Jim Morrison
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Jim Morrison

Roberto Caselli

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Jim Morrison

Roberto Caselli

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Eccentrico, visionario, egocentrico, Jim Morrison ha rappresentato la classica figura del frontman delle rock band anni '60, capace di stupire prima ancora che per la voce, per i suoi atteggiamenti irriverenti nei confronti del suo pubblico e del mondo intero. Con i Doors ha costituito un fenomeno di straordinaria vitalitĂ  intellettuale che univa spesso musica e poesia in un periodo storico in cui questo connubio era stato sperimentato solo dai poeti della beat generation, che accompagnavano i loro reading con il pulsante be-bop. Morrison visse i suoi anni con i Doors in modo frenetico, quasi consapevole che la vita gli stesse fuggendo di mano: alcol, droga e sesso furono il suo cibo costante che alternava solo alla musica. Il suo viaggio oltre la percezione presto non avrebbe avuto ritorno. La sua vita si sarebbe paradossalmente fermata nel momento in cui avrebbe deciso di lasciare la musica per la poesia. Successe a Parigi in modo plateale e ambiguo, proprio come era stata la sua vita sul palcoscenico. Una morte mai chiarita, di cui ancora oggi si vagheggiano ipotesi e strane storie di macabro intrigo. La sua figura di mito maledetto che ha riassunto in sĂŠ aspettative, contraddizioni e disillusioni di un'epoca mai finita non ha mai smesso di essere oggetto di culto per intere generazioni.

