Nazionalismo monetario e stabilità internazionale
eBook - ePub

Nazionalismo monetario e stabilità internazionale

  1. English
  2. ePUB (mobile friendly)
  3. Available on iOS & Android
eBook - ePub

Nazionalismo monetario e stabilità internazionale

About this book

Appare qui per la prima volta in italiano il testo di cinque lezioni tenute nel 1937 da Friedrich A. von Hayek, il maggiore pensatore liberale del Novecento e Premio Nobel per l'economia. Invitato da Paul Mantoux e William E. Rappard, che allora dirigevano il prestigioso Institut des Hautes Études Internationales di Ginevra, Hayek ha preparato le sue lezioni nel periodo più creativo della sua vita di studioso, che tra l'altro coincide con quelli che sono stati denominati gli «anni dell'alta teoria». Le lezioni contengono idee molto rilevanti, che hanno mostrato la loro fecondità nel tempo, man mano che abbiamo dovuto fare i conti con la deriva inflazionistica, prodotta dalla proliferazione di monete nazionali fiduciarie. Nel testo hayekiano, c'è la precisa previsione di tutto ciò che è accaduto. Si potrebbe ancor meglio dire che le vicissitudini monetarie del secolo che si è concluso non hanno fatto altro che confermare i timori espressi da Hayek nel 1937. E la stessa cosa si può affermare a proposito della fase iniziale del nuovo secolo, in cui sono crollati (dopo quella che l'ortodossia ha denominato l'era della Grande moderazione macroeconomica) i sistemi creditizi nazionali; e ciò è avvenuto in modo improvviso e repentino. Ecco perché non possiamo sottrarci al compito di riconsiderare le «ragioni» di Hayek. Il che è reso ancora più urgente dalla presenza sulla scena politica di un risorgente e cieco «nazionalismo monetario». Ripercorrere i crocevia attraverso cui l'Autore ci conduce è un modo per gettare luce sugli errori del passato, svellere lo strato di luoghi comuni che ci impedisce la comprensione del presente, difenderci da tutti coloro che, promettendoci facili «soluzioni», dilapidano le nostre risorse e privano di un futuro le più giovani generazioni.

Frequently asked questions

Yes, you can cancel anytime from the Subscription tab in your account settings on the Perlego website. Your subscription will stay active until the end of your current billing period. Learn how to cancel your subscription.
No, books cannot be downloaded as external files, such as PDFs, for use outside of Perlego. However, you can download books within the Perlego app for offline reading on mobile or tablet. Learn more here.
Perlego offers two plans: Essential and Complete
  • Essential is ideal for learners and professionals who enjoy exploring a wide range of subjects. Access the Essential Library with 800,000+ trusted titles and best-sellers across business, personal growth, and the humanities. Includes unlimited reading time and Standard Read Aloud voice.
  • Complete: Perfect for advanced learners and researchers needing full, unrestricted access. Unlock 1.4M+ books across hundreds of subjects, including academic and specialized titles. The Complete Plan also includes advanced features like Premium Read Aloud and Research Assistant.
Both plans are available with monthly, semester, or annual billing cycles.
We are an online textbook subscription service, where you can get access to an entire online library for less than the price of a single book per month. With over 1 million books across 1000+ topics, we’ve got you covered! Learn more here.
Look out for the read-aloud symbol on your next book to see if you can listen to it. The read-aloud tool reads text aloud for you, highlighting the text as it is being read. You can pause it, speed it up and slow it down. Learn more here.
Yes! You can use the Perlego app on both iOS or Android devices to read anytime, anywhere — even offline. Perfect for commutes or when you’re on the go.
Please note we cannot support devices running on iOS 13 and Android 7 or earlier. Learn more about using the app.
Yes, you can access Nazionalismo monetario e stabilità internazionale by Friedrich A. Von Hayek in PDF and/or ePUB format, as well as other popular books in Economics & Monetary Policy. We have over one million books available in our catalogue for you to explore.

Information

1.

