Parte terza
Educational leadership e miglioramento scolastico. Evidenze dalla ricerca sul campo e implicazioni per la valutazione delle prestazioni di dirigenti e insegnanti
1.
Il quadro teorico di riferimento di Angelo Paletta, Egle Basyte Ferrari, Genc Alimehmeti
Lo scopo del progetto di ricerca ‘Educational leadership e Miglioramento scolastico’ consiste nell’analisi della leadership scolastica in Italia secondo le categorie concettuali che a livello internazionale identificano il modello di leadership for learning. È possibile riassumere i principali risultati delle ricerche empiriche intorno alla leadership per l’apprendimento con le affermazioni di Leithwood, Harris e Hopkins (2008):
- • la leadership scolastica è seconda solo alla didattica in aula come fattore d’influenza sugli apprendimenti degli studenti;
- • quasi tutti i leader di successo fanno ricorso allo stesso repertorio base di pratiche di leadership;
- • i modi in cui i leader applicano queste pratiche – non le pratiche stesse – sono il risultato di un processo di adattamento al contesto, piuttosto che essere la conseguenza meccanicistica delle caratteristiche del contesto;
- • la leadership scolastica migliora l’insegnamento e l’apprendimento indirettamente attraverso l’influenza sulla motivazione del personale e le condizioni di lavoro;
- • la leadership scolastica ha una maggiore influenza sulle capacità di miglioramento delle scuole e sugli apprendimenti degli studenti quando è ampiamente diffusa all’interno della scuola;
- • alcuni modelli di distribuzione della leadership si sono dimostrati più efficaci di altri, ma in ogni caso resta centrale il ruolo del dirigente scolastico nel promuovere la stessa diffusione della leadership all’interno di uno specifico contesto ambientale e organizzativo;
- • alcune caratteristiche personali (tra le quali una chiara attitudine a valorizzare l’apprendimento degli alunni e la predisposizione all’impiego dei dati nei processi decisionali) spiegano una elevata percentuale della variazione dell’efficacia della leadership.
In contrasto con l’importanza che la leadership per l’apprendimento assume internazionalmente nella ricerca e nelle politiche dell’istruzione, in Italia la leadership scolastica continua a non ricevere la necessaria attenzione soprattutto per il suo contributo al miglioramento scolastico.
All’interno di questo contesto, il progetto di ricerca promosso dall’INDIRE insieme al Dipartimento di Scienze aziendali dell’Università di Bologna, pone attenzione a due ordini di domande:
- 1) in che modo, attraverso quali approcci, sistemi e metodi, il dirigente scolastico e la leadership di una scuola influenzano gli apprendimenti degli studenti e più in generale il miglioramento scolastico?
- 2) quali sono i vincoli istituzionali che i dirigenti scolastici italiani incontrano nell’attuare un efficace approccio di leadership for learning? Con specifico riguardo alle scuole del progetto VALeS, quali evidenze emergono dalla ricerca sul campo in ordine ai comportamenti virtuosi rispetto alla promozione del miglioramento scolastico? Questa domanda apre una seconda questione in merito a come le pratiche di miglioramento si modificano in tipologie di scuole e contesti territoriali tra loro differenti (Belchetz e Leithwood, 2007).
Le assunzioni sottostanti a tali domande di ricerca possono essere sintetizzate nei punti seguenti. In un contesto di autonomia, le istituzioni scolastiche si caratterizzano per il notevole impegno organizzativo che vede la dirigenza impegnata nella gestione di risorse umane in un ambiente poco gerarchizzato, incentrato sul coordinamento orizzontale. Il miglioramento delle scuole è la conseguenza di scelte di sistema e di azioni coerenti che mettono al centro il dirigente scolastico quale agente di cambiamento organizzativo e promotore della qualità dell’insegnamento-apprendimento. D’altra parte, la crescita di dimensione e di complessità delle scuole rende ormai irrealistico che i dirigenti scolastici possano mantenere un focus sul miglioramento senza una guida della scuola condivisa con figure di ‘leadership distribuita’. Tutti gli attori devono sviluppare consapevolezza intorno alle missioni delle scuole, costruirle e trasformarle in dialogo con gli stakeholder esterni mediante cambiamenti sostenibili: si tratta di leggere il contesto in cui si è inseriti, di disporre di quadri di riferimento per interpretare la realtà e di affrontare i problemi emergenti e prioritari in relazione a una visione aggiornata e dinamica del mandato istituzionale. In tale contesto il ruolo della leadership è diventato sempre più complesso e strategico. Per questo si è inteso realizzare un percorso di ricerca funzionale a rafforzare tale ruolo, decisivo per definire la qualità dell’ambiente organizzativo e la qualità dell’insegnamento-apprendimento.
Nelle pagine seguenti dopo aver sviluppato le considerazioni in premessa, si analizza il significato di leadership per il miglioramento scolastico nell’ambito della letteratura internazionale e si contestualizza la medesima letteratura in un framework teorico di riferimento del presente progetto di ricerca.
