PNL Programmazione Neurolinguistica
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PNL Programmazione Neurolinguistica

Sviluppare le abilitĂ  di comunicazione e di relazione

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PNL Programmazione Neurolinguistica

Sviluppare le abilitĂ  di comunicazione e di relazione

About this book

Costruire la propria mappa per scoprire il mondo
I modelli descritti in questo volume sono in grado di fornirci una sorta di "cassetta degli attrezzi", dei mezzi, per aiutarci a migliorare la comunicazione e la comprensione all'interno dei contesti in cui si svolge la nostra vita. Abbiamo infatti inteso costruire un manuale relativo ai principi e alle tecniche principali della PNL (Programmazione Neurolinguistica) in modo da fornire al lettore una guida pratica da utilizzare nella vita di ogni giorno. "La mappa non è un territorio": questo è uno degli assiomi di base della PNL. Significa che quello che pensiamo non è necessariamente quello che succede nella realtà. La mappa è rappresentata dai nostri pensieri, dal nostro modo di vedere il mondo, mentre il territorio rappresenta la realtà esterna. In altre parole le rappresentazioni interne che facciamo riguardo a un certo evento, non sono necessariamente l'evento stesso. La mappa rappresenta soggettivamente quello che succede intorno a noi, quali sono le cose che contano, cosa sentiamo e pensiamo rispetto ad esse e che cosa intendiamo per esperienza o realtà. Per noi le cose devono avere un senso. Perciò la mappa di ogni persona è differente. Essa funge da filtro automatico rispetto alle migliaia di esperienze sensoriali che incontriamo in ogni momento. Questi filtri possono, tuttavia, essere riveduti e corretti al fine di produrre dei cambiamenti. Scoprendo la mappa della realtà altrui, ad esempio dei nostri colleghi o collaboratori, potremo allargare earricchire la nostra esperienza, ottenendo una migliore comprensione del territorio e quindi della realtà. E questo è ancor piÚ valido al giorno d'oggi, quando la capacità di essere flessibili e di accettare le differenze diventa un fattore critico per ogni manager pubblico o privato. La globalizzazione ci mette ogni giorno a confronto con l'esigenza di gestire le differenze e comprendere persone che lavorano con una mappa molto differente dalla nostra.
L'AUTORE: Roberto Spingardi ha ricoperto importanti ruoli manageriali, con responsabilitĂ  apicali, presso importanti e complesse aziende pubbliche e private, come Alitalia, Gruppo Fininvest, Ferrovie dello Stato, Aeroporti di Roma, Sviluppo Italia, Italia Turismo, Invitalia.
È attualmente presidente della Holding Luxman SpA che opera nei settori dell'ospitalità di lusso, dei servizi al credito e consulenza strategica alle imprese turistiche.
È autore di numerosi saggi e libri tra cui: "Cosa farò da piccolo", Il Sole 24ore; "Managerialmente", Edicomp; "Un manager piccolo piccolo", Edicomp; "L'impresa nell'Italia che cambia", Cafi; "Superstizione e Costume", Cafi; "Il manager come risorsa", KOINè; "Sinceramente, i volti della menzogna", KOINè; "Rime per Roma" (con Lavinia Spingardi) ed. Interculturali uno.
Per le edizioni di Fausto Lupetti ha giĂ  pubblicato: "Di sirene e paguri"; "CaraCina.com"; "Sai muoverti a Shangai?"; "In che senso pardon?"; "PNL l'arte dell'interazione"; "Etica Conviene"; "YOU- Il potere del Knowledge management la centralitĂ  della persona"(con Gabriella Rocco).

