Sicuri in rete
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Sicuri in rete

Guida per genitori e insegnanti all'uso consapevole di internet e dei social network

  1. 160 pages
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Sicuri in rete

Guida per genitori e insegnanti all'uso consapevole di internet e dei social network

About this book

Facebook, Google, YouTube... Nell'era di Internet, per la prima volta nella storia, i genitori ne sanno meno dei figli.Nella vita reale gli adulti sono quasi sempre in grado di impartire consigli sulla base dell'esperienza, ma nel mondo virtuale spesso non ne sono capaci. Il problema è che reale e virtuale non sono mondi separati, ma un continuum e un intreccio. Per difendersi dai nuovi pericoli della rete non è necessario essere dei tecnici, basta un po' di informazione e di volontà per seguire i giovani sul loro terreno comunicativo.Questo libro, interamente a colori e ricco di schermate esplicative, permette di colmare il gap generazionale e l'incomunicabilità con i nativi digitali: dalla spiegazione delle dinamiche sociali del web 2.0 all'analisi delle risorse didattiche presenti in rete, dai consigli tecnici per difendersi da virus e truffe a come operano i pedofili online, con un'attenzione non solo per i computer, ma anche per gli smartphone. L'idea è quella di unire le conoscenze informatiche a quelle psicologiche perché oggi internet è un fenomeno che coinvolge tutti in modo trasversale e dunque non si può farne uso senza considerarne tutti gli aspetti. Anche per questo è presente nel libro un test per valutare il proprio livello di dipendenza da internet.E ancora, cyberbullismo, chat e videogiochi, violazione del diritto d'autore, legalità ed etica e tutto quanto serve per un uso consapevole della rete da parte di tutti.

