L'antiquariato HOEPLI
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L'antiquariato HOEPLI

About this book

Pressappoco un secolo fa, dall'autorevole tribuna della rivista «La Bibliofilia», Carlo Frati deplorava con accenni tanto amari quanto profetici l'avvenuta dispersione di un'importante raccolta libraria: «ci fa ripensare melanconicamente agli sforzi fatti tre anni or sono perché quella scelta e preziosa libreria, che era costata tanto denaro e tante cure al suo raccoglitore, non andasse dispersa, come ora accadrà, colla vendita fattane ad un libraio, ma fosse assicurata allo Stato o a qualche privato che, badando non solo al proprio interesse ma anche un po' al decoro delle nostre collezioni bibliografiche, la acquistasse in blocco, assicurandone l'integrità per gli studiosi venturi. Ma purtroppo le ragioni del sentimento non hanno forse mai avuto così scarso peso come nei tempi a cui siam giunti, e meno forse ne avranno in quelli a venire»1. A essere irrimediabilmente condannata a un misero destino di dispersione era la raccolta allestita dal ferrarese Giuseppe Cavalieri (1834-1918), illustre rappresentante della borghesia imprenditoriale ebraica. Cavalieri, accanito bibliofilo e collezionista «di molte e svariate cose d'arte, come bronzi, avori, smalti, pergamene, medaglie», aveva radunato nel palazzo di corso Giovecca una copiosa e scelta raccolta privata, ricca di circa diecimila volumi e articolata in varie collezioni speciali. Nel 1908 un giovane Tammaro De Marinis (1878-1969) ne compilò un parziale catalogo, prima che la collezione fosse trasferita nella nuova dimora di Villa Altura a Bologna. Il catalogo comprendeva una quarantina di manoscritti e quasi duemila edizioni a stampa, anche di invidiabile rarità, alcune delle quali sarebbero state prestate in occasione dell'Esposizione Mondiale del Libro svoltasi a Lipsia nel 19142. Qualcosa andò già disperdendosi nell'asta organizzata, forse per incombenti necessità economiche, nel maggio di quello stesso anno presso la prestigiosa sede di Palazzo Cova a Milano sotto la direzione degli antiquari Hugo Helbing di Monaco e Arturo Rambaldi di Bologna. Mancato il Cavalieri il 20 dicembre 1918, ciò che rimaneva fu infine venduto dalla vedova Clara Archivolti Cavalieri (1852-1945), futura presidente dell'Associazione Nazionale Fascista per le Biblioteche delle Scuole Italiane3, alla milanese Libreria antiquaria Ulrico Hoepli che nel 1922 ne offrì alcune primizie, per lo più senza l'esplicita indicazione di provenienza, nel catalogo Cento libri preziosi. Manoscritti miniati, incunabuli, libri figurati dei sec. XVI, XVII e XVIII. Esemplari unici, descritti e illustrati da fac-simili in nero ed in colore.

