Non solo enigma
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Non solo enigma

Storie delle guerre nascoste

Silvio Hénin

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Non solo enigma

Storie delle guerre nascoste

Silvio Hénin

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La Seconda guerra mondiale si è combattuta anche su un fronte più nascosto, tra coloro che volevano rendere illeggibili al nemico i propri messaggi e coloro che cercavano in ogni modo di svelarli. La storia è rimasta segreta per quasi trent'anni dalla fine del conflitto e una grande mole di informazioni è stata resa disponibile soltanto negli anni '90 del Novecento grazie alle leggi sulla trasparenza entrate in vigore negli Stati Uniti e nel Regno Unito, i Freedom of Information Act. I crittologi non furono alle prese solo con Enigma, la macchina cifrante tedesca, che Alan Turing contribuì a decriptare. La storia è costellata di sconfitte e trionfi, dei contributi di decine di menti geniali e del duro lavoro di un esercito di collaboratori, in gran parte donne. L'uso estensivo di macchine per cifrare e per decifrare è stato uno degli elementi decisivi per la nascita dell'informatica moderna.

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Information

Publisher
Hoepli
Year
2017
ISBN
9788820378981
Capitolo 1
UN TELEGRAMMA
Era il 17 gennaio del 1917. Nella Stanza 40 dell’Ammiragliato britannico, al primo piano del vecchio palazzo di Whitehall, il trentenne Nigel de Grey esaminava il telegramma posato sulla sua scrivania. Il messaggio proveniva dall’ambasciata americana di Copenaghen ed era indirizzato al dipartimento di Stato di Washington, ma il vero mittente era il ministero degli esteri tedesco e il vero destinatario era l’ambasciata germanica nella capitale americana. Abbastanza da risvegliare l’interesse di Nigel. L’uso del canale di comunicazione statunitense da parte di una potenza straniera – la Germania – era una gentile concessione del governo americano, all’epoca ancora neutrale, voluta dal presidente Wilson nell’ingenua speranza di facilitare una trattativa di pace tra le nazioni belligeranti.
La Grande guerra era entrata nel suo terzo anno, ma la definitiva vittoria di una delle due alleanze sembrava sempre più lontana. Sul fronte occidentale, il conflitto era già da qualche tempo una logorante e sanguinosa guerra di posizione fatta di cruente battaglie di trincea che causavano molte migliaia di morti e spostavano il fronte di qualche chilometro in una direzione o nell’altra per poi riportarlo al punto di partenza poche settimane dopo. I paesi in guerra erano tutti prossimi all’esaurimento di uomini e risorse. Le potenze centrali potevano sperare solo nella sconfitta definitiva dei russi sul fronte orientale, quelle occidentali nell’intervento degli Stati Uniti al loro fianco.
Il governo americano, intanto, perseguiva la sua politica di neutralità e l’opinione pubblica statunitense era divisa tra coloro che simpatizzavano con gli alleati occidentali, gli isolazionisti che non volevano immischiarsi nelle faccende europee e i (pochi, ma molto attivi) più inclini a sostenere la Germania.1 Gli Stati Uniti non potevano però evitare completamente il coinvolgimento nella guerra europea: erano, infatti, il maggior fornitore di armamenti, di materie prime e di derrate alimentari ai paesi belligeranti, soprattutto al Regno Unito. Per questo sul territorio americano si muovevano battaglioni di spie e non mancavano pericolosi gruppi di sabotatori, finanziati e coordinati dall’ambasciata tedesca. Nel 1916 un’esplosione aveva distrutto il deposito di munizioni Black Tom nella baia di New York, dove si preparavano i carichi da inviare oltre Atlantico, causando un’onda d’urto paragonabile a quella di un terremoto di magnitudo 5,5 della scala Richter. Le navi americane sospettate di trasportare i rifornimenti erano poi minacciate dai sabotatori nei porti e dai temibili U-Boot tedeschi in mare. Un primo famoso “incidente” era già avvenuto nel 1915 con l’affondamento del transatlantico Lusitania che causò la morte di 1198 persone, tra cui 128 cittadini americani. Proprio negli stessi giorni in cui De Grey studiava il telegramma cifrato, il governo del Kaiser aveva deciso la ripresa degli attacchi indiscriminati a tutti i vascelli che traversavano l’Atlantico ed erano sospettati di rifornire il nemico. Il presidente Wilson limitò la sua reazione a vibranti proteste diplomatiche e al richiamo dell’ambasciatore americano in Germania.
