La civilizzazione post-edipica
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La civilizzazione post-edipica

About this book

Nel suo insieme questo libro – opera di un maestro della psicanalisi, lacaniana ma non solo – è il racconto della saga che va dall'instaurazione dell'Edipo come iniziazione del particolare all'universale, alla sua degradazione come complesso psico-patologico e infine alla sua stessa scomparsa, dopo la conquista del potere politico da parte del neoliberalismo, con la promozione di una sessualità edonistica e «il governo degli uomini attraverso il solo astratto gioco delle regole impersonali su cui nessuno, chiunque sia, ha presa alcuna».
Al tempo stesso, la Civilizzazione post-edipica ci parla degli effetti del passaggio dalla civiltà "freudiana" (fondata sull'interdizione dell'incesto, e dunque su una Legge universale che mentre impone al soggetto la perdita dell'oggetto del godimento, ne promuove al tempo stesso il Desiderio e la consapevolezza del suo limite mortale) alla civiltà attuale, la civiltà "post-edipica", che annienta progressivamente tutti quei limiti che per la procreazione, per il desiderio e per la sessualità erano considerati, ancora nel Novecento, invalicabili e necessari.
Con un umorismo tanto insistente quanto impercettibile – nascosto dietro al rigore di una ponderosa e recentissima saggistica perlopiù di genere scientifico, economico, sociologico –, l'Autore passa in rassegna un universo tecnologico che, nel mercato globale di una compravendita miliardaria, riduce l'uomo e la donna alle loro cellule primarie, e il bambino a quel neonato con ciuccio e pannolino che in una vignetta di Altan afferma: «In seguito a un giro di spermi congelati fecondazioni in vitro e uteri in affitto sono nato io: figlio di me stesso».
In una situazione che sembra senza speranza, Safouan tuttavia non cede alla tentazione di contemplare il Leviatano neo-liberista nel solo registro che può dar sollievo agli spiriti illuminati: il grottesco. E resiste perfino alla seduzione di combattere per l'unica causa nobile rimasta: quella persa. Nella fattispecie, la psicanalisi. A provocare la fine di quest'ultima – ammonisce – «non è la fine della sessualità, quanto piuttosto la fine della sua stutturazione come scelta d'oggetto». Che è come dire: dominio senza limiti delle pulsioni a scapito dell'inconscio, attraverso cui, solamente, è possibile scegliere un altro soggetto sessuato, differente da me, e non semplicemente un pezzo del suo corpo, o un servizio sessuale da commissionargli (con tanto di contratto firmato), tramite cui godere di me stesso. E se l'amore è altro dal narcisismo, la mia scelta comporterà perfino il fargli dono di ciò che mi manca.
Due civiltà sono messe a confronto e il fatto di esserne consapevoli può ancora indurre la possibilità di una scelta che non tiene conto del prezzo da pagare.

