La regionalizzazione del modello di sviluppo basato sulle esportazioni
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La regionalizzazione del modello di sviluppo basato sulle esportazioni

AA.VV., Paolo Savona, Zeno Rotondi, Paolo Savona, Zeno Rotondi

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La regionalizzazione del modello di sviluppo basato sulle esportazioni

AA.VV., Paolo Savona, Zeno Rotondi, Paolo Savona, Zeno Rotondi

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Cosa si può fare per crescere in Italia? Le risposte sono molteplici e spesso discordanti, ma è univoca la convinzione che in prospettiva, le esportazioni a livello regionale debbano avere un ruolo chiave, sia verso l'estero che verso l'interno del Paese, dato che, sopratutto nel Mezzogiorno, queste ultime sono inferiori alle importazioni, causando una costante perdita di potere di acquisto che rende più ardua la crescita. La capacità di intercettare le dinamiche della domanda esterna rappresenta la leva strategica principale per tornare a crescere nel medio-lungo periodo a ritmi più sostenuti. A tal proposito va ricordato che l'Italia si contraddistingue per la diversità dei modelli di sviluppo delle sue regioni e dal permanere di un divario tra Centro-Nord e Sud che non hanno eguali in Europa. I saggi contenuti nel presente volume, mediante l'elaborazione di dati sull'interscambio commerciale regionale verso le altre regioni e l'estero finora non disponibili, approfondiscono le modalità attraverso le quali sia possibile la regionalizzazione del modello di sviluppo export oriented. In particolare, viene sviluppata una specifica analisi territoriale del nesso tra flussi di merci per modalità di trasporto e sistema logistico-infrastrutturale a supporto dell'export, al fine di individuare le necessità di ammodernamento richieste per affrontare in un'ottica di sistema competitivo territoriale le nuove sfide poste dalla globalizzazione al sistema produttivo.

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Information

Year
2013
ISBN
9788849833768

1.

L’interscambio di beni e servizi tra Regioni italiane e con l’estero, suddiviso per grandi settori di attività e per modalità di trasporto

Molti autori hanno analizzato la bilancia dei pagamenti delle aree territoriali italiane, solitamente divise tra Centro-Nord e Mezzogiorno, con qualche estensione alle singole regioni1. Oltre che il disavanzo delle partite correnti, questa letteratura ha toccato temi vicini, quali lo sviluppo regionale e le condizioni del sistema bancario. La ricerca guidata da De Bonis e dai due autori di questo nuovo lavoro, già citata, ha ricostruito i surplus e i deficit di beni e servizi delle venti regioni italiane per il periodo 1995-2005, articolando le esportazioni e le importazioni per settore produttivo2.
Nel presente lavoro sono stati aggiornati per il biennio 2006-2007 i calcoli dei saldi commerciali regionali, sempre in collaborazione con Prometeia che, in un apposito capitolo, fornisce le linee della metodologia seguita. Per il periodo 1995-2007 sono stati così rielaborati i saldi dell’interscambio di beni e servizi di ogni regione nei confronti delle altre singolarmente considerate, ampliando e precisando la conoscenza in precedenza raggiunta. Allo stesso tempo è stato anche ricostruito l’interscambio di beni e servizi suddiviso per i macrosettori già ricordati. Infine, sono stati calcolati per ciascuna regione i flussi di beni per modalità di trasporto e destinazione finale al netto dei transiti3. In Appendice è stata elaborata una scheda per regione dei tre insiemi di informazioni.
I risultati consentono di conoscere lo stato di dipendenza di ciascuna economia regionale rispetto a ciascun altra regione, pervenendo alla prima ricostruzione quantitativa e qualitativa delle relazioni economiche Nord-Sud comparate con i rapporti che ciascuna regione o macroarea intrattiene con l’estero.
Si dispone ora di un quadro più preciso per tracciare le linee di una politica di coesione nazionale che tenga conto delle caratteristiche economiche regionali e getti le radici di uno sviluppo autopropulsivo4.

