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La vita in un ring
About this book
Storie di vita di persone diverse si intrecciano e si sfiorano nel romanzo, la Vita in un Ring. Ambientato all'interno di un palazzo, Il civico 79, donne e uomini, si trovano ad affrontare le proprie battaglie personali sul ring più difficile, quello della vita. Maria, anziana signora del quarto piano, è il filo conduttore di tutta la storia. La donna, che ha sempre una buona parola per tutti, entrerà silenziosamente nelle vite disordinate di Cecilia, Luca, Anna e Roberto e, grazie anche al suo prezioso aiuto, i quattro " Lottatori" riusciranno a vincere ognuno la propria sfida.
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Information
(Anna vs la Delusione di una promessa)
Il risveglio del mattino
Terzo round
«Mamma, ti prego… possiamo mangiare sul divano? Per favore…»
«E va bene…»
Due forchette, due bicchieri, due tovaglioli. Due piatti. Una bottiglia d’olio per condire l’insalata. Lo sportello della credenza aperto. L’acqua sul fuoco. Profumo di vaniglia e limone. Una crostata in forno. Cucinare è prendersi cura di chi si ama. Anna.
Ore 6.00
Suona la sveglia. Anna apre gli occhi stanchi. I camion che puliscono le strade. La raccolta dei materiali. La carta, la plastica, il vetro. Tutti diversi tra loro. Gli oggetti che vengono usati si consumano, vengono abbandonati e si rinnovano.
Voglio restare a letto e richiudere gli occhi. Non voglio alzarmi.
È stata strappata dal sogno. Sua nonna le stava accanto e le accarezzava il viso. La nonna delle confidenze e delle lacrime. Lei che l’ascoltava in ogni momento. Lei che la faceva salire, da bambina, in piedi sulla sedia per fare la pasta, giocando e sporcando la cucina di farina.
L’anello di fidanzamento di sua nonna ora nel suo dito. Vorrebbe rimanere ancora un po’ abbracciata al suo piumone. Sbadiglia, stira gambe e braccia. Tanti pensieri nella testa. Troppi. Ha dormito solo tre ore. Durante la notte l’attaccano i nemici di sempre: senso di colpa, dolore e paura. I suoi fantasmi sembrano assumere volti chiari e visibili.
Il suo letto è in esplosione. Confuso e disordinato. Campo di battaglia con vestiti e letture da finire. Una bottiglia d’acqua sul comodino. Il portatile sdraiato sul pavimento. Scatoloni ancora da disfare lungo il corridoio. Le cose da lasciare, quelle da sistemare e da buttare. Il tutto nella confusione di un trasloco affrettato. Si è trasferita da poco in questo appartamento. Non riusciva più a pagare l’affitto del precedente. Questo è più piccolo ma si trova al pian terreno. Ha un giardino e un vecchio albero di ulivo. Il civico 79.
Fuori il cielo è scuro. Nebuloso. Anna ha trentatré anni, è mamma di Mattia che ne ha sette.
Sarà noiosa come tutte le feste di lavoro dove mi hai portato. Ti avevo detto che non volevo venirci.
Un tempo ti piaceva accompagnarmi.
Oggi è anche il nostro anniversario. Te ne sei dimenticato. Come sei cambiato.
Come siamo cambiati.
Suo marito è andato via. Non vedeva l’ora di uscire da quella porta. È partito tre anni fa. Adesso vive a Parigi, ha una nuova famiglia. Mattia riesce a vederlo pochissimo. Due visite. Due regali l’anno.
Tre anni prima
Federico arrivò tardi quella sera a casa. Aprì la porta, tolse il cappotto, posò le chiavi sul tavolo e baciò Mattia sulla fronte.
«Come è andata la giornata?» chiese Anna.
«Eh! Quando ci siamo sentiti oggi al telefono non te l’ho detto. L’azienda sta ottenendo molti lavori all’estero e a me ne ha proposto uno a Parigi.»
«E tu cos’hai detto?»
Anna era attonita e Mattia si era fermato a fissarli senza comprendere, ma con lo sguardo di chi ha capito che qualcosa non va.
«Mi dispiace, ho deciso di partire. Con la crisi che c’è non posso permettermi di rifiutare un’occasione del genere. Staremo meglio tutti.»
Odore di mandorle amare. In casa si respirò uno strano imbarazzo. Una cena non toccata e tanto rumore nel silenzio. Federico aspettò che Mattia andasse a dormire.
«È meglio che io parta. Siamo lontani da mesi. Non siamo più noi. Forse un po’ di distacco ci farà bene.»
Tra il disagio e il dolore non vi fu alcuna risposta. Davanti agli occhi di Anna cadde un velo.
L’amore, un abito bianco. Una casa, un figlio. E la scomparsa degli interessi in comune.
Occhi che bruciano. Piedi che inciampano. La rosa perfetta ha perso i suoi petali. Il sogno di una famiglia perfetta che si sgretola in un pugno di sabbia che scivola e cade giù.
Un matrimonio durato cinque anni.
Anna è forte, ha un carattere cristallino. Ogni mattina, quando gli odori teneri dei respiri dei letti sono ancora addormentati, si prepara per andare al lavoro. Lavora nel marketing in un grande multinazionale, la AGC Foundation, in città . Una paese di mare la sua casa.