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Information

Publisher
Hoepli
Year
2016
ISBN
9788820376314
STRANGE DAYS
di Maurizio Principato
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I Doors in studio di registrazione. Dopo l’omonimo album d’esordio, la band entra in sala per incidere altri cinque 33 giri. Con fortune alterne. Dalle immagini oscure di Strange Days al ritorno al rock-blues di Morrison Hotel e L.A. Woman, passando per il caos di Waiting For The Sun e gli arrangiamenti per archi un po’ kitsch di Soft Parade, ecco la cronaca delle session del quartetto e uno sguardo critico ai suoi brani più celebri.
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Èil 18 agosto 1967 e i Doors si esibiscono ad Alexandria, Virginia, la città in cui Jim Morrison aveva frequentato il liceo. Il loro è il nome più importante all’interno di un programma che include 12 band locali. Nei giorni successivi i Doors tornano al familiare Sunset Sound – che nel frattempo è stato dotato di un registratore a otto piste – per lavorare al nuovo album. Intanto, un vento in technicolor inonda le strade. La giovane attrice Barbara Perkins, dopo aver inumidito il ciglio dei teenager americani interpretando la parte di Betty nel fluviale serial Peyton Place (accanto a lei l’efebo Ryan O’Neal e l’androgina Mia Farrow), recita nel film Valley Of The Dolls, dove sfoggia abiti dalle truci texture psichedeliche, lanciando questa moda. A Broadway lo spettacolo di maggior successo è Tribal Love Rock Musical, che porta in scena con grossolana approssimazione lo stile di vita hippie dei figli dei fiori. Mostrando le foto di cinque avvenenti donne nude – con il corpo dipinto a fiori e strisce optical – il mensile Playboy di Hugh Hefner arriva a vendere sette milioni di copie. Sono segni inequivocabili: è la normalizzazione della cultura hippie. Ma c’è ancora spazio per la purezza: il mondo della musica pop è travolto dall’arrivo di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band. Uscito sul mercato americano il primo giorno di giugno, è l’album con il quale i Beatles e il loro entourage fotografano, cristallizzano ed enfatizzano tematiche, umori e desideri della generazione che vuole vivere all’insegna dell’amore (nelle sue molteplici forme) e della pace. L’Elektra chiede ai Doors delle canzoni sulla falsariga di Sgt. Pepper’s. O per lo meno il seguito – in termini di riscontri commerciali – di Light My Fire. Le pressioni aumentano e l’attesa da parte del pubblico anche: le prenotazioni per l’attesissimo nuovo album dei Doors arrivano in breve tempo a sfiorare le 500mila copie. Morrison e Krieger, dal canto loro, hanno già abbondantemente superato le amene posizioni dei Beatles e, nelle nuove composizioni, prendono le distanze dall’effimera gioia della love generation. Guardano con stretto anticipo, oltre che con agghiacciante consapevolezza, al declino dell’impero americano e all’agonia sociale che conduce all’abbrutimento antropologico o alla lotta fratricida (i “tipici” temi da Top 10). Non sono gli unici a vedere nero: il 6 ottobre 1967 un gruppo di attori hippie denominato Diggers, refrattario all’imminente inquadramento o sfruttamento borghese del movimento, inscena la performance funebre Death Of Hippie al Buena Vista Park, ubicato nel distretto Haight-Ashbury di San Francisco. Nello stesso mese nei ghetti di Newark, Detroit e Cleveland scoppia la rivolta, mentre 100mila manifestanti marciano sul Pentagono e Abbie Hoffman cerca invano di canalizzare l’energia della folla per far levitare l’imponente edificio militare.
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Jim in studio. Le session per Waiting For The Sun passarono alla storia come "waiting for Jim Morrison". Il cantante, infatti, spesso ubriaco, talvolta non si presentava
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“HO INTENZIONE DI CONTINUARE A FARE BLUES, È LA MUSICA CHE PIÙ MI PIACE. ED È ANCHE LA COSA CHE I DOORS SANNO FARE MEGLIO”
Jim Morrison
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Al momento di iniziare il lavoro di registrazione le canzoni di repertorio già pronte sono quattro: Moonlight Drive, My Eyes Have Seen You, Love Me Two Times e l’epica When The Music’s Over. Jim Morrison, che nel periodo di esplorazione psichedelica passato sulla spiaggia di Venice aveva riempito una miriade di quadernetti con pensieri, intuizioni e tensioni, attinge a quel materiale per scrivere nuovi pezzi. La sua visione non è assolutamente in sintonia con l’estate dell’amore ma vive di sensazioni contrastanti e, di primo acchito, spaesanti. Tutto l’album viene permeato da questi oscuri elementi. “Il gruppo ed io sapevamo che sarebbe stato un disco sperimentale”, dirà in seguito Paul Rothchild, “volevamo esplorare nuovi suoni, per ampliare il sound dei Doors senza snaturarlo. Ray suonò anche il clavicembalo, John usò le percussioni, Jim acquisì toni maturi e profondi. Avevamo tonnellate di idee in continuazione e le usavamo tutte”.
La canzone che apre il disco è Strange Days. Jim Morrison parla di gioie passeggere che vanno in frantumi, di piaceri effimeri che si dissolvono nel nulla dell’esistenza. La posizione nei confronti del mondo è distaccata, da osservatore glaciale e disilluso, che solo a tratti prorompe nell’urlo liberatorio di chi si tuffa o incita a tuffarsi nel vuoto, superando certezze o consuetudini. La voce è filtrata in modo da risultare semi-umana, doppiata da un controcanto algido e pauroso: non c’è presa di posizione, né tentativo di giudicare, solo la constatazione che il mondo vive – appunto – giorni strani. La salvezza non sta nel mettere una coroncina di fiori nei capelli, ma nel riuscire a trovare la propria strada attraverso i meandri oscuri dell’esistenza terrena. Coerentemente con l’atmosfera delle liriche di Morrison, anche le tastiere di Manzarek – soprattutto nell’incipit che ricorda una cascata di aghi di ghiaccio – hanno un sound spettrale, merito anche del tecnico del suono Paul Beaver, all’epoca il miglior specialista della West Coast per quanto concerne i sintetizzatori Moog: con i Monkees, i Doors furono il primo gruppo rock ad utilizzare questo strumento in un album.
