Freddie Mercury
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Freddie Mercury

Luca Garrò

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Freddie Mercury

Luca Garrò

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Insieme a Mick Jagger, Robert Plant e Roger Daltrey, Freddie Mercury ha incarnato il prototipo dell'animale da palcoscenico totale, entrando in maniera indelebile nell'immaginario collettivo di almeno tre generazioni di appassionati di musica. Oltre all'innata propensione alla teatralità e alla vocalità unica, del suo personaggio eccessivo, ironico e volutamente provocatorio sono sempre state evidenziate caratteristiche che poco avevano a che fare con l'uomo e con l'artista, preferendo puntare sul gossip e su aspetti della sua vita piuttosto che sulla sua musica. Troppo di frequente, poi, si è dimenticato di sottolineare in lui il grande musicista: basterebbe un brano geniale e immortale come Bohemian Rhapsody a confutare l'idea che Mercury fosse solo un buon cantante e un performer stupefacente, ma la lista di hit da classifica e di perle disseminate in ogni album dei Queen parlano più di qualsiasi analisi.

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Information

Publisher
Hoepli
Year
2016
ISBN
9788820376307
THE SHOW
MUST
GO ON
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Il Freddie Mercury Tribute Concert, l’eredità artistica e le uscite postume. L'eco generata dalla scomparsa del frontman dei Queen fu in grado di smuovere le coscienze di buona parte del mondo, contribuendo in maniera incalcolabile alla lotta a una malattia fino ad allora trattata con sufficienza. Il concerto tributo svoltosi allo stadio di Wembley dimostrò quanto influente fosse stata la sua arte.
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La scomparsa di Freddie Mercury, giunta solo 24 ore dopo aver dichiarato al mondo di essere malato terminale di AIDS, lasciò un vuoto incolmabile nei fan e in tutti coloro che avevano condiviso con lui emozioni, avventure, vita. L’unica magrissima consolazione, per chi restava, era che il suo coraggioso annuncio aveva fatto di colpo aprire gli occhi del mondo intero su un problema che, fino ad allora, era stato trattato come un taboo a cui era meglio non pensare.
Di fatto, la scomparsa per AIDS di un personaggio universalmente conosciuto e amato come Freddie ebbe effetti molto superiori a quello di anni di campagne per la prevenzione del virus letale. Mercury, pur non essendo la prima celebrità a soccombere al male del secolo, di certo era il più esposto a livello mediatico e quel tragico evento diede vita a iniziative globali che cambiarono per sempre il modo di intendere la malattia – e, di conseguenza, crearono le condizioni affinché la ricerca potesse fare passi che non erano stati possibili nei 10 anni precedenti. Solo pochissimi anni dopo la scomparsa del leader dei Queen, un malato di AIDS conclamata, grazie ad alcuni cocktail di farmaci quasi miracolosi, era in grado di condurre una vita sostanzialmente normale per altri 10 o 15 anni. La famiglia di Mercury e tutti coloro che l’avevano frequentato negli ultimi vent’anni riuscirono a trovare un minimo di consolazione solo in questo: sebbene suonasse beffardo che poco tempo dopo la sua scomparsa la ricerca avesse fatto progressi di quella portata, contemporaneamente la consapevolezza che la sua morte avesse, in qualche modo, contribuito a salvare delle vite donava ai suoi cari un po’ di serenità.
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Tra le persone più scosse, inutile dirlo, c’erano i suoi compagni di band. Nonostante fossero da anni a conoscenza del suo stato di salute, la morte di Mercury li costrinse ad affrontare la scomparsa di uno dei loro più grandi amici, ma anche la potenziale fine di un’avventura che aveva appena tagliato il traguardo dei due decenni di durata. Gli ultimi anni, paradossalmente, erano stati tra i più sereni per i Queen, che erano riusciti ad appianare tutte le frizioni che avevano caratterizzato ogni loro prova in studio fino alla metà degli anni Ottanta, portando alla creazione di alcuni degli album migliori della loro carriera.
“Mi mancherà, a tutti noi mancherà, per la sua musica, per la sua umanità”
ELTON JOHN
I tre musicisti, superata la dura fase iniziale di elaborazione del lutto, si misero a pensare a quale sarebbe stato il modo migliore per omaggiare il loro compagno. Innanzitutto, poche settimane dopo la morte dell’artista, e seguendo il suo volere, la band decise di pubblicare un singolo per raccogliere fondi da devolvere alla ricerca per debellare la malattia contro cui Mercury aveva combattuto tenacemente. La scelta, come già accaduto in passato, fu quella di un doppio lato A contenente il loro brano icona Bohemian Rhapsody, insieme a These Are The Days Of Our Lives, tratto dal recente Innuendo. Come desiderato, il toccante video del brano fu anche l’ultimo a contenere delle immagini di Freddie, ormai completamente segnato dall’AIDS.