I sistemi monetari nazionali

1. Il carattere teorico di queste lezioni

Quando ho ricevuto l’onore di essere invitato a tenere all’Institut des Hautes Études cinque lezioni «su un tema di specifico interesse internazionale», non ho avuto molti dubbi su quale sarebbe stato l’argomento da scegliere. In un campo che mi interessa particolarmente, per anni ho osservato, con crescente preoccupazione, la diffusione costante di una dottrina che, nel momento in cui dovesse diventare dominante, infliggerebbe un colpo fatale alle speranze di ripristinare le relazioni economiche internazionali. Questa dottrina, che nel titolo delle lezioni chiamo «nazionalismo monetario», è sostenuta da alcuni dei più brillanti e influenti economisti del nostro tempo. Essa è stata messa in pratica in misura sempre crescente negli ultimi anni. Ed è, a mio avviso, largamente responsabile del particolare aggravamento dell’ultima depressione, che è stato prodotto dal collasso dei diversi sistemi monetari. Quasi certamente, questa dottrina continuerà a guadagnare influenza nei prossimi anni e, probabilmente, posporrà a tempo indeterminato il ripristino di un vero sistema monetario internazionale. Anche se non impedirà la riaffermazione di un sistema aureo, quasi inevitabilmente comporterà il suo nuovo collasso, subito dopo che questo sia stato ristabilito.
Dicendo ciò, non intendo affermare che il ripristino del gold standard che abbiamo conosciuto sia necessariamente desiderabile, né che molte delle critiche a esso rivolte non possano essere giustificate. Quello che piuttosto voglio sostenere è che la maggior parte di tali critiche non riguarda le vere ragioni per le quali, nella forma in cui lo abbiamo conosciuto, quel sistema manca di svolgere le funzioni per cui era stato pensato; e aggiungo che le uniche alternative che vengono seriamente prese in considerazione e discusse voltano totalmente le spalle a quello che mi sembra un solido principio, l’idea di un sistema monetario internazionale, che si riteneva incorporata nel gold standard.
Desidero subito precisare che, quando descrivo le dottrine che vado a criticare come «nazionalismo monetario», non intendo suggerire che coloro che le difendono siano motivati da alcuna sorta di ristretto nazionalismo. Lo stesso nome del loro principale esponente, John M. Keynes, mostra che questo non è il caso. Quando uso tale espressione, non penso alle motivazioni che ispirano coloro che propongono siffatti piani, ma alle loro conseguenze. Non ho alcun dubbio: i difensori di queste dottrine credono sinceramente che un sistema di monete nazionali indipendenti ridurrà piuttosto che aggravare le cause di attrito economico internazionale; e credono che, se tale autonomia, che è incompatibile con un singolo sistema monetario internazionale, sarà attribuita alle politiche monetarie nazionali, tutti i Paesi, non uno solo, potranno nel lungo periodo stare meglio.
La differenza non è quindi nei fini ultimi che si vogliono raggiungere. Infatti, se così fosse, sarebbe inutile cercare una soluzione nella discussione razionale. Il punto è piuttosto che ci sono delle genuine differenze di opinione fra gli economisti sulle conseguenze prodotte dai diversi sistemi monetari; differenze che mostrano come al problema siano connesse delle serie difficoltà intellettuali, che non sono state ancora del tutto superate. Ciò significa che qualsiasi discussione di tali questioni deve fare i conti con considerevoli ostacoli tecnici e deve, prima che si possa in qualche modo arrivare a una soluzione, affrontare complesse questioni di teoria generale. Dall’inizio alla fine, il mio scopo sarà quello di gettare un po’ di luce su un problema molto pratico e attuale. Ma temo che, per fare ciò, sarà necessario percorrere una strada che attraversa, per una considerevole distanza, le aride regioni della teoria.
Ci sarebbe in realtà un altro modo in cui potrei affrontare il tema. Quando mi sono reso conto della quantità di argomenti puramente teoretici legati alla via da me prescelta, sono stato seriamente tentato di farne ricorso. Ciò mi avrebbe imposto di evitare qualsiasi analisi delle idee sottostanti, di prendere semplicemente in considerazione una fra le proposte concrete (oggi prevalenti) di sistemi monetari nazionali indipendenti e di soffermarmi sui diversi probabili effetti. Sono sicuro che in questa maniera avrei potuto dare alle mie lezioni un’apparenza molto più realistica e avrei potuto fornire a tutti coloro che hanno già un’opinione sfavorevole del «nazionalismo monetario» prove del fatto che i suoi esiti sono negativi. Ma temo che avrei avuto scarse possibilità di convincere quanti sono già dall’altra parte della discussione. Questi potrebbero persino riconoscere tutti gli svantaggi della loro proposta e, malgrado ciò, credere che i vantaggi possano essere maggiori. Senza mostrare che i supposti vantaggi sono in gran parte illusori, non è possibile andare lontano. Ma ciò implica un’analisi degli argomenti sostenuti dagli altri. Ecco perché sono giunto, in maniera piuttosto riluttante, alla conclusione di non poter ridurre troppo il laborioso compito di tentare di andare alla radice delle differenze teoriche.