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Capitolo 1
Lo scenario del web 2.0: da fruitori passivi a protagonisti attivi
La scuola, le famiglie, i media, le istituzioni devono informare e formare, illustrando sia le grandi opportunità dei nuovi mezzi, sia i limiti e i pericoli. Con la tranquilla consapevolezza che le prime sono molto superiori ai secondi.
(Juan Carlos De Martin, “Ma Twitter non è un bar”, La Stampa, 11.05.2011)
1.1 Web 2.0: un nuovo modo di interagire con Internet
Internet è uno strumento eccezionale che, se utilizzato nel modo corretto, consente a tutti noi di poter ottenere informazioni aggiornate su qualsiasi tipo di tematica. È un’estensione della vita reale. Non possiamo più definire il web solo un mondo virtuale, in quanto tutto ciò che viene fatto nella vita reale viene ormai enfatizzato online tramite quella che è la più grande cassa di risonanza sociale oggi esistente. Il mare magnum di Internet presenta un volume di informazioni e di dati accessibili a tutti. È lo strumento più democratico che esista, in quanto consente a ciascuno di noi di esprimere la propria opinione. È un mondo in continua espansione che si è trasferito dal tradizionale personal computer al mondo del mobile (smartphone, tablet pc, iPad, iPhone e gli altri). Oggi, ovunque ci troviamo, possiamo collegarci al web e utilizzare le risorse che ci vengono messe a disposizione in forma totalmente gratuita.
Ma non ci vogliamo soffermare sui vantaggi della rete e sulle potenzialità che ci offre, in quanto non è questa la sede. L’obiettivo è quello di fornire una valida guida per tutti con lo scopo di insegnare a raggiungere la consapevolezza di come questo strumento debba essere utilizzato in modo legale, sicuro e sano, sfruttandone al massimo le molteplici potenzialità positive. È altrettanto importante capire che questo mondo è in continua evoluzione ed è quindi indispensabile tenersi sempre aggiornati, seguendo le indicazioni che vi forniremo.
Sino a due anni fa si diceva che un blog era il diario personale dei ragazzi sul quale i genitori trovavano le informazioni per capire come i figli si comportassero nella vita reale. Oggi possiamo dire che i blog sono stati quasi interamente soppiantati da un nuovo strumento: Facebook. Il che è un ottimo esempio per rendersi conto di quanto sia importante mantenersi sempre al passo con i cambiamenti per poter intervenire, anche da un punto di vista educativo, in relazione all’attività svolta online dai nostri figli.
Il World Wide Web nasce come nuovo sistema di condivisione delle informazioni (tramite linguaggio ipertestuale) nel 1991, per opera di Tim Berners-Lee che, insieme a Robert Cailliau e allo staff del CERN di Ginevra, ha pubblicato quello che si può considerare come il primo sito web della storia. Due anni dopo, questo progetto, sviluppato per la comunicazione interna e tra i ricercatori, venne reso gratuito e disponibile in forma libera e aperta a tutti gli utenti. Questa decisione è alla base del web che oggi conosciamo tutti, anche se ormai da qualche tempo si parla anche del web 2.0. Per capire meglio questa evoluzione possiamo identificare tre fasi storiche ben distinte che riguardano la produzione dei contenuti online.
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Nascita. La pubblicazione dei contenuti, inizialmente, era limitata a pochi soggetti come le università o le prime aziende che operavano in questo campo. Le infrastrutture tecnologiche necessarie erano ancora molto limitate e non consentivano un accesso di massa.
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Diffusione. Con la diffusione dell’accesso a Internet un numero di persone sempre crescente ha cominciato a produrre, pubblicare e condividere contenuti, anche se questa pratica era vincolata alla conoscenza dell’HTML e riservata dunque a una cerchia di utenti tecnologici. La maggior parte degli utilizzatori del web aveva perciò un ruolo passivo. Leggevano e si informavano, più che produrre. Con l’incremento del numero degli utenti – complice la bolla speculativa della new economy che alla fine degli anni Novanta prometteva di trasformare il sistema economico mondiale – si sono sviluppate società dedicate alla produzione di servizi online, da Yahoo! ad Amazon o eBay. Mentre sempre più utenti si alfabetizzavano e imparavano a utilizzare la rete, nascevano anche nuovi servizi e sistemi di CMS (Content Management System) sempre più intuitivi, che permettevano agli utenti di abbattere le barriere tecnologiche necessarie alla pubblicazione. Dalla semplice partecipazione ai forum si passava alla realizzazione dei siti personali. Il culmine di questa evoluzione, come abbiamo accennato, si è registrata con l’affermazione delle piattaforme di Hogging che hanno rappresentato l’appropriazione del web da parte della gente.
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Web 2.0 e social network. L’accesso a Internet è diventato alla portata di tutti (o quasi). Come anche gli strumenti di pubblicazione e di condivisione delle informazioni o delle opinioni in rete. Le comunità virtuali si sono sviluppate e alcune hanno raggiunto delle dimensioni mondiali. La gente ha cominciato a mettere online non più solo i propri scritti ma anche le proprie foto, video e informazioni personali, in un intreccio di social network sempre più vasto e diffuso. L’utilizzo passivo del mezzo ha lasciato il posto a quello attivo in cui ogni utente è anche protagonista e produttore di contenuti (Content Used Generated).
1.2 I gap di Internet (generazionale e sociale)
L’avvento di Internet ha dato vita a un fenomeno che forse non si era mai verificato prima: sulla questione i ragazzi ne sanno più degli adulti! L’adulto è colui che trasferisce le sue conoscenze, il suo sapere e la sua esperienza al bambino che si affaccia alla vita e inizia a muoversi a tentoni nel mondo. Ma nel caso delle nuove tecnologie è l’esatto contrario: è l’adulto che cammina a tentoni nel mondo virtuale, generalmente. I nonni, i genitori e gli insegnanti si trovano impreparati davanti alle domande tecniche dei ragazzi e sono spiazzati e imbarazzati di fronte all’abilità con la quale i nativi digitali1 navigano in rete, utilizzano i videogiochi e gestiscono il mouse, prolungamento virtuale delle loro mani per interagire con il mondo online. Per definizione il mouse viene infatti considerato il loro sesto dito. Questo gap non fa che aumentare a dismisura la percezione, insita negli adolescenti, degli adulti visti come appartenenti a un mondo distante e profondamente diverso dal loro. La padronanza delle nuove tecnologie amplifica la convinzione di saperne molto più degli adulti, non solo in questi ambiti, purtroppo. Durante gli incontri formativi che ci capita di avere con i genitori, in effetti, emerge che molti di loro non utilizzano e non sanno usare per esempio Facebook, il social network che attualmente è il principale punto di riferimento dei ragazzi. Questa “lacuna” ha conseguenze molto pesanti e la domanda provocatoria che rivolgiamo ai genitori in queste circostanze è sempre la stessa: “Se non conoscete Facebook e non lo usate, come pensate che i vostri figli possano chiedervi un consiglio o raccontarvi i fatti che avvengono in quella piazza virtuale?”.