1. La bilancia dei beni e dei servizi

Nelle ultime tre colonne della Tavola 1 sono riportati i saldi medi in percentuale del pil regionale per il periodo 1995-2007 delle bilance esterne delle 20 regioni italiane suddivisi tra l’estero e il resto dell’Italia. Nel corpo della stessa Tavola composto da tante colonne e righe quante sono le regioni italiane sono riportati i saldi dell’interscambio bilaterale. La somma per riga dei saldi, più la componente extra-regio, fornisce il saldo interregionale espresso in percentuale del pil delle regioni5. Per una visualizzazione grafica specifica per ogni regione del saldo di bilancia commerciale interregionale, si vedano le Figure dalla A1.1 alla A20.1 in Appendice, ciascuna accompagnata da un breve commento resosi necessario per non appesantire il testo e consentire agli studiosi, agli operatori e ai policy maker di ciascuna regione una prima guida alla lettura sulla quale innestare i rispettivi ragionamenti per la definizione di una politica di intervento regionale.
Tavola 1. Saldi interscambio regionale di beni e servizi con l’esterno (media 1995-2007, in % pil)
Saldi interscambio regionale di beni e servizi con l’esterno (media 1995-2007, in % pil)
Fonte: elaborazioni su dati Prometeia.
Nota: la voce Italia (a) corrisponde al saldo interregionale, ovvero la somma dei saldi con le diverse regioni più la componente extra-regio.
Tutte le 8 regioni del Mezzogiorno, più la Valle d’Aosta, il Trentino Alto Adige, la Liguria, l’Umbria e le Marche hanno un deficit con l’esterno. Se si esclude il caso della Liguria, questo deficit è attribuibile in gran parte alla componente interregionale: in altre parole, la determinante del saldo negativo con l’esterno è il saldo negativo interregionale. Le regioni meridionali, e altre piccole del Centro-Nord, hanno dunque un interscambio netto negativo con il resto dell’Italia più grande rispetto a quello con il resto del mondo.
Questa evidenza è in linea con la letteratura sui modelli di scambio gravitazionale, secondo i quali i flussi di scambio tra paesi o regioni dipendono dalla dimensione economica e dalla distanza tra i poli che commerciano.
Un secondo gruppo di regioni – Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Friuli Venezia Giulia – ha un saldo di segno positivo con l’esterno, determinato dal saldo positivo con l’estero, nonostante un saldo interregionale negativo. Piemonte, Veneto Friuli Venezia Giulia e Emilia Romagna hanno relazioni relativamente più intense con l’estero.
Questa situazione è riconducibile in tre dei quattro casi a un border effect (l’effetto dei confini con altre nazioni) già messo in luce dalla letteratura (si veda, ad esempio, McCallum6).
Un terzo gruppo di regioni comprende Lombardia e Lazio, il cui avanzo con l’esterno è legato alle esportazioni verso le altre regioni italiane, così elevato da più che compensare un saldo negativo con l’estero.
Queste sono pertanto regioni che, incontrando le stesse difficoltà di molte altre regioni nel poggiare lo sviluppo sugli scambi con l’estero, sono state più abili nel cogliere le opportunità offerte dai mercati di sbocco regionali del Paese.
Nel complesso delle regioni italiane solo 7 presentano saldi verso l’esterno positivi (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana e Lazio), mentre le altre 13 registrano un passivo. La Lombardia ha il più elevato rapporto positivo tra bilancia con l’esterno e pil regionale (15,1%), seguita da Lazio (8,2%), Veneto (6,2%) ed Emilia Romagna (5,9%); all’opposto, la Calabria ha un passivo pari al 28,6% del pil, seguita dalla Sicilia con un passivo del 25,4%.
Infine le regioni meridionali hanno non solo un disavanzo esterno negli scambi di beni e servizi ma anche una bassa apertura con l’estero, misurata, come di consueto, dalla somma di esportazioni e importazioni rispetto al pil. È un dato preoccupante, data la correlazione esistente tra internazionalizzazione e produttività delle imprese.
