L'Isola del Tesoro
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L'Isola del Tesoro

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L'Isola del Tesoro

About this book

Brutali pirati, viaggi avventurosi, isole misteriose, ma soprattutto oro, tanto oro e gioielli, pietre preziose e tutto ciò che si possa desiderare… un grande tesoro. Chi non ha mai sognato di imbarcarsi in una simile avventura?
È in una di queste che si ritroverà JIM HAWKINS, il giovane protagonista del romanzo. Il giovane inglese passerà da una normale vita, come figlio di un locandiere, a imbarcarsi su un vascello alla ricerca di un magnifico tesoro, in seguito all'incontro con uno scorbutico pirata e alla fortuita scoperta della vecchia mappa di un'isola. Il ragazzo si lascerà quindi trascinare da misteriosi individui sull'HISPANIOLA, navigherà verso mari inesplorati e isole selvagge, in un viaggio che lo riporterà a casa profondamente cambiato. In questa nuova EDIZIONE BILINGUE, a cura di Chiara Antinori, il lettore potrà leggere una nuova traduzione italiana e seguire il testo originale inglese, completo, del romanzo.
La nostra traduzione vuole essere la più fedele possibile al lessico e alla sintassi originali di Stevenson. La presenza della versione originale dà inoltre al lettore la possibilità di un'immersione completa in un oceano di avventure costruite con lessico piratesco (di cui si analizzano esempi anche nelle note), e con uno stile, quello di Stevenson, che si caratterizza non solo per i suoi modi ottocenteschi, ma anche per la sua capacità di comunicare una visione del mondo del mare, colto nel suo insieme linguistico di esclamazioni, e contenutistico di superstizioni e vedute.