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Information

1. L’iceberg organizzativo: l’uomo nell’organizzazione e l’esperienza soggettiva
Abbiamo voluto usare la metafora dell’iceberg (a dire il vero prima di noi l’aveva già utilizzata Sigmund Freud…) perché spiega bene la realtà della vita aziendale. Ogni azienda è composta infatti da:
  un’organizzazione formale, definita da strutture e funzionigrammi, in grado di spiegare quello che viene fatto, i prodotti, il mercato e così via;
  una parte “invisibile”, informale, emotiva, fatta di persone, di attitudini, caratteri, regole non scritte, che tuttavia hanno una parte importantissima nel determinare l’efficacia e il successo dell’azienda stessa.
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Figura 1: organizzazione visibile e invisibile; l’iceberg organizzativo
L’importanza dell’organizzazione “informale” deriva dal fatto che essa descrive il “clima”, l’aria che si respira, il modo di relazionarsi, le cose che sono ritenute giuste o sbagliate. Insomma essa descrive l’azienda dal punto di vista degli esseri umani.
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Figura 2: l’uomo e le sue relazioni
Nella nostra vita di lavoro abbiamo avuto la possibilità di osservare come tale clima, in unità organizzative simili, potesse essere estremamente diverso. Perché erano diverse le persone, le relazioni, il modo di gestire i conflitti e quindi la parte “invisibile”. È questo che fa la differenza in un’azienda, a parità di efficienza produttiva.
LA DIFFERENZA LA FA LA PERSONA.
Parlando di persone entra in gioco la dimensione soggettiva, unica e distintiva, che caratterizza ogni essere vivente.
  Ricordiamo ad esempio una volta in cui siamo andati al cinema con un gruppo di amici e abbiamo osservato lo spettacolo proiettato sullo schermo. Il film era là, uguale per tutti e tutti abbiamo visto le stesse immagini e ascoltato le stesse parole. Ma ognuno di noi, al termine dello spettacolo, ne ha ricavato un’opinione diversa. A qualcuno non è piaciuto per nulla. Ad altri è piaciuto moltissimo.
Questo perché in tali circostanze noi facciamo riferimento a quella che può essere definita come l’esperienza soggettiva.
Cosa succede quando diverse persone assistono allo stesso evento? Esse ne traggono un’impressione, una valutazione soggettiva, che daranno il via a un processo di associazioni mentali, dialoghi interni e sensazioni. Quando smettiamo di osservare la realtà esterna in modo oggettivo e consapevole, il nostro inconscio interpreta quello che vediamo e fornisce una sua specifica valutazione. Così facendo, qualcosa “entra” nella nostra dimensione soggettiva, a causa dell’osservazione della realtà esterna. E ciò che entra non è sempre qualcosa di logico o razionale, che possiede un legame reale e diretto con l’oggetto o la situazione osservata.
Può accadere, e spesso avviene, che il pensiero che si origina internamente non abbia alcun legame di tipo razionale e sfugga alla logica. Questo tipo di processo si innesta, ad esempio, anche quando sogniamo ad occhi aperti o lasciamo vagare i nostri pensieri.
  Quando guidiamo l’automobile, per usare una esperienza semplice, comune a tutti noi, spesso creiamo questo tipo di legami mentali con il panorama che osserviamo. Un colore, un’auto che sfreccia accanto alla nostra, un paesaggio, una canzone che ascoltiamo alla radio fungono da stimolo per dare il via a un processo di associazioni mentali continuo, che è in grado di produrre determinati stati d’animo (positivi o negativi, dipende dal caso e dal momento).
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Figura 3: individuo, ambiente, ereditarietĂ 
Noi percepiamo soggettivamente il mondo che ci circonda. Si tratta della nostra reazione individuale a quello che “percepiamo” ed è proprio questa interpretazione, unica, distintiva e soggettiva del mondo esterno che dà forma ai nostri comportamenti quotidiani. Una certa immagine può divertire una persona o rattristarne un’altra. Il complesso dei nostri comportamenti e, di conseguenza, le nostre relazioni con il contesto, i nostri successi o insuccessi dipendono dall’esperienza soggettiva.
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Figura 4: la nostra storia; il sistema umano di elaborazione delle informazioni
L’esperienza soggettiva comprende sia quello che succede dentro di noi, sia quello che avviene nel mondo esterno. Nessuno di noi è veramente in grado di sapere “come” un’altra persona pensa e, soprattutto, cosa sta pensando. Questo perché la cosiddetta esperienza differisce moltissimo da persona a persona.
Ognuno di noi percepisce il mondo in cui vive in un modo unico e soggettivo. Persino vivendo sotto lo stesso tetto per anni, genitori e figli hanno valutazioni soggettive (e in taluni casi diversissime) della realtà che li circonda. E se questo è vero nelle famiglie, figuriamoci nelle organizzazioni, dove ogni persona porta vissuti ed esperienze soggettive molto differenti e, a volte, persino discordanti.