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La canzone
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RIDERS ON THE STORM
Èl’ultimo pezzo dell’ultimo album registrato dai Doors con Jim Morrison prima della sua scomparsa (L.A. Woman del 1971). Considerando che è tuttora una delle composizioni più celebri della band californiana (ritenuta tra l’altro uno dei sottofondi musicali migliori per accompagnare l’assunzione di sostanze alteranti la coscienza), esisterebbero quasi i presupposti per considerarla un testamento di Morrison. Composta per l’album che, alla vigilia, voleva i Doors al capolinea della carriera, con un Morrison esaurito fisicamente e mentalmente e desideroso di dare una svolta del tutto diversa alla sua arte, Riders On The Storm è uno dei primi brani ad essere realizzati per il disco, sotto la direzione di Bruce Botnick (già ingegnere del suono dei Doors), che in seguito all’abbandono di Paul Rothchild affianca la band nella produzione. Lo stesso Rothchild aveva inizialmente definito le prime prove del brano “un orrendo cocktail di jazz”, mentre Botnick ricorda che la prima versione incisa, priva ancora degli effetti che sarebbe andato ad aggiungere, risultava molto più leggera di quella finale. In studio con i Doors compare anche il bassista di Elvis Presley, Jerry Scheff, responsabile proprio delle celebri linee di basso che, insieme alla performance di Ray Manzarek alle tastiere, ribaltano l’impronta jazz e stabiliscono il mood ipnotico e sottilmente minaccioso del brano. Manzarek ha l’ottima intuizione di realizzare con il piano elettrico Fender Rhodes un tappeto sonoro che riproduce il suono della pioggia, sul quale poi proseguire i suoi lunghi assoli, mentre sarà invece Botnick ad aggiungere il fragore del tuono, dichiarando che l’intuizione fu in realtà frutto di un fortunato caso: aveva ricevuto dall’Elektra un nastro con alcuni effetti da utilizzare in fase di mixaggio e, riavvolgendolo casualmente in studio durante la lavorazione al brano, il nastro si era avviato riproducendo il boato del tuono proprio in quell’esatto punto. L’inquietudine viene ulteriormente sottolineata dalla sovraincisione, da parte di Morrison, del testo della canzone sussurrata sopra il suo stesso cantato, creando un effetto appena percettibile di estraneità che giunge da lontano.
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Al serial killer Billy Cook (nelle foto) che terrorizzò le autostrade americane degli anni ’50 si ispira parzialmente il brano Riders On The Storm
L’ispirazione per Riders On The Storm arriva dalla cowboy song Ghost Riders In The Sky, mentre il testo è la rielaborazione di una poesia di Morrison intitolata The Hitchhiker (inclusa in An American Prayer) e a sua volta ispirata dalla vicenda del giovane serial killer Billy Cook che terrorizzò le autostrade americane negli anni ’50. Le liriche di Morrison sono, come sempre, fortemente evocative, fondendosi alla musica per accompagnare un minaccioso viaggio, metafora probabilmente dell’esistenza, in cui siamo tutti “nati in questa casa, scaraventati in questo mondo”, possibili vittime di un misterioso killer sulla nostra strada che minaccia di far svanire i nostri “dolci ricordi”.
Il titolo del brano in futuro risulterà quasi identificativo per gli stessi Doors: Riders On The Storm: My Life With Jim Morrison And The Doors è anche l’autobiografia del batterista John Densmore; sarebbe poi dovuto essere il titolo di un film previsto da Ray Manzarek; infine, è divenuto il nome dell’incarnazione dei Doors insieme a Ian Astbury dell’ultimo periodo. A riprova di quanto ancora sia ricordato, citiamo due diverse cover realizzate in ambiti musicali diametralmente opposti ai Doors: il remix di Snoop Dogg, che riempie i lunghi intervalli strumentali originali con liriche rap, e la recente Rapture Riders, nata dalla fusione dance del brano con Rapture dei Blondie. Si parlava all’inizio di testamento di Morrison: uscito come singolo, raggiungerà le classifiche americane quasi in contemporanea con la sua morte. Nonostante poi sia stato anticipato dal vivo diverse volte dal quartetto verso la fine del 1970, non ne esiste purtroppo nessuna registrazione.
Originariamente in: L.A. Woman (1971).
Cristiana Paolini
“Considerateci dei politici erotici”
JIM MORRISON
“Jim Morrison scrive come se Edgar Allan Poe si fosse reincarnato in un hippie”
VOGUE
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Un attimo di sconforto o di stanchezza per John Densmore durante le session di Waiting For The Sun
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Ancora dalle session di Waiting For The Sun, luglio 1968. Ray Manzarek sembra voglia suggerire un'idea a Robby Krieger
“La musica dei Doors è repellente per le persone normali e può avere effetti deleteri sui giovani”
J. EDGAR HOOVER, DIRETTORE DELL’FBI
Anche se in Strange Days i brani sono firmati da tutti e quattro – decisione presa per dividere in parti uguali le royalties – in realtà non è così. Il secondo brano, You’re Lost Little Girl, è frutto dell’ispirazione di Robby Krieger. Visto il tono notturno ed avvolgente del commento musicale, Paul Rothchild, corroborato dal principio attivo della canapa indiana, insiste affinché Morrison lo interpreti con romantica tranquillità, senza forzature o impennate. Per coadiuvare il relax del cantante si pensa di pagare una prostituta affinché gli faccia un pompino mentre intona i versi della canzone. Quando nasce questa affascinante idea la sposa cosmica di Jim, Pamela Susan Courson, si oppone: pur non essendo una professionista del settore è lei a volere l’esclusiva p...

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