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Information

Parte sesta - IL CAPITANO SILVER

Capitolo 28 - Nel campo nemico
Il rosso bagliore della fiaccola, illuminando l'interno del fortino, mi mostrò realizzati i miei peggiori incubi. I pirati si erano impossessati della casa e delle provviste: ecco il barile del brandy, ecco la carne salata e il pane: tutto come prima; e, ciò che moltiplicava la mia angoscia, non c’era nessuna traccia di prigionieri. Non potevo pensare altro se non che fossero tutti morti; e il rimorso di non essermi trovato lì, a morire insieme con loro, mi spaccava il cuore.
Erano in tutto sei pirati: nessun altro era sopravvissuto. Cinque di essi scossi all'improvviso dal primo sonno dell'ubriachezza, stavano in piedi, ancora accesi e gonfi. Il sesto si era soltanto sollevato su un gomito: il suo viso era di un pallore mortale, e le bende sporche di sangue che gli avvolgevano la testa dicevano che era stato ferito di recente e fasciato ancora più di recente. Mi ricordai di uno che durante il grande attacco, colpito da una pallottola, era scappato nel bosco: senza dubbio era lui. Il pappagallo si lisciava le penne, appollaiato sulla spalla di Long John. Questi mi parve molto più pallido e duro del solito.
Portava ancora lo stesso bell'abito di panno con il quale aveva compiuto la sua missione: ma quest'abito, per un amaro contrasto, era sporco di fango e lacerato dalle spine dei rovi.
“E così, ecco qua Jim Hawkins, morte delle mie ossa, piovuto a farci visita, eh? Vieni, vieni pure, io prendo la cosa amichevolmente.” Così dicendo sedette sul barile del brandy e si mise a riempire la pipa.
E, dopo che ebbe acceso: “Va bene, ragazzo: pianta la torcia nella catasta della legna; e voi, signori miei, andate pure: non è il caso dl rimanere in piedi per il signor Hawkins: egli vi scuserà, state tranquilli.”
“E così, Jim” riprese mentre caricava il tabacco “eccoti qui: una ben amabile sorpresa
per il povero vecchio John. Io m'ero accorto che tu eri un ragazzo sveglio, quando ti misi gli occhi addosso la prima volta: ma ora quest'improvvisata finisce di sbalordirmi, finisce.” A tutto ciò, naturalmente, io non risposi nulla. Mi avevano messo con le spalle al muro; ed io rimanevo là, guardando Silver in faccia, con un piglio abbastanza coraggioso, forse, ma con in cuore la più cupa disperazione.
Silver tirò con molto sussiego una o due boccate di fumo, e continuò: “E ora, Jim, dal momento che ti trovi qui, voglio un po' dirti come la penso. Tu mi sei sempre stato caro come un ragazzo di spirito, ed io ti ho amato come ricordo di me stesso quando ero giovane e bello. Ho sempre desiderato che ti unissi a noi per avere la tua parte e morire da gentiluomo; e ora, ecco che ci sei venuto, mio piccolo ardito. Il capitano Smollett è un distinto uomo di mare, non mi stancherò di riconoscerlo: ma quanto a disciplina è inflessibile. ‘Il dovere è dovere’ dice lui, e ha ragione. Devi guardarti dal capitano, tu. Lo stesso dottore ce l'ha a morte con te: ‘ingrato furfante’, così ti chiamava; e insomma la conclusione è questa: tu non puoi ritornare coi tuoi perché di te non ne vogliono più sapere; e a meno che tu non formi un terzo equipaggio, nel qual caso non raccoglieresti gran compagnia, non ti resta che unirti al capitano Silver.”
Fin qui tutto andava bene. I miei amici vivevano dunque, e sebbene io credessi vera in parte l'affermazione di Silver, che quelli della cabina erano arrabbiati per la mia diserzione, le parole che avevo appena udito mi diedero più sollievo che afflizione. “Quanto al fatto che sei nelle nostre mani” continuò Silver “e che ci sei non ne puoi dubitare, io non dirò nulla. Preferisco ragionare, io: dalle minacce non ho mai visto uscir niente di buono. Se il servizio ti quadra, ebbene, tu ti arruoli con noi; se non ti quadra, sei padrone padronissimo di dir di no, amico mio; e se c'è un marinaio al mondo capace di parlare più chiaro di così, Dio mi fulmini!”
Attraverso tutte queste beffarde parole io avevo avvertito la minaccia di morte che mi pendeva sul capo; le mie guance scottavano e il mio cuore martellava affannosamente dentro il mio petto.
“Devo rispondere?” chiesi con un filo di voce.
“Nessuno ti insegue, ragazzo mio. Prendi una posizione. Nessuno vuole farti premura; il tempo, come vedi, scorre così piacevolmente in tua compagnia.”
“Ebbene” dissi io prendendo un po' di coraggio “se devo scegliere, dichiaro che ho diritto di sapere che cosa è successo, e perché voi siete qui, e dove si trovano i miei amici.”
“Che cosa è successo?” echeggiò uno dei pirati con un sordo grugnito. “Fortunato chi lo sa!”