2. Il «nazionalismo monetario» e i sistemi monetari nazionali

È il momento di dire più esattamente cosa intendo con l’espressione «nazionalismo monetario» e con il suo opposto, «sistema monetario internazionale». Per «nazionalismo monetario» intendo la dottrina secondo cui la partecipazione di ciascun Paese all’offerta mondiale di moneta non deve essere determinata dagli stessi princìpi e dagli stessi meccanismi che determinano quali sono le quantità relative di moneta nelle differenti regioni e località della stessa nazione. Per «sistema monetario internazionale» intendo quello in cui l’intero pianeta ha una moneta omogenea, come quella che circola all’interno di ciascun Paese preso separatamente e dove i flussi monetari fra le regioni sono il risultato dell’azione di ogni singolo attore. Specificherò più avanti cosa intendo esattamente per «moneta omogenea». Desidero tuttavia rendere fin da subito chiaro che non giudico il gold standard, così come lo abbiamo conosciuto, conforme a tale ideale. E vedo in ciò il suo principale difetto.
Ora, questa definizione di «nazionalismo monetario» fa immediatamente nascere una questione. Infatti, il «nazionalismo monetario» considera come diverse le relazioni fra piccole aree limitrofe rispetto a quelle intercorrenti fra regioni più grandi o nazioni; e questa differenza giustifica o richiede l’esistenza di differenti sistemi monetari. Dobbiamo quindi domandarci quale sia la natura di questa supposta differenza. Tale domanda è in qualche modo collegata, ma non identica, alla domanda su cosa costituisca un sistema monetario nazionale o in che senso possiamo parlare di sistemi monetari differenti. Come vedremo, è però necessario tenere tali questioni separate. Perché, se non lo facciamo, non siamo in grado di distinguere le differenze relative alla situazione sottostante, e che possono rendere i diversi sistemi desiderabili, dalle differenze che sono solo la conseguenza degli specifici sistemi monetari realmente esistenti.
Per ragioni che spiegherò, non sempre si è tenuto conto di tale distinzione. E ciò ha condotto a molti fraintendimenti. È pertanto necessario essere attenti alla questione.

