STRANGE DAYS
di Maurizio Principato
I Doors in studio di registrazione. Dopo lâomonimo album dâesordio, la band entra in sala per incidere altri cinque 33 giri. Con fortune alterne. Dalle immagini oscure di Strange Days al ritorno al rock-blues di Morrison Hotel e L.A. Woman, passando per il caos di Waiting For The Sun e gli arrangiamenti per archi un poâ kitsch di Soft Parade, ecco la cronaca delle session del quartetto e uno sguardo critico ai suoi brani piĂš celebri.
Ăil 18 agosto 1967 e i Doors si esibiscono ad Alexandria, Virginia, la cittĂ in cui Jim Morrison aveva frequentato il liceo. Il loro è il nome piĂš importante allâinterno di un programma che include 12 band locali. Nei giorni successivi i Doors tornano al familiare Sunset Sound â che nel frattempo è stato dotato di un registratore a otto piste â per lavorare al nuovo album. Intanto, un vento in technicolor inonda le strade. La giovane attrice Barbara Perkins, dopo aver inumidito il ciglio dei teenager americani interpretando la parte di Betty nel fluviale serial Peyton Place (accanto a lei lâefebo Ryan OâNeal e lâandrogina Mia Farrow), recita nel film Valley Of The Dolls, dove sfoggia abiti dalle truci texture psichedeliche, lanciando questa moda. A Broadway lo spettacolo di maggior successo è Tribal Love Rock Musical, che porta in scena con grossolana approssimazione lo stile di vita hippie dei figli dei fiori. Mostrando le foto di cinque avvenenti donne nude â con il corpo dipinto a fiori e strisce optical â il mensile Playboy di Hugh Hefner arriva a vendere sette milioni di copie. Sono segni inequivocabili: è la normalizzazione della cultura hippie. Ma câè ancora spazio per la purezza: il mondo della musica pop è travolto dallâarrivo di Sgt. Pepperâs Lonely Hearts Club Band. Uscito sul mercato americano il primo giorno di giugno, è lâalbum con il quale i Beatles e il loro entourage fotografano, cristallizzano ed enfatizzano tematiche, umori e desideri della generazione che vuole vivere allâinsegna dellâamore (nelle sue molteplici forme) e della pace. LâElektra chiede ai Doors delle canzoni sulla falsariga di Sgt. Pepperâs. O per lo meno il seguito â in termini di riscontri commerciali â di Light My Fire. Le pressioni aumentano e lâattesa da parte del pubblico anche: le prenotazioni per lâattesissimo nuovo album dei Doors arrivano in breve tempo a sfiorare le 500mila copie. Morrison e Krieger, dal canto loro, hanno giĂ abbondantemente superato le amene posizioni dei Beatles e, nelle nuove composizioni, prendono le distanze dallâeffimera gioia della love generation. Guardano con stretto anticipo, oltre che con agghiacciante consapevolezza, al declino dellâimpero americano e allâagonia sociale che conduce allâabbrutimento antropologico o alla lotta fratricida (i âtipiciâ temi da Top 10). Non sono gli unici a vedere nero: il 6 ottobre 1967 un gruppo di attori hippie denominato Diggers, refrattario allâimminente inquadramento o sfruttamento borghese del movimento, inscena la performance funebre Death Of Hippie al Buena Vista Park, ubicato nel distretto Haight-Ashbury di San Francisco. Nello stesso mese nei ghetti di Newark, Detroit e Cleveland scoppia la rivolta, mentre 100mila manifestanti marciano sul Pentagono e Abbie Hoffman cerca invano di canalizzare lâenergia della folla per far levitare lâimponente edificio militare.
