Quegli sporchi ricatti
La redditizia attività di lobbying degli autonomisti
SE DUE PARLAMENTARI VI SEMBRANO POCHI, pensate alla vecchia teoria economica dell’utilità marginale dei beni: un bicchiere d’acqua non vale molto, ma nel deserto costerebbe moltissimo, più di un braccialetto d’oro. E così in politica: due voti non sono tanti, ma se proprio quelli servono per tenere in piedi la maggioranza, sono importantissimi. Ed è su questo che gli altoatesini, i valdostani e ultimamente anche i siciliani hanno sempre contato: i loro voti in Parlamento. Pochi, determinanti e disponibili. La loro fortuna è che da quando in Italia si è affermato un sistema bipolare, quasi sempre è finita che destra o sinistra dei loro voti avevano bisogno. La caduta di un governo o il voto di fiducia si reggevano su pochissimi numeri. È accaduto a Prodi nel 2006-2008, è successo a Berlusconi intorno al 2010, in particolare quando la scissione finiana ha assottigliato la maggioranza. E loro, gli esponenti del Südtiroler Volkspartei, dell’Union Valdôtaine e negli ultimi anni anche dell’MPA siciliano, con un comportamento perfettamente postideologico, i loro consensi hanno saputo come farli fruttare. Zitti zitti, hanno sempre trattato con decisione, senza sollevare eccessivi polveroni. Rendendo al massimo.
Gli ultimi episodi risalgono al governo Berlusconi, che già con il Trentino Alto Adige era stato prodigo nel 2008, in occasione del «Patto di Milano», quando furono concessi a Trento e Bolzano nuove competenze e molti soldi. Ma il bello è venuto dopo, quando a partire dal 2010 la maggioranza berlusconiana è andata in tilt per l’abbandono (prima minacciato e poi messo in atto) di Gianfranco Fini. È lì che sono arrivate in soccorso le truppe cammellate altoatesine, che nel decisivo voto di fiducia contro Berlusconi si sono astenute (loro, che sono state sempre più vicine al centrosinistra). Poco dopo avviene il pagamento (ovviamente politico), stavolta nella forma di autonomia al Parco dello Stelvio. Siamo nel dicembre 2010, e da una gestione del tutto nazionale (come accade per gli altri parchi nazionali) si passa a una gestione provinciale, stavolta a tre: Trento, Bolzano e Regione Lombardia. Un’operazione smaccatamente utilitaristica, a tal punto da trovare l’opposizione di una berlusconiana di ferro, la ministra dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. Ma la «ragion di Stato» è più forte, e il patto con l’SVP viene onorato.
D’altra parte nell’incontro con il ministro degli Affari regionali Raffaele Fitto, i deputati altoatesini Karl Zeller e Siegfried Brugger erano stati chiari: c’era una serie di condizioni da esaudire, senza le quali l’appoggio dell’SVP non ci sarebbe stato. Niente di nuovo, per carità, perché il «voto di scambio» tra i governi centrali e le rappresentanze locali è stata la caratteristica fondamentale dell’impegno dell’SVP in pratica da sempre, mossa da un cinico ma efficientissimo egoismo particolare: l’Alto Adige prima di tutto, a costo di fare patti col diavolo.
Tornando alla spalmatura federalista dello Stelvio, le opposizioni furono feroci. Secondo il WWF si trattava «di un precedente pericolosissimo che potrebbe essere ripetuto in altre realtà sotto la spinta di interessi non sempre coerenti con la salvaguardia dell’ambiente». Lo stesso consiglio regionale lombardo, uno degli enti che avrebbero in qualche modo beneficiato delle nuove competenze, aveva approvato un documento per denunciare «lo smembramento del parco, una vastissima area protetta di 130.000 chilometri quadrati istituita nel lontano 1935». Unici contenti i due presidenti beneficiati, Lorenzo Dellai e Louis Durnwalder, secondo cui in questo modo si è riusciti «ad avvicinare le popolazioni al parco e ai suoi obiettivi». Chiude il cerchio la deputata PD Luisa Gnecchi, altoatesina: «Mi fido più del governatore Durnwalder che del ministro Prestigiacomo».
In occasione dell’importantissimo voto di fiducia parlamentare del 14 dicembre 2010, le richieste altoatesine a Fitto non si erano peraltro limitate allo Stelvio (operazione poi andata in porto), ma erano state avanzate anche l’abolizione del controllo preventivo da parte della Corte dei conti, la stabilizzazione del personale di polizia locale e altre ancora. Richieste pesanti. La più curiosa fu il salvataggio dell’aeroporto di Bolzano, anche questa molto contestata. All’epoca si dava il caso che uno studio di Nomisma, One Works e KPMG, commissionato poco prima dal Ministero dei Trasporti, aveva mostrato come 25 aeroporti italiani su 100 erano «improduttivi», per non dire inutili, visto lo scarso traffico di passeggeri. A fronte del minimo calcolato di 500.000 passeggeri annui, quello di Bolzano ne movimentava solo 65.000, e il rischio chiusura era nell’aria. Finché ecco il regalo berlusconiano, seguente alla non sfiducia del 14 dicembre. In due interviste ai quotidiani altoatesini, il deputato Karl Zeller spiega che sono state già approntate cinque norme per le prossime riunioni del Consiglio dei Ministri, pronte solo a essere attuate con apposite norme applicative, e una di queste riguarda proprio l’aeroporto di Bolzano.