Il contenuto del foglio che giaceva sulla scrivania di De Grey consisteva in circa duecento numeri di cinque cifre, numeri che sembravano casuali come l’estrazione di una lotteria, ma il crittanalista riconobbe le caratteristiche di un messaggio crittato con il codice 0075, usato dalla diplomazia tedesca da poco più di un anno. Com’era giunto nelle mani dell’Ammiragliato britannico un documento così riservato? Fin dal secondo giorno di guerra, nel 1914, una delle prime azioni della marina di Sua Maestà era stata il taglio dei collegamenti telegrafici tra la Germania e il continente americano, al largo della costa di Emden in Sassonia. Ai funzionari tedeschi restavano quindi solo tre canali per comunicare con gli Stati Uniti: a) la radio, ma alla stazione tedesca in America era stato impedito di operare in codice; b) il cosiddetto circuito svedese telegrafico, che faceva il lungo percorso da Berlino a Stoccolma, quindi in Inghilterra, poi in Sud America e da qui a Washington; oppure c) approfittare della gentile concessione americana. Una quarta ipotesi, quella di mandarlo in America a bordo di un U-Boot, era stata scartata, data l’urgenza. I due circuiti telegrafici, quello americano e quello svedese, erano gestiti da compagnie private come la Western Union e la Postal Telegraph Co. e transitavano entrambi sul territorio inglese. Qui una legge segreta obbligava gli operatori a consegnare al ministero degli esteri e alla Stanza 40 copia di tutti i telegrammi da e per i paesi stranieri, poco importava che fossero nemici, alleati o neutrali.2
Solo una piccola parte del codice 0075 era stata ricostruita nella Stanza 40, ma quanto bastava per tentare un’interpretazione del testo. Il telegramma era firmato da Arthur Zimmermann, il ministro degli esteri tedesco, ed era indirizzato a Johann Heinrich von Bernstorff, l’ambasciatore tedesco a Washington, per il successivo inoltro al collega in Messico, Heinrich von Eckardt. Già questo fatto sembrava degno di attenzione: non si trattava certo di auguri per l’anno nuovo. Con l’aiuto di altri due esperti crittanalisti, il grecista Dilly Knox e il reverendo William Montgomery, Nigel De Grey iniziò il suo attacco al telegramma. Man mano che il noioso e faticoso processo avanzava, le parole in chiaro che apparivano diventavano sempre più interessanti: sembrava proprio che il governo tedesco proponesse un’alleanza col Messico contro gli Stati Uniti e l’intervento del nuovo alleato per un tentativo di riavvicinamento al Giappone, che al momento era neutrale, ma che aveva firmato un patto di non aggressione con l’Inghilterra. Nigel de Grey si precipitò dal suo capo, il contrammiraglio Reginald Hall, e gli mise sotto gli occhi la bozza decrittata del messaggio. Hall era un comandante della Royal Navy ritiratosi dal servizio attivo per ragioni di salute e nominato a capo della divisione di intelligence della marina britannica. Pur non essendo lui stesso un crittologo, Hall era un abile organizzatore, capace di scegliere e di motivare le persone competenti, e un furbo politico, determinato a gestire il suo ufficio in modo indipendente, fino a rasentare l’insubordinazione. La Stanza 40 era il suo feudo personale, inaccessibile perfino al primo ministro, e solo Hall decideva a chi e quando comunicare le informazioni che riusciva a svelare. Alla vista della decrittazione parziale di De Grey, l’eccitazione di Hall scatenò sul suo viso quella tempesta di tic nervosi che gli avevano procurato il nomignolo blinker: uno degli occhi cominciò ad ammiccare spasmodicamente e la dentiera a ticchettare rumorosamente.
Il contrammiraglio Hall aveva intuito in un attimo la tremenda importanza politica del telegramma. Se gli americani l’avessero visto si sarebbero irritati, a dir poco, contro la Germania, si sarebbero avvicinati ancor più agli alleati occidentali e, con un po’ di fortuna, sarebbero entrati in guerra al loro fianco. Come farglielo sapere? Dimostrare di essere in possesso del telegramma era già un problema di per sé. Avrebbe significato ammettere che il governo britannico intercettava le comunicazioni trasmesse dalle ambasciate americane in Europa e che forse violava anche i loro codici. In secondo luogo, bisognava convincerli che il messaggio era autentico e non un falso creato intenzionalmente dagli inglesi: era necessaria una buona storia di copertura. Hall trovò una soluzione: secondo le istruzioni il telegramma sarebbe dovuto essere ritrasmesso da Washington a Città del Messico, bastava quindi entrare in possesso di questo secondo messaggio. Gli agenti inglesi nel paese di Pancho Villa si misero in moto e convinsero un impiegato messicano della compagnia telegrafica Western Union a fornire loro una copia del messaggio che Von Bernstoff aveva inviato a Von Eckardt. Il nuovo documento, che arrivò a Londra l’8 febbraio, era stato ricodificato con il sistema 31040,3 un codice più vecchio dello 0075 e risolto quasi interamente dagli inglesi. Ciò permise a De Grey di decrittare anche le parti ancora incomprensibili o incerte del telegramma originale, confermandone il senso generale e aggiungendo molti particolari ancora più interessanti:
Berlino, 19 gennaio, 1917.4 Il 1° febbraio intendiamo iniziare la guerra sottomarina senza restrizioni. Ciononostante è nostra intenzione cercare di mantenere la neutralità degli Stati Uniti. Se questo tentativo fallirà, proponiamo un’alleanza col Messico sulle seguenti basi: entreremo in guerra insieme e insieme faremo la pace. Daremo un supporto finanziario e il Messico potrà riconquistare i territori perduti del Nuovo Messico, del Texas e dell’Arizona.5 I dettagli sono lasciati alla vostra iniziativa. Le vostre istruzioni sono di informare il presidente del Messico che dovrà, su sua iniziativa, comunicare con il Giappone suggerendo l’adesione immediata a questo piano, e al tempo stesso offrirsi come mediatore tra la Germania e il Giappone. Per favore, portate all’attenzione del presidente del Messico che l’impiego illimitato di armi sottomarine potrà indurre l’Inghilterra a chiedere la pace entro pochi mesi – Zimmermann.
Non solo si chiedeva al Messico di entrare in guerra contro gli Stati Uniti, ma gli si garantiva il diritto di occupare ben tre Stati dell’Unione, anche se ciò doveva avvenire solo nel caso che gli USA avessero dichiarato guerra alla Germania. La riconquista dei territori statunitensi doveva aver luogo senza alcun intervento delle truppe tedesche: i messicani avrebbero dovuto agire con le loro sole forze. Si trattava pur sempre di uno sfrontato invito di attacco all’integrità territoriale degli Stati Uniti.
Blinker Hall fece allora il passo successivo e, senza informarne né l’Ammiragliato né il ministero degli esteri e senza chiedere alcuna autorizzazione, il 19 febbraio mostrò il telegramma a Edward Bell, addetto dell’ambasciata americana a Londra. Messo di fronte al fatto compiuto, quattro giorni dopo, il ministro degli esteri inglese Balfour consegnò formalmente il documento all’ambasciatore americano Page. Il testo fu inviato subito a Washington e il giorno seguente fu mostrato per la prima volta al presidente Woodrow Wilson. La sua sconsolata esclamazione fu “Buon Dio!”, ma si mostrò irresoluto, poiché voleva una maggiore certezza sull’autenticità del documento e il tempo di prendere una decisione ponderata. Fu fatta allora cercare a Washington la copia del telegramma inviato in Messico da Von Bernstoff dagli uffici della Western Union – lo stesso documento già nelle mani di Hall – e fu chiesta agli inglesi copia del codice 31040 per decifrarlo. Hall, poco fiducioso sulla riservatezza degli americani e ancora insicuro delle future decisioni di Wilson, rifiutò di consegnare un’arma così preziosa a degli stranieri. Allora il cablogramma fu mandato a Londra dove De Grey ne dimostrò la decrittazione passo a passo, davanti agli occhi di Bell. Un ulteriore aiuto venne, inaspettatamente, dallo stesso Zimmermann che il 3 marzo confermò a un giornalista americano “Non posso negare che [il documento] sia vero” e pochi giorni dopo lo ammise pubblicamente in un discorso al parlamento. A onore del vero, il telegramma e l’iniziativa su cui si fondava non erano un parto della mente del ministro, ma di quella di un suo collaboratore, un certo Arthur von Kemnitz. Il testo era stato vagliato da altri collaboratori del ministero degli esteri germanico e forse anche dagli alti comandi militari, ma nessuno aveva sollevato obiezioni e Zimmermann lo aveva firmato. Con grande onestà, se ne assunse poi la totale responsabilità e così Telegramma Zimmermann fu il nome con cui il caso passò alla storia, almeno nella letteratura anglosassone.
Nel frattempo, l’intero testo del telegramma era stato inviato dal dipartimento di Stato americano anche all’agenzia Associated Press e, agli inizi di marzo, riempì la prima pagina di tutti i quotidiani statunitensi. La pubblicazione scatenò un polverone: i neutralisti insistevano che era un falso, gli interventisti che bisognava lavare col sangue l’affronto alla sovranità degli USA, molti restarono indecisi. Il governo fu piuttosto reticente sulla vera fonte del telegramma e si diffusero le voci più fantasiose, come quella che il documento fosse stato ottenuto grazie a un furto organizzato dall’FBI nell’ambasciata germanica. In questo modo si fece il gioco di Blinker Hall che voleva far sapere il meno possibile sull’attività della Stanza 40. Nonostante la campagna mediatica che ne seguì, l’argomento fu presto dimenticato e, quando si arrivò alle discussioni parlamentari sull’entrata in guerra contro la Germania, fu ricordato solo in un paio di interventi alla Camera dei rappresentanti e al Senato. Il 4 aprile 1917 gli Stati Uniti dichiararono guerra alle potenze centrali. Il giorno prima Lenin era rientrato in territorio russo – aiutato dal governo tedesco – per dare inizio alla rivoluzione bolscevica e terminare la guerra. Gli americani si univano al combattimento, ma la pace con i russi avrebbe liberato truppe tedesche da schierare sul fronte occidentale. In ogni caso, si poteva sperare in un cambio di strategia e in una rapida soluzione del conflitto. In realtà, la pace con i russi fu firmata solo nel marzo 1918 e le forze americane impiegarono mesi prima di essere pronte al combattimento. Il sanguinoso massacro durò per un altro anno e mezzo.