Questi risultati nel complesso confermano, con statistiche più aggiornate, quanto già evidenziato nell’analisi sviluppata in precedenza. Sempre dalla Tavola 1 è possibile osservare che le regioni del Mezzogiorno importano maggiormente beni e servizi dalla Lombardia e dal Lazio, ovvero dalle due economie regionali che presentano saldi interregionali fortemente in surplus. Basilicata (-7,7%), Calabria (-5,4%), e Puglia (-4,8%) sono importatori netti prevalentemente dalla Lombardia, mentre Molise (-12,9%), Campania (-8,8%) e Abruzzo (-6,7%) sono importatori netti prevalentemente dal Lazio. Molise (-6,1%), Campania (-6,8%), Abruzzo (-5,2%) sono al contempo anche forti importatori netti dalla Lombardia. La Sicilia è importatore netto prevalentemente dal Veneto (-5,3%), mentre la Sardegna dalla Toscana (-3,8%). Si noti che (a eccezione di Sicilia e Sardegna) il deficit commerciale delle regioni meridionali verso la Lombardia e/o il Lazio è superiore al deficit commerciale con l’estero oppure quando l’avanzo è verso l’estero (Basilicata, Abruzzo, Molise e Puglia) tende a più che compensarlo. Inoltre, la Lombardia è esportatore netto principalmente verso Piemonte (5,0%), Emilia Romagna (3,3%), Veneto (3,2%), mentre il Lazio verso la Campania (5,3%). Si evidenzia quindi, per queste due regioni una differenziazione per quanto riguarda i flussi commerciali verso le altre regioni, anche se, come sottolineato in precedenza, esse presentano delle similitudini in termini di struttura dei saldi di interscambio commerciale interregionale ed estero.
Un quadro di sintesi per macroaree è riportato nella Tavola 2.
Tavola 2. Saldi interscambio di beni e servizi per ripartizione geografica (media 1995-2007 in % del pil)
Saldi interscambio di beni e servizi per ripartizione geografica (media 1995-2007 in % del pil)
Fonte: elaborazioni su dati Prometeia.
Come è possibile osservare, sempre nella media del periodo 1995-2007, il Mezzogiorno è importatore netto di beni e servizi dal Centro-Nord per una quota pari al 17,9% del pil dell’area7.
Il deficit dei conti commerciali del Mezzogiorno verso il Centro-Nord è 10 volte superiore a quello verso l’estero e il surplus del Centro-Nord verso il Sud è circa 6 volte.
Nella Tavola 3 sono riportati i flussi di esportazioni da un’area geografica verso un’altra area geografica, ovvero la matrice origine-destinazione dell’interscambio di beni e servizi per ripartizione geografica.
Tavola 3. Matrice origine-destinazione dell’interscambio di beni e servizi per ripartizione geografica (media 1995-2007 in miliardi di euro correnti)
Matrice origine-destinazione dell’interscambio di beni e servizi per ripartizione geografica (media 1995-2007 in miliardi di euro correnti)
Fonte: elaborazioni su dati Prometeia.
Nota: la voce totale comprende anche la componenete extraregio, non indicata nella Tavola.
Essa indica che l’interscambio tra le tre macroaree (Centro-Nord, Mezzogiorno ed Estero) è il seguente: 644,5 miliardi di euro all’interno del Centro-Nord e 88,8 miliardi all’interno del Mezzogiorno si confrontano con 166,4 miliardi che dal Centro-Nord vanno al Mezzogiorno e 112,9 miliardi in direzione opposta, con un netto di 54,5 miliardi in media annua, che corregge la media stimata in precedenza per il biennio 2004-2005 di 61 miliardi fornendo indicazioni sulla crescita dello sbilancio. Lo scambio netto con l’estero del Centro-Nord presenta in media annua un valore positivo di 9,8 miliardi (264,3 meno 254,5) contro un saldo negativo del Mezzogiorno pari a 5,5 (31,8 meno 37,3).
Questo dato evidenzia l’importanza del Mezzogiorno come mercato di sbocco principale per la produzione di beni e servizi del Centro-Nord, specialmente se viene confrontato con il dato sul mercato estero.
Siffatti risultati sollecitano il quesito di come sia stato possib...

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