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Information

LA CIVILIZZAZIONE POST-EDIPICA

Introduzione

Gli anni 1970, quelli del divorzio, della pillola, della legalizzazione dell’aborto, del femminismo, della FIV, della mondializzazione, della deregolamentazione del capitale, ecc., hanno cambiato profondamente la struttura della società occidentale tanto che la psicanalisi non ha più potuto occuparvi il posto che aveva prima. È così che in un articolo premonitore apparso in “Le Nef” nel 1967, Guarire con Freud, Nacht scrive:
Depressi e caratteriali sono i casi che oggi osserviamo più spesso. Hanno preso il posto delle nevrosi tipiche – ossessivi o fobici, per esempio – alle quali si applicavano i metodi messi a punto e rigorosamente definiti da Freud1.
Nel corso dello stesso decennio, Pierre Marty ha pubblicato un libro in cui dedica pagine eccellenti a quella che definisce la “depressione essenziale”, diversa dalla depressione semplicemente nevrotica.
Quanto a Lacan ha più di una volta sottolineato che la psicanalisi non ha posto in una società in cui è stato perduto il valore della tragedia, e che il nome del padre inevitabilmente perderà il suo senso una volta che la paternità sarà ridotta al compito dei donatori di sperma.
Peraltro, abbiamo avuto diritto nel corso di questo decennio ad alcuni contributi preziosi, o meglio magistrali, i cui autori erano spesso donne, come F. Dolto, M. Sechehaye e J. Macdougall in Francia, J. Fontaine e I. Macalpine nei paesi anglofoni; la qual cosa non ha nulla di sorprendente, dato che nel decennio 1970 i movimenti femministi sono stati particolarmente vigorosi e animati in quasi tutto il mondo.
Tuttavia, non per caso, Lacan ha parlato nel 1974 della psicanalisi come di una disciplina che, avendoci consentito di prendere la giusta misura di ciò che lui ha definito il parlessere, ormai aveva fatto il suo tempo.
Perciò attualmente, salvo qualche rara eccezione, si è colpiti dalla quantità di gergo pubblicata – sia a cura dei gruppi lacaniani sia delle società affiliate all’internazionale – sotto la voce dedicata alla letteratura psicanalitica. Per non parlare della rottura di ogni scambio tra la psicanalisi e le scienze umane. Si direbbe che le porte della creatività concettuale siano sbarrate. Dipende forse dal fatto che la psicanalisi è una disciplina chiusa come la logica aristotelica? Oppure è la scomparsa dell’Edipo ad avere inaridito le fonti di tale creatività?
Comunque, qualunque siano le loro divisioni, tutte le istituzioni psicanalitiche oggi si confrontano con il problema del posto dell’analista, in un mondo in cui Google è diventato il confessionale e lo psicanalista del XX secolo2.
Questo libro costituisce, appunto, un tentativo di rispondere a tale problema.
La sua prima parte si compone di tre capitoli. Uno tratta della questione della parentela, in quanto unisce i membri della società sul piano dell’essere, ma ne interdice l’unione sul piano del sesso. Il secondo prende in esame la funzione socializzante della famiglia. La mia tesi è che il complesso di Edipo costituisce in linea di massima la colonna vertebrale di tale socializzazione. Il terzo capitolo affronta la civiltà agricola e il suo contributo all’invenzione dell’arte e dell’architettura, con ciò che ne deriva. Per esempio: la costruzione della casa come quella del tempio e, da quel momento in poi, l’autorità accordata al padre come capo famiglia.
La seconda parte del libro descrive la trasfigurazione del capo in donatore di sperma e il tipo di famiglie che hanno fatto ricorso alla FIV con gli interrogativi dei loro figli a proposito delle proprie origini. Si tratta di un vero e proprio commercio che non ha nulla da invidiare a quello dei cereali. È un commercio riservato alle persone che ne hanno i mezzi: in particolare nel caso delle coppie gays, le quali devono pagare il prezzo di un ovulo (più elevato di quello dello sperma), oltre agli onorari della madre portatrice. Due capitoli sono stati dedicati al mercato e alla sua filosofia.
La terza parte comincia con un capitolo che mira a demistificare la nozione dell’individuo, che gioca un ruolo fondamentale, per non dire assiomatico, nel pensiero liberale. Il capitolo seguente è dedicato alla società e all’individuo. Viene descritto il ribaltamento, dovuto al neoliberalismo, del rapporto tra questi due termini. In altri tempi, l’individuo era considerato un’entità amalgamata nella società, in cui si sviluppava sostenendosi sul riconoscimento del nome, della religione, della nazione, ecc. Invece, dal neoliberalismo l’individuo è stato costruito come un’entità autonoma che ha il diritto di scegliere sovranamente, tra le altre cose, il proprio sesso. E qual è stato il risultato? A mio parere, un’ammissione di ignoranza. Gli uni si sono definiti trans, altri né… né, altri ancora, i due simultaneamente, per non parlare dell’X che figura sui passaporti di certi paesi come una possibile opzione in materia.
Ma allora come si svolge l’esercizio effettivo della sessualità? La risposta è che le donne, le quali sognavano una vita condivisa con l’uomo del loro destino, hanno dovuto ricredersi per lasciarsi andare a un edonismo in qualche occasione pornografico a cui hanno tentato di dare un po’ di lustro qualificandolo di responsabile. Tuttavia l’accoppiamento ha suonato come un cattivo scherzo che hanno finito per abbandonare.
E gli uomini? Notiamo, tra l’altro, che la molestia alle donne da parte dei loro compagni di sesso maschile nei campus universitari ha preso delle proporzioni tali da obbligare l’Università, ossia lo Stato, a intervenire. La soluzione che hanno trovato consiste nello stabilire dei contratti di servizi sessuali firmati dall’uomo e dalla donna, precisando il genere di servizio – attivo o passivo, succhiare o essere succhiato, picchiare o essere picchiato – che ciascuno si aspetta dall’altro.
Nel suo libro sul suicidio, Durkheim dedica pagine notevoli all’analisi di Jeremy Bentham a proposito dell’idea di felicità per il maggior numero possibile, con il calcolo edonista basato su di essa. La sua descrizione ricorda in modo sorprendente quella di Freud del concetto di pulsione. Lasciata senza una legge che le assegni un limite, la ricerca del piacere – sostiene l’eminente sociologo – non può che consegnare l’uomo a una ripetizione infinita, in una sorta di incontri che non trovano mai il loro oggetto. Si installa così uno stato di anomia, che tende a diventare particolarmente intenso nei periodi di abbondanza.
Se aggiungo a questa analisi il richiamo al principio del diritto alla felicità e all’amore che impregna la cultura delle masse, tendo a pensare che il neoliberalismo abbia ancora un bell’avvenire davanti a sé malgrado i suoi effetti negativi e che la cura attraverso la parola non possa che estinguersi nella civiltà del mercato – civiltà di domanda e non di desiderio.
13 agosto 2017

