1. Bruciata è la materia
Ci sono giorni che segnano una vita in modo indelebile, svolte inavvertite, significati profondi che tempo dopo chiedono il loro tributo o risarcimento.
È molto difficile che giorni simili siano segnati da un fatto lieto e gioviale; il bello tende a scolorire e rimanere fatto privato, gioia domestica e familiare, ma il drammatico o il tragico richiedono una giustificazione, una spiegazione. In parole povere il tragico pretende il mistero, cioè una via di conoscenza; se al bello appartiene l’enigma, il tragico si declina nel mistero.
Ognuno di noi ha avuto un giorno tragico, un giorno che si imprime come una lettera scarlatta sulla fronte, ma pochi o nessuno potranno leggere quella lettera se non siamo noi a confessarla. Il giorno tragico di ognuno è spesso legato a un fatto pubblico, non privato. Mi spiego meglio, un lutto o un dramma in famiglia è sicuramente un fatto tragico, ma è troppo intimo, troppo legato alla dinamica del familiare e del divenire, è unica e personalissima stimmate che si custodisce nel sancta sanctorum delle nostre emozioni; affinché esca e si manifesti ha bisogno della stessa unicità, della stessa familiarità. Un lutto in famiglia si “elabora” e si affronta in famiglia, tra gli amici più intimi, tra i compagni e le compagne della vita, la banalizzazione proverbiale di quest’atto si rintraccia nel detto “i panni sporchi si lavano in famiglia”.
Non è così quando il fatto tragico, il dramma che fa del giorno un evento significante, è legato all’ambiente pubblico e sociale; personalmente non mi riprenderò mai dal giorno della morte di Pasolini (2 novembre 1975) e sono ancora incazzato per il rogo di Giordano Bruno (17 febbraio 1600), ma sono eventi non familiari e non quotidiani, sono storici ma allo stesso tempo sono eventi significanti.
Negli Stati Uniti un giorno-evento significante è il 3 febbraio 1959: “il giorno in cui morì la musica”. Tre giovani promesse del rock muoiono insieme, nello stesso luogo e nello stesso giorno, Buddy Holly, Ritchie Valens e Big Bopper, si abbattono al suolo con un piccolo aereo durante una tournée.
Per rendere l’idea più chiara dello shock prodotto negli usa, è come se in Italia fossero morti i giovanissimi Domenico Modugno, Claudio Villa e Little Tony (oppure Luigi Tenco, Gino Paoli e Fabrizio De André, scegliete voi i nomi), lo stesso giorno in un incidente aereo.
In verità un giorno simile c’è stato anche da noi quando sulla collina di Superga cadde l’aereo con la squadra di calcio del Grande Torino. Era il 4 maggio del 1949.
Il 4 febbraio del 1959 un ragazzino americano di tredici o quattordici anni, Donald McLean, legge il giornale e apprende la notizia della morte dei tre cantanti, qualcosa lo tocca nel profondo, il tragico irrompe e si fa mistero, pretenderà il suo contributo di significato e di giustificazione, è “il giorno in cui la musica morì”. Donald (Don) non lo sa ancora ma ha già cominciato a scrivere una canzone che finirà dodici anni dopo.
La memoria è il presente del passato
Agostino
2. The Winter Dance party
(la tournée)
Buddy Holly, Big Bopper e Ritchie Valens non erano un gruppo musicale ma tre artisti diversi – solo Holly ha un gruppo o band, The Crickets – ognuno con la sua personalità e le sue caratteristiche.
L’individualità dei tre è evidenziata dalla “maschera” che ognuno “indossa”: Buddy Holly ha i suoi occhiali grandi, Ritchie Valens il ricciolino che gli cade dalla fronte e Big Bopper le sopracciglia alzate con quel sorriso a bocca spalancata che lo rende immediatamente simpatico.
Il più anziano è Big Bopper che al momento della morte ha ventinove anni, il più giovane è Ritchie Valens che non ha ancora compiuto diciotto anni, Buddy Holly ha ventitré anni, si è appena sposato e la giovane moglie è incinta. I tre si ritrovano a partecipare allo stesso tour.
Il Winter Dance party è il tour invernale che inizia il 23 gennaio 1959, gli artisti che partecipano e che si esibiscono nelle varie tappe sono: The Big Bopper, Buddy Holly, Ritchie Valens & The Crickets, Dion & The Belmonts e Frankie Sardo. Il tour prevede ventiquattro tappe, quasi tutte nel Midwest degli Stati Uniti con punte negli stati di Minnesota, Wisconsin, Iowa, Illinois, Kentucky e Ohio.
I concerti si tengono nell’arco di tre settimane – dal 23 gennaio al 15 febbraio – in ventiquattro città. I problemi logistici che si presentano agli organizzatori sono notevoli e non di poco conto, a causa delle distanze fra una località e l’altra. Subito dopo la partenza della tournée il pullman usato per il trasporto di musicisti e attrezzature risulta non essere adatto per affrontare viaggi in condizioni rese difficili dalla neve o, in generale, dal maltempo. Il batterista del gruppo di Holly, Carl Bunch, dovette ricorrere alle cure dei medici per un principio di congelamento agli arti inferiori.
Queste le città e le date precedenti: Milwaukee il 23 gennaio, Kenosha il 24, Mankato il 25, Eu Claire il 26, Montevideo il 27, Saint Paul il 28, Davenport il 29, Fort Doge il 30, Duluth il 31, Green Bay il 1 febbraio e Clear Lake il 2. Il 3 febbraio la tappa da raggiungere per l’esibizione è Moorhead. Come si vede, ogni giorno si cambia città, gli spostamenti sono la parte fondamentale della tournée e avrebbero dovuto essere organizzati in maniera più accorta e confortevole, invece questo è proprio il tallone d’Achille dell’organizzazione.
La Surf Ballroom di Clear Lake, nell’Iowa, non doveva essere una data del tour ma gli organizzatori, per occupare una serata rimasta scoperta, chiamano Carroll Anderson, manager del locale proponendo lo spettacolo. Anderson accetta, viene fissata la data del 2 febbraio. I locali in cui ...