1.1 La sfida di una nuova leadership per la scuola
Tra i fattori di contesto che oggi pongono una sfida allo sviluppo di una nuova leadership in campo educativo occorre sottolineare due aspetti principali: 1) la responsabilizzazione sui risultati che è alla base dei nuovi sistemi di accountability, 2) le forti attese sociali per un reale rinnovamento delle pratiche professionali in risposta a bisogni educativi sempre più complessi. A livello internazionale, i sistemi di accountability incidono profondamente sul lavoro dei dirigenti scolastici, generando attese e responsabilità per il livello degli apprendimenti degli studenti in accordo a standard definiti centralmente. In molti paesi ciò ha determinato un cambiamento radicale delle responsabilità dei dirigenti, passando dalla conformità a procedure amministrative (input), alla responsabilità di gestione dei processi (output), arrivando a puntare l’attenzione sulla responsabilità per gli outcome della scuola.
Gli outcome, per loro stessa natura, sono co-prodotti dalla scuola insieme a molteplici fattori di origine extra-scolastica e implicano un orizzonte temporale di lungo periodo per essere apprezzati attraverso misure longitudinali di valore aggiunto. I dirigenti scolastici non hanno diretta influenza sugli outcome e devono ripensare il proprio approccio alla gestione rispetto a quei fattori antecedenti (orientamento strategico, sviluppo di capacità organizzative, leadership distribuita, governance territoriale, ecc.) che possono guidare gli insegnanti verso il miglioramento delle pratiche educative. Le richieste di accountability implicano un significativo investimento da parte dei dirigenti scolastici nello sviluppo di competenze di analisi, documentazione e comunicazione dei dati dei test standardizzati, ma anche la capacità di motivare i docenti a confrontarsi, a rendere pubbliche le pratiche professionali, impiegando nel lavoro di gruppo evidenze meno soggettive per la riprogettazione degli ambienti di apprendimento.
Le indagini nazionali e quelle internazionali gestite dall’OCSE e da IEA, mettono in luce ormai in modo sistematico la necessità di innalzare per il nostro paese il livello generale degli apprendimenti nelle discipline di base, coniugando qualità ed equità dell’istruzione. Ma al di là dell’indubbio merito che le valutazioni centralizzate hanno nel rendere comparabili scuole e sistemi, occorre prendere atto che esse portano alla luce soltanto la superficie di un iceberg, quella parte più facilmente standardizzabile e uniformabile rispetto alla varietà dei contesti economico-sociali e culturali. Rendendo pubblica e comparabile una dimensione del capitale umano degli studenti legata alle conoscenze e alle competenze nelle discipline di base, le valutazioni centralizzate hanno il potere di dirigere la nostra attenzione, ma anche di nascondere la parte meno visibile del capitale umano, portando a sottovalutare la complessa problematica del miglioramento scolastico sostenibile.
In effetti, le pressioni che le società moderne riversano sulle scuole sono molto più vaste in termini di dimensioni di capitale umano che i processi educativi dovrebbero alimentare (conoscenze, abilità, capacità, valori), costringendo le comunità professionali a incorporare fabbisogni educativi differenziati, quali: personalizzazione delle pratiche d’insegnamento; sviluppo di una didattica basata su competenze; costruzione di ambienti di apprendimento ricchi sul piano tecnico ed emozionale per accompagnare lo sviluppo del pensiero critico, la crescita di consapevolezza intorno al valore dell’istruzione, l’apprendimento attivo e contestualizzato, vere garanzie di life long learning.
In questo contesto, non solo gli insegnanti sono chiamati ad acquisire nuovi approcci nella progettazione, realizzazione e valutazione del proprio lavoro, ma devono essere anche capaci di farlo in gruppo e in modo responsabile, ponendo lo studente al centro delle pratiche educative, enfatizzando l’unitarietà dei processi cognitivi sottostanti le diverse specializzazioni disciplinari, rendendo conto ai terzi del loro impegno verso il miglioramento della qualità e dell’equità dell’istruzione.
Il ruolo del dirigente scolastico diventa centrale per promuovere l’innovazione e presidiare la collegialità dell’insegnamento all’interno di ambienti di apprendimento sempre più sofisticati socialmente ed economicamente costosi. Il dirigente scolastico dovrebbe reinterpretare il proprio ruolo e impegnare il proprio tempo nella direzione strategica unitaria della comunità scolastica, accompagnare il cambiamento ridisegnando l’organizzazione della didattica e della scuola, promuovere metodologie e strumenti di autovalutazione e miglioramento, sviluppare le risorse umane, costruire e gestire reti interistituzionali e interorganizzative per aprire le comunità professionali al territorio e contribuire alla creazione di valore pubblico.
D’altra parte, la direzione di scuole sempre più grandi, lo svolgimento di incar...