Spesso gli adulti si lamentano di non riuscire più a controllare i ragazzi ma non compiono alcuno sforzo per seguirli sul loro territorio espressivo. E, peggio ancora, per reazione, si limitano a demonizzare il computer o il web, che invece sono solo degli strumenti, con il risultato di allargare ulteriormente le distanze generazionali. Nella vita reale il genitore è in grado di impartire al figlio dei consigli sulla base della maggiore esperienza. L’adulto ha imparato a evitare gli errori, a volte sbagliando in prima persona. Per questo è in grado di offrire precetti su come affrontare temi come l’amore o l’amicizia, per esempio. Lo stesso modus operandi, purtroppo, sulla rete non funziona. Il problema sta nel fatto che, se è vero che i giovani ne sanno più degli adulti, è anche vero che manca loro una caratteristica fondamentale peculiare di chi è più anziano: l’esperienza che si forma con la vita e con l’età! Pur avendo una cultura digitale superiore, i nostri ragazzi sono invece sprovveduti sugli altri aspetti. Sono privi delle adeguate protezioni e difese necessarie a evitare gli errori e i brutti incontri, nella vita reale come in quella virtuale. Sono questi strumenti di difesa che dovremmo riuscire a fornire loro. Ma per farlo dobbiamo informarci e aggiornarci. Il che non significa diventare dei tecnici informatici. È sufficiente conoscere le dinamiche sociali e funzionali della rete, per metterne a fuoco le grandi opportunità ma anche i rischi.
Un primo passo potrebbe per esempio essere l’iscrizione a Facebook, per prendere confidenza con lo strumento e, perché no? Magari anche per entrare a far parte della lista dei contatti dei nostri figli oppure per iscriversi ad alcuni dei gruppi ai quali sono iscritti anche loro. In questo modo potrebbe essere possibile condividere e discutere con loro le diverse tematiche che di volta in volta si presentano.
Per fortuna in questa direzione si cominciano a intravedere molti progressi. Secondo una ricerca di Pew Internet2 gli adulti che utilizzano i social network aumentano di anno in anno. L’uso delle nuove tecnologie da parte degli over cinquanta è passato dal 22% al 42% in un solo anno.
E la crescita è ancora più significativa (del 100%) nel caso dei sessantacinquenni. Persino l’utilizzo di Twitter, social network ancora più nuovo di Facebook, secondo l’analisi di Pew Internet, vede coinvolto in prima persona un adulto su dieci (fra i 50 e i 64 anni). Il che lascia ben sperare.
L’uso dei social media continua a crescere fra gli utenti adulti
Percentuale di utenti adulti di Internet che usano i social network, suddivisa per fasce d’età.
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Fonte: Pew Research Center’s Internet & American Surveys (settembre 2005 – maggio 2010). Le statistiche sono riferite ai soli utenti maggiorenni.
Figura 1.1 Il grafico relativo all’utilizzo dei social network per fascia d’età.
Oltre al gap generazionale, molti osservatori pongono l’accento anche sul gap sociale che si genererebbe attraverso il web. Chi scrive è un convinto sostenitore di una lettura della rete come lo strumento di democrazia per eccellenza che offre il medesimo accesso e le medesime opportunità a chiunque. Tuttavia, ci sono ricerche (per esempio una recente della società di mercato Nielsen Claritas)3 che hanno analizzato le notevoli differenze nell’uso dei social network in base alla classe sociale. Dalle statistiche risulta infatti che le persone più abbienti tendono a interagire tra di loro attraverso LinkedIn mentre i meno abbienti su Myspace, per esempio. Va detto, però, che la scelta di un social network rispetto a un altro dipende anche dall’obiettivo dell’utente. Chi si iscrive su LinkedIn, nello specifico, lo fa per trovare collaborazioni di lavoro, mentre l’iscrizione su Myspace è finalizzata alla creazione di pagine personali legate allo svago e alla comunicazione. Dunque è difficile pensare che ci si possa iscrivere a un sito piuttosto che a un altro in base al proprio reddito. Ci pare piuttosto che con questo approccio si confondano le cause con gli effetti e che a farla da padrone siano, come sempre, le relazioni sociali. Come nei circoli che si frequentano nella vita reale, anche online ci si iscrive primariamente su una piattaforma sociale invece di un’altra inseguendo gli inviti di amici e conoscenti o sulla base di interessi comuni (questi sì, condizionati anche dal punto di vista dello status sociale).
Un discorso a parte a proposito di gap sociale va invece fatto per quello che viene definito il digitai divide (letteralmente separazione digitale) con cui si mettono a fuoco le disuguaglianze esistenti nelle possibilità di accesso alla rete, con particolare riferimento alle differenze tra i paesi in via di sviluppo e quelli più poveri, per esempio. Ci sono diverse organizzazioni internazionali e locali che ragionano sul divario digitale tra nord e sud del mondo e che hanno dato il via a progetti sperimentali per colmare i divari, sia con la fornitura di infrastrutture (reti ...

Table of contents

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Indice
  5. Prefazione
  6. Introduzione
  7. Capitolo 1: Lo scenario del web 2.0: da fruitori passivi a protagonisti attivi
  8. Capitolo 2: Alcuni rischi del virtuale: cyberbullismo e dipendenza dalle tecnologie
  9. Capitolo 3: Scuola 2.0: le nuove tecnologie applicate alla didattica
  10. Capitolo 4: Giochi e videogiochi: utilizzo sano e consapevole
  11. Capitolo 5: Chat 2.0: un nuovo modo di comunicare
  12. Capitolo 6: I social network e l’era di Facebook
  13. Capitolo 7: Protezione dei dati personali e della reputazione online
  14. Capitolo 8: Pornografìa online e contenuti inadatti ai minori
  15. Capitolo 9: Sicurezza informatica
  16. Capitolo 10: Tutela della privacy e del diritto d’autore
  17. Capitolo 11: Legalità ed etica in rete
  18. Appendici
  19. Note
  20. Ringraziamenti degli autori
  21. Informazioni sul libro
  22. Circa l’autore