3. Una moneta internazionale omogenea

Comincerò analizzando una situazione in cui c’è la minor differenza possibile fra le monete delle diverse nazioni, un caso in cui c’è dunque così poca differenza che è difficile parlare di «sistemi» diversi. Supponiamo che esistano solo due Paesi, che il mondo sia costituito da essi e che ci sia un unico mezzo di scambio diffusamente utilizzato, ovvero due monete fatte dello stesso metallo. Ai nostri fini, se assumiamo (come facciamo) che i due tipi di moneta siano liberamente scambiabili e senza costo, non è importante che la denominazione di queste monete sia la stessa nei due Paesi. È chiaro che la mera differenza di denominazione, per quanto possa essere un inconveniente, non costituisce una differenza rilevante fra i sistemi monetari delle due nazioni1.
Prendendo avvio da questo caso, seguo una tradizione consolidata. Gran parte delle discussioni sulla moneta degli autori classici si basa sull’assunzione di una «moneta puramente metallica». Sono perfettamente d’accordo con questi autori sul fatto che per certi fini si tratti di un’assunzione molto utile. Eviterò tuttavia di assumere che le conclusioni derivate da queste premesse possano essere applicate in modo diretto ai sistemi monetari effettivamente esistenti. La credenza degli autori classici derivava dalla convinzione che i sistemi monetari a carattere «misto», già prevalenti a quel tempo, non solo potessero e dovessero, sotto tutti gli aspetti, funzionare allo stesso modo di un sistema articolato tramite moneta puramente metallica, ma che – almeno in Inghilterra, a partire dal Bank Act del 1844 – la quantità totale di moneta fosse effettivamente determinata in tale maniera. Spiegherò in seguito come questa erronea credenza sia responsabile di molta confusione sul funzionamento del meccanismo del gold standard. Il che ha impedito di comprendere in modo soddisfacente il funzionamento del moderno sistema misto. E ciò è avvenuto perché la spiegazione della funzione svolta dal sistema bancario è stata solo imperfettamente congiunta, e mai davvero integrata, alla teoria della moneta puramente metallica. È così accaduto che al gold standard o all’esistenza di un sistema internazionale sono state attribuite responsabilità che erano in realtà dovute al carattere misto del sistema e non al suo «internazionalismo».
Come che sia, per gli obiettivi che ci poniamo adesso, cercare cioè di capire se e in qual senso il meccanismo monetario di un Paese debba essere considerato come un sistema separato o unico, anche quando c’è una minima differenza fra i tipi di monete usati lì e altrove, il caso della «moneta puramente metallica» va straordinariamente bene. Se ci sono delle differenze nel funzionamento dei sistemi monetari nazionali che non siano una mera conseguenza delle differenze fra i diversi accorgimenti monetari adottati dai diversi Paesi, ma che rendano preferibile l’esistenza di questi stessi diversi accorgimenti, tali differenze devono manifestarsi anche nel più semplice dei casi.
È chiaro che in tale situazione la difesa di un sistema monetario nazionale non può poggiare su nessuna particolarità della moneta nazionale. Deve basarsi, come in effetti si basa, sull’assunzione che ci sia una connessione particolarmente stretta fra i prezzi interni – in particolare i salari – che li spinge, in misura considerevole, a muoversi tutti insieme verso l’alto e verso il basso rispetto ai prezzi e ai salari degli altri Paesi. E ciò viene frequentemente considerato una ragione sufficiente perché, per evitare che «il Paese come un tutto» debba alzare o abbassare i suoi prezzi, la quantità di moneta di ogni Paese debba essere aggiustata in modo da mantenere stabile il «livello generale dei prezzi» . Ancora non è il momento di affrontare questo argomento. Più avanti mostrerò come ciò si basi largamente su un’illusione, dovuta al fatto che per motivi contingenti i sistemi di misurazione delle variazioni dei prezzi sono costruiti a livello nazionale; e mostrerò che, se pure ci fossero delle vere difficoltà nell’aggiustamento verso il basso di molti prezzi, e in particolare dei salari, i rimedi proposti sarebbero peggiori dei mali. Devo tuttavia riconoscere che questo è l’unico argomento su cui si possa razionalmente basare il «nazionalismo monetario». Tutti gli altri argomenti non hanno in realtà nulla a che vedere con l’esistenza di un sistema monetario internazionale in quanto tale, ma sono semplicemente critiche rivolte a qualche particolare tipo di sistema internazionale che ci è familiare. Poiché nella discussione contemporanea questi argomenti sono inestricabilmente mischiati con altri più solidi, è necessario, prima di poter considerare i meriti di questi ultimi, affrontare i primi.