Ore 6.10
Si alza dal letto. Entra nella cameretta di Mattia che profuma di buono e di caldo. Sul comodino Il Mago di Oz. Si avvicina a lui. Lo respira. Gli dà il bacio sulla fronte per svegliarlo.
«Amore buongiorno, svegliati è tardi.»
«Ancora cinque minuti. Ho sonno.»
«No, amore mio, è tardissimo, dai…»
La prima lotta, il tempo. In bagno. Uno specchio. Le borse sotto gli occhi. Una doccia pensando alle cose da fare e come affrontare la giornata. Si prepara. Jeans, un maglione, stivali neri. Fard, rimmel, un lucida labbra alla fragola. Le mani sono semplici. Non sono truccate. Lega i capelli con un fermaglio. Al collo indossa una catenina e un ciondolo con un’incisione che non riesce ancora a mettere via. Il simbolo di una promessa.
Io non ti lascerò mai.
Ore 6.30. La colazione
Sul fuoco il primo caffè, quello dall’aroma più intenso, dal gusto più buono e morbido. Quello insieme al suo bambino. Prepara la sua borsa, la merenda e lo zainetto di Mattia. Dà da mangiare ai pesci. Ai gatti. Di fretta.
«Sbrigati, Mattia, sbrigati è tardi… mamma deve prendere il terno.»
La porta di casa. Chiusa.
La signora Maria sul balcone, a impastare radici di nuove e tenere piantine nella terra nera e umida. Si scosta con la mano una ciocca di capelli bianchi dal viso. Si affaccia per salutarli.
«Mattia, Anna… buona giornata, ragazzi miei.»
«Buona giornata anche a lei, Maria.»
Maria vive sola. È rimasta vedova due anni fa. È una nonna saggia e amata. Qualche tempo fa Anna ha fatto con lei una lunga chiacchierata, e spesso le ritornano in mente le sue parole.
La prima volta incontrai l’uomo che sarebbe diventato mio marito avvertii subito una sensazione bella e nuova. Ci siamo conosciuti in occasione della festa di primavera del paese. Il ballo serale. Avevamo ballato tutta la notte e ci siamo divertiti. È stato un grande amore. Sento ancora il suo calore qui, accanto a me e un giorno, presto, balleremo di nuovo sulle nuvole del Paradiso.
Hai paura di fare entrare ancora qualcuno nella tua vita? L’importante è avere la speranza di amare di nuovo, Anna. Non affogare nella palude dei rimorsi.
Anna e Mattia salgono in macchina. Bloccata da quella del vicino Lorenzo. Incastrata. Come tutte le mattine. Il suono del clacson.
Anna accompagna Mattia in una pre-scuola. Sarà Luisa, la direttrice della struttura, a portarlo alle 8.20 in seconda elementare. Il suo ometto. Mattia ha i capelli neri e gli occhi castani, carnagione olivastra e il naso rotondo all’insù. Le labbra a forma di cuoricino. È vivace, solare e ironico. Indossa una felpa bianca, pantaloni arancione con il grembiulino blu e il suo cartone animato preferito è Doraemon. Il suo migliore amico è Giovanni.
Anna con il dito di saliva pulisce il nasino di Mattia, sporco di dentifricio. Il bacio li saluta.
«Ciao Mamma, tesoro più grande del mondo… ci vediamo stasera.»
«Sì, amore mio. Stai attento e fai il bravo a scuola.»
Essere una mamma e crescere un bambino da sola. Una vita complicata e stancante, la sua.
Anna non crede più nell’amore. Il rancore delle cose andate male. Sentire di non aver fatto abbastanza. I silenzi interiori. I problemi non affrontati. Le promesse non mantenute. Le attese. La difficoltà di arrivare a fine mese senza aiuto, una lotta continua. Cercare di rendere ogni momento del giorno il migliore per suo figlio. L’attenzione. L’educazione e l’ascolto. La gestione della casa. Riuscire nel lavoro e la preoccupazione invece, di non esserne all’altezza. Mantenersi lucida e in equilibrio per Mattia e per se stessa è un gioco a incastri, in cui i guantoni non sono mai a riposo.
L’articolo sul marketing virale da finire in treno.
Il senso di appartenenza a un gruppo e a una comunità è rinato, di fronte alla globalizzazione avanzata, grazie alla nascita di nuovi strumenti legati al web interattivo, e il marketing ha trovato nuovi spazi…
Prendere il treno, la mattina d’inverno. La strada va veloce come fosse un fiume impetuoso con le macchine che corrono per arrivare prima del suono del passaggio a livello. Un freddo pungente colora di rosso i nasi e le guance alle persone ancora stordite dal sonno. Anna parcheggia l’auto e aspetta con loro.
Ore 7.00
Molte realtà si aprono nei loro sguardi come fossero grandi ragnatele.
Quella ragazza laggiù, Ludovica. Ha sciarpa e guanti neri. Parcheggia sempre al posto destinato alle biciclette e spera di non trovare al rientro una contravvenzione. Chiude la macchina. Parla da sola. Ha un esame. Medicina. Utilizza quei minuti per ripetere alcune parti del libro di anatomia.
La mucosa linguale è la princi...
Table of contents
- Ringraziamenti
- Introduzione
- (Cecilia vs la tristezza di un giorno perduto)
- (Luca vs il pugno della Frustrazione)
- (Anna vs la Delusione di una promessa)
- (Roberto vs la malattia tagliente)
- (Maria e la Vittoria ai punti)