1 Sacha Nacht, Guérir avec Freud, Petite bibliothèque Payot, Parigi 1971 (trad it. di V. Finocchioli, Guarire con Freud, Newton Compton, Roma 1974). Questo saggio fondamentale è stato pubblicato in un libro che aveva lo stesso titolo. Soltanto il timore di un’eccessiva lunghezza mi trattiene dal citare per intero questo paragrafo che descrive, come meglio non si potrebbe, lo “smottamento” delle nevrosi tipiche del nostro tempo.
2 Si tratta del titolo di una lunga cronaca pubblicata da “Le Figaro” il 3 luglio 2017. L’assimilazione della psicanalisi a un confessionale non ha nulla di strano, poiché è questa la concezione di cui si è fatto sostenitore un illustre filosofo.

Parte I

IERI

1. Della parentela

Secondo un’idea corrente, la famiglia rappresenta la cellula primordiale della società. Una simile concezione è difficile da accettare, salvo riconoscere che – lungi dall’essere composta di famiglie – la società tratteggia le leggi del matrimonio, che presiedono alla costituzione della famiglia, e fanno parte integrante delle regole della parentela. Di fatto è lo studio inaugurale di Morgan ad avere messo in evidenza il ruolo principale dell’interdizione dell’incesto nella vita delle società umane.
Esistono due diversi partiti a proposito della parentela. Il primo individua nella parentela il fenomeno fondamentale della struttura sociale; l’altro sostiene che le differenze istituite dalla parentela riscattano fondamentali differenze sociali di ordine economico, politico o religioso. Se ne sono conservate tracce, per esempio, nella cosiddetta famiglia reale o anche nelle famiglie di notai o di medici.
Questi modi diversi di concepire il posto della parentela nella società hanno certamente la loro importanza, ma il nostro interesse si concentra innanzitutto sulla definizione stessa di parentela. Marshall Sah...

Table of contents

  1. Indice
  2. Presentazione
  3. Frontespizio
  4. Colophon
  5. Nota preliminare di Gabriella Ripa di Meana
  6. LA CIVILIZZAZIONE POST-EDIPICA
  7. Contrappunto di Gabriella Ripa di Meana
  8. Indice dei nomi
  9. Bibliografia