PARTE 1
SITI CHE NON FUNZIONANO E SITI CHE CONVERTONO
CAPITOLO 1
I SITI TRADIZIONALI NON RIESCONO AD ATTRARRE
Di solito, quando si vuole costruire un sito, si segue questo percorso:
1. ci si rivolge a qualcuno che si crede sia esperto nella costruzione di siti web;
2. gli si spiega quali caratteristiche deve avere il sito e quali contenuti devono essere presenti;
3. dopo un po’ di tempo, si prende visione dei primi layout creati dall’esperto e, probabilmente, si richiede qualche modifica;
4. successivamente, si approva il layout finale;
5. a questo punto, se non lo si è già fatto, si consegnano all’esperto i testi completi da inserire nelle pagine del sito;
6. infine, si esaminano le bozze finali del sito, si richiede qualche ulteriore modifica e poi si approva il sito definitivo.
Il risultato è un sito che probabilmente soddisfa le aspettative di chi lo ha richiesto: un bel design e il contenuto organizzato come è stato convenuto. L’homepage racconta che cosa fa l’azienda; la pagina “Chi siamo” contiene una breve storia della società; le pagine dei prodotti o dei servizi descrivono in maniera chiara e sintetica le caratteristiche e i benefici principali; la pagina dei “Contatti” ha un bel modulo da inviare e così via. Il tutto corredato da immagini suggestive.
Di solito, la valutazione finale che si fa è quella di possedere un sito bello, ben fatto e che darà dei risultati. Questa valutazione, però, si basa soprattutto su un giudizio “estetico”. Infatti, non si può esprimere un giudizio sull’efficacia del sito perché, di solito, chi ha richiesto la realizzazione non ha le conoscenze tecniche necessarie. Per adesso, l’unica considerazione possibile è questa: sito bello = sito efficace.
I problemi arrivano dopo qualche mese, quando ci si rende conto che il sito non funziona: le persone che lo visitano ed entrano in contatto con l’azienda sono un numero veramente molto basso, e non valgono neanche una parte dei soldi spesi per costruirlo. A questo punto, ci si chiede che cosa fare: si deve modificare il sito? O fare della pubblicità online per promuoverlo? Oppure, sarebbe meglio rivolgersi a un altro esperto per progettarne uno nuovo, mettendo da parte quello esistente? Probabilmente, si opterà per una di queste soluzioni.
Dopo qualche mese, però, la situazione o non è cambiata o è cambiata di poco: le persone che visitano il sito e contattano l’azienda sono sempre troppo poche. A questo punto ci si mette le mani nei capelli perché non si sa più che cosa fare.
Se siete arrivati a questo stadio, o ci state per arrivare, vi tranquillizzo subito: il problema è molto semplice da comprendere (un po’ meno da risolvere). Nella maggior parte delle volte, il problema del vostro sito è che quest’ultimo
è stato sviluppato come sono sempre stati sviluppati i siti nel passato e come continuano a essere spesso sviluppati ancora oggi.
È stato cioè progettato con tre grossi limiti:
1. non riesce ad attrarre un numero significativo di visitatori “qualificati”, cioè di soggetti veramente interessati agli argomenti del sito;
2. quando è capace di attrarli, non riesce poi ad accoglierli, cioè a offrire quello di cui hanno bisogno;
3. quando è capace di accoglierli, non riesce comunque a convertirli, cioè a produrre un numero significativo di contatti (clienti potenziali o effettivi).
Una parte dei siti tradizionali soffre di tutti e tre questi limiti; la maggior parte soffre degli ultimi due. In tutti questi casi, il risultato è sempre lo stesso: il sito non funziona. Nel prosieguo del libro vedremo che esistono gli strumenti per affrontare con successo questi tre problemi. Prima, però, è necessario esaminarli più in profondità. In questo capitolo analizzerò il primo limite, cioè il non riuscire ad attrarre la quantità desiderata di traffico. Nei due capitoli successivi analizzerò gli altri due limiti.
L’importanza di trovarsi nelle prime posizioni dei risultati di ricerca
Di solito, la maggior parte del traffico che arriva sul sito proviene dai motori di ricerca.1 Che cosa significa?
Per spiegarlo ricorro a un esempio. Nella Figura 1.1 è mostrata la pagina dei risultati di Google che appare in seguito alla ricerca del termine “google plus impact on seo”. Se chi sta effettuando la ricerca clicca su uno dei risultati che appaiono – per esempio, sul secondo – arriverà sulla pagina web collegata al link (in questo caso, una pagina del sito di Search Engine Watch): la visita di questa persona a questa pagina costituisce un esempio di traffico che arriva tramite i motori di ricerca.
Figura 1.1 – Come arriva il traffico al sito tramite i motori di ricerca.
La maggior parte del traffico che arriva sui nostri siti utilizza questo canale. Quindi, dobbiamo capire come funziona in modo da:
1. comprendere perché molti siti tradizionali non ottengono i risultati sperati;
2. sapere che cosa dobbiamo fare per avere molto traffico in arrivo dai motori di ricerca.
Per capirlo, esaminiamo i risultati di alcune ricerche eseguite utilizzando la tecnica dell’eye-tracking (“monitoraggio dei movimenti oculari”), ottenute cioè utilizzando una speciale attrezzatura che osserva dove si spostano gli occhi delle persone che partecipano al test quando guardano una pagina web.
I movimenti degli occhi vengono quindi rappresentati sulle heat map, cioè delle riproduzioni della pagina analizzata in cui sono evidenziate le zone dove si è focalizzato lo sguardo delle persone.
Nella pagina dei risultati dei motori di ricerca (SERP, Search Engine Results Page), le zone dove lo sguardo si è fissato sono importanti perché molto spesso conducono a dei clic, che a loro volta rimandano al sito web, portando traffico. Come vedremo, le indagini sono tutte concordi nel sostenere che
le prime posizioni nella classifica dei risultati di ricerca sono quelle più viste e sono quelle che hanno un maggior numero di clic.
Descriverò prima i risultati qualitativi ottenuti dalle ricerche di eye-tracking e poi i risultati quantitativi.
Risultati qualitativi
Una delle prime ricerche è stata condotta nel 2006 dal famoso esperto di usabilità Jakob Nielsen, che sottopose alcune SERP a 232 persone. I risultati verificarono che lo sguardo dei partecipanti al test si focalizzava sempre sui primi quattro risultati e che l’attenzione diminuiva sensibilmente quando si osservavano i successivi.2 In...