“Sarebbe meglio che tenessi i tuoi boccaporti chiusi fino a quando non ti si rivolge la parola, amico mio” intervenne Silver trucemente. E rivolgendosi a me con l'amabile tono di prima, rispose: “Ieri mattina, durante le prime ore del mattino, si presenta il dottor Livesey con bandiera bianca. Capitano Silver, mi dice, siete tradito. Il bastimento non c'è più. Ebbene, può darsi che nella notte avessimo bevuto un bicchiere di più, e cantato magari per farla passare. Non dico di no. Comunque, nessuno di noi aveva messo il muso fuori. Guardammo, e, corpo di mille balene, la vecchia goletta non c'era più davvero. Io non ho mai visto una banda di minchioni restare lì con un'aria più rincretinita. Ebbene, dice il dottore, vogliamo trattare? Trattammo, lui ed io, e il risultato eccolo qui: provviste, brandy, fortino, legna da ardere che voi aveste la preveggenza di tagliare e accatastare; e, per così dire, tutta quella benedetta nave, dalle crocette alla chiglia, nelle nostre mani. Quanto a loro, sono filati via, né so dove si trovino adesso.”
Tirò placidamente un'altra boccata di fumo, e proseguì: “E perché tu non ti metta in testa che sei compreso nel patto, ecco le ultime parole pronunciate: Quanti siete, dico io, ad andarvene? Quattro, dice lui, quattro, uno dei quali ferito. Quanto a quel ragazzo, ignoro dove sia, che il diavolo se lo porti, dice lui, non me ne importa affatto. Ne siamo stufi. Queste furono le sue parole.”
“È tutto qui?”
“Sì, è tutto quanto devi sapere, figliolo mio.”
“E ora devo scegliere?”
“Ora devi scegliere, di sicuro.”
“Ebbene” dissi io “io non sono così sciocco da non sapere che cosa mi aspetta. Ma accada quel che accada, non me ne importa. Ne ho visti morire abbastanza da quando vi ho incontrato. Ci sono però una o due cose che mi preme dirvi” e mentre così parlavo ero assai eccitato “e la prima è questa: voi siete in una brutta situazione: nave perduta, tesoro perduto, uomini perduti: tutta la vostra impresa naufragata; e se desiderate sapere chi ne è stato la causa, io sono stato. Io stavo acquattato nel barile delle mele la sera che avvistammo l'isola, e sentii voi, John, e voi, Dick Johnson, e Hands che dorme ora in fondo al mare, e immediatamente riferii parola per parola ciò che avevate detto. E quanto alla goletta, sono stato io a tagliare il cavo, io a uccidere gli uomini che erano a bordo, io a portarla dove né voi né nessuno dei vostri uomini la rivedrà mai. E sono io che posso ridere; il filo della matassa era in mano mia, e voi non mi fate più paura di una mosca. Ammazzatemi o risparmiatemi come più vi piacerà. Ma una sola cosa dirò ancora: se voi mi risparmiate, dimenticherò il passato, e quando comparirete davanti alla corte con l'accusa di pirateria, vi difenderò con tutte le mie forze. Tocca a voi scegliere. O sopprimermi senza trarne il minimo utile, o risparmiarmi assicurandovi un testimone che vi salverà dalla forca.”
M'interruppi perché proprio mi mancava il respiro. Con mia grande meraviglia nessuno di loro si mosse; rimasero tutti a fissarmi come pecore. E mentre così mi guardavano, ripresi: “E ora, mastro Silver, poiché voi siete il migliore di tutti, se le cose andassero alla peggio usatemi la cortesia di far conoscere al dottore in che modo mi sono comportato.”
“Me lo ricorderò” disse Silver con un tono così curioso che io non avrei potuto, anche a prezzo della mia vita, decidere se si prendesse gioco della mia richiesta o fosse simpaticamente commosso dalla mia prova di coraggio.
“Aggiungerò io qualche cosa” gridò il vecchio marinaio dalla faccia color mogano, detto Morgan, che avevo visto nella taverna di Silver sulla banchina di Bristol “è stato lui a riconoscere Black Dog.”
“E sentite me” intervenne il mastro cuoco “che ve ne dico un'altra, per i fulmini! È stato questo stesso ragazzo a sgraffignare la carta a Billy Bones. Dal principio alla fine, Jim Hawkins è stato il nostro scoglio!”
“E allora, ecco per lui” proferì Morgan accompagnandovi una bestemmia. E balzò in piedi tirando fuori il coltello con selvaggia irruenza.
“Alto là!” gridò Silver. “Chi sei tu, Tom Morgan? Ti credi forse di essere il capitano? Se così è, per mille diavoli, ti mostrerò che t'inganni. Prova a metterti contro di me, e andrai dove tanti cristiani da trent'anni a questa parte sono andati prima di te, dal primo all'ultimo: qualcuno sulla punta del pennone, che Dio mi fulmini, qualcuno fuori bordo, e tutti quanti a diventare cibo per pesci. Non c'è mai stato nessuno che mi abbia guardato nel bianco degli occhi e abbia poi visto un giorno felice, Tom Morgan, te l'assicuro io.”
Morgan tacque; ma tra gli altri sorse un roco mormorio.
“Tom ha ragione” disse una voce.
“Io sono stato seccato abbastanza da un capitano” aggiunse un altro. “M'impicchino se mi lascio romper le scatole da voi, John Silver.”