Quanto siano state decisive l’intercettazione e la decrittazione del Telegramma Zimmermann per gli eventi bellici è un interessante problema che gli storici hanno affrontato e continueranno a dibattere ed è anche una domanda comune a tutte le imprese di intelligence da quando ne esiste una storia. Senza dubbio, il fatto non fu irrilevante, ma sembra azzardato presumere che la vittoria avrebbe potuto arridere alle potenze centrali se Hall e De Grey non avessero fatto il loro lavoro. La popolazione tedesca era ormai allo stremo e lo scontento di soldati e marinai cominciava a crescere in Germania come era avvenuto in Russia. Tutti volevano smettere quella guerra di cui pochi capivano ragioni e scopo e tornarsene a casa, possibilmente vivi.
La storia del Telegramma Zimmermann resta comunque un esempio paradigmatico nella storia della crittografia. Dimostra l’utilità dell’intercettazione delle comunicazioni e della loro interpretazione, la necessità di mantenere strettamente segreta la capacità di violare i codici altrui, l’attenzione nel gestire nel modo migliore l’informazione di cui si è venuti a conoscenza e, soprattutto, prova che l’assoluta segretezza è praticamente impossibile: la totale fiducia nei propri codici segreti, infatti, si dimostra spesso infondata.
1. Negli USA vi erano 2,3 milioni di tedeschi di prima e seconda generazione. Quando un U-Boot affondò il Lusitania, il loro periodico Fatherland pubblicò in prima pagina, sotto l’immagine dell’affondamento, il titolo La Germania ama la pace.
2. Grazie a questa norma, nel periodo di guerra furono intercettati 40.000 telegrammi di 21 paesi diversi, la maggior parte dei quali furono decrittati dai crittanalisti inglesi.
3. L’ambasciata in Messico non aveva ancora ricevuto il codice 0075.
4. Così è datata la decrittazione di De Grey che si trova presso i National Archives inglesi. Si tratta del giorno in cui fu inviato il telegramma da Washington a Città del Messico.
5. All’inizio del XIX secolo parte del Texas, del Nuovo Messico e dell’Arizona erano territori messicani, così come lo era parte della California. Furono conquistati dagli Stati Uniti nella guerra del 1846-48.
Capitolo 2
MANTENERE I SEGRETI
Si può azzardare che la necessità di mantenere segreta un’informazione sia sorta contemporaneamente alla capacità di comunicare, almeno nell’Homo sapiens. Non tutto può essere detto a tutti, a volte per il loro stesso bene. Esistono segreti di stato, segreti militari e segreti industriali, ma esistono anche segreti personali, come quelli tra innamorati, e segreti professionali, come quelli dell’avvocato, del medico e del confessore. In ultima analisi, ognuno ha il diritto alla privacy, cioè a mantenere il controllo delle informazioni che lo riguardano e decidere a chi debbano o non debbano essere comunicate. Proprio per questo, nel corso dei millenni, la specie umana ha dato libero sfogo alla sua innata inventiva creando una pletora di trucchi per mantenere il segreto, ma anche altrettanti stratagemmi per violare il segreto altrui.
Un po’ di terminologia
Anche se può sembrare pedantesco, non si può fare a meno di definire alcune parole che ricorreranno spesso in questo libro. Non farlo potrebbe causare ambiguità e rendere alcuni argomenti più difficili da capire.
Crittologia: scienza della segretezza nelle comunicazioni, che si divide in due branche:
1. Crittografia: teoria e tecnica che permettono di rendere segreta la comunicazione a tutti, salvo al legittimo mittente e ai legittimi destinatari.
2. Crittanalisi: teoria e tecnica che permettono a terzi non autorizzati di svelare le comunicazioni segrete.
Cifrare, mettere in cifra o crittare: trasformare un messaggio in chiaro in un messaggio segreto.
Decifrare, mettere in chiaro: ricostruire il messaggio in chiaro, da parte dei legittimi destinatari.
Decrittare, violare, forzare: ottenere l’originale in chiaro, da parte dei non autorizzati.
Codice e cifra sono due diverse tecniche crittografiche, ma l’uso delle parole codice, ...

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