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Information

1. Ulrico Hoepli (1847-1935) libraio ed editore

1.1 Da Tuttwil a Milano

Ultimo di quattro fratelli, Johann Ulrich Höpli nacque a Tuttwil nel Canton Turgovia in Svizzera il 18 febbraio 18471. Suo padre, Mathias Höpli (1804-1869), era un agricoltore e per alcuni anni fu sindaco del piccolo villaggio, distante una ventina di chilometri da Winterthur. Fin dalla tenera età Ulrico crebbe immerso in un ambiente rurale nel quale ricevette un’educazione luterana.
Nella sua formazione rimase fondamentale l’influsso della madre Regina che, a causa di un infortunio, fu costretta a rimanere in casa per parecchio tempo, potendo così dedicarsi completamente all’educazione dei quattro figli, con una predilezione speciale per Ulrico. Donna semplice ma intelligente e profondamente religiosa, Regina riuscì sempre a far arrivare in casa libri in prestito dalla vicina biblioteca di Frauenfeld. Il piccolo Ulrico, quindi, cominciò molto presto a familiarizzare con i libri e a cinque anni, data la sua precoce attitudine nell’apprendimento, venne mandato a scuola. In una testimonianza raccolta da Joseph Jung si legge che «essendo già così avanti nell’apprendimento e nelle conoscenze, come se frequentasse la scuola già da tre anni, il maestro gli affidò il compito di “capoclasse” e “assistente” durante le lezioni»2.
Dopo le scuole primarie a Tuttwil la famiglia, grazie anche alla posizione sociale raggiunta a motivo della carica pubblica del padre, riuscì a fare in modo che i due figli minori, Ulrico e Johann Heinrich, continuassero il percorso scolastico nella vicina scuola secondaria di Eschlikon, fatto eccezionale in quegli anni, soprattutto per una famiglia di origini contadine. Durante quel periodo, il giovane Ulrico cominciò a mostrare un certo interesse per il lavoro di farmacista, interesse che si spense, tuttavia, dopo nemmeno due settimane dall’inizio del suo apprendistato a Winterthur. Rientrato a casa, i genitori, che intuirono la sua passione per il mondo della cultura e dei libri, decisero di mandare il figlio da Jakob Schabeliz, titolare di una delle più fornite librerie a Zurigo in quegli anni, dove dal 1862 al 1866 Ulrico venne iniziato al mestiere di libraio3. I ricordi che lo stesso Hoepli ha lasciato di questo periodo rivelano come l’apprendistato zurighese non fu per nulla facile, soprattutto nei primi anni. Su quel periodo si riporta una testimonianza personale del 1932, tradotta dal tedesco, dal Curriculum Vitae scritto in tarda età dall’editore e oggi conservato nell’archivio storico della casa editrice Hoepli:
Un giorno Schabelitz mi mandò dal suo amico Bürkli nella zona dello Schipfe; io mi persi in quel dedalo di viuzze, poi finalmente attraverso un oscuro passaggio giunsi in quel buio bugigattolo che era il cosiddetto ufficio di David Bürkli. Questi cominciò a sbraitarmi contro fino a farmi tremare per la paura, e dimenticai la parola cliché. Che guaio! – «Che vuoi, ragazzo?» – Io dissi: «Il signor Schabelitz, mi ha mandato qui per... Non ricordo più la parola». – «Ma bravo!» – Mi diede una bella strigliata e poi mi disse «Torna a casa, sciocco, e digli che lo saluto... E se dà lavoro a tipi sciocchi come te, allora che venga lui e in fretta!». – Io non tornai alla bottega; me ne andai nella mia stanzetta a Neumarkt, dove piansi amaramente e a lungo, finché non venne lo zio Bodmer (di Escher-Wyss), al quale aprii il mio cuore e a cui dichiarai: «Preferisco cambiare; voglio venire a Escher-Wyss»4.
Malgrado tutto, l’apprendistato si concluse con grande successo e il giovane Ulrico imparò anche a farsi ben volere dai clienti della libreria per la sua gentilezza e cordialità. In quegli anni conobbe anche il professor Johannes Scherr, originario del Baden-Württemberg, che dal 1860 era professore ordinario della cattedra di Storia al Politecnico di Zurigo5. Hoepli strinse con il luminare un rapporto quasi filiale, manifestandogli più volte il desiderio di seguire le sue lezioni. Schabelitz in un primo momento fu scettico nel concedere la possibilità a Hoepli di frequentare l’università, perché aveva paura che il ragazzo trascurasse il lavoro nella libreria, ma grazie alla mediazione di Scherr si lasciò convincere. Ulrico cominciò così a seguire le lezioni al Politecnico, entrando contemporaneamente nella storia di questo prestigioso ateneo: a tutt’oggi rimane ancora il più giovane studente che abbia mai frequentato un corso in questo istituto6.
Concluso il periodo di apprendistato cominciarono per Hoepli tre intensi anni di formazione all’estero, che anticiparono il suo arrivo a Milano. La prima tappa fu Magonza, dove lavorò sei mesi presso la Libreria Euler dal 18 marzo al 31 agosto del 18677. Concluso il periodo tedesco, si trasferì a Trieste, che in quegli anni era territorio italofono dell’impero Austro-Ungarico. Qui rimase dal 5 settembre 1867 al 5 febbraio 1869, lavorando per la libreria di Wilhelm Essmann8. Durante il periodo triestino, Hoepli conobbe Ismail Pascià, Chedivè d’Egitto, il quale, colpito dalle doti del giovane libraio, gli propose, dietro lauto compenso, di seguirlo a Il Cario per riordinare la sua biblioteca privata, appena arricchita da un cospicuo fondo di volumi acquistato a Trieste9. Ulrico accettò la proposta e si recò nella capitale egiziana per alcuni mesi, dove lavorò per la biblioteca del Chedivè10. Rientrato in Italia e concluso il periodo di lavoro triestino, tornò a Zurigo dove si fermò solo per poco tempo. Decise, infatti, di ripartire subito per andare ancora un anno a Wrocław (l’odierna Breslavia) in Slesia, dove lavorò presso la libreria Morgenstern dal I marzo 1869 al I novembre 1870, giorno in cui rassegnò le sue dimissioni11. Rientrato nuovamente nella Confederazione, sorprendendo tutti e appena ventitreenne, annunciò di voler investire quanto guadagnato in Egitto in una nuova avventura: aprire una sua libreria a Milano. Nel dicembre del 1870 partì da Zurigo e attraversò con la corriera il passo dello Spluga, arrivando nella capitale lombarda il 7 dicembre, festa di sant’Ambrogio12.

1.2 I primi passi della “Libreria di Ulrico Hoepli successore
a Teodoro Laengner”

Qual è il motivo che spinse il giovane editore svizzero a partire per Milano così all’improvviso? In realtà, considerando quel preciso momento storico, si può notare come il caso di Hoepli non sia stato per nulla straordinario, ma abbia fatto parte di un fenomeno che caratterizzò fortemente la fine del XIX secolo. Quegli anni attirarono sul territorio italiano molti librai ed editori provenienti in gran parte dalle zone germanofone, dove la spinta romantica iniziata con Goethe aveva creato una sorta di mito nei confronti dell’Italia13. Hermann Loescher,14 Leo Samuel Olschki,15 Hans Mardersteig16 sono alcuni nomi di giovani che come Hoepli decisero di cercar fortuna in Italia, portando la loro ricca esperienza acquisita nei paesi d’origine. Grazie a loro l’editoria italiana, che nonostante la sua lunga tradizione stava attraversando nei primi anni dell’Unità un periodo difficile, riuscì a compiere un importante salto in avanti, divenendo uno dei maggiori centri europei di produzione editoriale17. Anche Hoepli portò a suo modo numerose innovazioni,...

Table of contents

  1. Sommario
  2. Premessa L’Ariosto Cavalieri, Hoepli e il contributo dei cataloghi d’antiquariato alla storia del collezionismo
  3. Introduzione
  4. 1. Ulrico Hoepli (1847-1935) libraio ed editore
  5. 2. La Libreria Antiquaria Ulrico Hoepli
  6. 3. Il fondo Castiglioni e i 157 romanzi di cavalleria:un interessante caso di studio
  7. 4. Bibliografia dei cataloghi Hoepli (1922-1963)
  8. Appendice: Grafici