“C'è qualcuno di voi, miei signori, che voglia venire a spiegarsi fuori con me?” urlò Silver sporgendosi dal barile su cui era seduto con in pugno la sua pipa accesa. “Coraggio, su: parlate: non siete mica muti? Chi lo desidera sarà servito. Non ho vissuto tanti anni per vedermi provocare dal figlio di un ubriaco! Voi conoscete le regole: siete uomini di ventura, a quanto dite. Ebbene, eccomi pronto. Prenda un coltellaccio chi ha fegato, e io vi prometto che vedrò il colore delle sue budella malgrado la mia gruccia e tutto, prima che questa pipata sia finita.” Nessuno si mosse, nessuno rispose.
“Così siete voi, no?” aggiunse riportando la pipa alla bocca. “Ah, bellissimi da vedere, non c'è dubbio. Ma non troppo bravi sul terreno, no davvero. Ma se vi parlo nell'inglese di Re George credo che mi capirete. Orbene: io sono vostro capitano per elezione. Io sono il capitano qui perché sono migliore di tutti d'un buon miglio marino. Voi rifiutate di battervi come dovrebbero degli uomini di ventura. Allora, corpo d'una saetta, obbedirete, state pur certi. Ora, io voglio bene a questo ragazzo: non ho mai visto un ragazzo migliore di lui. Vale più lui d'un qualsiasi paio di vigliacchi che ci sono qui dentro; ed ecco cosa vi dico: vorrò vedere chi oserà mettergli le mani addosso, ecco che cosa vi dico, e potete star sicuri.”
Seguì un lungo silenzio. Io stavo dritto con le spalle al muro, e con il cuore che continuava a battere come il martello di un fabbro; ma un raggio di speranza ora mi brillava dentro. Silver si piazzò contro il muro, con le braccia incrociate, la pipa all'angolo della bocca, immobile come fosse in chiesa; ma lanciava intorno sguardi furtivi, e con la coda dell'occhio spiava i suoi irrequieti compagni. I quali si andavano progressivamente raccogliendo all'estremità del fortino, e il loro sommesso bisbigliare risuonava continuo al mio orecchio come un ruscello. Uno dopo l'altro alzavano gli occhi, e la luce rossastra della fiaccola batteva per un istante sulle loro torbide facce: ma non era su me, era su Silver che cadevano i loro sguardi.
“Sembra che ne abbiate delle cose da dire” osservò Silver lanciando lontano uno sputo. “Cantatemela, che la possa sentire, o se no, oppure tacete.”
“Chiedo perdono, capitano” replicò uno degli uomini “voi prendete un po' troppo alla leggera qualcuna delle nostre regole. Questo equipaggio è scontento; questo equipaggio non ama le intimazioni; quest'equipaggio ha i suoi diritti non meno degli altri; mi permetto di dirlo; e a norma delle stesse vostre regole sostengo che noi possiamo discutere insieme. Chiedo perdono, vi riconosco come capitano in questo momento, ma reclamo il mio diritto, ed esco per tenere consiglio.”
E con un diligente saluto marittimo, quest'individuo, un uomo di trentacinque anni, alto, malaticcio, dagli occhi gialli, si diresse freddamente verso la porta e scomparve. I rimanenti, uno dopo l'altro, seguirono il suo esempio; ciascuno facendo il proprio saluto, passando, e accompagnandovi qualche scusa.
“Conforme alle regole” disse uno. “Consiglio di prua” disse Morgan. E così, con una o un'altra frase, sfilarono tutti lasciando Silver e me soli alla luce della torcia.
Il mastro cuoco si levò la pipa dalla bocca.
“Ora stai attento, Jim Hawkins” disse con voce ferma, ma così sommessa che appena mi arrivava all’orecchio. “Tu sei a due passi dalla morte, e, ciò che è ben peggio, dalla tortura. Stanno per disfarsi di me. Ma io ti assicuro che qualunque cosa accada, sarò con te. In verità non era questa la mia precisa intenzione prima di averti sentito, no. Ero quasi disperato di perdere la faccia e rischiare di essere impiccato per giunta. Ma ho visto che tu sei di buona razza. E mi son detto: sostieni Hawkins, John, e Hawkins sosterrà te. Tu sei l'ultima sua carta, e, corpo di mille balene, John è la tua. Spalla a spalla, dico io. Tu salvi il tuo testimone, e lui salverà la tua testa.” Cominciavo più o meno a capire.
“Intendete dire che tutto è perduto?”
“Ma sì, perdio, sì! Partita la nave, partirà la mia testa: una cosa tira l'altra. Quando guardai la baia, Jim Hawkins, e non vidi più la goletta, ebbene, duro come sono, mi diedi per vinto. Per ciò che riguarda quella combriccola e il loro consiglio, credi a me, non sono che degli stupidi e dei vigliacchi sputati. Io ti salverò dalle loro grinfie, se mi riesce. Ma, attenzione, Jim: tu in...

Table of contents

  1. Prefazione: Ai cercatori di tesori di Chiara Antinori
  2. Nota biografica
  3. Parte prima - IL VECCHIO FILIBUSTIERE
  4. Parte seconda - IL CUOCO DI BORDO
  5. Parte terza - LA MIA AVVENTURA A TERRA
  6. Parte quarta - IL FORTINO
  7. Parte quinta - LA MIA AVVENTURA IN MARE
  8. Parte sesta - IL CAPITANO SILVER
  9. TREASURE ISLAND (Original Book)
  10. Note