Sul fascismo della lingua e altre bagattelle
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Sul fascismo della lingua e altre bagattelle

About this book

Come proteggersi dal "fascismo passivo" che si annida nei luoghi comuni della lingua del tempo presente? Interazione, gestione, monitoraggio, DNA, ADHD, immaginario collettivo, utenza, percorso, coppia genitoriale, politically correct, parental control, news, pedofilia…; ma anche: Siamo tutti Americani, Io sono Charlie, Non avrete il mio odio, sono solo alcune parole d'ordine del nuovo conformismo, sostenuto e promosso dalla psicologia millantata come "scientifica" il comportamentismo-cognitivismo. Qualcuno se n'è accorto, Altan per esempio, con il suo ritratto di una società formata da personaggi inebetiti, dimissionari e vivacchianti, allevati su poltrone e sofà e alimentati con becchime mediatico. La loro espressione stucchevole, le palpebre a mezz'asta, denunciano l'intontimento, l'ignavia, l'apatia di fronte a qualsiasi evento: «La democrazia è in pericolo» – dice uno di loro, con la solita espressione catatonica – «speriamo che viene qualcuno a aiutarla», risponde un suo alter ego. Anche se, secondo Lacan, non può esserci in alcun caso risveglio da questo ottundimento generale, ciascuno può almeno provare a reagire, e organizzare una nuova forma di resistenza. Se la resistenza storica al fascismo attivo doveva fronteggiare i manganelli e l'olio di ricino, la nuova resistenza al fascismo passivo deve vigilare sulla lingua, individuare le parole e le frasi da cui siamo parlati e che pronunciamo "come un sol uomo", cercando di combatterle con la denuncia e l'astensione. L'ironia, l'umorismo, il sarcasmo, possono ancora essere delle armi efficaci per contrastare l'irresistibile ascesa dell'"ovvio dei popoli".

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I lendemains qui chantent della psicanalisi
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Uno degli scampati, Giovanni Sias, l’ha detto: «Il peccato degli psicanalisti è stato quello di essere troppo umani (e fin qui non è che orinaria1 amministrazione), di aver contrabbandato la loro libertà con la sicurezza garantita dallo Stato (l’autore è un galantuomo di vecchio stampo, bisogna concedergli qualche licenza) e, alla fine (ci siamo finalmente!), di essersi impediti la sessualità»2.

1 Lascio il calami per i buongustai.
2 G. Sias, “Quale legge per lo psicanalista?” (ottobre 2011), in Lettere sulla psicanalisi, d’imminente pubblicazione presso Polimnia Digital Editions (corsivi miei).
Boxe lacaniana
Ettore Perrella racconta in un libro un aneddoto della sua analisi con Lacan. Da un pezzo insisteva per farsi rilasciare le ricevute fiscali, ma il suo analista faceva orecchie da mercante (tecnica da lui ribattezzata “pratique dell’autru(i)sce”). La cosa va avanti fino a quando, un bel giorno, Perrella si mostra assolutamente risoluto: «Voglio la ricevuta!». Finalmente, questa volta la ottiene, ma sotto forma di un diretto allo stomaco (non sappiamo di quale potenza): «Voilà le reçu!».
Chi la fa, l’aspetti
Ecco invece che cos’è capitato a un analista dallo zelo inflessibile, che un giorno si è visto recapitare un pacco contenente tutte le ricevute fiscali che nel corso degli anni aveva rilasciato a un suo analizzante alla fine di ogni seduta. Per anni quest’ultimo le ha dovute prendere, una per una, ma alla fine gliele ha ritornate indietro tutte in un colpo solo: l’intera analisi restituita al mittente.
I lendemains qui chantent della psicanalisi
I quattro importanti psicanalisti («due freudiani, uno junghiano, un lacaniano, tutti impegnati quotidianamente in attività sia cliniche che saggistiche») firmatari del libro-manifesto In difesa della psicanalisi1, hanno di certo pensato che per far fronte alla pubblica diffamazione e al pericolo delle vacche magre, bisognava rinverdire i fasti di un improvvisato ecumenismo psicanalitico: l’unione fa la forza. «In questo terzo millennio», leggiamo, la psicanalisi, sulla «cui legittimità sociale come metodo di assistenza e di cura» non si discute, «è più viva che mai».
All’autorevolezza di questa quadrupla dichiarazione congiunta dobbiamo aggiungerne una quinta, non meno autorevole, importante e “irriverente”, quella di (little) Tony Iron, alias Antonino Ferro, attuale presidente della S.P.I., «determinato a far voltare pagina alla psicoanalisi di casa nostra con due parole chiave: “pluralismo” e “internazionalizzazione”» 2.
Anche il celebre autore di Le viscere della mente – e instancabile promulgatore del “superamento di Freud” mediante corsi di aggiornamento comprensivi dello studio obbligatorio dell’Inglese – è animato dalla certezza del «brillante futuro che la psicanalisi saprà dare a sé stessa»3.
Non ci si può più fidare nemmeno del proprio olfatto: quello che un naso percepisce come miasma, per altri Cinque sprigiona tutta la fragranza dei lendemains qui chantent.
Altan_odore