4. Il sistema misto o della riserva nazionale

Il sistema monetario internazionale omogeneo, a cui abbiamo ora fatto cenno, è caratterizzato dal fatto che ogni unità del mezzo circolante di ogni Paese possa essere utilizzata in pagamento anche nell’altro Paese e, in conseguenza, tutta la moneta impiegata nella circolazione interna possa essere così trasferita e convertita nell’altra moneta. Fra tutti i sistemi che possiamo considerare, solo un gold standard internazionale, con l’oro come unica forma di moneta circolante in tutti i Paesi, può rispondere a un simile schema. Un tale sistema non è mai esistito nella sua forma più pura. Il tipo di gold standard che è esistito fino a poco tempo fa era molto diverso, più di quel che generalmente si pensi, da quello descritto. Non si è mai pienamente sottolineato quanto il sistema effettivamente esitente fosse diverso dall’ideale gold standard puro, perché la divergenza era così familiare da essere data per scontata. Il Bank Act del 1844 aveva progettato un sistema «misto», caratterizzato dalla circolazione di oro e altre monete e capace di funzionare in modo tale che la quantità di moneta potesse variare esattamente come se in circolazione ci fosse solo l’oro. Per molto tempo, si è discusso come se quel modello fosse stato effettivamente messo in pratica. Anche quando si è cominciato gradualmente a capire che i depositi bancari in conto corrente sono moneta come le banconote e che, considerato che rimanevano fuori dalla regolazione, l’obiettivo del Bank Act veniva in realtà mancato, si è pensato che bastassero soltanto alcune semplici modifiche. Si è in effetti seguitato a credere che fosse possibile regolare il sistema come se la circolazione fosse costituita da una moneta puramente metallica.
E tuttavia, con la nascita delle banche moderne, c’è stato un cambiamento radicale. Non c’è stato più in ogni Paese un solo tipo omogeneo di moneta, le cui unità potessero essere considerate equivalenti per tutti i fini. È nata in ogni Paese una gerarchia di diversi tipi di moneta, un’organizzazione complessa con una struttura definita. Ed è quello a cui ci riferiamo quando parliamo dei mezzi di circolazione come di un «sistema». È probabilmente più corretto affermare che a fare la differenza fra i diversi sistemi monetari non è stata tanto la diversità fra le monete utilizzate nei vari Paesi quanto quella fra i diversi tipi di moneta utilizzati in ciascun Paese.
Se osserviamo le cose più da vicino, possiamo rendercene conto. La graduale crescita delle abitudini bancarie, la pratica cioè di tenere attività liquide sotto forma di saldi di conto corrente su cui emettere degli assegni, ha significato che un numero sempre maggiore di persone hanno accettato di avere una forma di mezzo di circolazione che avrebbe potuto essere usata direttamente solo per effettuare pagamenti verso controparti che utilizzavano la stessa banca. Per tutti i pagamenti al di fuori di questo circolo, sarebbe stato necessario confidare nella capacità della banca di convertire i depositi a vista in un’altra forma di moneta che fosse accettata in circoli più ampi; e, a tale scopo, le banche hanno dovuto avere una «riserva» di questo mezzo di scambio più diffusamente accettabile o più liquido.
Ma questa distinzione fra depositi bancari e «contante» nel senso più stretto del termine non esaurisce la classificazione dei diversi tipi di moneta, con diversi gradi di liquidità, che sono effettivamente utilizzati in una società moderna. Infatti, se le banche stesse non si fossero sviluppate in modo tale da trasformare la loro organizzazione in «sistemi» bancari di dimensioni nazionali, questa evoluzione non avrebbe cambiato sostanzialmente le cose. Se ci fosse stato un sistema di banche locali relativamente piccole, o sistemi di filiali bancarie numerosi in grado di coprire diverse aree sovrapposte senza rispettare i confini nazionali, allora non ci sarebbe stato nessun motivo per cui le transazioni monetarie effettuate in un Paese dovessero presentare un legame più stretto di quelle effettuate altrove. Ogni eccesso di pagamento al di fuori del circolo di clienti di ogni singola banca, è vero, sarebbe dipeso dalle riserve che questa avrebbe mantenuto a tale scopo. E i clienti si sarebbero resi conto che la loro posizione individuale avrebbe potuto essere influenzata dagli altri membri della cerchia degli operatori. Ma al massimo, in questo sistema, gli abitanti di una piccola città avrebbero avuto un legame di dipendenza dalle stesse riserve e quindi dalle reciproche azioni, ma mai dalle azioni degli abitanti di un’area più grande o di un Paese2.
