1. I principali problemi legati all’acqua
Nel 1972, gli astronauti dell’Apollo 17 fotografarono la Terra illuminata dal sole. Il pianeta, per la maggior parte ricoperto d’acqua, appariva come una enorme biglia blu striata. Per questo lo chiamarono Blue Marble (marmo blu).
L’acqua ricopre il 71 per cento della superficie terrestre. Eppure, non tutta quella presente sulla terra è facilmente utilizzabile. E quella che lo è, molte volte non è facilmente reperibile. Se, da un lato, è vero che tutta questa risorsa è fondamentale per l’ecosistema, è anche vero che la quasi totalità (il 97,4 per cento) dell’acqua presente sul pianeta è salata. Ciò significa che non è potabile né utilizzabile per coltivazioni o allevamenti (a meno di interventi dispendiosi e inquinanti). Solo una minima parte di tutta l’acqua presente sul nostro pianeta, circa il 2,6 per cento, contiene una percentuale di sale abbastanza bassa. Questo, però, non basta per poterla considerare potabile. A volte in quest’acqua sono contenute sostanze o organismi che la rendono quasi inutilizzabile. A questo si aggiunge che buona parte dell’acqua dolce, il 77 per cento, è contenuta nei ghiacciai, negli iceberg e nelle calotte polari; e sciogliendosi (come sta avvenendo a causa dell’aumento delle temperature), in parte diventerà non più disponibile per il consumo umano: buona parte di essa, mescolandosi con le acque marine, diverrà anch’essa salata (e, quindi, inutilizzabile).
Un’altra parte dell’acqua dolce, il 22 per cento, invece, si trova nelle riserve sotterranee. Anche in questo caso solo una parte di essa è raggiungibile e utilizzabile (in Africa per esempio, secondo recenti indagini sono disponibili grandi quantità d’acqua dolce, ma, dato che scorrono a profondità elevatissime – oltre 1500 metri – l’estrazione sarebbe eccessivamente costosa e rischiosa). Solo una minima parte delle riserve d’acqua dolce è accessibile. Ma, anche in questo caso, i problemi non mancano: scarichi industriali incontrollati e pratiche agricole dissennate hanno danneggiato le riserve di molti bacini.
L’uomo ha a propria disposizione per il consumo meno dell’1 per cento di tutta l’acqua della Terra. Eppure questa quantità probabilmente sarebbe sufficiente per consentire la sopravvivenza di tutti gli abitanti del pianeta. Se solo fosse distribuita in parti uguali in tutto il mondo. Ma non è così. Nell’America del Nord e Centrale dove vive l’8 per cento della popolazione mondiale, è disponibile il 15 per cento delle risorse di acqua potabile. In Asia vive il 60 per cento della popolazione mondiale ma le riserve disponibili sono il 36 per cento. In Europa i due dati sono 13 per cento (popolazione) e 8 per cento (acqua). In Africa il 13 per cento della popolazione vive con l’11 per cento delle risorse idriche. In altre parole questa risorsa non solo non è facilmente accessibile ma non è neanche equamente distribuita. La maggior parte è concentrata in alcuni bacini in Siberia, nelle regioni dei grandi laghi in Nord America, nei laghi Tanganika, Vittoria, e Malawi in Africa. Una parte rilevante (27 per cento) è distribuita in cinque grandi sistemi fluviali: il Rio delle Amazzoni, il Gange con il Brahmaputra, il Congo, lo Yangtze e l’Orinoco.
Un altro aspetto da considerare è che la quantità realmente disponibile pare stia diminuendo. L’acqua è una risorsa rara e, sebbene rinnovabile, non è possibile aumentarne la quantità in modo illimitato. Anzi, in molte parti del mondo (specie nei paesi più sviluppati e industrializzati), sprechi e industrializzazione sfrenata stanno riducendo la disponibilità di questa risorsa per l’uomo.
Per contro, mentre la quantità utilizzabile di questa risorsa diminuisce (anche a causa dell’inquinamento delle falde acquifere a causa di interventi antropici), la domanda di acqua potabile sta aumentando a causa del crescere in modo esponenziale della popolazione mondiale: nel 1800, gli abitanti della Terra erano un miliardo; nel 2025, saranno otto miliardi. È questo uno dei motivi che ha portato il Global Risks Report 2016 del Forum Economico Mondiale a inserire l’acqua tra i maggiori rischi per la sicurezza del pianeta. Il rapporto, redatto con la collaborazione di centinaia di esperti (ben 750), ha valutato 29 diversi rischi globali, esaminando il loro impatto e la loro probabilità di verificarsi nei prossimi dieci anni. I problemi sono stati suddivisi in quattro diverse categorie: ambientali, geopolitici, sociali ed economici. Tra i rischi con il maggior potenziale di impatto, nel 2016, è stata inserita la carenza di interventi atti a mitigare il cambiamento climatico e le sue conseguenze. Per la prima volta, un rischio ambientale è stato inserito al primo posto in questa importante classifica. Secondo gli esperti, il fallimento delle politiche adottate per limitare gli effetti dei cambiamenti climatici è uno dei m...