1 Simona Argentieri, Stefano Bolognini, Antonio Di Ciaccia e Luigi Zoja (manifesto) In difesa della psicoanalisi, Einaudi, Torino 2013.
2 Da un’intervista di Repubblica a firma di Luciana Sica
3 Ibid.
JAM session
JAM: così Lacan chiamava Jacques-Alain Miller, suo genero, erede e esecutore testamentario di tutti i suoi scritti. Mai acronimo fu più profetico, come rivela l’espressione jam tomorrow: “si sta rimandando la cosa alle calende greche”.
Un giorno Lacan disse a JAM: «Tu sei colui che sa leggermi». JAM ne rimase folgorato al punto da farne la missione della sua vita, che ha consacrato all’umile ma nobile compito di rendere comprensibile a tutti, grazie alla sua leggendaria clarté, l’oscura opera del suocero. Nella scuola da lui fondata, l’École de la Cause freudienne, è ormai saldamente in uso la locuzione: «JAM a dit que Lacan a dit» (benché col tempo, dopo tanta chiarezza, dopo che anche il più indecifrabile barocchismo del Maestro è stato rischiarato, qualche giovane allievo irriverente osi fermarsi a: «JAM à dit», suscitando nella Scuola un brivido sacrilego).
Come scrive acutamente Bruno Dal-Palu in L’énigme testamentaire de Lacan:
[JAM] è oggi il delegato generale dell’AMP, l’Associazione Mondiale di Psicanalisi e, di fatto, il “guardiano del tempio” delle scuole lacaniane. Anche in questo caso, l’intuizione di Lacan di sceglierlo come esecutore testamentario della sua opera fu geniale, poiché crediamo che al di là di tutte le crisi e le gelosie suscitate in seno alla famiglia di Lacan, JAM è colui che ha saputo essere all’altezza di Lacan nel proseguire la sua opera1.
Parole sante. La posizione di vertice e assoluto prestigio che JAM occupa nell’AMP ci consente di nobilitare ulteriormente il suo già illustre acronimo, ritoccandolo in JAMP; onore al merito per chi, come tutti riconoscono, è to be one jump ahead, “un passo più avanti di tutti”.
Per mostrare quanto sia meritata la ...

Table of contents

  1. Indice
  2. Presentazione
  3. Frontespizio
  4. Colophon
  5. Copyright
  6. Dedica
  7. Epigrafe
  8. Con i bambini di Altan
  9. Il punto di vista da cui iniziare
  10. Grottesche
  11. Falsetto
  12. La lingua del tempo presente
  13. Era meglio morire da piccoli
  14. Eroi
  15. I lendemains qui chantent della psicanalisi
  16. Il dolce domani
  17. Il (dis)gusto del lapsus
  18. Privacy
  19. Il desiderio
  20. Lifting
  21. Indice dei nomi
  22. Riferimenti bibliografici