi verso l’oggetto dei miei desideri ≪ Che potrei aiutarti io a studiare, quest’anno, Daniele. ≫
Alzai gli occhi su di lui, che per un attimo parve non capire, ma poi mi sorrise prontamente e corse ad abbracciarmi, stritolandomi, infinitamente grato.
≪ Grazie, Francesca! ≫
Raramente si rivolgeva a me, ma quando lo faceva mi chiamava sempre in quel modo molto tenero, facendo fare capriole al mio povero cuore martoriato. Ricordo che per tutto il giorno ebbi la testa per aria, felice di aver avuto il coraggio per compiere quel primo sforzo che era andato a buon fine. Più volte ricercai mentalmente il calore che quell’abbraccio aveva diffuso nelle mie membra, bisognosa d’affetto come ero. Qui c’è da aprire una piccola parentesi, a questo punto. La mia vita è stata costellata da continue delusioni. Mia madre morì quando avevo circa otto anni, di cancro. Mio padre ci rimase davvero male e dopo la sua morte divenne molto più duro e cinico. Non fece altro che lavorare, privando me e la mia piccola sorellina del suo affetto. E’ stato strano, per noi; condividevamo lo stesso dolore eppure non riuscivamo a parlarne, come due veterani di guerra. Da quando mia madre morì, credo di aver scambiato con lui dieci frasi, all’incirca, e non scherzo. Io fin da subito mi presi cura di Cecilia, mia sorella, con cui ho un rapporto molto speciale. Le faccio da madre, facendo tutto ciò che mia madre avrebbe voluto. Le voglio bene e lei ne vuole a me, ma, all’infuori di questo rapporto, sono rari gli abbracci sinceri, per questo rimasi molto colpita dall’abbraccio di Daniele, che ricordai ogni volta che mi sentivo sola. Lo so, è stupido aggrapparsi così a una semplice stretta, ma non ne posso fare a meno. Per me ogni gesto è importante, ogni parola.
Arrivò il giorno in cui, un pomeriggio dopo scuola, fui invitata, tramite messaggio, ad andare da Daniele per studiare insieme. Ricordo perfettamente l’emozione che mi invase quando cominciai a prepararmi, la stessa inebriante sensazione che mi fece compagnia lungo la strada, nell’autobus, a ogni mio passo, identica a quella che non mi abbandonò per tutta la sera, neanche quando, con la mano tremante, suonai il campanello.
Sentii distintamente alcuni passi veloci che si avvicinavano a me e, dopo poco, la porta si spalancò; non ebbi nemmeno il tempo di mettere a fuoco chi fosse venuto ad accogliermi che mi ritrovai stretta fra due braccia calde e pimpanti, ancora una volta. Daniele mi lasciò libera di respirare dopo poco e mi accolse in casa sua, facendomi entrare e liberandomi subito dopo del cappotto. Mi invitò col suo tono esuberante a seguirlo in camera sua, e mentre lo seguivo il mio volto diventò paonazzo: non riuscivo a crederci, stavo per rimanere da sola con il mio amato in camera sua. Emozionata, strinsi più forte la maniglia della valigetta scolastica che portavo con me, per poi alzare lo sguardo soltanto quando Daniele aprì l’ultima porta, quella della sua stanza. Ciò che vidi? Disordine, Gabriele, arancione, disordine. Il morale mi cadde per un attimo sotto ai piedi nel vederlo lì, seduto accanto alla scrivania, il volto fino a un secondo prima assorto nella lettura del libro di storia, mentre continuava a giocare passandosi una penna fra le dita. Il suo sguardo nero e cupo fu subito su di me, privo di qualsiasi emozione o quasi: riconobbi un certo fastidio, rabbia, e mi chiesi da cosa fosse causato; ebbi paura di quello sguardo di fuoco.
≪ Saluta, stupido! ≫ disse Daniele, riprendendolo con una risatina ≪ Devi scusarlo, non so perché quest’essere sia sempre in casa mia, comunque non ci darà fastidio. Studiamo? ≫
In quel momento, mentre mi sedevo con Daniele alla scrivania e tiravo fuori i miei quaderni, mi resi conto del motivo della rabbia che avevo riscontrato in quegli occhi pece, che ancora sentivo su di me: Gabriele era geloso di chiunque si avvicinasse troppo al suo Daniele, che gli apparteneva neanche fosse il suo giocattolo più prezioso; egoista e possessivo, aggettivi di cui ebbi conferma anche in seguito.
Quel pomeriggio, comunque, segnò la mia entrata in punta di piedi nella vita di Daniele e, inevitabilmente, nella vita di Gabriele: studiammo fino a sera, alternando la trascrizione di appunti a sane risate in cui mi travolgeva completamente, avvicinandoci di molto e cominciando a conoscerci per davvero. A quel pomeriggio ne seguirono molti altri; io finalmente mi sentivo utile, davvero, e ringraziavo ogni giorno per quell’angelo biondo che nei momenti più opportuni mi trascinava fuori di casa, allontanandomi da quel luogo lugubre che non faceva altro che farmi soffrire a causa di ricordi atroci.
Il suo rendimento migliorò notevolmente, nel limite delle sue capacità, e l’anno scolastico trascorse in fretta, vedendoci sempre più vicini. Superammo insieme anche tutti gli esami finali, diplomandoci con voti alti e, quella stessa sera che segnava l’inizio della nostra libertà dalla scuola, mi invitò a uscire.
Mi preparai con cura, cercando di apparire al meglio delle mie possibilità e ben presto arrivarono le nove di sera: Daniele mi stava già aspettando fuori dalla mia grande villa, quindi scesi di corsa e, quando mi vide, arrossì e socchiuse la bocca, stupito.
≪ Sei bellissima. ≫ disse, salutandomi con un lieve bacio sulla guancia, del tutto inaspettato.
Lo ringraziai arrossendo a mia volta, mentre cominciavamo a camminare vicini, diretti in città, nell’aria calda d’inizio estate.
In quell’ultimo periodo, Gabriele si era fatto vedere molto meno, mi ritrovai a pensare, notando la sua assenza. Ne ero felice – cominciavo ad essere egoista e possessiva anche io come lui, ritrovandomi a desiderare Daniele esclusivamente per me, senza intralci di nessun tipo. Col senno di poi, mi resi conto che in quel periodo stavo già cambiando: fino a pochi mesi prima non mi sarei mai azzardata a fare pensieri del genere, mentre in quel periodo credevo che fosse normale desiderare la persona amata fino a quel punto estremo.
Mi portò a vedere un film romantico e per tutto il tempo lo sentii fremere, come se desiderasse ardentemente fare qualcosa che però non aveva il coraggio di eseguire; batteva ripetutamente il piede a terra, disinteressandosi completamente del film che stavamo vedendo. Volevo fare qualcosa per aiutarlo, per calmarlo – il solo pensiero che fosse agitato perché quello era il nostro primo appuntamento mi inebriava – così cominciai a diventare ansiosa anche io. Cercai coraggio dentro di me finché, trepidante, allungai lentamente una mano e avvolsi la sua, che smise all’improvviso di agitarsi. La mano di Daniele era calda, gran...
Table of contents
- Emozioni
- Storia di una scrittrice fallita e di un lettore nullafacente
- Requiem for a dream.