Il singolo restò in vetta alle classifiche inglesi per cinque settimane, raccogliendo fondi per una cifra pari a circa un milione di sterline. Nel dicembre 1991 i Queen avevano ben 10 album nella top 100 inglese. Nel febbraio del 1992, durante la cerimonia annuale dei Brit Awards, Brian May e Roger Taylor svelarono la volontà di organizzare un grande evento per rendere omaggio alla vita e alla carriera di Freddie Mercury. Lo spettacolo si sarebbe tenuto nella primavera di quello stesso anno e la location prescelta non poteva che essere quella di Wembley, che per tutti oramai era lo stadio dei Queen. Il giorno seguente, nonostante non fosse stato comunicato nemmeno uno degli ospiti che avrebbero preso parte al Freddie Mercury Tribute Concert, i biglietti andarono sold out in sole tre ore.
9 DICEMBRE 1991
Esce il singolo con doppio lato A Bohemian Rhapsody/ These Are The Days. Il video di quest’ultima rappresenta l’ultimo della carriera dei Queen in formazione originale e il testamento spirituale di Freddie.
12 FEBBRAIO 1992
Durante la serata dei Brit Awards, Brian May e Roger Taylor annunciano ufficialmente che la primavera successiva si sarebbe tenuto un grande tributo a Freddie allo stadio di Wembley, con lo scopo di raccogliere fondi per la lotta contro l’AIDS.
APRILE 1992
Nasce il Freddie Mercury Phoenix Trust, ente benefico atto a raccogliere fondi contro l’AIDS. Nei suoi primi 15 anni ha accumulato quasi 20 milioni di dollari, per oltre 300 associazioni.
20 APRILE 1992
Di fronte a un Wembley Stadium pieno in ogni ordine di posto ha luogo il Freddie Mercury Tribute Concert For AIDS Awareness.
2 GIUGNO 1992
Viene pubblicato il doppio CD e LP Queen Live At Wembley ‘86, testimonianza audio di una delle storiche serate allo stadio inglese, sempre più lo stadio dei Queen.
19 APRILE 1993
Esce Five Live, EP a nome George Michael And Queen With Lisa Stansfield.
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La folla oceanica giunta a Wembley per assistere al Freddie Mercury Tribute Concert
In realtà, al momento dell’annuncio, quasi tutto era già stato organizzato, ma i musicisti preferirono non scoprire tutte le loro carte, visto che alcuni nomi dovevano ancora dare conferma definitiva della propria presenza.
Il 20 aprile successivo, il boato che accolse i tre Queen superstiti all’ingresso sul palco fu una di quelle cose in grado di mettere i brividi al miliardo di persone collegate da ogni parte del mondo: “Ciao gente. Buonasera a Wembley e al mondo”, esordì con voce strozzata Brian May. “Siamo qui, stasera, per celebrare la vita, il lavoro e i sogni dell’unico e solo Freddie Mercury. Gli daremo il più grande saluto della storia!”. Roger Taylor gli fece eco: “Questo giorno è per Freddie, per voi, ed è per dire a tutti nel mondo che l’AIDS interessa tutti. È questo il significato di tutti quei nastrini rossi. Potete piangere quanto vi pare. E John ha qualcosa da dirvi”. Deacon, ringraziò i presenti e diede il via a quello che sarebbe stato ricordato come il suo ultimo concerto completo insieme ai due compagni. “Ciao. Prima di tutto Brian, Roger ed io ringraziamo tutti gli artisti che si esibiranno qui, oggi, a Londra, donando il loro tempo e le proprie energie per far diventare realtà questo tributo e farlo avvenire oggi. Prima di tutto, the show... must go on e inizieremo con una band americana, tre volte vincitrice dei Grammy, diamo il benvenuto ai Metallica!”.
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Daremo a Freddie il più grande addio della storia!
Il fatto che una formazione come quella di James Hetfield desse il via a un tributo alla musica dei Queen parve strano solo ai meno attenti: il gruppo thrash metal aveva, infatti, citato sempre i Queen come una delle maggiori fonti d’ispirazione, omaggiandoli addirittura con una versione al fulmicotone di Stone Cold Crazy pochi anni prima. I Metallica aprirono la prima parte del tributo, quella in cui alcune delle band più celebri del momento interpretavano brani del proprio repertorio. L’esibizione più sensazionale fu senza dubbio quella dei Guns N’ Roses, il cui leader Axl Rose aveva sempre dichiarato che, senza la musica dei Queen, avrebbe di certo fatto una fine terribile nel corso della sua travagliata adolescenza: la loro versione di Knockin’ On Heaven’s Door fu così sensazionale che la band decise di utilizzarla come singolo in favore del Freddie Mercury Phoenix Trust, l’ente benefico nato proprio con i proventi del concerto e, molti anni dopo, nella raccolta dal vivo Live Era 87-92. Gli unici a eseguire brani dei Queen, in questa fase iniziale dell’evento, furono gli Extreme e i Def Leppard, amici intimi della band e devoti oltre ogni limite.
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Il saluto finale sulle note di We Are The Champions
Quando Gary Cherone e Joe Elliot, i frontman delle due band, intonarono le prime note di brani della Regina, il mondo si rese conto di quanto fosse difficile cantare quei pezzi anche per artisti noti in ogni angolo del pianeta per il loro talento o per la loro estensione vocale: questa fu una delle costanti di un concerto che vide tra i protagonisti alcuni dei più grandi interpreti che la storia del rock abbia conosciuto. Lo stuolo di star presenti alla serata fu impressionante: dagli amici Ian Hunter, David Bowie, Elton John e Bob Geldof a estimatori del gruppo come Annie Lennox e Seal, fino ai frontman di band leggendarie come Roger Daltrey e Robert Plant. Persino gli U2 si esibirono – via satellite – da Sacramen...

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