Trader si diventa
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Trader si diventa

Matematica e consapevolezza per operare sui mercati finanziari

Giovanni Lapidari

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Trader si diventa

Matematica e consapevolezza per operare sui mercati finanziari

Giovanni Lapidari

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Questo libro è dedicato a tutti quegli investitori che pensano che il lavoro del trader sia riservato solamente a chi nasce predisposto per la matematica e per le compravendite in borsa. Giovanni Lapidari, forte della sua esperienza pluriennale, mostra invece come, utilizzando una corretta metodologia operativa, sia spesso possibile ottenere risultati positivi sui mercati finanziari.Nella prima parte del libro vengono descritte le principali tematiche legate alla professione del trader, evidenziando quale debba essere il giusto atteggiamento mentale da adottare quando si investe il proprio denaro. Nei capitoli successivi sono invece affrontate le regole che governano la finanza digitale, spiegando in modo innovativo le relazioni esistenti fra pattern di prezzo, volumi e volatilità, unitamente al controllo della leva e dei segnali provenienti dall'analisi grafica.Si passa poi ad approfondire le differenze esistenti tra l'atteggiamento mentale del trader professionista rispetto a quello del semplice appassionato. L'autore, con semplici esempi grafici, guida il lettore nella piena comprensione delle varie strategie operative utilizzate da chi opera a tempo pieno sui mercati.La parte finale del libro è dedicata alla descrizione dei software "Lapidari Sentiment" e "Lapidari Dashboard", e ai vantaggi forniti dall'utilizzo di sistemi semiautomatici per il trading.