Jim in studio. Le session per Waiting For The Sun passarono alla storia come "waiting for Jim Morrison". Il cantante, infatti, spesso ubriaco, talvolta non si presentava
âHO INTENZIONE DI CONTINUARE A FARE BLUES, Ă LA MUSICA CHE PIĂ MI PIACE. ED Ă ANCHE LA COSA CHE I DOORS SANNO FARE MEGLIOâ
Jim Morrison
Al momento di iniziare il lavoro di registrazione le canzoni di repertorio giĂ pronte sono quattro: Moonlight Drive, My Eyes Have Seen You, Love Me Two Times e lâepica When The Musicâs Over. Jim Morrison, che nel periodo di esplorazione psichedelica passato sulla spiaggia di Venice aveva riempito una miriade di quadernetti con pensieri, intuizioni e tensioni, attinge a quel materiale per scrivere nuovi pezzi. La sua visione non è assolutamente in sintonia con lâestate dellâamore ma vive di sensazioni contrastanti e, di primo acchito, spaesanti. Tutto lâalbum viene permeato da questi oscuri elementi. âIl gruppo ed io sapevamo che sarebbe stato un disco sperimentaleâ, dirĂ in seguito Paul Rothchild, âvolevamo esplorare nuovi suoni, per ampliare il sound dei Doors senza snaturarlo. Ray suonò anche il clavicembalo, John usò le percussioni, Jim acquisĂŹ toni maturi e profondi. Avevamo tonnellate di idee in continuazione e le usavamo tutteâ.
La canzone che apre il disco è Strange Days. Jim Morrison parla di gioie passeggere che vanno in frantumi, di piaceri effimeri che si dissolvono nel nulla dellâesistenza. La posizione nei confronti del mondo è distaccata, da osservatore glaciale e disilluso, che solo a tratti prorompe nellâurlo liberatorio di chi si tuffa o incita a tuffarsi nel vuoto, superando certezze o consuetudini. La voce è filtrata in modo da risultare semi-umana, doppiata da un controcanto algido e pauroso: non câè presa di posizione, nĂŠ tentativo di giudicare, solo la constatazione che il mondo vive â appunto â giorni strani. La salvezza non sta nel mettere una coroncina di fiori nei capelli, ma nel riuscire a trovare la propria strada attraverso i meandri oscuri dellâesistenza terrena. Coerentemente con lâatmosfera delle liriche di Morrison, anche le tastiere di Manzarek â soprattutto nellâincipit che ricorda una cascata di aghi di ghiaccio â hanno un sound spettrale, merito anche del tecnico del suono Paul Beaver, allâepoca il miglior specialista della West Coast per quanto concerne i sintetizzatori Moog: con i Monkees, i Doors furono il primo gruppo rock ad utilizzare questo strumento in un album.
La canzone
RIDERS ON THE STORM
Ălâultimo pezzo dellâultimo album registrato dai Doors con Jim Morrison prima della sua scomparsa (L.A. Woman del 1971). Considerando che è tuttora una delle composizioni piĂš celebri della band californiana (ritenuta tra lâaltro uno dei sottofondi musicali migliori per accompagnare lâassunzione di sostanze alteranti la coscienza), esisterebbero quasi i presupposti per considerarla un testamento di Morrison. Composta per lâalbum che, alla vigilia, voleva i Doors al capolinea della carriera, con un Morrison esaurito fisicamente e mentalmente e desideroso di dare una svolta del tutto diversa alla sua arte, Riders On The Storm è uno dei primi brani ad essere realizzati per il disco, sotto la direzione di Bruce Botnick (giĂ ingegnere del suono dei Doors), che in seguito allâabbandono di Paul Rothchild affianca la band nella produzione. Lo stesso Rothchild aveva inizialmente definito le prime prove del brano âun orrendo cocktail di jazzâ, mentre Botnick ricorda che la prima versione incisa, priva ancora degli effetti che sarebbe andato ad aggiungere, risultava molto piĂš leggera di quella finale. In studio con i Doors compare anche il bassista di Elvis Presley, Jerry Scheff, responsabile proprio delle celebri linee di basso che, insieme alla performance di Ray Manzarek alle tastiere, ribaltano lâimpronta jazz e stabiliscono il mood ipnotico e sottilmente minaccioso del brano. Manzarek ha lâottima intuizione di realizzare con il piano elettrico Fender Rhodes un tappeto sonoro che riproduce il suono della pioggia, sul quale poi proseguire i suoi lunghi assoli, mentre sarĂ invece Botnick ad aggiungere il fragore del tuono, dichiarando che lâintuizione fu in realtĂ frutto di un fortunato caso: aveva ricevuto dallâElektra un nastro con alcuni effetti da utilizzare in fase di mixaggio e, riavvolgendolo casualmente in studio durante la lavorazione al brano, il nastro si era avviato riproducendo il boato del tuono proprio in quellâesatto punto. Lâinquietudine viene ulteriormente sottolineata dalla sovraincisione, da parte di Morrison, del testo della canzone sussurrata sopra il suo stesso cantato, creando un effetto appena percettibile di estraneitĂ che giunge da lontano.