Nelle settimane successive si raggiunge il massimo del ridicolo. Gli altoatesini sono così sicuri di avere «in mano» Berlusconi che minacciano la maggioranza anche su un altro argomento che da sempre sta molto alla componente tedesca: i monumenti di epoca fascista a Bolzano. Una querelle vecchissima, in realtà, andata in scena da anni con ricorrenti fortune dall’una o dall’altra parte: la destra locale e «italiana» che li difende contro le componenti più autonomiste e la sinistra. Il punto della discordia è il monumento della Vittoria a Bolzano, oltre che una statua a cavallo di Mussolini in piazza del Tribunale, sempre a Bolzano. In occasione del voto di fiducia al ministro Bondi (gennaio 2011) la SVP chiede un ulteriore «scambio»: il nostro consenso contro il restauro dei monumenti nella direzione suggerita dal governatore Durnwalder, ossia eliminazione della cancellata, tabelle esplicative che spieghino la genesi delle opere e un museo del totalitarismo nella parte interrata. Attimi di panico, perché il passaggio politico è importante e i due voti sono necessari, ma sappiamo che in Italia tutto quello che riguarda i beni culturali è sottoposto a iter legislativi e amministrativi molto lunghi, in particolare per un monumento che celebra la vittoria nella Prima guerra mondiale. Il ministro Bondi cerca di mediare su se stesso, spiegando che i «lavori di restauro avverranno solo in maniera condivisa», quasi gettandosi ai piedi di Durnwalder. Ma niente, gli impegni non sono così vincolanti, almeno non appaiono così vincolanti, e il voto è no.
Gli «scambi» con Prodi
In precedenza c’erano stati altri episodi, con altri governi, a riprova del fatto che i patti sono sempre stati fatti con tutti, senza guardare troppo al colore delle maglie. Con Prodi, per esempio, nel 2007, quando nella travagliata esperienza governativa che va dal 2006 al 2008 la SVP riesce a far valere più volte il proprio peso, esiguo ma determinante. Esemplificativo quanto accade nel corso dell’affaire Visco-Speciale, e nel conseguente atteggiamento parlamentare della SVP. Nel momento in cui scoppia il caso, i senatori altoatesini non fanno niente per mascherare il proprio disappunto per il comportamento del governo. Quando si arriva al voto la situazione appare difficile, perché i voti SVP sono decisivi. Come riportò l’agenzia di stampa «Il Velino», il ministro Tommaso Padoa Schioppa si alza dai banchi del governo e si avvicina a quelli dell’SVP. «Dimmi solo quanto mi costerà quello che chiedete», lo sentono rivolgersi al capogruppo altoatesino. Il Ministro torna al proprio posto e si dice «pronto ad approfondire le richieste della SVP». A quei tempi si parlò di richieste che andavano da esenzioni fiscali per gli imprenditori a sconti benzina. Il codacons di Roma presentò un esposto alla Procura di Roma contro quello che venne definito uno «squallido scambio». Ma tutto, come era naturale, finì lì. A parte i favori incassati.
FRIULI VENEZIA GIULIA
Governatore: Debora Serracchiani (PD), dal 2013
Abitanti: 1.233.815
Superficie: 7.858 km quadrati (il 2,6% del territorio italiano)
Numero consiglieri regionali attuali nello Statuto: 50
Numero consiglieri se applicata la riforma Monti: 30
Lingua ufficiale: Italiano, con minoranze slovene e tedesche
Costo pro capite del consiglio regionale (bilancio 2011): 19,66 euro
Numero dei vitalizi erogati al 2011: 142
Regime attuale dei vitalizi: aboliti
Costo annuo dei vitalizi esistenti: 8,3 milioni
Entrate complessive (accertamenti) nel 2011: 5,7 miliardi
Entrate (accertamenti) pro capite nel 2011: 4.700 euro
Spesa corrente complessiva nel 2011: 5,8 miliardi
Spesa corrente pro capite nel 2011: 4.696 euro
Numero dipendenti: 3.167
Numero dipendenti regionali ogni 100 abitanti in età lavorativa: 0,39
Numero dipendenti pubblici (regionali e non) ogni 1.000 abitanti: 60,5
PIL pro capite (media naz. 25.200 euro): 28.249 euro
Addizionale IRPEF: 1,23%
Accisa sulla benzina: nessuna addizionale
Principali competenze: industria e commercio, turismo, acque minerali e termali,...