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Information

Publisher
Hoepli
Year
2019
ISBN
9788820392208
CAPITOLO 1
Che cos’è il trading?
– Lei crede in Dio?
– Io credo nei dettagli.
Valerio Mastandrea nel film The Place
FARSI UNA DOMANDA E DARSI UNA RISPOSTA
Se c’è una cosa che ho imparato in questi anni davanti al monitor, questa è la ricerca continua, a volte anche ossessiva, di mettermi nei panni di qualcuno.
È un’attitudine che mi riconosco e che oggi mi è utile quando devo decidere se sia il caso o meno di fare una determinata operazione.
Mi pongo queste domande anche quando mi cercano persone che non conosco, alle quali invece io sono noto perché mi vedono in TV e su Internet, che mi parlano dei loro sogni e delle aspirazioni verso questo bellissimo mestiere.
Mi raccontano tutto ciò che vogliono, ma non è sempre così semplice tirare fuori da loro ciò che stanno veramente cercando nel trading e cosa del trading abbiano veramente capito.
Ovvero: da 1 a 10, è proprio il trading il mezzo che stiamo cercando per realizzare le nostre aspirazioni?
La domanda delle domande quindi è: conoscete voi stessi? Voglio provare ad aiutarvi sottoponendovi questo schema.
Scrivete qui sotto alcune delle vostre caratteristiche, come persone, non come trader.
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Adesso scrivete le caratteristiche che, per voi, una persona deve avere per raggiungere i suoi obiettivi nella vita.
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Terminiamo scrivendo i tratti salienti che, secondo la vostra opinione, qualificano i trader di successo. Suggerisco di non rispondere di impulso, ma di riflettere bene.
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Date poi un voto, da 1 a 5, alle vostre caratteristiche come persone. Successivamente date un voto (sempre da 1 a 5) ai requisiti che deve avere un singolo individuo per raggiungere i suoi obiettivi e infine replicate lo stesso procedimento da 1 a 5 per quanto riguarda le abilità/particolarità dei trader vincenti.
Siate onesti nello scrivere queste cose. A questo punto fate la somma dei voti del primo gruppo, del secondo e del terzo. Ripeterete questo esercizio alla fine della lettura del libro, osservando se i risultati di questo primo test verranno confermati o se invece saranno intervenute modifiche nella vostra visione delle cose.
ALCUNE IMPLICAZIONI TECNICHE
Come disse qualcuno, anche un viaggio molto lungo comincia con il primo passo e, a mio parere, il primo passo da compiere è quello della chiarezza. Questo è un lavoro molto complesso, verso il quale molti investitori hanno un approccio il più delle volte totalmente fuori fuoco.
L’orientamento sbagliato nasce da due motivi:
  1. La mancata conoscenza di noi stessi e delle ragioni per cui siamo attratti dal mettere soldi su una piattaforma informatica legata ai mercati.
  2. La non conoscenza di chi partecipa alle attività di investimento.
Partiamo da questo secondo aspetto, per il quale cercherò di spiegarmi con un esempio.
Nella Serie A del campionato di calcio italiano vi sono squadre più forti e meno forti. Il budget e il bilancio della Juventus oscilla fra i 230 e 200 milioni di euro. È una società quotata in borsa e tutti sappiamo i capitali di cui può disporre. Il Chievo spende e incassa circa il 15% della società torinese. La Juve colloca un’obbligazione per crescere ancora e arrivare al top, mentre il Chievo o il Sassuolo si devono accontentare di non chiudere il bilancio in perdita e possibilmente di non retrocedere. La squadra torinese lotta per la supremazia internazionale, le provinciali per la sopravvivenza.
In borsa, la maggior parte dei trader deposita sui propri conti di trading dai 1.000 ai 500.000 euro. Queste sono cifre che riguardano gli estremi, perché la media è nettamente spostata verso il basso e si attesta, in base agli intermediari scelti, dai 10 ai 25.000 €.
Chi è la Juventus nel mondo degli investimenti? Facciamo qualche nome: Pimco, Black Rock, Vanguard. La prima sfiora 1.750 miliardi di dollari, Black Rock oltre 6.000 miliardi e Vanguard 4.700 miliardi. Le previsioni sono che Black Rock e Vanguard arriveranno al traguardo dei 10 miliardi di dollari cadauno fra circa due anni. Renaissance, il fondo hedge totalmente guidato da algoritmi, ha un patrimonio di 65 miliardi di dollari.
Come vedete, non c’è proporzione. Noi trader privati siamo in un altro campionato, dal quale possiamo trarre ugualmente delle soddisfazioni. Bisogna però imparare come funzionano le cose, adattandole successivamente alle nostre capacità, al temperamento, all’esperienza, al tempo a disposizione, alle necessità monetarie (sia come obiettivi di guadagno, sia di contenimento delle perdite). Anche se giochi nei dilettanti, le regole della partita sono sempre quelle.
Per inciso, ogni tanto succede che anche quelli che stanno in Champions League si perdano in un bicchiere d’acqua. È storia recente che proprio il 2018 sia stato l’anno più difficile per i gestori professionisti, cioè per tutti coloro che hanno le seguenti dotazioni:
  1. Grandi capitali.
  2. Programmi informatici e piattaforme che noi possiamo solo sognarci.
  3. Informazioni di prima mano e anticipate, rispetto a quelle che arrivano sui nostri monitor.
  4. Esperti di ogni tipo di scienza (analisti, ingegneri informatici e così via) molto più preparati di noi.
  5. Possibilità di andare a rialzo e a ribasso senza alcun limite.
Eppure, anche i ricchi piangono. Perché ogni tanto fanno delle scommesse che non vanno a buon fine. Perché anche gli hedge fund usano la leva per fare media (sì, anche loro mediano) e può succedere che vada loro male. Perché prendono delle posizioni intestardendosi contro ogni evidenza. Perché può succedere anche a loro di non capire il mercato.