Al serial killer Billy Cook (nelle foto) che terrorizzò le autostrade americane degli anni â50 si ispira parzialmente il brano Riders On The Storm
Lâispirazione per Riders On The Storm arriva dalla cowboy song Ghost Riders In The Sky, mentre il testo è la rielaborazione di una poesia di Morrison intitolata The Hitchhiker (inclusa in An American Prayer) e a sua volta ispirata dalla vicenda del giovane serial killer Billy Cook che terrorizzò le autostrade americane negli anni â50. Le liriche di Morrison sono, come sempre, fortemente evocative, fondendosi alla musica per accompagnare un minaccioso viaggio, metafora probabilmente dellâesistenza, in cui siamo tutti ânati in questa casa, scaraventati in questo mondoâ, possibili vittime di un misterioso killer sulla nostra strada che minaccia di far svanire i nostri âdolci ricordiâ.
Il titolo del brano in futuro risulterĂ quasi identificativo per gli stessi Doors: Riders On The Storm: My Life With Jim Morrison And The Doors è anche lâautobiografia del batterista John Densmore; sarebbe poi dovuto essere il titolo di un film previsto da Ray Manzarek; infine, è divenuto il nome dellâincarnazione dei Doors insieme a Ian Astbury dellâultimo periodo. A riprova di quanto ancora sia ricordato, citiamo due diverse cover realizzate in ambiti musicali diametralmente opposti ai Doors: il remix di Snoop Dogg, che riempie i lunghi intervalli strumentali originali con liriche rap, e la recente Rapture Riders, nata dalla fusione dance del brano con Rapture dei Blondie. Si parlava allâinizio di testamento di Morrison: uscito come singolo, raggiungerĂ le classifiche americane quasi in contemporanea con la sua morte. Nonostante poi sia stato anticipato dal vivo diverse volte dal quartetto verso la fine del 1970, non ne esiste purtroppo nessuna registrazione.
Originariamente in: L.A. Woman (1971).
Cristiana Paolini
âConsiderateci dei politici eroticiâ
JIM MORRISON
âJim Morrison scrive come se Edgar Allan Poe si fosse reincarnato in un hippieâ
VOGUE
Un attimo di sconforto o di stanchezza per John Densmore durante le session di Waiting For The Sun
Ancora dalle session di Waiting For The Sun, luglio 1968. Ray Manzarek sembra voglia suggerire un'idea a Robby Krieger
âLa musica dei Doors è repellente per le persone normali e può avere effetti deleteri sui giovaniâ
J. EDGAR HOOVER, DIRETTORE DELLâFBI
Anche se in Strange Days i brani sono firmati da tutti e quattro â decisione presa per dividere in parti uguali le royalties â in realtĂ non è cosĂŹ. Il secondo brano, Youâre Lost Little Girl, è frutto dellâispirazione di Robby Krieger. Visto il tono notturno ed avvolgente del commento musicale, Paul Rothchild, corroborato dal principio attivo della canapa indiana, insiste affinchĂŠ Morrison lo interpreti con romantica tranquillitĂ , senza forzature o impennate. Per coadiuvare il relax del cantante si pensa di pagare una prostituta affinchĂŠ gli faccia un pompino mentre intona i versi della canzone. Quando nasce questa affascinante idea la sposa cosmica di Jim, Pamela Susan Courson, si oppone: pur non essendo una professionista del settore è lei a volere lâesclusiva p...