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Sicurezza Terrorismo e Società 5 | 2017
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Sicurezza Terrorismo e Società numero 5, anno 2017.
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Information
ANALYSES AND COMMENTARIES
Terrorismo: quale modellazione del rischio?
Alcune riflessioni preliminari
Diego Bolchini1
Abstract
Il testo prende spunto da una pubblicazione realizzata nel 2015 dal CoE-DAT (Center of Excellence- Defence Against Terrorism) della NATO, riguardante possibili profili di modellazione del rischio terroristico nello scenario contemporaneo. All’analisi testuale del Paper vengono associate alcune riflessioni, originanti dalla corrente letteratura esistente sul fenomeno terroristico e da casi empirici di studio tratti dalla cronaca recente.
In conclusione, l’indirizzo programmatico auspicato è che tanto le scienze sociali di tipo “soft” quanto le scienze “dure” possano concorrere sempre maggiormente ed in modo integrato per la clinical recognition, change detection, diagnosi e possibile prognosi e contrasto del fenomeno terroristico inteso quale modalità di combattimento.
Keywords
Terrorism; Risk Modeling; Anthropology; Asymmetric Warfare
1. Introduzione. Tra attentati e terremoti
Il rischio di un attentato terroristico può essere modellato secondo alcuni principi scientifici, come quelli che governano il rischio sismico della faglia di Sant’Andrea in California o altre catastrofi naturali? Secondo Gordon Woo, Catastrophist presso la Risk Management Solutions di Londra, la risposta è (almeno parzialmente) affermativa.
È questo in sintesi quanto rappresentato dal ricercatore in un paper pubblicato nel 2015 per la Rivista DATR (Defence against Terrorism Review) del NATO Centre for Excellence – Defence Against Terrorism (CoE-DAT) di Ankara, Turchia2.
Il Professor Woo ha dalla sua una formazione accademica incentrata sulle c.d. “scienze dure”: laureato in Matematica presso la Cambridge University e specializzato in mathematical modeling di rischi estremi, ha completato un PhD in theoretical physics al MIT ed è stato adjunct professor presso l’Institute of Catastrophe Risk Management della Nanyang Technological University di Singapore3.
L’academic bias (distorsione cognitiva) segnalata da Woo nel suo lavoro di ricerca, a cavallo tra riflessione sociale e speculazione teoretica-modellistica, andrebbe rintracciata nei tradizionali approcci di studio e analisi sul terrorismo. Questi sarebbero prevalentemente qualitativi, poiché prodotti per la massima parte dagli “humanities departments” delle Università e Centri Studi di riferimento. Ignorando spesso, di converso, gli approcci quantitativi. Usando le parole dell’autore:
Academic discourse on terrorism is centered around humanities departments, where political risk briefings are prepared but there is no tradition for quantitative risk analysis.
Partendo da tale punto di vista, nel suo studio Woo individua alcuni principi generali applicabili al terrorism risk modeling, attingendo ad un vasto data-set di eventi terroristici – effettivamente avvenuti o falliti – occorsi negli ultimi 20 anni. Lo scopo è quello di fornire un supporto concettuale ad ampio spettro che sia di ausilio per lo studio del fenomeno terroristico, incrementando la capacità di terrorism risk management, muovendo da casi esemplari.
Woo non è certo il primo a tentare di ricostruire una modellistica generale del terrorismo. Tra i molti, un precedente significativo risale ad esempio al 2005, quando lo studioso indiano Siddartha Mitra schematizzò un efficace framework analitico sul problema terroristico basato su 4 ordini di variabili (necessarie, precipitanti, facilitatrici e perpetuanti)4.
In Italia, il sociologo Alessandro Orsini ha invece posto l’attenzione sul modello individuale DRIA (Disintegrazione e Ricostruzione dell’identità sociale, Integrazione in una setta e Alienazione dal mondo circostante) in una sua recente pubblicazione di taglio divulgativo5 al fine di modellizzare il processo di incubazione terroristico a livello individuale.
Lo studio di Woo appare tuttavia degno di rilievo per l’ampio spettro teorico di analisi adottato, suffragato da svariati riferimenti empirici.
L’analogia concettuale tra terrorismo e terremoto richiamata nel titolo e all’inizio del paragrafo appare speculativamente interessante. Oltre che per l’auspicato livello predittivo, anche e soprattutto per i possibili fattori di retro-azione esistenti in entrambi i due fenomeni, il primo riconducibile al mondo naturale e il secondo al mondo sociale.
Così come sono riportati infatti in letteratura tecnica terremoti indotti dall’uomo nella sua azione di sfruttamento di risorse naturali (estrazione di energia geo-termica, riempimento e svuotamento di bacini idrici artificiali, estrazione e re-iniezione di metano o petrolio nel sottosuolo), anche per il terrorismo andrebbero indagati i fattori socialmente “precipitanti” all’origine costitutiva del fenomeno inteso come mezzo di lotta.
In una prospettiva multi-fattoriale, infatti, il terrorismo non è inquadrabile come un fenomeno di punto, dalla genes...
Table of contents
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- ANALYSES AND COMMENTARIES
- FOCUS: FOREIGN FIGHTERS