È stato solo con l’affermazione del sistema bancario nazionale centralizzato che tutti gli abitanti di un Paese hanno cominciato a dipendere dalla stessa quantità di attività liquide, tenute collettivamente come «riserva nazionale». Ma il concetto di centralizzazione non deve essere interpretato troppo rigidamente, come nel caso di sistemi al cui vertice ci sia una banca centrale, né come sistemi di banche in cui ogni distretto è servito dalle filiali delle stesse, poche banche. La centralizzazione, intesa come il sistema di riserve nazionali qui indicato, può svilupparsi in molte più forme. E solo in parte esse sono dovute a interventi legislativi deliberati. In parte, sono dovute a fattori istituzionali meno ovvi.
In realtà, anche in assenza di una banca centrale e di un sistema bancario caratterizzato da una rete di filiali che dipendono da una casa-madre centrale, il fatto che un Paese abbia normalmente un solo centro finanziario, dov’è la borsa e dove passa o è finanziata la maggior parte del suo commercio estero, basta a far sì che le banche di quel luogo detengano una vasta parte delle riserve di tutte le banche del Paese. La vicinanza della borsa le mette nella posizione di impiegare profittevolmente le riserve in quella che a ogni singola banca sembra essere una forma di investimento altamente liquida. E il maggior volume di transazioni sui mercati internazionali effettuate fa sì che le banche periferiche facciano affidamento sui loro corrispondenti operanti nel centro finanziario per ottenere la valuta estera di cui possono aver bisogno nello svolgimento dei loro affari. Molto tempo prima della creazione della Federal Reserve nel 1913, e nonostante l’assenza di un sistema di banche articolato tramite filiali, si era sviluppato negli Stati Uniti un sistema di riserve nazionali su cui effettivamente tutte le banche sparse nel territorio facevano affidamento. Prima che si consentisse alle banche di costituirsi in società per azioni, una situazione alquanto simile esisteva in Gran Bretagna.
Se al posto di un sistema di piccole banche indipendenti ci sono però poche grandi banche costituite come società per azioni e con molte filiali, tale tendenza si rafforza considerevolmente; e ancora di più se l’intero sistema ha al suo vertice una sola banca centrale, che detiene l’ultima riserva di liquidità. Questo sistema, che è oggi universale, si traduce nel fatto che, in modo artificiale, sono state create addizionali distinzioni di accettabilità o liquidità fra tre tipi principali di moneta e che il compito di mantenere, per scopi vari, una parte sufficiente delle attività in forma liquida è stato diviso fra soggetti diversi. L’uomo comune può detenere solo un tipo di moneta, che può essere utilizzata direttamente solo per i pagamenti effettuati nei confronti dei clienti della stessa banca; egli fa affidamento sull’assunto che la sua banca mantenga una riserva che possa essere usata per altri tipi di pagamento. A loro...

Table of contents

  1. Nazionalismo monetario e stabilità internazionale
  2. Colophon
  3. Presentazione di Lorenzo Infantino
  4. Prefazione di José Antonio de Aguirre
  5. Prefazione di Friedrich A. von Hayek
  6. 1. I sistemi monetari nazionali
  7. 2. La funzione e il meccanismo dei flussi internazionali di moneta
  8. 3. Monete indipendenti
  9. 4. Movimenti internazionali di capitale
  10. 5. I problemi di una misura di valore realmente internazionale
  11. Indice