Oltraggio nella civiltà
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Oltraggio nella civiltà

La fine dell'ombra

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Oltraggio nella civiltà

La fine dell'ombra

About this book

Alla ricerca dell'inconscio perduto, questo breve scritto propone un commento dissonante e polemico di un testo che ha fatto il giro del mondo grazie al web, a facebook e ai giornali. Un testo digitale, globale: quel che si definisce un testo che fa impressione, che comunica e fa da esempio. Si tratta della dichiarazione di quel giovane francese il quale, all'indomani della notte in cui ha perduto(nel corso di un'indistinta mattanza) la sua amata sposa, ha lanciato nel ciberspazio un'esternazione che ha costituito per molti una bandiera del particolare tipo di eroismo valorizzato dalla nostra civiltà.
Che cosa accade al soggetto di oggi schiacciato e adulato dalle pratiche del comportamento corretto e dalla morte soddisfatta di ogni enigma?
Dove ci porta lo spirito antitragico del nostro tempo che ha fretta di sparare sull'ombra, nascondendo il mistero che sta alla radice dell'esistere e negando la nostra impotenza di fronte alla terribile ambiguità del reale?
Dove va a finire il desiderio di ciascuno, se viene sommerso e appiattito dai buoni propositi del pensiero positivo?
Quali sono le caratteristiche fondanti della nuova follia che deglutisce risposte come farmaci e abolisce il fascino erotico di ogni ricerca insatura, infinita?
Odio e perdono - messi al vaglio della scienza dell'inconscio e del testo freudiano sulla Negazione – diventano occasioni per comprendere come mai questo nuovo legame sociale, avendo cacciato il suo sintomo, si sia trovato oltraggiato dalla barbarie di una crudele malattia.

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OLTRAGGIO NELLA CIVILTÀ
Vi dico subito che, oggi più che mai, riterrei irriverente parlare delle vicissitudini del soggetto senza sollevare pensieri messi a rischio nell’incandescenza del nostro tempo.
Pensieri insensati o di controverso che siano, purché siano pensieri preparati a sopportare il peso della propria debolezza e parzialità.
Di certo è inevitabile chiedersi quale potrà mai essere il contributo di una teoria e di una pratica – temprate sostanzialmente all’ascolto dell’inconscio – nel misurarsi con così grande oltraggio inferto dalla e nella civiltà.
Quale contributo potrà mai dare, dunque, un pensiero che sa di essere solo uno fra tanti altri pensieri possibili?
Di un pensiero che ambisce a una profonda umiltà epistemologica e che pure troppo spesso la manca.
Di un pensiero, infine, che sa quanto poco, pochissimo, gli sia dato incidere sul reale.
E allora quale contributo potrà mai dare l’ipotesi di un soggetto decentrato, di cui l’individuo contemporaneo tende a non voler sapere nulla, preferendo invece rimettersi alle macchine, ai neuroni e ai processi organici?
Quale contributo potrà mai dare un simile ascolto a un soggetto che vive in questi tempi nostri, nella loro difficilmente concepibile unicità?
Del resto, lo sapete bene: l’ascolto di cui vi parlo è rivolto, sì, al sogno, all’atto mancato e al sintomo, ma proprio perciò al silenzio, alle sospensioni e alle vie traverse del senso. È un ascolto che mira a sollecitare la consapevolezza del fatto che il linguaggio non è una mera funzione, che la parola non serve soltanto a comunicare, che la parola è anche traccia di quanto è andato perduto e che è nata per far posto al vuoto e all’alterità … perché vuoto e alterità la fondano. E perciò questo ascolto pretende di non dimenticare che la parola non è mia più di quanto non sia dell’Altro … ossia dell’Altro che mi preesiste e di quello che sta dove io ancora non so.
Così, in quanto essere umano ed essere parlante, amo e mi curo della parola perché la parola è il nostro destino, il nostro limite e il nostro onore.
In questo quadro, la ricerca analitica che cosa può offrire?
Può magari contribuire a trasmettere – non solo nella propria clinica, ma anche al di là di essa (ovvero in ogni campo in cui ci siano orecchi sufficientemente sgombri per intendere) – il valore di ciò che è assente nella presenza.
Può suggerire l’ipotesi che l’alterità sia, sì, differenza, ma differenza proprio in quanto impossibilità di stare nel medesimo.
Può quindi valorizzare la asimmetria, il segreto e l’invisibile.
Così come può rivelare l’importanza dell’ombra.
Dell’ombra, che smaschera e smonta qualsiasi discorso compiaciuto e qualunque pensiero che si consideri Uno.
Dell’ombra che taglia, con luci oblique e insospettate, sia quel discorso che quel pensiero.
D’altronde come analista vi ricordo che ogni soggetto in arrivo in un luogo di ascolto, non va ricondotto al singolo io che l’ha portato fin là, ma va sollecitato alla scoperta dell’altro, dell’impercorso, del non atteso: perché ogni soggetto è altro, ovvero è mondo, diversità, società civile.
Ogni soggetto è, al tempo stesso, singolo e plurimo e...

Table of contents

  1. Indice
  2. Presentazione
  3. Frontespizio
  4. Colophon
  5. Oltraggio nella civiltà