Proprio all’inizio del 2019, il capo di Kairos, Paolo Basilico, ha scritto una lettera alla propria clientela (https://citywire.it/news/il-presidente-di-kairos-partners-sgr-fa-mea-culpa-con-i-clienti-nel-2018-abbiamo-sbagliato/a1189124), nella quale ha chiaramente ammesso che lo scorso anno la società ha sbagliato per due volte le sue previsioni e in cui afferma candidamente che “il 2018, nonostante le unanimi previsioni ottimistiche di inizio anno, alla fine è risultato uno degli anni peggiori della storia finanziaria, e il perché non lo sappiamo”. Stranamente, dal 16 aprile 2019 Paolo Basilico non è più alla guida di Kairos.
Capito? Hanno perso e non sanno il perché. Fantastico.
Dove risiede quindi il loro punto di forza? È la gestione del rischio, il che significa che quando sono bravi perdono poco. Il controllo delle perdite consente ai loro asset (e alla clientela più paziente, che conosce perfettamente il proprio orizzonte temporale di investimento) di guardare serenamente al futuro, al di là delle forti turbolenze che ci possono essere sui mercati.
Se quindi la previsione può essere solo uno scenario di aspettative e ipotesi, ciò che tecnicamente dobbiamo elaborare è il controllo delle variabili che possono compromettere la performance e la sua stabilità. Non possiamo sapere cosa farà il mercato, ma dobbiamo sapere cosa siamo disposti a fare e fin dove abbiamo deciso di spingerci. Questa è una libertà “doverosa”, cui non possiamo sottrarci.
A titolo di puro esempio, osservate la Figura 1.1, che mostra i risultati di un conto che ha avuto, in quattro mesi di operatività, sei sedute negative.
  • Meno 0,6%.
  • Meno 1,8%.
  • Meno 4,8% (la più rilevante).
  • Meno 0,66%.
  • Meno 0,20%.
  • Meno 2%.
Circa il 10% di perdite su un incremento lordo di poco meno del 20%. Il tutto in sei giornate su 78, quindi un po’ meno dell’8% del totale. Il calcolo è effettuato sul capitale iniziale pari a 30.000 €. Il risultato non è ottimale, gli spazi per fare di meglio ci sono, ma ha offerto una decorosa remunerazione.
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FIGURA 1.1 – Il conto MyFxbook Lapidari dal 11/10/2018 al 7/2/2019.
Un’informazione ulteriore: l’84% dei trade – principalmente concentrati su indici azionari – è in chiave rialzista, con prevalenza del Dax. Il derivato azionario tedesco il giorno 11/10/2018 quotava 11.600 e alla data di questo estratto (7/2/2019) ha chiuso a 11.027, con un calo rispetto alla data di partenza intorno al 5%. Più 20%, meno 5%. Fare il contrarian, che è pratica rischiosa, nel breve ha pagato. La volatilità del Dax nel periodo è stata del 17%, con un minimo del 3,5% e un massimo del 33% (parliamo di volatilità storica annualizzata, calcolata su range di cinque sedute). Il drawdown di questo conto è il 7%. Volatilità e drawdown non sono la stessa cosa, ma lo riporto per darvi un’idea, sia pure approssimativa, di come si possa lavorare bene anche senza essere degli artisti fenomenali.
Quindi, si può fare.
Ovviamente ci sono alcuni presupposti da puntualizzare subito e sui quali, almeno verso me stesso, non accetto soluzioni di comodo. Consiglio anche a voi di non cercarle.
Prima raccomandazione: se volete lavorare con e per il denaro, toglietevi dalla testa di rimanere voi stessi al 100%.
Quando un vostro amico vi dice “io sono fatto così, a me piace essere me stesso, se penso una cosa non posso tenermela dentro ma la devo dire, io sono per la libertà”, ditegli che è una persona fantastica, ma che c’è una sola cosa che non potrà fare nella vita: il trader. Qualunque altra cosa, ma non il trader.
In questa attività, percorrendo la strada della coerenza massima, non avrete successo. Potete tenervi il vostro carattere quando interagite con gli altri, ma nel trading funziona diversamente. Avrete risultati positivi solo se osserverete regole e principi chiari, pur restando molto flessibili nelle aspettative. Comanda il mercato, è lui il padrone, non noi.
Seconda raccomandazione: non avere limiti è un problema. Un grosso problema.
Il trading non è un un’attività per persone che vogliono essere libere di fare tutto quel che vogliono. La libertà, se non accompagnata dalla capacità di separare ciò che serve dalle cose inutili, è il più grande pericolo in questo lavoro.
Il perché è sotto i nostri occhi. Bombardati dalla nostra curiosità infantile, cui il mondo del marketing finanziario risponde con altrettanta potenza di fuoco, ci troviamo a dover scegliere fra:
  • Infinite tecniche.
  • Infiniti strumenti finanziari su cui operare.
  • Time frame multipli.
  • Leva e marginazioni personalizzabili, per operare anche con capitali minimi.
  • Tanti broker e banche dove mettere i vostri soldi.
  • Tanti guru e fenomeni della finanza che danno segnali, che hanno ricette e che vi spiegano come fare soldi senza fatica.
La conseguenza è che molte persone, neofiti e non, si sono convinte che il trading sia un ambiente meraviglioso, che non sia poi così difficile operare e che, soprattutto, non sia necessario studiare a fondo la materia. Pensano che basti usare la tecnica “giusta”. Soprattutto, vi dicono che siete liberi: lavorate quando volete, a casa vostra, senza padroni.
La libertà, però, non può essere separata dal concetto di responsabilità. Siamo liberi di scegliere quando sappiamo prevedere, misurare, affrontare e accettare le conseguenze positive e negative delle nostre scelte. Siamo responsabili quando conosciamo ciò con cui abbiamo a che fare. Per esempio, un padre e una madre sono responsabili dell’educazione e della crescita dei loro figli, se ogni giorno ricordano perfettamente il motivo e l’amore per cui li hanno messi al mondo. Quando vediamo ragazzi sbandati, nove volte su dieci il problema non è nei giovani, ma “nel manico”.
Siamo invece bugiardi con noi stessi quando perdiamo soldi sul mercato e ce la prendiamo con le manipolazioni dei prezzi, con i broker truffaldini, con la volatilità che manca e quindi il mercato fa quello che vuole,...

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