Di fronte alla realtà, ciascuno di noi dispone di attitudini, valori e opinioni che costituiscono, nel loro complesso, il proprio personale “scenario mentale”. Se osserviamo quanto possano essere differenti le interpretazioni di un determinato evento organizzativo, possiamo renderci conto della grande importanza che riveste la soggettività nella valutazione dell’esperienza. Possiamo giungere a conclusioni sorprendentemente differenti, partendo apparentemente dagli stessi dati.
Ciò è molto evidente, di solito, nelle riunioni di lavoro. Possiamo rilevare la soggettività, valutando in che modo i partecipanti alla riunione possano giungere a valutazioni opposte partendo dagli stessi dati. In realtà noi interpretiamo soggettivamente persino “fatti” in apparenza oggettivi.
Tutte queste differenze, naturalmente, hanno origine e si sviluppano solo nelle nostre menti. Le esperienze personali che caratterizzano la vita di ciascuno, agiscono come un filtro inconscio su gran parte di quello che osserviamo, ascoltiamo e percepiamo. Esse costituiscono una barriera, in certi casi insormontabile, tra la persona e il “territorio” che la circonda. Possono persino giungere a distorcere l’esperienza provocando vissuti emotivi negativi e sofferenza.
Uno degli scopi della PNL è quello di far sÏ che le persone diventino consapevoli di questa limitazione auto-imposta (a livello inconscio) allo scopo di comprendere la possibilità di esercitare nuove scelte e cogliere diverse opportunità per gestire le situazioni difficoltose. Per comprendere meglio questa realtà possiamo fare un piccolo esercizio:
  Scegliamo una nostra normale giornata di lavoro ed esercitiamoci a osservare le grandi differenze di opinioni esistenti tra le persone. Limitiamoci a osservare, senza giudicare, e prendiamo consapevolezza delle Mappe, della loro diversità, della loro originalità e della loro unicità.
In tale modo arricchiremo la nostra esperienza, osservando il mondo aziendale da altre prospettive. Ricordiamo, a questo proposito, uno dei presupposti base della PNL, “LA MAPPA NON È IL TERRITORIO”, e tentiamo di osservare almeno un paio di situazioni del nostro lavoro in cui esso sembra essere valido. Un ulteriore esercizio può esserci di aiuto.
  Pensiamo a una persona con cui siamo spesso in disaccordo o con cui di solito facciamo una certa fatica ad andare d’accordo. Elenchiamo alcuni dei filtri che di solito applichiamo ai fatti; per esempio i nostri valori, le nostre credenze, l’influenza dei nostri genitori e della nostra educazione. Osserviamo come, in tale modo, possiamo creare mappe differenti della medesima realtà. Poi valutiamo come ci sentiamo ancora rispetto a quella persona, se magari qualcosa può essere cambiato nella nostra percezione.
L’ESPERIENZA SOGGETTIVA
L’esperienza soggettiva comprende ciò che succede sia nella nostra mente che nel mondo esterno.
Nessuno sa veramente come un altro pensa e nemmeno sa cosa pensa. La cosiddetta “esperienza” differisce enormemente da persona a persona. Ognuno di noi percepisce il mondo in cui vive in un modo unico e soggettivo, ciò che costituisce il nostro “scenario mentale”.
2. I sistemi rappresentazionali e il processo di calibrazione
La nostra esperienza ci insegna ogni giorno che ognuno di noi vede, sente e percepisce le cose in modo personale. Gli stimoli esterni passano attraverso un complesso sistema di “filtri” mentali formati da ricordi, sensazioni, percezioni del passato. Dato che questi filtri sono di natura soggettiva (ognuno ne attiva alcuni più di altri) entriamo in contatto solo con la nostra limitata interpretazione di quello che comunemente chiamiamo “realtà”.
Il modo con c...

Table of contents

  1. Copertina
  2. Colophon
  3. Titolo della pagina
  4. Indice
  5. Presentazione
  6. Introduzione
  7. 1. L’iceberg organizzativo: l’uomo nell’organizzazione e l’esperienza soggettiva
  8. 2. I sistemi rappresentazionali e il processo di calibrazione
  9. 3. Aspetti verbali e non verbali delle relazioni
  10. 4. Mappa del mondo e territorio: individuazione dell’orientamento soggettivo sulla realtà
  11. 5. La tecnologia del raggiungimento degli obiettivi
  12. 6. I livelli logici della comunicazione e della motivazione: valori, credenze, convinzioni
  13. 7. Tecniche di costruzione del rapporto efficace: rispecchiamento, ricalco e guida
  14. 8. Comunicazione e feedback in PNL
  15. 9. Il metamodello linguistico: il potere del linguaggio
  16. 10. Strutture e ristrutturazioni
  17. 11. Percezioni soggettive e autostima
  18. 12. La metafora come strumento di comunicazione
  19. 13. Ottimismo e pessimismo nelle organizzazioni
  20. Considerazioni conclusive
  21. Bibliografia